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  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da sciadurel Visualizza Messaggio
    è vero che spesso le rivendicazioni autonomistiche e le secessioni hanno spesso degli sponsor vicini (cfr. Francia-Val D'Aosta o Austria-Trentino), ma possono essere causate anche da altri fattori (cfr Cecoslovacchia o la disgregazione della ex Jugosalvia)
    Sì, ma in questo caso le istanze della Valsesia, dell'Insubria, della Brianza, della Val Seriana, della Val Vigezzo, etc. se ne vanno a benedire senza un patron...
    Una disgregazione endogena porta alla divisione in 2 o massimo tre parti. Quindi si tornerebbe alla "Repubblica del Nord" contrapposta a quella del Sud, etc. oppure al progetto di Padania, Etruria, etc.
    In altre parole: le regioni del Nord messe tutte insieme potrebbero avere la forza (militare, economica, numerica, geografica) di staccarsi dall'Italia. Ma certo una tale forza non ce l'avrebbe la Valsesia, che dovrebbe quindi avere senz'altro un patron straniero.

    Comunque nel caso di Cecoslovacchia e Jugoslavia c'è stato un fattore esogeno determinante: la fine della guerra fredda, della cortina di ferro, della contrapposizione ideologica. Paradossalmente in quegli anni forse si sarebbe potuta verificare anche la rottura dell'Italia, così come si è verificata la fine della Prima Repubblica, quando gli USA hanno scaricato la DC.
    Ma oggi???? A chi frega nulla delle diatribe interne italiane? Chi potrebbe essere il patron della Padania, o dei ministati nordici? Quale potrebbe essere il fattore esogeno paragonabile alla fine del comunismo?

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da M.A.Valsesia Visualizza Messaggio
    il problema e che tu sei rimasto ...a "la padania" , mentre qua il problema della nascita di "una padania" e del tutto marginale.
    Beh, caro amico, in realtà non è proprio così; qui convivono diverse visioni della Padania.

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da alain Visualizza Messaggio
    Sì, ma in questo caso le istanze della Valsesia, dell'Insubria, della Brianza, della Val Seriana, della Val Vigezzo, etc. se ne vanno a benedire senza un patron...
    Una disgregazione endogena porta alla divisione in 2 o massimo tre parti. Quindi si tornerebbe alla "Repubblica del Nord" contrapposta a quella del Sud, etc. oppure al progetto di Padania, Etruria, etc.
    In altre parole: le regioni del Nord messe tutte insieme potrebbero avere la forza (militare, economica, numerica, geografica) di staccarsi dall'Italia. Ma certo una tale forza non ce l'avrebbe la Valsesia, che dovrebbe quindi avere senz'altro un patron straniero.

    Comunque nel caso di Cecoslovacchia e Jugoslavia c'è stato un fattore esogeno determinante: la fine della guerra fredda, della cortina di ferro, della contrapposizione ideologica. Paradossalmente in quegli anni forse si sarebbe potuta verificare anche la rottura dell'Italia, così come si è verificata la fine della Prima Repubblica, quando gli USA hanno scaricato la DC.
    Ma oggi???? A chi frega nulla delle diatribe interne italiane? Chi potrebbe essere il patron della Padania, o dei ministati nordici? Quale potrebbe essere il fattore esogeno paragonabile alla fine del comunismo?
    premesso che il minimo comune denominatore di tutti i veri indipendentisti/autonomisti/federalisti è il cambiamento della situazione attuale e la soppressione della colonizzazione romana, non è detto che le varie realtà (certe volte affini, talvolta antitetiche) di regionalismi, padanismi, confederazioni e federazioni possano momentaneamente convergere per realizzare il primo obbiettivo: via da roma
    visto che la lega ha tradito il mandato assegnatole a metà degli anni novanta e che (come sostieni anche tu) ci manca l'appoggio di qualche superpotenza esterna, aspettiamo tutti l'evento esogeno, magari sottoforma di una vera crisi economica che coinvolga particolarmente le nostre terre (purtroppo non impobabile dato la situazione della repubblica delle banane)

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da M.A.Valsesia Visualizza Messaggio
    la fine del capitalismo come lo conosciamo ora. e se pensa che sia una favola e che non stia avvenendo, allora utopico non sono io ma lei.
    A proposito di capitalismo e secessione...
    Nei primi anni '90 ero un giovane studente a Roma e fui invitato una sera in un circolo di giovani interessati alla politica, di area genericamente liberista, centro-dx. Era il periodo in cui stava crollando la prima repubblica, ma ancora non vi era stata la ridefinizione del quadro partitico. Non esisteva Forza Italia, i DS, etc.
    Era il periodo di "Alleanza Democratica", Mario Segni, etc.
    Alla riunione vi era un importante giurista di destra, molto vicino a Confindustria, ultraliberista, nemico dell'assistenzialismo, del welfare, etc.
    C'erano anche alcuni simpatizzanti delle istanze leghiste.
    Il suddetto giurista (peraltro del nord) disse a chiare lettere: la secessione non ci sarà mai e non perchè a noi ce ne freghi qualcosa delle plebi impoverite del sud, ma perchè nessuno nell'industria italiana vuole passare da un mercato interno di 60 milioni di consumatori a un mercato di 30 milioni di consumatori.
    Tradotto in soldoni: Pietro Barilla vuole continuare a vendere i suoi fusilli a 60 milioni di connazionali. Non vuole lasciare un mercato di 30 milioni di persone alla De Cecco. Il presupposto di questo ragionamento è che i consumatori si orientano verso il prodotto nazionale. Oggi la pasta Barilla è un prodotto nazionale anche per chi abita a Pantelleria. Se vi sarà la divisione in 2-3 o più parti la Barilla diventerà un prodotto straniero, e gli abitanti dello Stato del Sud compreranno la De Cecco di Fara San Martino in provincia di Chieti.
    Di qui la resistenza della grande industria.
    Penso che al nord ci sia una forte divisione di interessi tra grande industria (che non vuole la secessione) e la piccola industria (che la vuole).

