ECONOMIA USA
Capitalismo sfrenato, lo salva lo stato
Galapagos
«Paulson riscrive le regole del capitalismo», titolava ieri il sito on line della Cnn a proposito della nazionalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac decisa dal ministro dell'economia statunitense. Titolo brillante, ma non veritiero: Paulson non ha riscritto regole nuove, ma ha solamente applicato la vecchia regola che «impone» allo stato di intervenire quando il sistema economico - e soprattutto finanziario - è traballante. Ma c'è un altro aspetto preoccupante nell'intervento a favore dei due colossi dei mutui: il loro salvataggio può spingere altre società a comportamenti ancora più «disattenti» o più aggressivi, con la certezza che ci sarà sempre un salvatore di ultima istanza.
Il salvataggio di Fannie Mae e Fredie Mac è stato accolto con clamorosi consensi dalla comunità finanziaria internazionale e ieri le borse sono state travolte da un'incredibile euforia che non si sa quanto potrà durare: già questa mattina i mercati potrebbero riprendere il trend discendente che da mesi caratterizza il loro andamento. E questo perché il salvataggio dei due colossi dei mutui non risolve i problemi dell'economia reale, ma allenta unicamente le tensioni sul fronte della finanza. La nazionalizzazione di Fannie e Freddie ricorda da vicino il tentativo del governo italiano di tenere in vita Alitalia: dietro non c'è nessun piano che sia di rilancio dell'edilizia pubblica o un progetto industriale sul trasporto aereo non fa differenza. C'è solo una logica di salvataggio accollandone i costi allo stato. Per quanto riguarda le due società Usa le prime cifre indicano in circa 200 miliardi di dollari il costo dell'intervento, mentre per Alitalia la cifra sarà nettamente inferiore. Ma la logica è la stessa: a pagare sarà lo stato che si accollerà tutte le perdite pregresse e future secondo una logica di capitalismo assistito che anche nella patria del liberismo non sembra ammettere la possibilità di un fallimento da far pagare ai lavoratori e non a chi - nel caso di Fannie e Freddie - puntando ai facili guadagni garantiti dagli interessi sui mutui che erano costretti a pagare i cittadini che volevano un tetto sulla testa. Quando fu creata sul finire degli anni '30, Fannie Mae aveva un obiettivo sociale: la concessione di mutui a basso costo per favorire l'accesso alla proprietà della casa. Un intervento spesso definito di «capitalismo democratico». Una definizione impropria: sarebbe più opportuno parlare di capitalismo «furbo» visto che l'accesso alla proprietà della casa ha costretto decine di milioni di persone a indebitarsi a vita e a spingerle a diventare forza lavoro estremamente flessibile e mobile per non perdere il «privilegio» della casa. Allo stesso modo per tenere alti i consumi (e il consumismo sfrenato) c'è stato il boom delle carte di credito che ha fatto diventare i cittadini Usa i più indebitati del mondo, legandoli definitivamente a un modello di accumulazione drogato e sbagliato. E le cose sono progressivamente peggiorate a iniziare dalla metà degli anni '70 con la privatizzazione: Fannie Mae (e successivamente Freddie Mac, creata in quegli stessi anni) sono diventate imprese finanziarie che si limitavano a finanziare le banche e le altre istituzioni che concedevano mutui. Neanche a dirlo a tassi di mercato, diventati insostenibili negli ultimi anni. Insomma, la loro attività è comprare i mutui erogati da altri. Attualmente le due società risultano aver finanziato oltre 5,2 mila miliardi di dollari di mutui - non subprime - una somma pari a circa un terzo del Pil Usa e della capitalizzazione di borsa. Ovviamente anche Fannie e Freddie hanno bisogno di finanziarsi e lo fanno emettendo obbligazioni che collocano su tutti i mercati mondiali. Per anni le obbligazioni sono state acquistate senza problemi: anche se formalmente le due società erano private e distribuivano lauti profitti, tutti sapevano che implicitamente questi bond erano garantiti del governo Usa. Prossimamente dovranno restituire 250 milioni di obbligazioni in scadenza, ma nelle casse non c'è una lira. Insomma, Fannie e Freddie erano a rischio default , ma con loro a rischio erano gli Stati uniti che da almeno due decenni vivono - emettendo bond - indebitandosi con l'estero. E questo spiega la nazionalizzazione di Fannie e Freddie: dalla patria del liberismo più sfrenato è partito un messaggio ai mercati per garantirli che il capitale è sacro. Non è una buona notizia
http://www.ilmanifesto.it/argomenti-...e27597a5f.html