E dopo 100 giorni di federalismo rovente, retate a maglie strette per bonificare il paese dalla criminalità dilagante, miracoli berlusconiani strombazzati oltreoceano, telefonate risolutive per miracolare a distanza pure gli osseti.. abbiamo fatto o' miracolo anche per la compagnia di bandiera.. quella che gli ignobili comunisti volevano regalare (bastardi !! ) ai francesi...
Adnkronos:
Roma, 29 ago. - ''La cordata c'era, quelli che dicevano il contrario devono prendere contezza che quello che dicevamo era vero''. Lo afferma Altero Matteoli in una intervista a Tv7, anticipata dal Tg1. ''Questo -continua il ministro delle Infrastrutture- smentisce anche le polemiche che si sono fatte, sia a destra sia a sinistra, sull'imprenditoria pigra. Si e' dimostrato che c'e' un'imprenditoria che vuol fare, che vuole investire, vuole credere nello sviluppo del paese''.
Dove sono i somari di varese..? quelli che si sbattevano in nome delle famiglie che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese ? Fino a pochi giorni prima del voto il martellamento (sui cosiddetti) a livello mediatico era praticamente quotidiano... tutto risolto ?? C'è qualche "indiano padano" scampato alla riserva che me lo spiega ?? No perchè io, in riserva, ci sono da un pezzo...
Preso da IBL:
Il Piano Fenice? Un regalo ai soliti noti!
di Milton
Ci risiamo, purtroppo. I soliti capitalisti senza capitali, acquistano a prezzo superscontato un monopolio di fatto, con l’aiuto delle solite banche, il tutto a spese del contribuente. Questa volta però c’è una differenza, tanto fondamentale, quanto deprimente; a farlo è un governo che si definisce liberale e che ha completamente delegato la gestione del dossier Alitalia, a chi faceva orgogliosamente la fila ai gazebo per votare Veltroni. Non so se questo sia il frutto dei troppi Richelieu di Palazzo Chigi o l’improvvisata cultura liberale di alcuni ambienti dell’attuale maggioranza, ma so per certo che sarà il solito papocchio costoso (per i contribuenti) e inefficiente (per i viaggiatori).
La storia è questa. Lo Stato, cioè noi contribuenti, si tiene tutti i debiti di Alitalia e tutti gli esuberi (tra 6500 e 7000) che verranno riassorbiti dall’Agenzia delle Entrate, dalle Poste e dal Catasto, alla faccia della riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione (qualcuno l’ha detto al Ministro Brunetta?!). Un manipolo di “capitani coraggiosi” con pochi spiccioli a testa e a prezzi di saldo compreranno velivoli, slot, potranno rinegoziare contratti in essere ed acquisiranno di fatto il monopolio delle maggiori tratte aeree italiane (Alitalia + Air One) con il benestare dell’Antitrust, piegata a non meglio definiti interessi nazionali. Così per andare da Milano a Roma sarà necessario accendere un mutuo e forse per farsi un week-end sull’Etna, bisognerà fare scalo a Palermo.
Ultima puntata, diciamo, fra due o tre anni: i “capitani coraggiosi” venderanno quote sostanziose ad Air France o a Lufthansa e si porteranno a casa la solita cospicua plusvalenza. Nel frattempo, chi restituirà allo Stato (cioè a noi contribuenti) i 300 milioni del prestito ponte? E ai piccoli risparmiatori, detentori di obligazioni e/o azioni Alitalia, chi ci pensa?
Ma torniamo ai “capitani coraggiosi”, cominciando da colui che di fatto sarà il padrone della nuova Alitalia-Monopolio, sborsando una cifra ridicola (200 milioni di euro), con la quale ormai non si comprano neanche più un paio di buoni giocatori di serie A. In ogni caso comunque, il Nostro probabilmente utilizzerà parte del regalo che il governo D’Alema gli fece ai tempi di Telecom, da lui acquistata (a regime di monopolio) a quattro soldi e poi venduta piena di debiti e con un deficit innovativo che ancora l’azienda sta pagando.
