SERVE IMPEGNO DEI SINDACI COME A GELA

Maggiore impegno sul fronte della legalita' e dell'antiracket da parte degli amministratori locali e un codice per la pubblica amministrazione contro le infiltrazioni mafiose.
Queste le due priorita' individuate da Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia che stamattina in una conferenza stampa ha tracciato un bilancio a un anno dall'adozione del nuovo codice etico della federazione degli industriali. "Chiediamo un'azione piu' incisiva delle forze politiche e della pubblica amministrazione - ha detto Lo Bello -. Voglio sottolineare l'esempio virtuoso di Gela, una citta' dove, nonostante la presenza di due mafie, gli imprenditori che collaborano con magistratura e forze dell'ordine sono 90, dei quali una ventina nostri associati. Di questi, una quarantina hanno cominciato a collaborare dopo il primo settembre dell'anno scorso. E' un dato formidabile, e' come se a Palermo o Catania collaborassero in tremila. Tutto cio' si deve anche al fatto che a Gela, il sindaco Rosario Crocetta non fa antimafia di bandiera, ma atraverso provvedimenti amministrativi. Altrove, invece, esistono tante timidezze e silenzi". L'altro fronte su cui Sicindustria intende muoversi e' quello della pubblica aministrazione. "Reitero al presidente della Regione la proposta su cui prima dell'estate il governo regionale si era detto d'accordo: una commissione autorevolissima per definire un codice di governance della pubblica amministrazione teso a prevenire le infiltrazioni mafiose". Un tema sul quale incalza il vice di Lo Bello, Antonello Montante, che osserva: "Una sparuta minoranza di burocrati attanaglia il 95 per cento dei siciliani, facendo allontanare gli investimenti". (AGI) - Palermo, 2 settembre

http://www.agi.it/news/notizie/20080.1066-art.html



Sono 51 gli imprenditori associati di Confindustria presso i quali la confederazione degli industriali in Sicilia ha adottato dei provvedimenti di sospensione ed espulsione per violazione del codice etico. Lo ha ha reso noto questa mattina Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia a un anno dalla decisione di espellere dall'associazione i membri che pagano il pizzo e non collaborano con la giustizia. Tra le 51 posizioni aperte, per una decina e' gia' scattata l'espulsione, per una trentina, invece, e' aperto il procedimento davanti ai probiviri, ma e' scattata la sospensione; per un'altra decina si sono verificati degli allontanamenti volontari da parte degli imprenditori. E sono 64 gli associati che collaborano con la giustizia, aggiunge Lo Bello: "Prima dell'1 settembre dell'anno scorso - afferma soddisfatto - si contavano sulle dita di una mano". Le zone nelle quali si contano il maggior numero di imprenditori che collaborano con le forze dell'ordine, ha spiegato Lo Bello, sono Caltanissetta, Gela e Agrigento. "Qualcosa si muove anche a Palermo, dove pero' si puo' fare molto di piu'", ha detto Lo Bello, aggiungendo: "I nostri associati devono avere piu' coraggio senza aspettare di essere trovati in qualche libro mastro". Lo Bello ha tracciato un bilancio a un anno dall'adozione del codice etico che prevede l'incompatibilita' tra l'iscrizione all'associazione degli industriali e forme di collusione o di assoggettamento al potere delle cosche. "Si e' messo in moto un meccanismo che sara' difficile arrestare - ha detto Lo Bello, che oggi aveva accanto i presidenti delle associazioni degli industriali delle province siciliane -. Il codice etico e' una potentissima garanzia per l'imprenditore". Lo Bello ha anche osservato che dopo la "svolta" confindustriale, la mafia guarda con piu' cautela agli imprenditori vicini alle associazioni degli industriali, percependo in loro un maggiore rischio di essere denunciati. "E in effetti - ha aggiunto il presidente di Confindustria Sicilia - nell'ultimo anno abbiamo registrato un aumento delle iscrizioni". (AGI) - Palermo, 2 settembre

http://www.agi.it/cronaca/notizie/20.1060-art.html