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  1. #21
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    Citazione Originariamente Scritto da Rebel90 Visualizza Messaggio
    No secondo Marx gli uomini, una volta liberati dalla schiavitu' del lavoro salariato, avrebbero dovuto produrre di piu' e meglio. Questo purtroppo non e' sempre avvenuto (vedi l'unione sovietica e la Cina maoista), ma cio' non toglie che il comunismo non sia stato pensato per essere improduttivo e inefficiente.
    Questo è un terreno scivoloso. Sicuramente il comunismo marxiano è la liberazione di tutte le potenzialità produttive individuali e collettive
    (basti pensare al ruolo del general intellect nei grundrisse).
    Ma questo non significa produrre di più, espressione che va bene per un volgare economista, per un critico dell'economia politica come Marx si tratta di uscire dalle categorie dell'economia politica classica.
    Ragionare nei termini di crescita vs decrescita è rimanere intrappolati in un dibattito tra proudhoniani e ricardiani.

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da Rebel90 Visualizza Messaggio
    Assolutamente contrario a qualsiasi teoria della decrescita (ma anche crescita rallentata). Il comunismo sempre secondo Marx avrebbe dovuto superare il capitalismo e assicurare a tutti una vita migliore. Ricordiamoci che esso e' fondato sulla distribuzione della ricchezza, non della miseria
    concordo

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da saitnt just Visualizza Messaggio

    Francamente non liquideri in questo modo la questione. Evidentemente le tesi di Latouche sono politicamente inaccettabili e teoricamente deboli.
    Non possiamo neanche però conservare un paradigma teorico sviluppista.
    Marx , che appunto non era un "marxista", ha scritto delle pagine molto belle ed efficaci sullo sfruttamento capitalista della natura.
    Il comunismo non è la distribuzione della miseria, ma neanche la distribuzione di questa ricchezza.
    Sono abbastanza d'accordo con questa lettura. Premesso che le tesi di Latouche e dei teorici della decrescita sono nè più nè meno che la riproposizione del vecchio socialismo utopistico, che nelle sue varie accezioni credeva che il sistema potesse autoregolarsi facendo appello alla buona coscienza delle persone (capitalisti, operai, consumatori) senza metterne in discussione le fondamenta, quando Marx e i comunisti più illustri parlano di sviluppo delle forze produttive non pensano solo all'aspetto quantitativo, non si limitano cioè a contrapporre la crescita alla descrescita, ma la crescita incontrollata (e mal distribuita) tipica dell'anarchia capitalistica alla crescita "controllata" propria di un'economia pianificata e gestita direttamente dai produttori. Certo il socialismo non può essere un ritorno al passato, all'economia domestica o localistica, ma un superamento sotto tutti i punti di vista del modello produttivo capitalistico, avvitato nella insanabile contraddizione tra la socialità della produzione e la proprietà (e gestione) individuale dei mezzi produttivi. Sviluppo delle forze produttive significa però, non solo aumento della produzione, ma controllo, equa distribuzione, miglioramento delle condizioni di lavoro, sviluppo tecnologico libero dai freni imposti dal mercato, in una parola crescita qualitativa. Per i marxisti il socialismo non può che determinare una rivoluzione delle forze produttive, non una semplice accelerazione del modello di sviluppo capitalistico. Una volta che l'economia torni ad essere uno strumento nelle mani del lavoratore, saranno i lavoratori non le leggi del mercato a decidere cosa produrre, quanto produrre e come. E in questa prospettiva una produzione conforme ai bisogni dell'uomo non può che essere rispettosa dell'ambiente in cui l'uomo vive e lavora. Se la nostra economia resta legata al petrolio, questo non avviene perchè non sia possibile rinnovare l'impiego delle risorse energetiche ma soprattutto perchè il petrolio oggi sostiene l'economia modiale e fa la fortuna delle classi dominanti del pianeta. Insomma il marxismo non si può ridurre ad una semplice modernizzazione della teoria sviluppista così com'è intesa dagli economisti borghesi.

  4. #24
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    Evidentemente voi andate matti per gli straordinari a lavoro... che non saranno mai abbastanza con il passare del tempo, e dovrete farne sempre di più.
    A me questo non piace.

  5. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da Myrddin-Merlino Visualizza Messaggio
    Senza la sporca guerra statunitense contro il Vietnam che coinvolse anche la Cambogia Pol Pot non sarebbe mai esistito ..

    anche senza i quattrini americani

  6. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da Lev Davidovic Visualizza Messaggio
    Sono abbastanza d'accordo con questa lettura. Premesso che le tesi di Latouche e dei teorici della decrescita sono nè più nè meno che la riproposizione del vecchio socialismo utopistico, che nelle sue varie accezioni credeva che il sistema potesse autoregolarsi facendo appello alla buona coscienza delle persone (capitalisti, operai, consumatori) senza metterne in discussione le fondamenta, quando Marx e i comunisti più illustri parlano di sviluppo delle forze produttive non pensano solo all'aspetto quantitativo, non si limitano cioè a contrapporre la crescita alla descrescita, ma la crescita incontrollata (e mal distribuita) tipica dell'anarchia capitalistica alla crescita "controllata" propria di un'economia pianificata e gestita direttamente dai produttori. Certo il socialismo non può essere un ritorno al passato, all'economia domestica o localistica, ma un superamento sotto tutti i punti di vista del modello produttivo capitalistico, avvitato nella insanabile contraddizione tra la socialità della produzione e la proprietà (e gestione) individuale dei mezzi produttivi. Sviluppo delle forze produttive significa però, non solo aumento della produzione, ma controllo, equa distribuzione, miglioramento delle condizioni di lavoro, sviluppo tecnologico libero dai freni imposti dal mercato, in una parola crescita qualitativa. Per i marxisti il socialismo non può che determinare una rivoluzione delle forze produttive, non una semplice accelerazione del modello di sviluppo capitalistico. Una volta che l'economia torni ad essere uno strumento nelle mani del lavoratore, saranno i lavoratori non le leggi del mercato a decidere cosa produrre, quanto produrre e come. E in questa prospettiva una produzione conforme ai bisogni dell'uomo non può che essere rispettosa dell'ambiente in cui l'uomo vive e lavora. Se la nostra economia resta legata al petrolio, questo non avviene perchè non sia possibile rinnovare l'impiego delle risorse energetiche ma soprattutto perchè il petrolio oggi sostiene l'economia modiale e fa la fortuna delle classi dominanti del pianeta. Insomma il marxismo non si può ridurre ad una semplice modernizzazione della teoria sviluppista così com'è intesa dagli economisti borghesi.
    quoto in toto.
    Latouche è molto, molto fiducioso che l'azione di ogni granello di sabbia possa riportare la spiaggia in pietra. Ciò non avviene se i granelli non sanno legarsi tra loro e cambiare "stato" (nell'esempio, struttura cristallina del minerale).

 

 
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