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  1. #31
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    in america c'e' un detenuto ogni 100 abitanti circa (la cifra sopra diceva 1 su 144).


    io credo che in italia se ci fosse la certezza della pena, potremmo superare gli usa come popolazione carceraria in percentuale

  2. #32
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    Citazione Originariamente Scritto da Airbus A-380 Visualizza Messaggio
    in america c'e' un detenuto ogni 100 abitanti circa (la cifra sopra diceva 1 su 144).


    io credo che in italia se ci fosse la certezza della pena, potremmo superare gli usa come popolazione carceraria in percentuale
    Sei sicuro? potresti darmi un link dato che mi interessa? Io l'ho preso da un sito di una università britannica dove riporta tutte le popolazioni carcerarie del mondo-

  3. #33
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    un sistema x essere efficiente deve 1) massimiz la produzione 2) rendere equa la distrib di ricchezza; nn puo trascurare 1 solo di questi aspetti
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow Visualizza Messaggio
    Nel 2004 il Congresso USA convocò .......
    ok red l'ho letto, ma piu che il numero dei detenuti e' importante sapere cosa hanno fatto, in italia se nn combini niente nn finisci in galera anche se dici tutto e il contrario di tutto su governo, partiti, istituzioni, personalita' di tutti i tipi
    bossi puo sputare sul tricolore (ammesso che l'abbia fatto) e nn so se il dalai lama puo sputare sulla bandiera rossa, nn so se il dalai lama puo dire c'e' l'abbiamo duro a lhasa o pekino o se un registra cinese grassone con il cappellino puo diffondere film tipo farenait in tutte le sale cinematografiche del celeste impero
    e' vero che in USA c'e' una pop carceraria alta e neri e latini soprattutto, da noi la popolazione carceraria + alta negli extracomunitari dell'est e magrebbini, ma se lo meritano (nn si meritano il razzismo ma se combinano qualcosa si meritano il carcere, poi la legge sara sbagliata e se ne discute)
    i cinesi sono un popolo di lavoratori ed educati, anche per questo hanno una popolazione carceraria bassa (sempre che sia vero)

  4. #34
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    Siamo sicuri che in Occidente abbia vinto la democrazia? E che la democrazia coincida con la libertà?

    …i bravi costituenti di Strasburgo, i quali si dedicano all'esercizio di scrittura di una «costituzione europea», una sorta di mansionario per un condominio di privilegiati del mondo, mentre pensavano, tirando in ballo il Pericle dell'epitafio, di compiere non più che un esercizio retorico, hanno invece, senza volerlo, visto giusto. Quel Pericle infatti adopera con molto disagio la parola democrazia e punta tutto sul valore della libertà. Hanno fatto ricorso - senza saperlo - al testo più nobile che si potesse utilizzare per dire non già quello che doveva servire come retorica edificante, bensì quello che effettivamente si sarebbe dovuto dire. Che cioè ha vinto la libertà - nel mondo ricco - con tutte le terribili conseguenze che ciò comporta e comporterà per gli altri. La democrazia è rinviata ad altre epoche, e sarà pensata, daccapo, da altri uomini. Forse non più europei.
    Luciano Canfora (2004 p. 365)
    La breve esperienza di democrazia rappresentativa in Cina fu disastrosa. La presidenza di Yuan Shikai portò dritto al potere dei Signori della Guerra. Anche il potere del Guomindang più preoccupato di fare della guerra ai comunisti che ai giapponesi non fu da meno e si caratterizzo per i massacri più che per la democrazia. L’Occidente non ebbe alcuna difficoltà nell’appoggiare la dittatura di Chiang Kai-shek e del Guomindang fino agli anni ’90 a Taiwan. Alle elezioni partecipa in Cina circa il 90% degli aventi diritto. Dei 2.970 deputati della Settima Assemblea Nazionale del Popolo 684, i 23%, sono lavoratori e contadini; 697, il 23.4%, sono intelletuali; 733, il 24.7%, sono funzionari governativi; 540, il 18.2%, efiniti come membri dei partiti democratici e patrioti senza una affiliazione ai partiti; 267, il 9%, sono dell’Esercito Popolare; 49, ossia l’1,6%, sono cinesi d’Oltremare ritornati in patria.
    Il Congresso nazionale del Popolo è l’organo supremo del potere statale. Ha la possibilità di eleggere ed eventualmente rimuovere il presidente e il vicepresidente della della Repubblica. Il presudente della Commisione Militare Centrale, il Presidente della Corte popolare Suprema e il porcuratore generale ; nomina e rimuove il premier, i vice-premiers, i consiglieri di stato, ministri, ecc. Anche se il suo potere è molto limitato dalla struttura delle autonomie territoriali.
    In Cina ci sono otto partiti riconosciuti: sono il Comitato Rivoluzionario del Giomintang Cinese, La Lega Democratica della Cina, L’Associazione per la Costruzione Democratica Nazionale della Cina, Assoiciazione per la Promozione della Democrazia in Cina, il Partito Democratico degli Operai e dei Contadini, Il Partito dell’Inrteresse Pubblico, La Società del 3 Settembre e la Lega Democratica per l’Autogoverno di Taiwan. I membri dei partiti democratici e i senza partito occupano circa 1.200 posti di governo al di sotto di quello nazionale.
    La Cina è un paese totalitario?

