da: http://euro-holocaust.splinder.com/p...mici+-+Parte+3
Prospettive cinematografiche dopo l'11-9: gli arabi ad Hollywood
Mentre, con sempre minor forza, il mondo cosiddetto "occidentale" ricorda la "cosa" dell'11-9, sarà interessante notare l'espansione economica araba nel cinema hollywoodiano, ossia in una delle più avanzate ed estese macchine di propaganda ideologico-culturale degli USA.
Come per i grattacieli newyorchesi [articolo del 16 luglio 2008], anche le case cinematografiche statunitensi sono entrate nell'orbita di interesse delle finanziarie situate nella Penisola Arabica. Ed anche in questo caso, la ragione è la crisi economica [vedere anche l'articolo del 5 agosto 2008] e, anche in questo caso, pecunia non olet.
Tutti gli avvenimenti dell'11-9 sono stati preceduti e, soprattutto, seguiti da una visione contrapposta col mondo arabo (per ragioni derivanti soprattutto dalla situazione israelo-palestinese e per interesse della lobby filo-israeliana statunitense), tanto da arrivare, una manciata di anni fa, a dipingere una contrapposizione culturale tra mondi differenti.
Ma tutto questo è già il passato: oggi, l'economia statunitense mostra sempre più crepe; il grosso dei governi arabo-sunniti sono quel che sono, ossia assai poco interessati ad avventure militari (in senso lato) contro l'Occidente e sempre più vicini ad una (propria) idea di capitalismo globalizzato (nonostante c'è qualcuno che si illuda di una purezza maomettana che, espandendosi, dovrebbe donare chissà quale cambiamento culturale al mondo: in realtà si tratta solo di moralismo mascherato da ideologia alternativa).
Lo sfondo "occidentale" non è molto differente da quello "arabo-sunnita" e poco importano i problemi dell'immigrazione, il genocidio etnico-culturale dei popoli "bianchi", l'espansione di culture non-europee. Conta il denaro. Solo quello, mentre gli elettori statunitensi (almeno quei pochi che votano realmente) si illudono tra il neo-con John McCain e il meticcio Barack Obama [1].
E, se ancora non l'avete fatto, chiedetevi il perchè delle provocazioni statunitensi, e dei suoi alleati e servi, contro la Russia.
[1] Un periodo si chiude per gli USA: iniziato con Osama Bin Laden, finirà con Obama-Biden?
- Dall'articolo "Gli arabi «all'attacco» di Hollywood" (Ennio Caretto, Corriere della Sera, 3 settembre 2008):
Il calcio in Inghilterra, il cinema in America: dopo avere comprato il Manchester City, la squadra rivale del Manchester United, Abu Dhabi, uno dei due reami degli Emirati Arabi Uniti, si propone di comprare anche mezza Hollywood. Ha già investito un miliardo di dollari nella casa cinematografica Warner Bros (l'annuncio è stato dato nello scorso settembre), e ora ha promesso di investirne un secondo in altre tre case [non sarebbe una buona scusa per guardare meno filmetti "americani"?, ndr]. L’obiettivo: produrre otto film all’anno, non soltanto per l’Occidente, bensì anche per l’Islam.
FINANZIATORI NEI GUAI - L’invasione musulmana non è senza rischi per Hollywood, che potrebbe trovarsi coinvolta in produzioni controverse politicamente e religiosamente per gli Stati Uniti. Ma la mecca del cinema non ha molte scelte: i suoi finanziatori, dalle banche d’affari agli hedge fund (fondi ad alto rischio), sono nei guai a causa dal crollo dei mutui. Ed ecco che arrivano i signori del petrolio. Abu Dhabi e l’altro reame degli Emirati, il Dubai, hanno già salvato le grandi banche americane dal crollo dei mutui con iniezioni di decine di miliardi di dollari, senza condizionarle. Con Hollywood, che aprirà degli studi nel Golfo Persico, sarà tuttavia diverso. Si vedranno meno film in cui gli islamici fanno la parte dei cattivi (negli Emirati, «Syriana», il film di George Clooney, venne censurato per questo motivo). E attori come Brad Pitt impersoneranno forse condottieri arabi, mentre la sensualità di attrici come sua moglie Angelina Jolie verrà minimizzata.
«UN FARO CULTURALE» - Inoltre, come il cinema indiano - detto Bollywood dal suo centro, la città di Bombay - esalta la cultura indù, così quello degli Emirati (lo chiameranno Gollywood per via del Golfo?) esalterà la cultura musulmana. Per attenuare le polemiche in corso negli Stati Uniti, il reame ha creato una casa cinematografica che coprodurrà con Hollywood anche DVD e video per Internet, la Imagenation Abu Dhabi. Formalmente si tratta di una compagnia privata, ma nella sostanza è un braccio della Abu Dhabi media, società controllata dal governo. Il suo direttore, Ed Borgerdin, un inglese naturalizzato americano, garantisce che sarà indipendente ed eviterà sprechi: «Non gireremo film che costino più di 50 milioni di dollari». Abu Dhabi, ha spiegato Borgerdin, è un protagonista dell’economia globale, e vuole diventarlo altresì del mondo dei media. «Ha grosse ambizioni - conclude - si propone persino come un faro culturale nella regione, ha già convinto il Louvre di Parigi e la Guggenheim di New York ad aprirvi dei musei».