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    Predefinito Dall'abolizionismo di Merlin al proibizionismo di Carfagna

    Dall'abolizionismo di Merlin al proibizionismo di Carfagna
    di Beatrice Busi
    su Liberazione del 12/09/2008
    Il 29 gennaio 1958, la Camera dei deputati approva, definitivamente, la legge Merlin, con 385 voti sì e 115 no. A favore Dc, Pci, Psi, Pri, contrari il Partito monarchico, Msi, Pli e Partito di unità socialista. C'erano voluti dieci anni di discussioni e una serie di modifiche al progetto originario
    La senatrice Angela Merlin, detta Lina, infatti, aveva presentato il progetto di legge su "Abolizione della regolamentazione sulla prostituzione, lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui e protezione della salute pubblica", il 6 agosto 1948.
    Come ci racconta La legge del desiderio , un recente libro dello storico Sandro Bellassai (Carocci, 2006, pp. 189, euro 20), quello attorno alla legge Merlin fu un dibattito ampio e acceso, che si svolse non solo nelle aule del parlamento, ma che coinvolse anche l'opinione pubblica in generale: se ne occuparono la stampa, quotidiana e settimanale, le riviste scientifiche, giuridiche, culturali e politiche.
    Quando Lina Merlin presenta il suo progetto di legge, sono più di 700 cento i bordelli autorizzati dallo Stato e circa 4mila le donne che ci lavorano.
    Le case chiuse, sono ancora disciplinate dal regolamento Cavour del 1860, per il quale era l'unica forma legale di esercizio della prostituzione, mentre la vita delle prostitute viene controllata in base al regolamento Mussolini del 25 marzo 1923, "Per la profilassi delle malattie veneree e sifilitiche". Oltre al libretto e alle visite sanitarie quindicinali, è obbligatoria la schedatura negli appositi registri di polizia, previa domanda da presentare alla Questura competente. Un regolamento, che, in perfetto stile fascista, prevede anche molte restrizioni alla libertà di movimento, le più svariate: dal divieto di uscire dal territorio comunale a quello di frequentare i locali pubblici, fino a quello di affacciarsi alle finestre dei bordelli. Uno stato di sfruttamento e semi-schiavitù "tollerato", anzi legittimato, dallo Stato, al quale Merlin vuole mettere fine.
    Lina Merlin, è un'erede del cosiddetto "abolizionismo", tipico del femminismo emancipazionista di fine Ottocento, contrario sia al "proibizionismo" dell'età pre-liberale che al "regolamentarismo", buono solo a mantenere le donne in condizioni di inferiorità giuridica, sociale e morale: lo Stato dovrebbe concentrarsi nella persecuzione dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione, non delle donne che si prostituiscono, tantomeno autorizzarne e organizzarne la segregazione in luoghi chiusi. Ed è per questo impianto di fondo che il progetto di Merlin appare, nell'Italia degli anni Cinquanta, rivoluzionario: come sottolinea Bellassai, «la legge interviene oggettivamente a ridefinire i limiti e le possibilità del desiderio maschile».
    I problemi, infatti, cominciano subito. Nel giugno del 1949, proprio con l'intento di contrastare l'approvazione della legge, si costituisce a Milano l'Associazione nazionale esercenti case autorizzate. Nel settembre dello stesso anno, il relatore di maggioranza della commissione Sanità, propone il primo rinvio della discussione sul progetto Merlin. A dicembre viene approvato l'articolo 1, ma a marzo dell'anno successivo la discussione sulla legge viene nuovamente rinviata e non verrà ripresa fino al 1952. All'inizio del 1950, il settimanale "Il Tempo", che aveva pubblicato a puntate un'inchiesta allarmante sulle condizioni di vita e di lavoro nelle case chiuse, riceve numerose minacce anonime. Merlin continua imperterrita il suo lavoro e, nello stesso anno, assieme alla democristiana Colini Lombardi, fonda il CIDD (Comitato di difesa morale e sociale della donna), per il reinserimento delle donne che escono dalle case chiuse. Il controllo poliziesco infatti non cominciava né finiva nella casa: quelle che volevano lasciare il mestiere, come si diceva allora, ricevevano automaticamente un foglio di via ed erano costrette a tornare al proprio paese, "sotto il peso del marchio di prostituta". Con lo scioglimento delle Camere e le elezioni del 1953, l'iter della legge deve ricominciare da capo.
    All'inizio del 1955, il progetto viene approvato dalle commissioni di Camera e Senato. Intanto, la casa editrice de "L'Avanti!", pubblica una selezione di lettere inviate da prostitute alla senatrice, curata dalla stessa Merlin e da Carla Barberis. Il libro, Lettere dalle case chiuse , suscita subito molto scalpore nell'opinione pubblica: sono brevi racconti di vita che testimoniano il rigido "regime" al quale le donne sono sottoposte, dentro e fuori dalle case. La discussione finale sulla legge Merlin comincia il 24 gennaio e si conclude 5 giorni dopo con la sua approvazione.
    Sono passati 50 anni. Nel frattempo, in parlamento, sono stati depositati, presentati e raramente discussi miriadi di progetti di modifica della legge. I cambiamenti reali sono stati pochi e consistono sostanzialmente nell'introduzione di aggravanti ai reati previsti, quelli di sfruttamento, favoreggiamento, reclutamento, agevolazione e induzione alla prostituzione. Nel 1975 è stata introdotta l'aggravante nel caso in cui la vittima del reato sia una persona tossicodipendente, nel 1992 quella relativa a persone affette da handicap, mentre nel 1998 sono state inasprite le pene per il reato di tratta. Oggi, passare dall'abolizionismo della Merlin al neo-proibizionismo della Carfagna sarebbe davvero un brutto salto all'indietro.




