Se la matematica non è un'opinione, al 25% di diminuzione del prezzo del petrolio va sottratto (aggiunto) il 10% di deprezzamento dell'euro. Il calo del prezzo sarebbe quindi del 15%. Se si considera che la materia prima incide per meno della metà del prezzo finale, un calo dell'8% del prezzo del prezzo della benzina è già "generoso".
Qui però piace chiacchierare, non fare i conti.
Circola la voce che la riduzione del prezzo del barile a 100 $ sia stata voluta dagli sceicchi Sauditi stessi.
Loro dicono di averlo fatto per evitare una recessione , che li avrebbe danneggiati di più , quindi cercano di darsi l'immagine dei filantropi e dei benefattori.
La realtà sarebbe molto diversa.
Il barile a 150$ infatti consentirebbe il break even a svariati processi di produzione di energie alternative , e in ogni caso avrebbe comunque giustificato investimenti fortisimi nelle energie alternative stesse.
Si parla sempre più diffusamente di materiali fotovoltaici con costi pari a un decimo dei materiali attuali di silicio.
Il barile a 100 euro quanto meno ritarderebbe questi investimenti , che se portati a termine potrebbero far precipitare il barile chissà a che cifra.
Quindi quella degli sceicchi Sauditi è la classica manovra monopolistica , di chi ha in mano il controllo del mercato del petrolio.
Il deficit fra domanda e offerta si dice fosse di 1 milione di barili /giorno.
L'Arabia saudita ha aumentato la sua quota OPEC di 400.000 barili /giorno ; il resto lo ha fatto la diminuzione di domanda conseguente alla recessione mondiale.
Alla fine l'offerta ha riequilibrato la domanda , e da quello che si capisce ,l'ha superata.
Da ciò il crollo del prezzo.
Peccato che in Slovenia, dove faccio gasolio io e dove il prezzo dei carburanti viene fissato dallo stato uguale in tutti i distributori di tutte le compagnie se il petrolio va su il prezzo alla pompa sale, se va giù il prezzo scende in proporzione, lo rivedono ogni 14 giorni.
«Prendiamo i valori medi da inizio anno a oggi, cioè dalla settimana del 7 gennaio a quella del 4 agosto — spiega Stagnaro —. Vedremo che il Brent, (il greggio di riferimento per l'Europa, ndr) ha raggiunto il 7 luglio la quotazione massima di 141,07 dollari al barile e la settimana successiva anche benzina e gasolio hanno toccato il punto più alto, con prezzi industriali (cioè al netto delle componenti fiscali) rispettivamente di 0,71296 e 0,85068 euro al litro». Per Stagnaro, la «prima conclusione» è che «a fronte di un aumento del Brent pari al 60%, benzina e gasolio sono cresciuti, con la tradizionale settimana di differimento, del 27% e del 37%, ossia con velocità di circa la metà ». Stesso discorso per la fase discendente. «Nella settimana del 28 luglio il greggio è sceso a una media di 126,7 dollari. Di riflesso benzina e gasolio sono calati nella settimana fino al 4 agosto a 0,65887 e 0,79562 euro per litro. Vale a dire che, dal picco massimo di luglio , il Brent si è ridimensionato del 10% e benzina e gasolio rispettivamente del 5% e del 6,5%, cioè circa la metà».
[...]
«a non subire variazioni è sempre la componente fiscale »: al 30 giugno — spiega — a un prezzo industriale del gasolio pari a 84 centesimi di euro corrispondevano imposte per 67 centesimi, mentre a un prezzo industriale della benzina pari a 71 centesimi bisognava sommare 82 centesimi di imposte. «Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni hanno al massimo introdotto sconti temporanei, come i 2 centesimi al litro decisi dal ministro Bersani lo scorso aprile — aggiunge Stagnaro —. Nessuno ha mai affrontato il problema a livello strutturale ». Non molto diverso è l'atteggiamento di Clò. «Se il governo vuole che i prezzi scendano davvero — dice — allora si decida a togliere gli ostacoli che limitano la concorrenza, dando via libera alla distribuzione nei supermercati e alla vendita di prodotti non petroliferi nelle stazioni di rifornimento».
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=6960