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  1. #1
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    L'ignoranza del pubblico è un fattore necessario per il buon funzionamento di una politica governativa inflazionistica. Ludwig von Mises
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    Predefinito La crociata estiva contro Tim e Vodafone nasconde la tentazione di prezzi regolati

    C'è differenza fra chiedere liberalizzazioni e credere nella libertà di mercato? I gruppi organizzati di consumatori stanno affilando le spade contro i due giganti della telefonia mobile, Tim e Vodafone, accusati di aver modificato le loro tariffe nel mezzo dell'estate. Il ritocco ai prezzi sarebbe quello che in gergo tecnico si definisce «una furbata»: farebbe perno sulla tradizionale distrazione estiva dei consumatori, che fra una scarpinata in montagna e un tuffo al largo non avrebbero modo di accorgersi di eventuali rincari.

    Di più, il fatto che i due maggiori operatori abbiano agito nella stessa stagione conduce il Codacons a parlare di «contemporaneità sospetta» e ad appellarsi «all'Antitrust e all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per verificare se tale operazione non nasconda un accordo tra i due gestori».

    La prassi seguita dalle due aziende, però, non manca di trasparenza. Ai consumatori è stato lasciato giustamente del tempo, per prendere visione delle offerte e decidere sul da farsi. Le nuove tariffe di Tim scatteranno ai primi di settembre, quelle Vodafone a ottobre. La comunicazione "estiva" può pure indispettire, ma due mesi sembrano una finestra di tempo sufficiente, anche per il più impegnato degli utenti, per decidere che fare del proprio telefonino.

    Le carte in tavola vengono rimischiate solo per piani tariffari ricaricabili, nel caso di Vodafone introdotti fra il 1998 e il 2003 e per giunta non più sottoscrivibili. Non si toccano i contratti su abbonamento né le offerte successive al marzo 2007. In buona sostanza, è un'operazione di riordino, necessaria sia per razionalizzare le opzioni disponibili per i consumatori (che dopotutto per anni hanno biasimato la confusione della «jungla tariffaria»), sia perché il telefonino di oggi è un pronipote di quello del 1998. Ogni tanto sorge persino il dubbio che ci sia effettivamente qualcuno che continua ad usarlo (solo) per telefonare. È stata la tecnologia a cambiarne le modalità di utilizzo. È normale che chi vende servizi cerchi di spingere i consumatori ad una fruizione più intensa, smaliziata, consapevole e (per sé) più remunerativa.

    Visto l'ovvio interesse di noi tutti per trarre beneficio dal piano tariffario più vicino alle nostre esigenze, non stupisce la mobilitazione di blog, siti, e gruppi di consumatori. I quali annunciano indicazioni puntuali per «difendersi dai rincari». Fanno bene le associazioni di utenti a dare consulenze su quale piano scegliere. Ma nel momento in cui qualsiasi consumatore ha a disposizione tre, chiarissime possibilità: accettazione del nuovo piano tariffario, scelta di una tariffa differente, o cambio di operatore telefonico, è davvero difficile comprendere dove starebbe il danno.

    Liberalizzazioni, libertà di mercato. Le prime vengono chieste, di solito, per abbassare l'asticella dei prezzi. È un ottimo motivo, in tempi di vacche magre e in Paesi dove interi settori dell'economia sono eccessivamente intermediati, a tutto vantaggio di chi presidia talune rendite di posizione. Però i prezzi bassi non sono un fine in sé. In un mercato, il prezzo viene continuamente "scoperto", adattato, ripensato in una serie infinita di transazioni. È normale che cambi, a seconda delle priorità di offerta e domanda, delle evoluzioni della tecnologia, dell'innovazione produttiva.

    La libertà di mercato non è solo la libertà di scelta dei consumatori. È anche il diritto dei produttori di vendere i beni o servizi che mettono in commercio, alle condizioni che ritengono più opportune. Dall'incontro di queste due libertà, emerge un mercato efficiente. Ma così come la logica degli operatori non è quella della beneficenza, è velleitario pensare e attuare una rappresentanza "sindacale" dei consumatori. In primo luogo perché i consumatori hanno interessi spesso non convergenti, e preferenze diversissime (se per me il "costo" di informarmi sulle nuove tariffe dei cellulari è più alto del beneficio percepito, non sono un consumatore truffato: sono un consumatore pigro). In secondo luogo perché scioperi e boicottaggi sul mercato avvengono senza clamore e ogni giorno. Nel mercato liberalizzato della telefonia mobile, milioni di italiani hanno cambiato gestore, fruiscono di diverse offerte di differenti operatori, protestano con i rispettivi servizi clienti, "votano con i piedi" a seconda di promozioni, regali che premiano il consumo, nuovi modelli di telefonino disponibili.

    Tutto questo non è un atto politico, e per fortuna. Se i gruppi di utenti vogliono attivare l'attenzione dei consumatori a dettagli che possono sfuggire loro, le classiche frasi in piccolo nei contratti, svolgono una funzione utile. Se si agitano per imporre prezzi regolati, ad una soglia inferiore al prezzo di mercato, possono spuntare qualche minimo beneficio di breve periodo causando vistosi danni nel lungo.

    Nei lunghi anni in cui abbiamo avuto prezzi amministrati, avevamo imparato che i calmieri producono un'offerta sottodimensionata alla domanda - cui i rimedi sono tristemente noti: razionamento, liste d'attesa, mercati paralleli. L'effetto di un "prezzo politico" è lo stesso del "18 politico". Un sollievo per alcuni oggi, un peggioramento della qualità per tutti domani.

    Da Il Riformista, 22 agosto 2008

    http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=7013

  2. #2
    Austrian libertarian
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    Thumbs down Il non senso dell'antitrust...

    ROMA - Tim e Vodafone devono "adottare tutte le misure necessarie per assicurare agli utenti un'informativa trasparente e il riconoscimento dei diritti di recesso senza penali, secondo quanto previsto dal Codice delle comunicazioni elettroniche". E' questo, secondo quanto si apprende, l'oggetto della diffida inviata dall'Agcom ai due operatori telefonici dopo l'ispezione partita in seguito ai ritocchi alle tariffe annunciati in agosto e che dovrebbero partire a breve.

    http://www.ansa.it/opencms/export/si...759721614.html


  3. #3
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    non è l'esternazione in sè che dovrebbe preoccupare,ma il fatto che si senta il bisogno di avere e finanziare un'agenzia statale per dire una banalità......

 

 

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