    http://esserecomunisti.it/index.aspx...Articolo=25573

  2. #2
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    Bocca di Rosa, lei lo faceva per passione
    di Marco Sferini
    su redazione del 12/09/2008
    Continua nel suo avverarsi la profezia secondo la quale ad ogni riunione del Consiglio dei Ministri i nostri spazi di libertà si restringono e si ampliano i margini dei divieti, di ciò che un tempo non era reato e che oggi lo diventa.
    A questo giro tocca al ministro Mara Carfagna: "Non capisco chi vende il proprio corpo", ha detto la giovane componente del governo riferendosi al mondo della prostituzione. Una frase che non è solamente semplice da dire e che porta con sé un carico di ipocrisia notevole, ma di più: è una assoluta sottovalutazione delle condizioni di vita che costringono molte ragazze a scendere sui marciapiede e a fare i favori delle varie mafie che si ritagliano una abbondante fetta di mercato nello sfruttamento della prostituzione.
    A dire il vero Mara Carfagna ha citato nelle interviste questi aspetti delinquenziali, ma ha dimenticato di isolare i fenomeni criminali dal fenomeno millenario della prostituzione. "C'è chi l'amore lo fa per noia..." cantava De Andrè, e c'è chi lo fa per professione e chi per passione. E' del tutto evidente che la nostra ministra esclude che ci si possa prostiture per passione e che lo si possa fare, oltretutto, poi anche come professione.

    Secondo il governo, dunque, chi si prostituisce lo fa solo per costrizione. Certo che la fetta di presenze femminili (o maschili) nell'alveo dell'amore a pagamento è legata in larga parte, purtroppo, ai fenomeni delle clientele mafiose, camorriste e ai traffici di ragazze dall'Est asiatico, dall'Africa. Certo che la disperazione è un motore potente per i guadagni di queste organizzazioni criminali che tengono anche in regime di schiavitù moltissime povere ragazze minorenni violentate per una vita, non per qualche ora, da atteggiamenti, frasi e comportamenti che non possono che indignare.
    Ma come al solito, il governo del Mercante in fiera di Arcore non ricerca una soluzione sociale ad un problema che ha molte sfaccettature, ma introduce un elemento di protezione dei cittadini dal "pericolo" e, con una associazione moralistica e clericaleggiante, mira ad eliminare dalle strade del nostro Paese quelle che sono interpretate solamente come "cose oscene", come "indegnità" da celare.
    Il corpo delle donne, le donne da proteggere sono solamente una patina di falso colore su un grigio quadro fatto di repressione e legato ad una concezione perbenista del sesso che non porta alcun aiuto alle ragazze che vengono dagli altri continenti, che sino ad oggi sono state sotto la mano del pappone di turno e che, con le misure che Carfagna vuole introdurre, saranno ancora di più schiacciate nella tagliola del ricatto che riguarda il rimpatrio, la loro condizione di "clandestinità" e, pertanto, un potenziale maggiore sfruttamento proprio dei loro corpi che il ministro non capisce come possano trasformarsi in macchine da sesso.