    Certi elementi “totalitari” se vogliamo presenti nella esperienza dei paesi socialisti come l’URSS erano dovuti all’accerchiamento e alle mai interrotte minaccie all’integrità del paese. L'URSS fu sempre in guerra. Dopo la fine dell'intervento dell'Intesa ci fu l'attacco dei polacchi che occuparono Kiev, i giapponesi che abbandonarono la Siberia solo nel 1926 ritornarono all'attacco nel 1931-32, nel '38 subendo una pesante sconfitta ad opera di Zhukov, poi infine l'invasione nazista.
    Il “totalitarismo” nasce infatti nei paesi liberali che partecipano alla prima guerra mondiale, alla “guerra totale”, che devono prendere misure spesso proprie di un sistema dittatoriale con tanto di decimazioni di soldati, censura rigorosa sulla notizie ecc. Certi elementi propri di questo sistema sono sopravvissuti in URSS in un periodo in cui questo paese non ebbe pace. Ma la Cina corrisponde agli standard che definiscono un paese totalitario? La Cina al contrario dell’URSS si è aperta al mondo, e ha dato vita ad un sistema dalle grandi autonomie. Dice il sinologo inglese Timothy Cheek:
    Un paese così vasto non può essere considerato un monolito, anche se fin troppi studiosi e giornalisti dicono questa è la Cina, come se più di un miliardo d’individui marciassero in fila.
    Nulla è più lontano dalla verità. La Cina è una realtà estremamente eterogenea, caratterizzata da un'ampia varietà di "attori sociali" che agiscono in modo quasi indipendente. Sarebbe opportuno per gli europei e i nordamericani identificare alcuni di questi "attori" e i loro interessi. Il mio libro aspira a fornire proprio questo tipo di indicazione (Cheek 2008, sottolineatura nell’originale)
    .
    Diversi attori sociali e vastità del territorio che la fanno assomigliare ad un continente. Del resto le grandi autonomie erano anche una caratteristica del governo di tipo coinfuciano:
    L'aspetto più importante, dal mio punto di vista, è che in Cina esistono due tipi di governo: quello centrale di Pechino e i governi locali delle province. Questo aspetto è fondamentale, perché i governi locali spesso non tengono in alcuna considerazione le direttive di Pechino! Siamo abituati a pensare alla Cina come a un paese totalitario, ma in realtà i leader del PCC di Pechino non sono in grado di obbligare i governatori delle province ad attuare i loro ordini. Chi governa le province, d'altro canto, molto spesso non ha il controllo sulle decisioni assunte nelle città o nei distretti.
    Di solito pensiamo che il Partito controlli tutto, quando in realtà non è in grado di esercitare un controllo effettivo sui propri funzionari a livello locale. Tra il governo centrale e le autorità locali esistono vere e proprie divergenze di vedute e di interesse (Cheek 2008, S.N.).
    Se secondo gli standard occidentali (che poi esamineremo) la Cina non è una democrazia liberale ma:
    …la Cina non è nemmeno una dittatura. Definirla tale significa abusare delle parole, perché non esiste un "dittatore" alla guida del paese. Molti studiosi descrivono la natura del socialismo di stato della Cina di oggi come una forma di corporativismo politico finalizzato a conciliare diversi gruppi di interesse (Cheek 2008).
    Inoltre spesso gli abusi di cui si sente parlare in Occidente non sono nemmeno imputabili al governo centrale:
    I problemi di cui spesso sentiamo parlare in Occidente, come la violazione dei diritti umani o i rischi per l'ambiente, sono provocati da abusi dei governi locali. Così, quando si accusa Pechino o si cerca di negoziare con i suoi leader, molto spesso si prende un abbaglio o si perde tempo (Cheek 2008, sottolineature originali).
    Per quanto riguarda i paesi di tradizione confuciana come Taiwan e Corea del Sud questi paesi hanno avuto regimi autoritari sostenuti dagli Stati Uniti per lungo tempo e quando hanno instaurato la democrazia hanno puntualmente rieletto i Partiti che avevano governato sotto i regimi dittatoriali. Taiwan è stata una dittatura del Kuomintang sino al 1996 con tanto di legge marziale, 228 sommosse represse, 140 mila taiwanesi arrestati o fucilati durante il terrore bianco e le discriminazioni contro gli aborigeni. Ma i taiwanesi riconfermeranno nel 1996 il leader del Kuomintang Li Tenghui. La Corea ebbe una sequela di dittature militari fino agli anni 90, con tanto di violazione dei diritti umani. In generale le società di stampo confuciano sono riluttanti nei confronti del cambiamento se ciò avviene a scapito della stabilità che sola consente lo sviluppo economico. La tradizione confuciana fu sensibile allo sviluppo economico più di quanto normalmente si pensa in Occidente. Funzionari confuciani scrissero dei veri e propri trattati sullo sviluppo economico. In particolare possiamo dire che la gente mette davanti a tutto quello che ritiene sia l’interesse generale. In un paese dominato dal “Partito della Proprietà Comune”, come suona in mandarino il nome Partito Comunista, ciò avviene ancora maggiormente e in forme originali cinesi.