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da M.A.Valsesia Visualizza Messaggio
    be se non fosse marginale e solo derivante da una futura voglia di federarsi tra le nazioni Alpinopadane , allora si tratterebbe di una piccola itaglia centralista....
    L'esito finale dipende solo dai suoi abitanti. Se continueranno a comportarsi politicamente come beoti, senz'altro sì.
    Se, invece, prenderanno finalmente esempio dagli svizzeri, no.

  6. #16
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    Predefinito M.A.Valsesia ha centrato la questione

    La fine del capitalismo come lo conosciamo ora. E' in atto, hai ragione, Valsesia. Ne vedremo delle belle. Peccato che siamo troppo sparpagliati in giro tra monti, vallate e città, mentre i centralisti sono incitati ovunque e detengono gli organi di infromazione che costruiscono l'"opinione pubblica"... Ma non molliamo; stiamo in trincea.

  7. #17
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    Posso fare fantapolitica?
    In qualche trasmissione politica a livello regionale Veneto ogni tanto corre voce di un sotterraneo lavorio politico intenzionato a spostare l'Italia verso la sfera di influenza Russa nei prossimi anni(per motivi energetici),tra questi ci sarebbe anche Berlusconi,alcune lettere sul sito EFFEDIEFFE da parte di meridionali fa capire che anche al sud circoli questa voce.
    Ammettiamo che sia vero e si arrivasse ad un referendum per far uscire l'Italia dalla NATO:al sud non sono tutti mafiosi,ma sicuramente la mafia riuscirebbe a controllare una maggioranza di voti verso il si o il no ammettiamo vincano i si,si passerebbe al centro(Emilia compresa)qui basta che uno dalla strada gridi: volete uscire dalla nato? e sarebbe una apoteosi di si.
    Il problema è in quella parte di paese che và dal PO alle Alpi,qui la maggioranza è filoamericana e "occidentalista"convinta mi sabaglio?accetterebbe di essere trascinata fuori dalla Nato e dal blocco occidentale dal resto del paese?una cosa del genere non porterebbe forse molti forzaitalioti a idee indipendentiste?
    E se gli USA sentendosi traditi avvertissero gli indipendentisti che in caso di dichiarazione di indipendenza sarebbero pronti a riconoscere il nuovo stato Padano?e magari a dare aiuto militare?

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da alain Visualizza Messaggio
    A proposito di capitalismo e secessione...
    Nei primi anni '90 ero un giovane studente a Roma e fui invitato una sera in un circolo di giovani interessati alla politica, di area genericamente liberista, centro-dx. Era il periodo in cui stava crollando la prima repubblica, ma ancora non vi era stata la ridefinizione del quadro partitico. Non esisteva Forza Italia, i DS, etc.
    Era il periodo di "Alleanza Democratica", Mario Segni, etc.
    Alla riunione vi era un importante giurista di destra, molto vicino a Confindustria, ultraliberista, nemico dell'assistenzialismo, del welfare, etc.
    C'erano anche alcuni simpatizzanti delle istanze leghiste.
    Il suddetto giurista (peraltro del nord) disse a chiare lettere: la secessione non ci sarà mai e non perchè a noi ce ne freghi qualcosa delle plebi impoverite del sud, ma perchè nessuno nell'industria italiana vuole passare da un mercato interno di 60 milioni di consumatori a un mercato di 30 milioni di consumatori.
    Tradotto in soldoni: Pietro Barilla vuole continuare a vendere i suoi fusilli a 60 milioni di connazionali. Non vuole lasciare un mercato di 30 milioni di persone alla De Cecco. Il presupposto di questo ragionamento è che i consumatori si orientano verso il prodotto nazionale. Oggi la pasta Barilla è un prodotto nazionale anche per chi abita a Pantelleria. Se vi sarà la divisione in 2-3 o più parti la Barilla diventerà un prodotto straniero, e gli abitanti dello Stato del Sud compreranno la De Cecco di Fara San Martino in provincia di Chieti.
    Di qui la resistenza della grande industria.
    Penso che al nord ci sia una forte divisione di interessi tra grande industria (che non vuole la secessione) e la piccola industria (che la vuole).
    I vari Barilla, Pirelli, Agnelli & C. sono i capitalisti italiani del nord che si sono arricchiti usufruendo della politica, capitalizzando i proventi e socializzando le perdite, non meritano nulla anche se sono "nordisti".

    A parte questo a loro non dovrebbe preoccupare di tanto se il mercato itagliano si divide in due o cinque parti, sono presenti in tutto il Mondo....

    Se invece si preoccupano vuol dire che vogliono ancora sottrarre risorse dalle casse pubbliche... un motivo in piu' per impedirglielo.

 

 
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