Il presidente del Vhp, S. H Vedantam
+ Bruciati vivi dagli estremisti indù
Parla S. H. Vedantam, presidente del Vhp
PABLO TRINCIA
«La suora bruciata viva? Le missioni attaccate dalla folla? Beh, noi hindu non c’entriamo un bel nulla, sono tutte bugie. I cristiani se lo sono fatto da solo, questo macello, in modo da poterci accusare liberamente. Si fidi di me, sono maestri in questo genere di cose. Sono dei truffatori assassini». S.H.Vedantam, presidente dell’organizzazione radicale hindu Vishwa Hindu Parishad non usa mezzi termini, mentre si sfoga al telefono dalla sua residenza di Chennai, nel Sud dell’India.
E’ furibondo. Urla, impreca e sbuffa dall’altra parte della cornetta, vomitando veleno. I cristiani non li può vedere. Ne ha per tutti. E poco importa, se parla per un’organizzazione che alle spalle ha un curriculum di violenze interreligiose di tutto rispetto, tra cui quelle di sei anni fa in Gujarat, quando 790 musulmani e 254 hindu vennero massacrati. Senza contare un lungo elenco di missionari minacciati e massacrati di botte, a volte persino torturati e uccisi. Le vere vittime, secondo lui, sono gli hindu. Vittime di un complotto in questo caso orchestrato da missionari cristiani senza scrupoli.
Signor Vedantam, ma davvero è convinto che i cristiani si siano fatto tutto da soli?
«Certamente. Lei non sa di cosa è capace quella gente. Hanno ucciso il nostro leader sabato scorso e ora ci accusano di averli presi di mira. In realtà si sono bruciati le chiese per poterci incolpare e fare la parte delle vittime».
La polizia dice che a uccidere il vostro leader sarebbero stati i guerriglieri maoisti. Come fa a essere dire con certezza che siano stati i cristiani?
«Lo so e basta. Ho anch’io i miei informatori e non dubito delle loro parole. Sono anni che ci fanno una guerra senza esclusione di colpi. A volte usano l’astuzia, altre volte la violenza. Ma le ripeto, noi siamo contrari alla violenza e crediamo nel dialogo e nella convivenza».
Veramente non si direbbe, a leggere i rapporti di diverse organizzazioni in India e all’estero. Negli ultimi anni, dove c’è stata una violenza interreligiosa, spesso si fa il vostro nome.
«Non c’è niente di vero, in questo. E’ tutta propaganda politica che ha il solo scopo di denigrarci. E’ una vera cospirazione, e i cristiani sono tra i principali responsabili».
E cosa vi avrebbero fatto?
«Sono anni che tentano di convertire migliaia di poveri hindu innocenti. Li attirano con l’inganno e poi cominciano con il lavaggio del cervello. Molti ci cascano, dopotutto provengono dalle fasce più povere della popolazione. Li pescano tra gli intoccabili e le popolazioni tribali e li portano in chiesa, con la promessa di soldi e assistenza medica».
Voi però siete accusati di aizzare la popolazione nei loro confronti. Ieri delle persone sono morte.
«Però noi non convertiamo nessuno. Non facciamo proselitismo. Ma se qualcuno ci impedisce di pregare le nostre divinità nel nostro Paese, ci arrabbiamo».
Come in Gujarat, nel 2002. Più di mille morti, la maggior parte dei quali musulmani. Diverse inchieste hanno puntato il dito contro il Vishwa Hindu Parishad.
«Ma quella è stata una reazione a un attacco da parte dei musulmani. E anche in questo caso, siamo stati vittime della propaganda contro di noi, che non c’entriamo nulla. Le ripeto, siamo un’organizzazione pacifica».
Pensa che sia possibile raggiungere un accordo di convivenza con i cristiani?
«Certo, ma devono smetterla subito con questa campagna di conversioni. Altrimenti i problemi si riproporranno in futuro».
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