    Ma davvero fanno così orrore le prostitute a quei cattolici che magari si fanno il segno della croce passando davanti a loro in macchina? Oppure l'orrore spesso e volentieri si trasforma in tentazione e, successivamente, in una mascherata che li spinge a rinnegare tutto, a ritagliarsi solo comportamenti "virtuosi" per poter accusare gli altri di fare sesso in macchina e fuori dai comodi talami casalinghi?

    Esattamente 50 anni fa il Parlamento italiano portava a compimento una lunga battaglia di civiltà: quella battaglia aveva un nome, un cognome e un volto che tutta l'Italia aveva imparato a conoscere. Si chiamava Angela "Lina" Merlin, era una senatrice del Partito Socialista Italiano e aveva proposto una legge che chiudesse non soltanto i "casini", i "bordelli", ma che la facesse finita una volta per tutte con le normative restrittive sulla prostituzione che Cavour prima e Mussolini poi avevano imposto all'Italia. All'Italia dove le "donnine allegre" erano come segregate dentro a quelle che, infatti, venivano chiamate non a torto "case chiuse". Lo Stato era il grande pappone, il grande gestore del meretricio ed esercitava questa sua funzione togliendo la libertà alle donne che sfruttava.

    Oggi, con il provvedimento di Mara Carfagna, la nostra Italia torna un attimo prima dell'approvazione della "Legge Merlin". Non verranno riaperti i bordelli, ma accadrà di peggio. Alla forcaiola voglia popolare di cacciata delle prostitute dalle nostre strade si aggiungerà ancora una volta la poca voglia di distinguere e si farà, ennesimamente, di tutta l'erba un fascio: e così sarà non regolamentazione della prostituzione, ma una nuova caccia alle streghe, un "dagli all'untore" al femminile, un accanimento terapeutico fatto da un medico pazzo, in un ospedale che assomiglia sempre più ad una caserma.

    L'Italia libera e democratica lascia il passo, con una leggerezza di apprendimento di tutto ciò che sconcerta, ad un Paese dove ciò che non è vietato non è detto che sia permesso e dove ciò che è permesso non è detto che domani sia vietato.

    Il vero pericolo che stiamo vivendo è proprio la "fascistizzazione" dei comportamenti di ciascuno e di tutti: ci stanno progressivamente abituando a non distinguere caso per caso, ma a distinguere solo sulla base di clichet preimpostati da pregiudizi, steccati morali e imposizioni legislative che vengono vissute come dogmi e non come espressione della volontà generale.
    Tutto va nella direzione di uno smantellamento dei diritti civili e sociali pezzo dopo pezzo: e finché non ci sarà tolto il pezzo che ci riguarda, allora volgeremo lo sguardo in avanti fingendo che non sia accaduto nulla. Lo ha scritto bene Bertolt Brecht in una sua famosissima (lo è ancora?) poesia, che voglio riportare di seguito:

    "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché
    rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché
    mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui
    sollevato perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti
    ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me
    e non c'era rimasto nessuno a protestare...".

    Mara Carfagna non ha mai conosciuto una "Bocca di Rosa". E se l'ha conosciuta deve averla disprezzata, considerata come una persona da commiserare, dall'alto della sua perfettissima morale cattolica e del suo alto senso della famiglia. Mara Carfagna e il governo delle destre sono così poveri... e non lo sanno.