  5. #35
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    Nelle campagne e nei quartieri è stato introdotto un nuovo metodo democratico di elezione degli amministratori. Chi si vuole candidare deve raccogliere cinque firme. Le elezioni sono tra più candidati.
    Anne F. Thurston (Thurston 2002), una studiosa della Johns Hopkins School ha osservato tre tornate elettorali in quasi venti villaggi sparpagliati in tre province tra il 1995 ed il 1997, e ne ha osservato molte altre da quel momento. Secondo il suo parere le elezioni stanno cominciando a risolvere pragmaticamente molti bisogni dei cittadini comuni, come la costruzione di strade, pozzi ed altre urgenze per la vita dei cittadini, il tutto attraverso i mezzi democratici.
    Le elezioni di villaggio hanno portato a tangibili e significativi cambiamenti nelle amministrazioni locali per cui la situazione delle finanze comunali sono è di pubblico dominio e quindi la gente è più informata e ha gli strumenti per valutare la situazione. Molti amministratori del periodo precedente all’istituzione delle elezioni hanno conservato le stesse posizioni dopo l'introduzione del sistema elettivo, ma ora sembrano avere un nuovo senso di responsabilità verso i loro elettori a cui devono rendere ragione delle loro azioni.
    Per Henry Rowen l'opposizione politica organizzata a livello nazionale potrebbe essere non permessa per molto tempo in Cina, ma i principi di selezione dei leader di villaggio per elezione competitiva sono ben stabiliti. Sempre più elezioni ogni anno vengono contestate e le procedure elettorali stanno diventando più standardizzate e trasparenti (Rowen 1996).
    La Thurston ha condotto una serie di inchieste con in Cina dimostrando che il concetto di diritti umani è interpretato in maniera nettamente differente che in Occidente. In un paese con una povertà generalizzata come la Cina del ’49, dove persino nelle formule di saluto compare “hai mangiato?”, fino a tempi recenti “…i diritti umani sono stati spesso associati al diritto al cibo, alloggi e strade...” (Citata in Jons 2006). Per molti cinesi, la democrazia locale potrebbe essere sufficiente a garantire questo tipo di diritti anche perché i cinesi perseguono, come altri in Oriente, la stabilità in mancanza della quale non si può ottenere nessun risultato di una qualche importanza.
    Inoltre:
    “…sono state effettuate ricerche per la creazione di meccanismi e sedi istituzionali al fine di coinvolgere la collettività anche nel processo di creazione legislativa. Per questo, l’opinione pubblica è stata ampiamente interpellata sulla stesura di 15 progetti di legge e di decreto legislativo” (Salickij e Fisjukov 2008).
    La Cina ha già comunque altri Partiti oltre a quello comunista. Sono i Partiti storici come il Kuomintang di Sinistra. Secondo alcuni la Cina si appresterebbe ad aprire al multipartitismo. Secondo l’economista liberale Gregory Chow la Cina starebbe diventando un’originale democrazia a Partito Unico o almeno con un Partito dominante. Chow scrive:
    Il popolo cinese può influenzare le vicende del governo in numerosi modi. Primo, a livello di villaggio, ci sono attualmente elezioni dirette, in cui i cittadini scelgono i funzionari che governano il loro villaggio. Queste elezioni non furono introdotte dall’alto, da una politica del governo centrale, ma furono istituite dal basso, quando l’organizzazione del sistema delle Comuni si sgretolò gli inizi degli anni Ottanta dopo l’abolizione dell’agricoltura collettiva. Le questioni civiche dei villaggi precedentemente amministrati dal sistema delle comuni, come la sicurezza e la protezione dei terreni pubblici, dovevano essere affrontate e risolte. In modo spontaneo, gli abitanti dei villaggi intesero eleggere dei funzionari per amministrare tali questioni. I funzionari sono candidati dall’organizzazione del partito ma i singoli individui che non sono membri del partito possono comunque cercare di essere candidati e molti di loro sono stati di fatto eletti. A livello di villaggi prevale in Cina una democrazia in termini occidentali. Le elezioni sono autentiche poiché gli abitanti conoscono chi vogliono eleggere e il partito desidera per il proprio bene di avere persone capaci e popolari a cui affidare il compito di amministrare i villaggi. Tuttavia le elezioni dirette non sono ancora consentite nel caso di scelte di funzionari governativi ai livelli superiori al villaggio.
