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  1. #111
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Ventunsettembre.

  2. #112
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #113
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #114
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    9/9/9







    Ieri, oggi, sempre.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #115
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  6. #116
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  7. #117
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze

    Dichiarazione di Indipendenza e Sovranità della Padania

    Noi, popoli della Padania convenuti sul grande fiume Po dall'Emilia, dal Friuli, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalle Marche, dal Piemonte, dalla Romagna, dal Sudtirol-Alto Adige, dalla Toscana, dal Trentino, dall'Umbria, dalla Valle d'Aosta, dal Veneto e dalla Venezia Giulia, riuniti oggi, 15 settembre 1996, in Assemblea Costituente affermiamo e dichiariamo:
    Quando nel corso degli eventi umani diventa necessario per i Popoli sciogliere i vincoli che li legano ad altri, costituirsi in Nazione indipendente e sovrana ed assumere tra le nazioni della Terra il ruolo assegnato loro dal Diritto Naturale di Autodeterminazione, il rispetto che si deve all'opinione della Società Internazionale e dell'Umanità intera richiede che essi dichiarino le ragioni che li hanno costretti alla separazione.
    Da tempo immemorabile abitiamo, dissodiamo, lavoriamo, proteggiamo ed amiamo queste terre, tramandateci dai nostri avi, attraversate e dissetate dalle acque dei nostri grandi fiumi;
    Qui abbiamo inventato un modo originale di vivere, di sviluppare le arti e di lavorare;
    Noi apparteniamo ad un'area storica, la Padania, che sotto il profilo socioeconomico è fortemente integrata al suo interno pur nella riconosciuta e rispettata diversità dei Popoli che la compongono;
    Queste terre sono unite da legami tanto profondi quanto quelli delle stagioni che le governano, degli elementi che le plasmano, delle Genti che le abitano;
    Noi quindi formiamo una comunità naturale, culturale e socioeconomica fondata su un condiviso patrimonio di valori, di cultura, di storia e su omogenee condizioni sociali, morali ed economiche;
    La Padania è il nostro orgoglio, la nostra grande risorsa e la nostra unica possibilità di esprimerci liberamente nella pienezza delle nostre nature individuali e del nostro sentire collettivo;
    La storia dello Stato italiano è diventata, al contrario, storia di oppressione coloniale, di sfruttamento economico e di violenza morale;
    Lo Stato italiano ha sistematicamente occupato nel tempo, attraverso il suo apparato burocratico, il sistema economico e sociale della Padania;
    Lo Stato italiano ha sistematicamente annullato ogni forma di autonomia e di autogoverno dei nostri Comuni, delle nostre Province e delle nostre Regioni;
    Lo Stato italiano ha compromesso la serenità delle generazioni future della Padania, dilapidando enormi risorse in politiche truffaldine , assistenzialiste, clientelari e criminali che hanno portato la Padania e l'Italia in una situazione fallimentare ormai irreversibile;
    Lo Stato italiano ha costretto con l'inganno i Popoli della Padania a soggiacere al sistematico sfruttamento delle risorse economico finanziarie prodotte dal lavoro quotidiano per sperperarle nei mille rivoli dell'assistenzialismo clientelare e mafioso del Mezzogiorno;
    Lo Stato italiano ha deliberatamente tentato di sopprimere le lingue e le identità dei Popoli della Padania attraverso la colonizzazione del sistema pubblico di istruzione;
    Lo Stato italiano ha imposto ai Popoli della Padania l'applicazione delle sue leggi inique attraverso una magistratura selezionata con criteri razzisti;
    Lo Stato italiano ha cercato di dominare i Popoli della Padania affidando compiti e funzioni di ordine pubblico e di sicurezza a prefetti e forze di polizia garanti del più odioso centralismo coloniale;
    Lo Stato italiano ha espropriato i popoli della Padania del loro potere costituente e si mostra sordo al grido di protesta che si alza sempre più alto;
    Per queste ragioni
    Noi siamo intimamente convinti che ogni ulteriore permanenza della Padania all'interno dei confini dello Stato italiano significherebbe lasciar spegnere lentamente ogni speranza di rinascita e annientare l'identità dei Popoli che la compongono:
    Noi siamo consapevoli che la Padania libera ed indipendente diventerà il riferimento politico ed istituzionale per la costruzione dell'Europa delle Regioni e dei Popoli;
    Noi siamo convinti che la Padania libera ed indipendente saprà garantire un contributo decisivo alla cooperazione, alla tolleranza ed alla pace tra i Popoli della Terra;
    Noi oggi rappresentiamo, qui riuniti, l'ultima speranza che il regime coloniale romano che opprime la Padania possa presto finire;
    NOI, POPOLI DELLA PADANIA
    Poiché il coraggio e la fede di chi ci ha preceduto nella lotta per la libertà dei Popoli sono nostro retaggio e debbono indurci a farci irrevocabilmente carico del nostro destino;
    Poiché vogliamo che i nostri atti siano guidati dal rispetto che dobbiamo a noi stessi, ai nostri avi ed ai nostri figli;
    Poiché riconosciamo l'inalienabile potere sovrano di ogni Popolo a decidere liberamente con chi stare, come e da chi essere governato;
    Poiché affermiamo il nostro diritto e la nostra volontà di assumere i pieni poteri di uno Stato, prelevare tutte le imposte, votare tutte le leggi, firmare tutti i trattati;
    Poiché la Padania sarà tutti coloro, uomini e donne, che la abitano, difendono e la riconoscono, e poiché costoro siamo noi;
    Poiché è infine giunta l'ora di avviare la grande impresa di far nascere questo nuovo Paese che noi battezziamo oggi con il nome Padania;
    In nome e con l'autorità che ci deriva dal Diritto Naturale di Autodeterminazione e dalla nostra libera coscienza
    Chiamando per voce delle nostre libere Istituzioni l'insegnamento di amore per la libertà e di coraggio dei Padri Padani a testimone dell'onestà delle nostre intenzioni
    NOI, POPOLI DELLA PADANIA
    solennemente proclamiamo:
    LA PADANIA È UNA REPUBBLICA FEDERALE INDIPENDENTE E SOVRANA