    http://esserecomunisti.it/index.aspx...Articolo=25578

  3. #3
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    «Il ddl ci porta indietro di anni»
    di Francesca Pilla
    su Il Manifesto del 12/09/2008
    Parla la sociologa Monzini
    Le prostitute bambine-immigrate saranno riaccompagnate a casa nel loro interesse, le adulte autoctone e non, andranno in carcere. I clienti pure, basterà acchiapparli. Disegno di legge griffato Carfagna, ma tutto al maschile. Ci sono voluto 50 anni per modificare la legge Merlin e verrebbe da pensare mezza giornata per riscriverla, visto che è stata stralciata ogni traccia di contaminazione con le differenti posizioni e opinioni di un dibattito complesso e decennale. Questione di pudore bigotto? Di ipocrisie perbeniste? Volontà del mutato clima politico o di una comunità sollazzata nei più intimi istinti primordiali? Lo abbiamo chiesto a Paola Monzini, sociologa e autrice di diversi saggi sull'argomento, da sempre impegnata nello studio sociale del fenomeno. «La prima cosa che mi viene in mente sono le carceri che scoppiano. Immaginiamo di incarcerare tutte le prostitute e i loro clienti, è chiaro che si tratta di un progetto fantascientifico, ci vorrebbero altri cinquanta anni per costruire tutti gli istituti di pena necessari. Se affrontiamo invece il problema con razionalità, mi pare che bisogna attendere di vedere come verrà poi applicata la legge e con quale discrezionalità. La nuova normativa è frutto di un pensiero politico che si relaziona ai problemi complessi sempre nel medesimo modo, penalizzando le vittime. Così come accaduto con l'immigrazione, si cerca di punire l'anello debole che è più facile da inquadrare. A livello sociale invece credo che le persone su questo argomento siano molto confuse. L'aspettativa di sicurezza della comunità è un falso problema e rappresenta solo un aspetto di questa problematica».

    Eppure si insiste a mantenere ambigua la formula che riguarda le "case chiuse". Lavorare in luogo "privato" non è né legale né tantomeno un reato...

    Sì, da questo punto di vista non è cambiato nulla. Fino a questo momento non era considerato reato esercitare nella propria abitazione, ma bastava farlo nell'appartamento di un'amica per essere fuorilegge, e fare scattare l'accusa di favoreggiamento nei confronti dell'ospite. Questa rinnovata ambiguità è un aspetto che chiaramente favorisce gli sfruttatori. Il doversi nascondere crea maggiore dipendenza. Se prima le ragazze pagavano i protettori ora le percentuali saranno maggiorate. Inoltre, ed è un fattore da non sottovalutare, in Italia e in Europa, c'è un giro di prostitute segregate, nascoste in campagna e nei casolari. Persone che non incontrano nessuno all'infuori dei clienti. È un fenomeno in crescita e questa legge va proprio in quella direzione.

    Ma il carcere a clienti e prostitute al di là dell'inconsistenza pratica, può diventare un deterrente o si tratta solo di una foglia di fico?

    L'Italia è sempre stata considerato un paese all'avanguardia per la gestione del fenomeno. Siamo stati spesso lodati dalla Comunità europea per il sistema di protezione che attuavamo nei confronti delle vittime. Offrire il permesso di soggiorno, garantire una rete di assistenza e scudo contro le possibili ritorsioni delle organizzazioni di sfruttatori, dava la possibilità alle ragazza di denunciare e uscire dal giro. Ora l'aurea di illegalità le obbligherà a nascondersi, rendendole più vulnerabili. In Germania per esempio le prostitute non possono esercitare in pubblico, ma il fenomeno è molto più esteso che nel nostro paese. D'altra parte già oggi in Italia di bar, locali e privé dove ci si prostituisce "alla luce del sole", ne esistono a iosa.

    Inasprire la norma per quanto riguarda lo sfruttamento minorile ha un senso qualora viene accompagnata dal rientro coatto delle ragazzine e dei ragazzini?

    La legge a quanto ho compreso da una prima lettura intende muoversi «nell'interesse del minore», ma è abbastanza complesso decidere in queste situazioni quale sia poi questo «interesse» e come verrà tutelato.

    A quanto pare la legge Carfagna è stata pensata al "maschile", anche se si penalizzano i clienti. Come lei stessa notava «più una merce è clandestina più diventa costosa», e visto che le lucciole e i trans sono l'anello debole saranno quelli che pagheranno di più...

    Sicuramente si è buttato in mare il lavoro fatto in tanti anni. Non sono state prese in considerazione le proposte che venivano da quel mondo, dalle associazioni delle prostitute. Da chi lavora in questo campo e sa come vanno le cose. Chi meglio di loro poteva dare input positivi per la gestione del fenomeno? Faccio solo un esempio. Si era discusso della reale possibilità di creare delle cooperative e di legalizzare la professione. Hanno preferito chiudere la porta invece che aprirla.




    http://esserecomunisti.it/index.aspx...Articolo=25560

  4. #4
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    Vizi privati, pubblici reati
    di Carla Corso
    su Il Manifesto del 12/09/2008
    A cosa è servito fondare un comitato per i diritti civili delle prostitute e lottare venticinque anni nella speranza di vedere riconosciuti i propri diritti, esporsi in prima persona mettendo a repentaglio la propria vita privata sperando in un cambiamento; a cosa è servito impegnarsi girando l'Italia e l'Europa cercando di aprire un dialogo con politici, movimenti femministi, e stimolare la nascita di nuove associazioni di prostitute consapevoli del loro ruolo e pronte a rivendicare gli stessi diritti negati. Abbiamo in tutti questi anni coltivato l'ambizione di aprire un dibattito culturale che portasse a un cambiamento nella società, per rimuovere pregiudizi e emarginazione nei confronti delle persone che si prostituiscono.