    Secondo, i membri delle legislature a tutti i livelli, anche se indirettamente, ad eccezione del livello più basso. L’elezione diretta è praticata al livello più basso. L’elezione diretta è praticata al livello più basso, e i membri al livello superiore sono eletti dai membri del livello immediatamente inferiore. Il livello più basso è costituito dai villaggi delle aree rurali e dai distretti delle città, dove avvengono elezioni indirette. I livelli superiori sono i comuni, le città e le province, infine, il Congresso nazionale del popolo. Alcuni membri del Congresso del popolo non sono membri del Partito Comunista. Se tali elezioni indirette siano migliori delle elezioni dirette a livelli superiori per la Cina è difficile dirlo. Circa l’80% vive in aree rurali e non segure le vicende politiche che vanno oltre il livello del villaggio. Molti non sono interessati al voto o non sono sufficientemente informati per votare per candidati a livello provinciale e nazionale (Chow 2007, pp. 144-145. S.N.).
    Questa lunga citazione illustra bene il sistema elettorale della Cina. Secondo il liberale Chow la Cina sarebbe a livello di villaggio una democrazia a livello occidentale. Io direi di più: è una autentica democrazia diretta. Un documentario della PBS China from the inside mostra lo svolgersi di una di queste assemblee elettorali. Gli elettori discutono di problemi che conoscono, con candidati che conoscono. Sulla elezione poi dei delegati superiori da parte di quelli inferiori bisogna dire che negli stessi Stati Uniti il Presidente non viene espresso dal voto "diretto" del popolo, ma i votanti sono chiamati ad eleggere dei delegati che, a loro volta, riunendosi successivamente, si esprimono per il candidato nazionale che rappresentavano a livello locale, in occasione delle primarie e dei caucus, o, alla fine, per il presidente.
    Tra l’altro i gruppi pagati dagli americani che sono dietro le varie rivoluzioni colorate propongono non la democrazia ma la poliarchia . Ossia un regime autoritario eterodiretto da Washington . Per la Cina sarebbe un ritorno all’indietro. Del resto le concezioni che sono di casa tra i neo-con seguaci di Leo Strauss non sono propriamente il massimo della democrazia, nel senso profondo del termine ossia di potere popolare, vista la tendenza ad attribuire alla democrazia una sorta di status di illusione necessaria.
    Afferma la Shadia Drury la principale biografa del maitre a penser neo-conservatore:
    non era né liberale né democratico. L'inganno perpetuo dei cittadini da parte dei dirigenti al potere è indispensabile (secondo Strauss) giacché i primi hanno bisogno di essere diretti e hanno bisogno di autorità forti che indichino loro ciò che è meglio per essi (…) Sono adatti alla direzione coloro che si sono resi conto che non esiste moralità e che non esiste che un solo diritto naturale, quello del superiore a guidare l'inferiore (…) Si vuole una popolazione malleabile che si possa modellare come del mastice (Citata in Ratier 2005)
    .
    Alla fin fine l’Occidente esporta illusioni di cui evidentemente la Cina fa a meno. Scrive Canfora nel suo libro sulla democrazia:
    Quella che invece, alla fine - o meglio allo stato attuale delle cose - ha avuto la meglio è la «libertà». Essa sta sconfiggendo la democrazia. La libertà beninteso non di tutti, ma quella di coloro che, nella gara, riescono più «forti» (nazioni, regioni, individui): la libertà rivendicata da Benjamin Constant con il significativo apologo della «ricchezza» che è «più forte dei governi»; o forse anche quella per la quale ritengono di battersi gli adepti dell'associazione neonazista newyorkese dei «Cavalieri della libertà» (Canfora 2004)
    .
    La democrazia è forse superata in Occidente a favore della libertà dei pochi. Non è escluso che effettivamente “la democrazia sia ripensata da altri uomini non più europei” come scrive profeticamente Canfora. Graziosi osserva:
    In Occidente i sistemi a democrazia liberale sono ormai ridotti a puro esercizio formale, essendo sganciati da ogni visione di riscatto sociale e politico delle masse popolari e rimanendo un fattore escludente rispetto ai nuovi cittadini stranieri, mentre in Cina potrebbero determinarsi le condizioni per coniugare democrazia e socialismo, esercizio delle libertà personali, diritti individuali e grande progetto collettivo e nazionale (Graziosi 2007).
    In altre parole la democrazia -per effetto dei diritti negati ai migranti-, e la libertà - per le misure antiterrorismo- tendono sempre più ad essere relegate in spazi ristretti mentre in Cina questi spazi si stanno allargando. Scrive Toni Andreani:
    Sarebbe stupido aspettarci ed esigere che la Cina copi la democrazia all’occidentale, che ogni giorno peggiora ed è sempre più malata. Ma la grande sfida che si pone alla Cina è diventare una democrazia socialista (che sia allo stesso tempo politica ed economica), prendendo il meglio della democrazia liberale e rifiutando il peggio (Andreani 2004).

