Qui c'e' un editoriale molto interessante, forse il tono puo' sembrare un po' arrabbiato, ma secondo me e' pienamente condivisibile:
http://www.repubblica.it/2008/04/sez...lericetti.html
Sicuramente bisogna tutelare al massimo la liberta' di obiezione di coscienza, ma forse sarebbe il caso che chi vuole obiettare lavori in ospedali costituiti interamente da obiettori, altrimenti di questo passo bastera' un barelliere o una segretaria a fare ostruzionismo che si blocca tutto l'ospedale.
Poi l'obiezione di coscienza va ufficializzata. Quando noi si chiedeva il servizio civile, giustamente poi ci era vietato andare a lavorare per ditte coinvolte in progetti militari o in costruzione di armamenti. Chi lo faceva, rischiava di vedersi revocata l'obiezione e di tornare a fare il soldato, anche se magari aveva gia' fatto il serv-civ. Oggi invece un medico o infermiere puo' decidere di non prescrivere un farmaco che va contro la sua coscienza, dopodiche' pero' chi controlla che lo stesso medico non faccia come gli pare nel suo studio privato perche' gli conviene?
E poi per esempio, perche' viene affidata la responsabilita' di fornire tali farmaci ad un obiettore? A nessuno verrebbe in mente di affidare ad un testimone di geova un ruolo che preveda la necessita' di effettuare trasfusioni, visto che non le fa. E allora perche' un obiettore puo' trovarsi in un ruolo in cui puo' effettivamente bloccare una prestazione sanitaria? Obiettare significa avere il diritto per se stessi di non fare qualcosa, ma non il diritto di impedire che qualcun altro lo faccia. Inoltre mi chiedo, perche' in un ospedale pubblico non religioso ci possono essere obiettori, e in un ospedale cattolico invece non puo' esserci qualcuno che prescrive la pillola se lo vuole?