    A sostegno di ciò noi ci offriamo gli uni agli altri, a scambievole pegno,
    le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore.

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  8. #118
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze



    15 settembre, io c’ero
    15 SETTEMBRE 202114 SETTEMBRE 2021 OPINIONI LETTURA 3 MIN

    di Pier Luigi Crola – 25 anni fa si verificava un evento “storico”: Umberto Bossi proclamava l’Indipendenza della Padania. Un momento unico, irripetibile che mi lascerà un segno indelebile per tutta la vita.

    Questo fatto però, non è stato un momento isolato di folklore da quattro soldi.

    Alle spalle c’era un grande lavoro che aveva portato alla costruzione di una vera società alternativa: sindacati, Confindustria, mass media (radio, giornale e televisione), banca, associazioni ed eventi sportivi (la nazionale Padana 3 volte campione del mondo delle nazioni non riconosciute, il giro ciclistico della Padania, riconosciuto persino dai vertici sportivi italiani), un Parlamento e una serie di associazioni che coprivano tutti i settori della società (dal volontariato alla cultura), tutte rigorosamente Padane.

    A distanza di 25 anni il sogno sembra essersi spezzato, ma io credo che sia solo un intoppo momentaneo, anche se serio.

    Ed una delle principali cause è il tradimento di un capopopolo che, per motivi fin troppo scontati, ha barattato un sogno di molti con dei seggi nel Parlamento “straniero” per pochi nominati da lui stesso.

    Potrebbe essere una strategia: prendere il potere camuffandosi da italiano per poi riportare al centro la questione padana. Purtroppo non è così: il referendum per l’autonomia (blanda) della Lombardia e del Veneto sono ormai un pallido ricordo, il Ministro per le Autonomie Erika Stefani ha fatto poco più che niente, e persino le leggi della Regione Lombardia sulla tutela e valorizzazione delle lingue locali e l’operato dei relativi assessori sembrano solo operazioni di facciata. Ma niente di concreto.