  6. #36
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow Visualizza Messaggio
    Bello comunque vedere i blog dei giornalisti italiani in Cina con gli interventi dei lettori che risiedono là che spesso dicono tutto il contraio. Ad esempio sulla menata dei vecchietti cacciati dalle loro case per metterli in case malsane ecc ecco un intervento:

    http://rampini.blogautore.repubblica...avori-forzati/



    Interessante:basta scrivere qualche stronzata dal p.c. di casa per svilire il lavoro dell'inviato sul posto.......sei strano forte e'..........veramente irrecuperabile......spero ti soddisfi quest'altro articolo.....
    La Cina vince anche le Olimpiadi dei servizi segreti


    In questi giorni nel distretto di Chaoyang, uno dei quartieri più eleganti di Pechino, sede di molte ambasciate, un furgone militare fa la ronda tra ville e grattacieli. Sul tetto un disco metallico maschera inutilmente una antenna. Gli 007 occidentali l’hanno riconosciuta: è una piccola cella telefonica che intercetta chiamate, le scherma, le registra.
    È uno degli strumenti che i cinesi stanno usando per vincere anche le altre Olimpiadi in svolgimento a Pechino, quelle dei servizi segreti. Da una parte i padroni di casa con almeno 200 mila specialisti in gara, dall’altra qualche centinaio di russi e occidentali. La prima prova si è svolta all’aeroporto della capitale, quando i telefonini di politici, imprenditori e giornalisti stranieri hanno agganciato operatori locali. A questo punto molti cellulari hanno iniziato a fare le bizze, risultando spesso irraggiungibili. Il motivo? Lasciare agli spioni il tempo di indossare la cuffia e ascoltare i numeri sotto osservazione. Ma nel mirino non sono finiti solo
    i telefonini. Infatti i Giochi sono diventati la più grande occasione di penetrazione informatica della storia contro i media occidentali e i tecnici del Ministero della sicurezza dello stato (Mss) non se la starebbero lasciando sfuggire, succhiando dati, copiando indirizzi ip e leggendo le mail dei reporter di mezzo mondo. Nel mirino non ci sono, però, solo i giornalisti. Per le Olimpiadi sono sbarcati anche centinaia di sponsor, una manna per gli 007 di Pechino che al primo posto mettono da sempre lo spionaggio industriale. Nell’ultimo anno i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Belgio, Germania, Giappone e Corea del Sud hanno protestato per gli attacchi degli hacker cinesi contro i computer di ministeri, industrie e obiettivi militari. Una cybercampagna in cui, secondo fonti dell’intelligence statunitense, sarebbero impegnate dal 2004 almeno 100 mila persone. Per questo il dipartimento di stato americano nei mesi scorsi ha invitato più o meno ufficialmente politici, businessmen e cronisti a lasciare a casa portatili e BlackBerry, troppo vulnerabili, o, comunque, a usare computer senza dati in memoria. Le precauzioni non finiscono qui. Gli esperti di sicurezza hanno stilato decaloghi, come quello diffuso in Rete da Human rights. All’interno consigli preziosi per utilizzare la Rete: accedere ai siti oscurati attraverso proxy tools, software che consentono di navigare sicuri; evitare ricerche con parole chiave sensibili; non utilizzare antivirus o firewall cinesi; collegarsi a provider che usano server stranieri; scegliere password particolarmente complesse e rifiutare l’offerta del computer di memorizzarle. Chi dialoga su Skype o Msn deve verificare sempre con domande mirate la reale identità dell’interlocutore. Buone abitudini che, per esempio, gli imprenditori italiani non hanno imparato e per questo giocano spesso le partite economiche a carte scoperte. Per i Giochi, ha denunciato il senatore Usa Sam Brownbacker, i cinesi avrebbero ulteriormente perfezionato il loro sistema di controllo riempiendo gli alberghi