Non meno peculiare è la storia di un altro grande azionista della nuova Alitalia-Monopolio, il gruppo Benetton che tenta con questa operazione la “nemesi perfetta”. Infatti il gruppo di Ponzano Veneto non parteciperà con la Holding di famiglia, ma tramite Atlantia Autostrade per l’Italia. Non il gruppo, ma la concessionaria! Lo Stato dopo aver regalato le concessioni autostradali e relativi pedaggi (monopolio), concede quindi alla famiglia Benetton di rinvestire le regalìe in un altro monopolio di fatto. Geniale!
Per quanto riguarda i “capitani coraggiosi” minori, chi più chi meno, sperano, con i 30/40 milioni di euro investiti, di entrare a far parte del giro giusto oppure di avere qualche buon favore per il loro core business.
Ed infine come potremmo dimenticarci di Corrado Passera e di Banca Intesa. Passera, banchiere democratico della prima ora, sfumata la possibilità di agguantare un ministero economico, è riuscito grazie all’ottimo rapporto con alcuni infausti tessitori di Palazzo Chigi ad ottenere l’incarico dal governo di centro-destra (anche una mente geniale come quella del Cav. può avere, qualche volta, i suoi black out!) di trattare il dossier Alitalia. L’ex McKinsey Boy, non si è lasciato sfuggire l’occasione e per partecipare al banchetto della nuova Alitalia-Monopolio, ha subito contattato i suoi soliti amici, quasi tutti di provata simpatia democratica (e poi si dice che uno si butta a sinistra…). Non da ultimo riuscirà a sistemare i conti di Air One, di cui Banca Intesa è creditrice (tutto limpido, tutto trasparente): Air One venderà i suoi velivoli e i suoi slot per 300 milioni di euro alla nuova Alitalia e ne rinvestirà solo 100 nella nuova avventura. E’ questa la propensione al sociale che gli istituti bancari devono avere come mission? Di ciò infatti blaterava pochi giorni fa proprio il presidente di Banca Intesa (sic!).
Insomma, un vero e proprio pasticcio. Rispetto alla vecchia offerta Air France, ci sono qualche migliaio di esuberi in più. Inoltre lo Stato si deve accollare più ex-dipendenti Alitalia e tutti i debiti, senza neanche qualche spicciolo da incassare dalle azioni delle compagnia di bandiera, che pur l’offerta francese garantiva.
A questo punto abbiamo solo una speranza: l’Unione Europea. Nella loro proverbiale inutilità i commissari di Bruxelles hanno un’opportunità storica di riqualificare la loro missione: dalle decisioni sulla circonferenza delle patate o la lunghezza delle zucchine ad un impeto nuovo di dignità per impedire che questa sconsolante soap opera di Alitalia si tramuti in un’indecente farsa dove i soliti “coraggiosi” fanno soldi ed i contribuenti pagano.
Pensavo di poter finalmente morire liberale, ed invece....
P.S. per il lettore: il motivo per il quale le cose lette sopra non è possibile ritrovarle sui grandi giornali italiani, è dovuto solo in parte all’incipiente isterismo liberista dell’estensore dell’articolo, il vero motivo resiede ovviamente nell’infausta esistenza dei patti di sindacato.
Da L’Occidentale, 28 agosto 2008
La nuova Alitalia degli oligarchi putiniani
di Carlo Lottieri
Difficilmente poteva andare peggio. La conclusione, ormai in vista, dell’affaire Alitalia sta infatti producendo una serie di effetti assai negativi: per l’economia e non solo. A patire le conseguenze del salvataggio di un’azienda che sarebbe stato saggio lasciar fallire sarà quindi la società italiana nel suo insieme, che esce da questa storia con un carico insopportabile da vari punti di vista.
In Italia, ormai, l’economia libera è un miraggio, dal momento che non ci è settore in cui ministri e altre autorità non si insinuino a minacciare e blandire, ricattare e offrire, suggerire e pretendere. Nei paesi civili è da sempre considerato doveroso mantenere un alto muro divisorio tra quanti governano e le imprese di mercato. I primi devono rispettare quanto più è possibile tutti gli attori, mentre i secondi devono agire liberamente, ma senza godere di protezioni, privilegi, aiuti.
Da noi ci si sta invece indirizzando verso una versione in qualche modo pluralista del nuovo ordine putiniano che trionfa a Mosca. Il nostro è ormai un Paese di oligarchi, a metà strada tra politica ed economia, ma in assenza di uno Zar post-sovietico a decidere i successi multi-multimilionari di questo e quello è una rete di potentati falsamente contrapposti e di fatto sempre più disposti a cooperare e “fare affari”.
