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Neva
Il capo della polizia avverte: "La mafia ha contaminato anche tanti apparati della società"
Il capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, non ha peli sulla lingua, ce n’eravamo accorto pochi mesi fa quando, dopo un'audizione alla Camera dei Deputati, ha detto chiaro e tondo che i suoi uomini, stando così le cose, girano a vuoto perché non c’è alcuna certezza che finiscano in galera i delinquenti. Non sparava a zero sulla magistratura ma su un sistema giudiziario che non funziona. Stavolta Manganelli ha affrontato una questione ancora più delicata, i rapporti fra politica e mafia.
"La mafia ha contaminato anche tanti apparati della societa'", ha affermato , ribadendo le osservazioni dell'ex questore di Palermo Giuseppe Caruso, il quale lanciò un allarme, prima di andarsene da Palermo. ”Purtroppo - disse - ci sono molti politici che hanno mani e piedi legati".
Naturalmente si riferiva a politici siciliani, perché sulla realtà siciliana aveva operato Caruso e su questa era entrato con perizia, ottenendo risultati notevoli.
"Da oltre un ventennio - ha detto Manganelli da Palermo, dove ha partecipato alla commemorazione di Carlo Alberto Dalla Chiesa - si sta facendo un lavoro egregio. Oggi la mafia non e' piu' una setta segreta, e' un'associazione criminale che sempre piu' assume le caratteristiche della criminalita' organizzata senza il fascino e le capacita' di porsi come anti Stato, come organizzazione segreta".
Più di questo Manganelli non può dire, è già tanto.
Che la mafia siciliana abbia cambiato pelle, nopn ci sono dubbi. Si avvicina al gangster imo amaricano, a Cosa Nostra USA piuttosto che al vecchio stereotipo della “famiglia” patriarcale che riconosce al capo ed ai suoi uomini di fiducia poteri di vita e di morte.
Le liturgie che ancora oggi vengono raccontate dai media e dal cinema e che tanto colpo fanno sugli spettatori, appartengono all’archeologia dell’organizzazione criminale. Santini, punzecchiature di dita, atmosfera da setta segreta, aspetti valoriali sono stati spazzati via. I rapporti fra boss piccoli e grandi avvengono sulla base della convenienza economica, il potere d’intimidazione del capo e la forza della sua organizzazione; allo stesso modo, i rapporti fra boss e personaggi delle istituzioni e della politica si svolgono sul terreno concreto delle opportunità offerte dal mercato. Sanità, opere pubbliche, aziende industriali, investimenti di capitale nel mercato finanziario sono la nuova frontiera. Il passaggio dall’illegalità alla legalità, dal crimine all’imprenditoria, è avvenuto lentamente ma in modo efficace.
Un’attività legale, conquistata con strumenti illegali, l’intimidazione o il favore della politica, costituisce una copertura perfetta, permette di incontrare chiunque, ottenere ascolto, contare nelle istituzioni. I costi di una campagna elettorale sono ormai enormi, capita che i finanziamenti arrivino da personaggi discussi e discutibili.
Gli scandali del mondo sanitario hanno accertato in modo inequivocabile un coinvolgimento mafioso.
Quando il questore Caruso sostiene che “molti politici che hanno mani e piedi legati", vuole dire che la compromissione non permette ad alcuno di tirarsi indietro. Nessuno a “pentirsi” e decidere di chiudere con i personaggi più chiacchierati, temendo di subire gravi conseguenze di varia natura, dal pericolo per la propria vita ad una delazione devastante.
Questa palla al piede, quindi, la Sicilia se la porterà appresso per chissà quanto trempo.
La contaminazione denunciata da Manganelli ha raggiunto le stanze dei bottoni, anche quelle più riservate. E questa non è una novità, il lavoro della magistratura e delle polizie, talvolta, si ferma davanti la soglia perché le coperture sono ancora forti, i legami solidi. La ricerca di consensi elettorali, ad ogni costo e con ogni mezzo, lascioa i boss dentro il perimetro della politica.
3 settembre 2008
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/27936/capo-della-polizia-avverte-mafia-contaminato-anche-tanti-apparati-della-societa.htm