    di microspie e monitorando tutte le reti wireless a disposizione degli stranieri.
    Una cosa è certa, nelle Olimpiadi degli 007 le autorità cinesi hanno schierato una squadra numericamente impressionante: oltre agli uomini del Mss (specializzati in questioni religiose, Taiwan e stranieri), ai militari dell’Esercito di liberazione popolare e alla polizia armata del popolo, il governo può contare su 74 milioni di potenziali spie, ovvero tutti gli iscritti al Partito comunista cinese, compresi molti giornalisti dell’agenzia di stampa governativa Xinhua (Verità), i cui lanci non escono mai senza l’approvazione dei vertici dello stato. Un formicaio impegnato pure nel controspionaggio e ben felice di farsi agganciare dagli agenti delle potenze straniere per dare informazioni distorte o rubare segreti. Le altre squadre in gara non possono contare sulle stesse risorse. Infatti non è facile trovare confidenti in Cina: qui chi passa informazioni a uno straniero rischia la pena di morte: recentemente è toccato a un generale dell’aeronautica, finito davanti al plotone d’esecuzione. Così per organizzare incontri con un livello accettabile di riservatezza ci si può mettere alcuni giorni, tra contatti e “spedinamenti”. Vecchi trucchi da guerra fredda che nella capitale cinese valgono ancora. “Per esempio non conviene salire sui primi due o tre taxi che si fermano” avverte uno 007. Precauzioni che purtroppo possono rivelarsi inutili, visto che a Pechino la privacy non esiste e la vita si svolge sotto l’occhio vigile del Grande fratello comunista: le strade sono disseminate di migliaia di telecamere, molte delle quali capaci di riconoscere e seguire le persone sulla base di parametri fisiometrici. Non basta. Per ogni agente straniero i cinesi possono mettere in campo interi battaglioni. Uno 007 rischia di avere alle costole 80-100 uomini che controllano spostamenti, telefonate ed email. Un monitoraggio a cui è difficile sfuggire.
    Solo la Russia, che in città ha una grande comunità e un’ambasciata con 1.500 dipendenti, e gli Stati Uniti, con due uffici di Cia e Fbi, possono provare a giocarsi la partita. In questo momento i rapporti più tesi sono quelli con Mosca, visto che le autorità cinesi non gradirebbero lo sbarco in forze della mafia russa sull’isola di Hainan. Gli americani, invece, hanno da poco abbandonato la vecchia ambasciata costruita in una via residenziale e l’8 agosto ne hanno inaugurato un’altra, vicino al mercato dei fiori, alla presenza del presidente George W. Bush (con al seguito un corteo di 700 persone, attrezzate con gli apparecchi più sofisticati per la guerra elettronica). Sorrisi di circostanza a parte, tirarla su è stata un’impresa. Infatti è stata costruita utilizzando ingegneri, carpentieri e materiali fatti arrivare direttamente dagli Usa. Risultato: un monolite di cemento armato quasi senza finestre e muri spessi un metro, perfettamente bonificato e illuminato come un luna park anche di notte. All’interno gli uomini della Cia vivono praticamente blindati. Un collega europeo, rassegnato, fa notare che l’unico 007 occidentale accolto trionfalmente in 60 anni di repubblica popolare è stato nel gennaio 2007 Daniel Craig, alias James Bond, che ha presenziato alla prima di Casino Royale. Ma questo è davvero un altro film.
    info maggiori:www.unmadeinchina.org