    Per anni le prostitute europee hanno rivendicato diritti civili e prodotto documenti che andavano in una sola direzione: il riconoscimento del lavoro sessuale come attività lavorativa con diritti e doveri. Perché non prendere come esempio i paesi del nord Europa (Olanda, Germania) che hanno legiferato in questo senso tenendo conto anche delle richieste delle associazioni di prostitute e stanno sperimentando nuove forme di organizzazione del lavoro sessuale? A che cosa è servito sperare che il governo ascoltasse le nostre richieste e modificasse la legge Merlin in favore delle prostitute, producendo una legge che contenesse anche i nostri suggerimenti. Un paese democratico non può solo reprimere, ma dovrebbe governare questo fenomeno e tenere conto delle migliaia di persone coinvolte in questa attività. Una buona legge deve riconoscere il diritto di prostituirsi a tutte quelle persone che scelgono tale attività e vogliono poterla esercitare liberamente e in sicurezza. Un parlamento quando legifera dovrebbe tener conto della volontà e delle richieste dei suoi cittadini così come ci siamo sempre considerate anche noi prostitute. Dobbiamo, purtroppo, sempre fare i conti con questa doppia morale che vuole nascondere quello che esteticamente dà fastidio vedere e che dentro le quattro mura si può fare. Ciò che pubblicamente vogliono trasformare in reato, privatamente diventa lecito. La prostituzione non può essere liquidata come spazzatura da mettere sotto il tappeto. Muove migliaia di persone, sentimenti, sessualità, potere e un mare di soldi. Non sarebbe ora di far emergere dalla clandestinità rendendo legale il tutto? Ci dispiace che un ministro neo eletto, senza documentarsi, senza conoscere a fondo il tema e senza essersi confrontata prima con le tante associazioni sparse sul territorio, che conoscono bene questo fenomeno, decide di occuparsene con una proposta di legge superficiale che non tiene conto dei diritti di nessuno, spazza via tutto il lavoro e le speranze di questi anni. La legge Merlin aveva ridato libertà e autodeterminazione alle donne e con questa nuova proposta di legge si ritorna indietro di 50 anni, quando le donne vivevano in totale solitudine dentro i bordelli. Sarà molto facile per i trafficanti investire in questo nuovo business , comprare vecchi stabili fatiscenti e rinchiudere le donne costringendole a prostituirsi senza nessuna possibilità di ribellarsi o di poter chiedere aiuto. Cosa ne sarà delle bambine e delle donne immigrate vittime di tratta se questo disegno di legge verrà approvato? Diventeranno totalmente invisibili e inavvicinabili e tutto il lavoro fatto in questi anni dalle associazioni di volontariato per aiutarle sarà vanificato. I trafficanti avranno la possibilità di organizzare in modo eccellente i loro odiosi traffici. A cosa serve punire queste donne quando sono state già punite duramente dalla vita costringendole a lasciare i loro paesi, scappando da epidemie, guerre e miseria in cerca di una possibilità di vita per sé e i loro figli. Non meriterebbero la solidarietà di noi ricchi europei?

    * presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute


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  5. #5
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    Pia Covre: “Questa legge chiude gli occhi sulla prostituzione”

    Giovedì 11 Settembre 2008 18:23



    di Anna Ferrigno Dopo 50 anni dalla legge Merlin questa mattina il Consiglio dei Ministri ha dato l'ok al disegno di Legge presentato dalla ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna. Via le lucciole dalla strada, multe e arresti anche per i clienti: questi in sostanza i punti fondamentali del provvedimento. Abbiamo chiesto a Pia Covre, Segretaria del Comitato per i diritti civili delle prostitute, cosa ne pensa.
    Qual è la vostra posizione in merito?
    Noi siamo assolutamente in disaccordo con questa proposta. Siamo contrarie per varie ragioni, ovviamente, perché il disegno di Legge non migliorerà la condizione delle lavoratrici del sesso. Le spiego, in strada ci sono varie categorie, vari profili di persone. Non tutte quelle che sono per strada sarebbero in grado di spostarsi altrove, di trovare una casa in affitto, di acquistarla o comunque di avere un altro luogo dove lavorare.