D’altra parte, almeno su un punto marxisti e liberali la pensano allo stesso modo: e cioè che i capitalisti, ancor più dei proletari, non hanno patria. E allora possiamo leggere in tanti modi l’esito imminente della crisi di Alitalia, ma certo non si può credere che le imprese nostrane siano scese in campo per salvare l’italianità della compagnia di bandiera.
In primo luogo, partiamo dai nuovi “capitani coraggiosi”. L’appello alla Patria lanciato da Berlusconi agli imprenditori italiani pare proprio avere sortito gli effetti previsti, ma non certo perché i nostri industriali si commuovano all’ascolto dell’inno di Mameli, quanto invece per le molte garanzie che devono aver ricevuto. Una tale mobilitazione ha come sfondo una fitta serie di negoziazioni: e se vi è chi ha messo mano al portafoglio per continuare a godere di posizioni ad alta redditività (leggi, licenze pubbliche), altri hanno risposto all’appello perché vogliono anche loro qualcosa di simile.
C’è poi un’altra considerazione, stavolta politica. Tutti ricordiamo la vicenda Telecom, il ruolo di Massimo D’Alema, l’irresistibile ascesa di Roberto Colaninno (che ora ha pure un figlio parlamentare tra le fila del Pd). Un’operazione come quella che si profila – con i sindacati tranquilli come agnellini – dà insomma l’impressione di essere il frutto di un Grande Inciucio politico-economico, che coinvolge i partiti e le banche, la maggioranza e l’opposizione, la Confindustria e i sindacati.
Tutti contenti? Non proprio. Perché a pagare saranno – alle solite – i contribuenti, dato che la nascita della “newco” di Colaninno e soci comporta lo scorporo del salvabile, ma tutto il marcio sarà affidato alle cure di un commissario, che con ogni probabilità sarà Augusto Fantozzi (altro uomo del centro-sinistra).
Per giunta, Matteoli ieri ha rassicurato i dipendenti, dicendo che il governo “non intende lasciar nessuno per strada”. In altre parole, l’onere di dare un posto di lavoro a chi ha contribuito a mandare a gambe all’aria Alitalia spetterà ancora ai contribuenti, poiché si già parla di dirottare gli esuberi verso Poste, ministeri e altri apparati di Stato. Saranno insomma i disoccupati messi fuori dalle imprese private oberate dalle tasse a garantire lo stipendio agli ex di Alitalia.
Per giunta, l’alleanza tra industriali rentier e aspiranti tali non va a salvare solo Alitalia, ma la stessa Air One. Realizzando tale fusione delle due maggiori aziende italiane del settore e concretizzandola sotto un’attenta regia governativa, l’esito sarà un’ulteriore chiusura del mercato. Con la conseguenza che chi vorrà volare tra Roma e Milano, ad esempio, dovrà per forza di cose rivolgersi a Colaninno. E così, mentre da un lato si mostrano i denti di fronte a un presunto “cartello della michetta” costituito da decine di migliaia di fornai romani (accusati di essere colpevoli dell’aumento del pane), ci si appresta a riunire sotto il controllo di una sola impresa una gran parte degli slot (i permessi di volo) più redditizi.
Non bastasse questo, è il clima morale dell’intero Paese che esce del tutto perturbato dalla vicenda.
Da un Paese, così, in cui la popolazione è sempre più asservita ad un ceto parassitario che unisce finanza e politica, i capitali e le imprese stranieri si terranno sempre lontani, perché è inammissibile scendere in campo dove anche l’arbitro è a libro-paga. Un’Italia tanto sudamericana può forse vantarsi di avere ancora una compagnia di bandiera (come il Sudan, come la Costa d’Avorio), ma ha ridotto ancor più gli spazi di mercato e minato ulteriormente la propria rispettabilità internazionale.
Da L’Opinione, 28 agosto 2008
La fantasia al potere ?? Mi aspettavo qualcosa di meglio da chi ci doveva "salvare" dai comunisti... Oddio... non che mi possa lamentare.. ci sono anche le note positive... qui da me il MOVIMENTO dei MOVIMENTI ha appena organizzato l'anguriata.. ...mecojoni
Se vedòm!