  7. #37
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    I cinesi li conosco poco, ma in compenso aihme' seguo molto cosa fanno gli ameri cani. Se devo scegliere tra i due, a malincuore opto per i primi.

  8. #38
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    Le coglionate di Red hanno le gambe corte,infatti,come da articolo, le 2 vecchiette settantenni non sono state rimborsate ma stanno passando una marea di guai(usando un eufemismo);Mi raccomando:solo CCTV e Unita'l resto non esiste,dovreste scoprire qualche cosa.......
    Scritto da: Fabio Cavalera alle 058
    Adesso che i Giochi volgono al termine faremo bilanci di ogni tipo. Belli, brutti, finti. Tutti diremo la nostra. Preliminarmente vorrei assegnare una doppia medaglia nera.
    La prima al Ponzio Pilato dello sport: Jacques Rogge. Prima delle Olimpiadi, pur sottolineando l'apoliticità dell'evento (ipocrita), aveva promesso (contraddicendosi) una "forte pressione" sulla Cina per costringerla ad apririsi sul tema dei diritti umani. Tema lasciato scivolare via. Chi l'ha più sentito l'ineffabile Rogge? Un uomo tutto d'un pezzo. Eppure qualche parolina averbbe potuto mettercela in questi giorni. Non era stato garantito che chi aveva legittimi motivi di protesta poteva farlo in tre parchi di Pechino senza temere guai? Ebbene due signore di oltre 70 anni si sono viste condannare a un anno di "rieducazione attraverso il lavoro" solo per avere compilato il modulo con la richiesta di manifestare il loro malcontento. Per che cosa? Perchè sei anni fa furono sfrattate e le loro case abbattute. Nessuno le ha mai risarcite. E' questo il grande risultato ottenuto dalle "pressioni" esercitate da Rogge? Più che con il regime, che sappiano come agisce, dobbiamo guardare in casa nostra: sono i Rogge i complici peggiori dell'autoritarismo.
    Ma non è finita: Il "nostro" nelle ultime ore ha capeggiato la schiera di chi non ha voluto concedere agli atleti spagnoli il diritto di presentarsi col lutto al braccio per la tragedia aerea. Che senso ha? Temeva di irritare il regime cinese? Mistero.E vergogna. Ho gia scritto che una tragedia aerea non è una guerra, non implica valutazioni politiche, dunque non vi era motivo alcuno di rifiutare.
    La seconda medaglia nera va oggi alla televisione cinese. Neppure una immagine della 50 chilometri. di marcia. Gara fantastica. E non solo perchè abbiamo vinto l'oro ma per la fatica, l'eroicità di tutti gli atleti. Non vi erano cinesi all'altezza dei primi. E la Cctv non ha dedicato neppure un minuto in diretta. D'accordo che non è lo sport preferito dai cinesi ma un po' di fairplay...
    info maggiori:www.unmadeinchina.org

  9. #39
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    Le "presssioni" non sortiscono altro che cementare il nazionalismo dei cinesi, i quali si sentono sempre più attaccati - e non senza ragione.

    Non ho ancora incontrato UN SOLO cinese (e per ragioni personali ne incontro molti) che - una volta rotto il ghiaccio e intavolato il discorso politico - non abbia mandato tuoni e fulmini all'America e all'Occidente filoamericano, difendendo viceversa il suo governo.

    Non ho ancora capito quale sia l'intelligenza in questi attacchi al sistema cinese - sistema che è evoluto, sta evolvendo, e fa letteralmente miracoli, se si considera il caos che potrebbe scoppiare se diventasse una fotocopia di un paese estremoccidentale - se non la volontà irriflessa di correr dietro a tutto quanto ci suggeriscono gli USA e i poteri forti.

 

 
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