    Non saranno risolti neppure i problemi della prostituzione, ma questa appare piuttosto solo un'operazione di “maquillage”. Una sorta di pulizia delle strade.

    Cosa accadrà concretamente con questa Legge?

    Le persone che lavorano e i loro clienti non avranno scelta: dovranno nascondersi. Tutto si consumerà nella clandestinità assoluta, con ovvi vantaggi per le organizzazioni criminali che sfruttano le prostitute. Se la soluzione per arginare il fenomeno del traffico di esseri umani e dello sfruttamento delle donne è questa, allora ci troviamo di fronte a un sistema incapace.
    Ci vogliono delle politiche sociali efficaci: un aumento dei finanziamenti per sostenere le vittime della schiavitù, un impegno di indagine da parte della Magistratura, che non può consistere solo nell'arrestare le vittime lasciando impuniti i trafficanti.

    In pratica c'è bisogno di creare anche una situazione adeguata che tuteli le fasce socialmente a rischio…..

    Sì. Penso ad esempio alle tante donne che hanno lavori precari e che magari sono mal pagate e con contratti anche a termine. Il precariato e le sue conseguenze portano molte donne a non arrivare alla fine del mese. In questo contesto criminalizzare le prostitute anziché garantirle i diritti è l'ultima cosa da fare.
    Questa Legge, infatti, chiude gli occhi di fronte alla realtà delle cose.

    Ma il provvedimento attacca però anche gli sfruttatori stabilendo il carcere fino a 12 anni e alimenta la lotta alla prostituzione minorile…

    Guardi, nel codice penale italiano ci sono già le leggi. Abuso sessuale sui minori e sfruttamento della prostituzione sono punite pesantemente dalla nostra legislazione. Inoltre l'articolo 18 della Legge 40, così come le misure del 2003 contro la schiavitù, sono leggi efficaci, se solo fossero applicate attraverso un serio lavoro d'indagine.

    Come operate sul territorio per tutelare le vittime da strada?
    Abbiamo salvato migliaia di ragazze in Italia. Tutte le associazioni, e siamo tante, lavorano da anni seriamente in aiuto delle sfruttate in collaborazione con le forze dell'ordine.
    Ma gli stanziamenti sono irrisori. Solo cinque milioni di euro, mai aumentati dal 2000.
    Questa legge in questo senso è indegna perché parla di mettere in carcere delle vittime. Le quali non si autodenunciano non farebbero mai il nome del protettore per paura delle ripercussioni, e una volta fermate dalla polizia saranno sottoposte al ricatto: “O denunci chi ti sfrutta, o vai in carcere”.

    Con questa legge si torna a parlare di case chiuse. Lei è d'accordo?

    Credo sia un rimedio superato. Non si può tornare indietro di 50 anni, ma dobbiamo guradare a legislazioni avanzate come in Nuova Zelanda o in Olanda dove le prostitute hanno gli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore. Questa è l'unica via possibile.

    http://www.dazebao.org/news/index.ph...zia&Itemid=292

  6. #6
    Μάρκος Βαφειάδης
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    Ah, il colmo.
    In Italia la prostituzione contrastata fortemente... dalla Carfagna.
    E' proprio vero che gli spretati sono i più ferventi anticlericali!

  7. #7
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    Be', perché non è un colmo dire che ci sono le prostitute sfruttate dalla criminalità per poi mettere in galera pure le prostitute rendendo impossibile che una schiava venga liberata dal magnaccia?

    Magari fosse solo un problema di coerenza della Ministra per le Pari Opportunità Ottenute Elargendo Favori Sessuali al Capo, è proprio una legge terrificante.

