Gentile Direttore e Redazione,
ne' "il manifesto" di lunedì 3 settembre 2008 leggo in prima pagina un articolo dell'editoriale di cui un estratto:
"[...] fra i lettori del manifesto ci sono molti sostenitori della «non crescita», fautori della qualità della vita più che della quantità dell'espansione illimitata del Pil. E di ragioni ne hanno. Ma con un dubbio: in un paese come l'Italia ci sono macro aree che necessitano di crescita quantitativa per colmare gap storici di reddito e sviluppo [...]"
L'articolo in questione è una serie di osservazioni sulla reale necessità del PIL e sul dovere dei governi di tenersi (alias: tenere i lavoratori) a suo passo.
L'autore afferma inoltre che una parte dei lettori sono sostenitori di teorie come quella sopracitata: vi siete mai chiesti il perché solo "una parte" dei lettori e non tutti? Da attivo frequentatore di luoghi d'incontro e discussione online, posso dire con una certa fermezza che esiste "l'altra parte" dei sostenitori e che questa ha volontariamente scelto di non leggere più il Vs. giornale.
Inoltre, a pag. 7, dello stesso leggo un articolo dedicato a Vladimir Luxuria: vengono riportate sue osservazioni circa la sua vita privata e la situazione socio-lavorativa dei transessuali. Punti giustissimi - a dispetto di chi afferma che sapere che dei politici le hanno chiesto prestazioni sessuali non sia una questione di interesse pubblico - ma non una sola nota di "demerito", volendo fare il moderato che va tanto di moda, circa la sua partecipazione ad un altro reality show.
Da una testata che si ostina a definirsi "comunista" mi aspetto articoli che denuncino gli effetti del PIL e che insistano nel diffondere coraggiosamente teorie come la "non crescita" o la "decrescita felice" e i motivi per le quali vengono perseguitate o silenziosamente seppellite.
Proprio come mi aspetto note di forte biasimo e delusione se un ex-parlamentare del PRC - senza spendere ulteriori righe sull'improbabilità che Luxuria sia comunista - decide di partecipare a dei reality-show.
Insomma: da un quotidiano comunista mi aspetto articoli scritti da comunisti. Semplice.
Capisco che la sopravvivenza de' "il manifesto" sia dettata per lo più dal mercato, ma ciò che la gente di sinistra - quella vera - cerca è, mancandole un appiglio concreto e tangibile vista la crisi (farei meglio a dire "la scomparsa") della sinistra partitica, averne almeno uno "cartaceo".
Noto inoltre che, in un quotidiano materialmente ridotto come quello in questione, si è scelto di continuare a dedicare ben 3 pagine dedicate a "cultura&visioni" nonché di allegare "Alias" il sabato. Tutte cose che sicuramente in ben pochi hanno l'interesse di leggere nella loro totalità e la cui tipologia è più facilmente reperibile in riviste e fonti specializzate. Con questo non voglio dire che avrei preferito una loro completa eliminazione, ma a mio modesto avviso sono spazi che portano via risorse più utili, interessanti, fruttuose e alla portata di più persone.
Sono sicuro che questa non è la prima lettera che ricevete della stessa tipologia, ma è l'ennesima lettera di un ennesimo lettore deluso. Per questo mi astengo dall'elencare proposte alternative ai punti da me criticati, visto che sicuramente ne avrete ricevuti in abbondanza.
Tengo inoltre a precisare che la mia polemica non è nata a partire dal numero di giornale da me citato, visto che questo è servito solo come esempio. Il dispiacere e la delusione che nutro accompagnano oramai le mie sempre più sporadiche letture del Vs. giornale da molto tempo.
Mi consolo con Vauro.
Saluti.
E. P.