Paolo Ferrero ai giovani comunisti: «Più confronto nell’autonomia»
Paolo Ferrero ai giovani comunisti: «Più confronto nell’autonomia»

di Francesca Ruocco, *Esecutivo nazionale Gc. Sapri

Dopo quello che è stato il congresso più difficile e per molti aspetti lacerante della storia di Rifondazione comunista, il nuovo segretario Paolo Ferrero arriva a Sapri all’8° campeggio nazionale dei Giovani Comunisti. E’ attraverso una serie di domande poste dai due portavoce nazionali dei Gc e da alcuni iscritti/e all’organizzazione, che si è quindi svolto ieri sera il primo confronto tra il nuovo segretario e i giovani del suo partito. Tante le questioni e i temi sollevati. La prima domanda, quasi obbligata, è quella del portavoce nazionale Federico Tomasello, sul significato della "svolta a sinistra" enunciata dal documento congressuale con il quale Ferrero è stato eletto alla guida del Partito.

Il neo-Segretario fa una "necessaria" premessa e spiega come consideri un errore decisivo la scelta, assunta anche da lui al Congresso di Venezia, di costruire l’Unione, cioè una coalizione di centro-sinistra in grado di battere Berlusconi e le destre che da cinque anni governavano il Paese. E’ nell’inefficacia dell’azione di Rifondazione comunista all’interno del governo Prodi, causata soprattutto dall’impermeabilità di tale governo alle istanze sociali e di movimento, che Paolo Ferrero rileva una delle cause principali della clamorosa sconfitta elettorale. Da qui, la necessità di uscire "da sinistra" dalla crisi spostando il baricentro del proprio agire nella società, in particolare attraverso la costruzione di vertenze esemplari sul piano nazionale, e ponendosi strategicamente in alternativa al Partito democratico.

Tocca il tema dei rapporti con il Pd, anche la domanda posta da un iscritto di Napoli, che sottolinea come l’alternatività al Partito democratico debba valere anche su base locale, e chiede quindi al segretario quali siano le sue intenzioni rispetto alle imminenti elezioni amministrative e alla permanenza del Prc all’interno delle giunte territoriali. Su quella che è una delle questioni attualmente più discusse, Ferrero risponde che, a differenza del piano nazionale, sul piano locale si deve procedere caso per caso, svolgendo verifiche programmatiche e valutando di volta in volta le possibilità o meno di accordo.

E così, mentre sottolinea nuovamente la sua contrarietà al rientro nella giunta regionale della Calabria, per quanto riguarda invece l’Abruzzo, Ferrero non fa mistero che sta lavorando ad un accordo con Pd e Idv, sulla base di tre questioni imprescindibili: nessun indagato presente nelle liste, la definizione di punti programmatici comuni e la non provenienza dal Partito democratico del candidato alla presidenza di Regione (il gruppo dirigente del Pd, con cui pure si cerca l’accordo, è parte integrante di un sistema corrotto). In questo senso, potrebbe essere condivisa un’eventuale candidatura di Di Pietro, il quale, pur «esprimendo una cultura di destra, su alcune cose ha ragione» (per esempio sulla condanna delle leggi ad personam), e dunque anche le eventuali convergenze tra Prc e Idv vanno valutate caso per caso sulle singole questioni.

Da Bari, arriva la domanda sui nuovi assetti geo-politici globali e sul "caso Georgia". A partire proprio da alcune posizioni che su questo giornale sono state espresse nei giorni scorsi da dirigenti del Partito, Ferrero stigmatizza i tifosi dell’uno o dell’altro schieramento (in disaccordo con Mao, secondo cui "il nemico del mio nemico è mio amico") e sostiene che sarebbero invece necessarie: una campagna per il disarmo e la ricostruzione di un forte movimento pacifista.

Su riforma della contrattazione collettiva nazionale e precarietà, il segretario del Prc afferma che è necessario lavorare, nella Cgil, alla costruzione di una sinistra sindacale la più ampia possibile, «che riunisca cioè tutti coloro che concordano sulla difesa del contratto nazionale», e, parallelamente, appoggiare gli scioperi del sindacalismo di base, a partire da quelli dell’autunno. E’ d’accordo poi con i Giovani comunisti sulla necessità di rivendicare forme di reddito sociale contro la precarietà, ponendosi il problema della costruzione di conflittualità e vertenzialità sociale intorno alla parola d’ordine del reddito.

Arriva ovviamente anche la domanda sui percorsi di innovazione delle forme della politica e sulla possibilità di continuare a costruire spazi ampi della sinistra che eccedano Rifondazione comunista.

Su questo, Ferrero dice di essere disposto al «massimo di cessione di sovranità» da parte del partito nei confronti di altri soggetti, in tutti gli ambiti di movimento e di costruzione di conflitto sociale; non sul piano della politica con la "p" maiuscola quando ciò significa «cessione di sovranità ad altri pezzi di ceto politico», cosa che lederebbe la democrazia interna del Prc, come è accaduto, secondo il segretario, per la costruzione della Sinistra l’Arcobaleno.


Da ultimo, è la portavoce nazionale Elisabetta Piccolotti a porre la domanda su «cosa ti piace dei Giovani comunisti e cosa invece no». Paolo Ferrero risponde che dell’organizzazione giovanile del Prc gli piace «la capacità di cogliere elementi di innovazione»; non gli piace invece quella che lui considera «un’attenzione troppo centrata su ciò che avviene nel partito», invece che su ciò che avviene nella società per quanto riguarda le giovani generazioni.

L’auspicio finale di Ferrero è quello di avviare, d’ora in avanti e nel rispetto della reciproca autonomia, un confronto continuo e assiduo tra partito e Giovani comunisti, per intensificare un rapporto di collaborazione proficuo per entrambi, rimanendo però ognuno entro i propri distinti ambiti di intervento.

http://bellaciao.org/it/spip.php?article20887