  8. #8
    Edge of a straight razor.
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    Citazione Originariamente Scritto da catartica Visualizza Messaggio
    Pia Covre: “Questa legge chiude gli occhi sulla prostituzione”

    Giovedì 11 Settembre 2008 18:23



    di Anna Ferrigno Dopo 50 anni dalla legge Merlin questa mattina il Consiglio dei Ministri ha dato l'ok al disegno di Legge presentato dalla ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna. Via le lucciole dalla strada, multe e arresti anche per i clienti: questi in sostanza i punti fondamentali del provvedimento. Abbiamo chiesto a Pia Covre, Segretaria del Comitato per i diritti civili delle prostitute, cosa ne pensa.
    Qual è la vostra posizione in merito?
    Noi siamo assolutamente in disaccordo con questa proposta. Siamo contrarie per varie ragioni, ovviamente, perché il disegno di Legge non migliorerà la condizione delle lavoratrici del sesso. Le spiego, in strada ci sono varie categorie, vari profili di persone. Non tutte quelle che sono per strada sarebbero in grado di spostarsi altrove, di trovare una casa in affitto, di acquistarla o comunque di avere un altro luogo dove lavorare.

    Non saranno risolti neppure i problemi della prostituzione, ma questa appare piuttosto solo un'operazione di “maquillage”. Una sorta di pulizia delle strade.

    Cosa accadrà concretamente con questa Legge?

    Le persone che lavorano e i loro clienti non avranno scelta: dovranno nascondersi. Tutto si consumerà nella clandestinità assoluta, con ovvi vantaggi per le organizzazioni criminali che sfruttano le prostitute. Se la soluzione per arginare il fenomeno del traffico di esseri umani e dello sfruttamento delle donne è questa, allora ci troviamo di fronte a un sistema incapace.
    Ci vogliono delle politiche sociali efficaci: un aumento dei finanziamenti per sostenere le vittime della schiavitù, un impegno di indagine da parte della Magistratura, che non può consistere solo nell'arrestare le vittime lasciando impuniti i trafficanti.

    In pratica c'è bisogno di creare anche una situazione adeguata che tuteli le fasce socialmente a rischio…..

    Sì. Penso ad esempio alle tante donne che hanno lavori precari e che magari sono mal pagate e con contratti anche a termine. Il precariato e le sue conseguenze portano molte donne a non arrivare alla fine del mese. In questo contesto criminalizzare le prostitute anziché garantirle i diritti è l'ultima cosa da fare.
    Questa Legge, infatti, chiude gli occhi di fronte alla realtà delle cose.

    Ma il provvedimento attacca però anche gli sfruttatori stabilendo il carcere fino a 12 anni e alimenta la lotta alla prostituzione minorile…

    Guardi, nel codice penale italiano ci sono già le leggi. Abuso sessuale sui minori e sfruttamento della prostituzione sono punite pesantemente dalla nostra legislazione. Inoltre l'articolo 18 della Legge 40, così come le misure del 2003 contro la schiavitù, sono leggi efficaci, se solo fossero applicate attraverso un serio lavoro d'indagine.

    Come operate sul territorio per tutelare le vittime da strada?
    Abbiamo salvato migliaia di ragazze in Italia. Tutte le associazioni, e siamo tante, lavorano da anni seriamente in aiuto delle sfruttate in collaborazione con le forze dell'ordine.
    Ma gli stanziamenti sono irrisori. Solo cinque milioni di euro, mai aumentati dal 2000.
    Questa legge in questo senso è indegna perché parla di mettere in carcere delle vittime. Le quali non si autodenunciano non farebbero mai il nome del protettore per paura delle ripercussioni, e una volta fermate dalla polizia saranno sottoposte al ricatto: “O denunci chi ti sfrutta, o vai in carcere”.

    Con questa legge si torna a parlare di case chiuse. Lei è d'accordo?

    Credo sia un rimedio superato. Non si può tornare indietro di 50 anni, ma dobbiamo guradare a legislazioni avanzate come in Nuova Zelanda o in Olanda dove le prostitute hanno gli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore. Questa è l'unica via possibile.

    http://www.dazebao.org/news/index.ph...zia&Itemid=292
    Naturalmente è la cosa più logica, quindi non verrà assolutamente presa in considerazione.

  9. #9
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    comunque circa 3/4 d'italia credo si sia messa a ridere, quando ha sentito la paternità di tale legge, contro chi "vende il proprio corpo per scopi di lucro".

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Max72 Visualizza Messaggio
    comunque circa 3/4 d'italia credo si sia messa a ridere, quando ha sentito la paternità di tale legge, contro chi "vende il proprio corpo per scopi di lucro".
    concordo

 

 

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