    L’autonomia e l’attenzione alle culture e identità locali sembrano sostituite da altri obiettivi, che nulla o poco hanno a che fare con la Padania direttamente: la limitazione della immigrazione, il DDL ZAN contro l’omotransfobia, il ponte sullo Stretto, il dibattito sull’immunità di gregge e i vaccini, la riforma della giustizia. Tutte armi di distrazioni di massa.

    E allora? Tutto fermo. No. Un timido segnale potrebbe venire dalle ormai prossime elezioni amministrative dove un movimento davvero autonomista, Grande Nord, alleatosi con la lista dell’ex direttore del quotidiano La Padania, Gianluigi Paragone, sfida i due poli centralisti di centro destra e centro sinistra per riportare in auge quei valori in cui molta gente comune ha creduto. Ho ancora l’immagine di una lunga schiera di persone che erano con me sul Po in quel giorno memorabile. Speriamo che sia la volta buona per ritornare a quei valori che avevano fatto battere i cuori di molti.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...embre-io-cero/
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  9. #119
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze



    "Explosion!"
    L'esclamazione più ricorrente al momento del crollo.
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  10. #120
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    Predefinito Re: Settembre, mese di ricorrenze



    La prima strage di Stato. Torino, 21 e 22 settembre 1864
    19 SETTEMBRE 202119 SETTEMBRE 2021 CULTURA LETTURA 3 MIN

    di Roberto Gremmo – Nell’ormai lontano autunno del 1999 pubblicai a Biella un libro sul massacro di Torino del 21 e 22 settembre 1864 quando la soldataglia del nuovo regno d’Italia sparo’ sulla folla inerme che protestava per lo spostamento a Firenze della capitale ed uccise una sessantina di persone.

    Il mio libro aveva per titolo “La prima strage di stato” e si contrapponeva alla storiografia ufficiale che considerava quelle manifestazioni alla stregua di rigurgiti localistici o di proteste di bottegai timorosi di perdere la clientela. Prima di me, soltanto il compianto amico e patriota piemontesista Ettore Amedeo Perego aveva sottolineato il carattere “nazionale” di quella rivolta spontanea ma lo aveva fatto sul giornalino “Assion Piemonteisa”, quasi un foglio clandestino, e nessuno gli aveva dato importanza. Il mio libro fece invece molto clamore. Al punto che dopo la sua uscita, pubblicizzata dai giornali, il vice-sindaco d’allora, Domenico Carpanini fece murare in tutta furia in piazza San Carlo, teatro dell’eccidio, una lapide commemorativa molto esplicita e perentoria: “In questa piazza il 21 e 22 settembre 1864 caddero 52 cittadini torinesi e 187 furono feriti. Vittime della repressione delle manifestazioni di protesta per il trasferimento da Torino a Firenze della capitale d’Italia. Il Comune pose il 4-XII-1999”.

    Ovviamente, nel mio libro, basato sui documenti della commissione d’inchiesta capeggiata dal deputato Casimiro Ara, non mi limitavo a rievocare quei fatti luttuosi ma scandagliavo il fondo melmoso della provocazione politica e poliziesca che aveva trasformato una spontanea mobilitazione popolare nel pretesto per “giustificare” il furto della capitale, presentando il tranquillo Turin come una bolgia infernale di assatanati estremisti fuori di testa. Per la prima volta, entravano in azione i servizi segreti e la loro provocazione dava inizio ad una vera e propria strategia della tensione. Analoga a quella, in anni a noi vicini, messa in atto per liquidare il Sessantotto giovanile e studentesco.

    Noto con piacere che la definizione di strage di stato per i fatti luttuosi del 1864 che veniva considerata bislacca quando usciva il mio libro, e’ oggi pienamente accettata. L’ha fatta propria anche l’autorevole rivista “History” sottolineando che sull’eccidio non si e’ mai fatta davvero chiarezza. E’ e rimane una delle pagine più nere e luttuose di un Risorgimento tragico, infausto e luttuoso.

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...ettembre-1864/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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