Martedí 02.09.2008 17:29
Daniela Santanchè raccontando a Vanity Fair - in edicola dal 3 settembre - del libro scritto a quattro mani con Vittorio Feltri, coglie l’occasione per rivelare che si candiderà alla Provincia di Milano e per mandare un paio di messaggi a Storace, Fini e La Russa. "Questa è stata l’estate di sesso e potere". Lo scrive lei, a quattro mani con Vittorio Feltri, nella prima riga del vostro libro Sesso, potere e intercettazioni ai tempi del Cav. Visto che si è professata casta, e che un seggio in Parlamento non ce l’ha, vuol dire che la sua è stata un’estate da dimenticare?
Daniela Santanché
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"Il potere non significa avere una poltrona, ma avere consenso tra la gente. E io ce l’ho. Quanto al sesso, quello telefonico non mi interessa. Lo lascio volentieri alla magistratura politicizzata che per anni ha cercato di disarcionare Berlusconi, il “re seduttore”, e che alla fine ha giocato la carta delle intercettazioni bollenti. Inutilmente". Pur di tornare alla corte del Cavaliere promuove anche lei la sua nuova immagine di nonno virtuoso? "Gli specialisti della virtù sono più pericolosi di quelli del vizio. Fossi un prete, a Berlusconi l’assoluzione per qualche marachella gliela darei subito, senza neanche bisogno di troppe penitenze». Un bel dietrofront, questo ritorno di fiamma. "Non c’è nessun nuovo amore. Io sono sempre stata con il Cavaliere". Primavera 2009, si candida presidente della Provincia di Milano. Sì o no? "Sì. Lo annuncio per la prima volta: mi candido. L’idea è di Vittorio Sgarbi. E mi sembra una sfida interessante". Francesco Storace, che con lei ha fondato La Destra, si dice pronto solo a intese locali con il Pdl. "Non sono d’accordo, questo è puro opportunismo politico. Il patto con Berlusconi deve essere a livello nazionale. Per questo sto raccogliendo le firme per candidarmi al congresso di novembre alla segreteria del mio partito". Resta l’incognita An: perché dovrebbero riaprirle le porte? "Se hanno in mente il bene del Paese, e non questioni personali, credo cambieranno idea. Anche Bossi e Fini se ne sono dette di tutti i colori, eppure ora governano insieme".
Non sembra probabile che il ministro della Difesa Ignazio La Russa, uno dei colonnelli di An, abbia tanta fretta di riabbracciarla. «Ignazio è prima di tutto un amico. Lui, sua moglie Laura, i suoi figli mi mancano moltissimo. Può dire di me ciò che vuole, ma il rapporto di amicizia non si scalfisce. Per una donna di destra è così". Infatti il problema sono gli uomini. Come la mettiamo con Fini? «Ho un solo interlocutore politico: Berlusconi. Fini non ha nulla da perdonarmi. Fa politica da quando portava i pantaloni corti. E poi, ora che Gianfranco ha scoperto l’amore, è migliorato. È quella la sua vittoria più bella. Chapeau: chi sceglie l’amore è sempre vincente".
http://www.affaritaliani.it/milano/m...provincia.html