Sotto accusa: «Ho solo portato il regolamento al mio capo»
«Io un razzista? No, liberale
Con gli islamici gioco a calcio»
Il sorvegliante: tifo Inter, la politica non m'interessa. Il racconto di Diego Lupo, il sorvegliante accusato di aver cacciato dal museo una donna con il velo
MILANO — «Ma quale razzista! Io ho fatto solo il mio dovere». Diego Lupo, 27 anni, sorvegliante del museo di Ca' Rezzonico a Venezia, è il presunto colpevole dell'allontanamento dalle sale del museo di una donna che indossava il niqab, il velo islamico che lascia scoperti solo gli occhi. Un caso diventato polemica. Lui, però, è tranquillo. «Avrei fatto la stessa cosa con un italiano». Il tema appare bollente. La politica s'infiamma. La maggioranza lo difende. E a lui la cosa non è che dispiaccia. Confessa: «Chi è al governo oggi, lo deve anche al mio voto». Centrodestra, dunque, «ma temperato da un'educazione liberale, la politica non mi interessa».
Alle spalle un diploma in un liceo scientifico di Genova. «La mia città». Poi niente università. Subito al lavoro. In quei musei veneziani dove poter coltivare «la passione per l'arte». Lo dice, ma non pare molto convinto. Forse nel suo destino c'era quel lavoro perché «lo fa mio padre ». Un figlio d'arte che già lavora da cinque anni come sorvegliante. «Un ragazzo per bene e di grande esperienza con alle spalle diversi corsi di specializzazione sull'antiterrorismo». Le parole sono di Gianni Curti il vulcanico presidente della cooperativa Verona '83 che ha in appalto la sicurezza nei musei. «Sono assunto a tempo indeterminato », dice Diego.
Lo stipendio è discreto. «Vivo con la fidanzata — racconta — , in una casa alla periferia di Venezia». A spulciare, altro non si trova, se non un ragazzo dalla vita normalissima. Con la passione «per l'Inter» e per il calcetto da condividere con gli amici. «Ne ho moltissimi stranieri». Egiziani, marocchini, indiani. «A Venezia c'è molta gente». S'impara a conoscerla e anche a «rispettarne la cultura». Il pallone poi cementa i rapporti. Anche per questo nel caso di Ca' Rezzonico «la religione non c'entra». Qui c'entra «la sicurezza ». Diego non ha dubbi. «Il resto sono solo strumentalizzazioni di partito, che mi disgustano ». Parla convinto e racconta la sua di storia. Dopo che altri «hanno scritto la loro» annunciandogli il licenziamento via Internet. «Il fatto è successo domenica — dice — e lunedì sono andato al lavoro». E lo ha fatto anche ieri. Ma in un altro museo.
Oggi Diego parla in maniera divertita. «Ma Santa Madonna! — dice Gianni Curti — Quando lo ha saputo certo non ha fatto i salti di gioia». Ecco la versione di Diego: «Quando ho visto la signora col velo le ho mostro il regolamento che non permette l'accesso a viso coperto e le ho chiesto di attendere, quindi sono andato dal capo per sapere cosa fare e lui mi ha detto che poteva proseguire la visita». La donna, che si accompagnava con figlio e marito, ha chiesto spiegazioni. In inglese. E qui Diego ha stentato. «Lei, allora, si è rivolta all'ufficio informazioni dove le è sono state spiegate le regole ». È stato allora che «i tre hanno deciso di lasciare il museo». Ma «nessuno, tanto meno io, le ha chiesto di levarsi il velo».
Davide Milosa
28 agosto 2008
http://www.corriere.it/cronache/08_a...4f02aabc.shtml