Originariamente Scritto da
Nicola Parente
IL COMMENTO / L'intervento di Fini dopo le pomeiche
"A Salò si combatteva dalla parte sbagliata"
Un nuovo leader
di MIRIAM MAFAI
LA nuova destra, che ancora non esiste ma che ieri Gianfranco Fini ha battezzato alla festa di Azione Giovani a Roma, è una destra diversa da quella che tradizionalmente si è raccolta prima attorno al Msi e poi, dopo il lavacro di Fiuggi, in An.
È una destra che, secondo Fini, dovrebbe riconoscersi senza nessuna esitazione nell'antifascismo, nei valori di libertà, eguaglianza e giustizia sociale contenuti nella nostra Costituzione. Una destra antifascista e moderna, insomma, alla Cameron o alla Sarkozy, senza nessuna nostalgia per la storia, gli uomini e i simboli del passato fascista.
Una destra come quella che Fini ha disegnato ieri, quando parla del fascismo non può cavarsela, come oggi normalmente accade, scegliendo cosa condannare (le leggi razziali) e cosa assolvere o condividere. È quanto ha fatto, a suo tempo lo stesso Fini che, prima riconobbe in Mussolini "il più grande statista del Novecento" e, qualche anno dopo, a Gerusalemme non esitò a definire il fascismo "male assoluto" soprattutto a causa delle leggi razziali.
Ora, dice Fini, questa oscillazione non è più possibile. Di quel regime insomma non si possono condannare solo le leggi sulla razza (indicate facilmente come "il male assoluto") dimenticando che, prima di quelle, il fascismo aveva già perseguitato, con leggi e un Tribunale Speciale, i suoi oppositori e soppresso brutalmente tutte le libertà politiche e civili.
La destra disegnata da Fini davanti ai suoi giovani non potrà dunque avere nessuna indulgenza nei confronti del passato fascista, tanto meno potrà esprimere affettuosa solidarietà nei confronti dei cosiddetti "ragazzi di Salò". "I resistenti" ha ripetuto ieri il presidente della Camera suscitando anche qualche prevedibile protesta "stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata".
È un discorso senza dubbio apprezzabile se si tiene conto che solo pochi giorni fa, due esponenti di primo piano del suo partito, Gianni Alemanno, attuale sindaco di Roma, e Ignazio La Russa, attuale ministro della Difesa, in occasione della celebrazione dell'8 settembre e alla presenza del presidente della Repubblica, avevano reso incredibilmente omaggio non a coloro che a Porta S. Paolo erano caduti battendosi contro i nazisti, ma ai "patrioti di Salò".
Dichiarazioni, quelle di Alemanno e La Russa che hanno provocato sacrosante proteste e diffusa indignazione tra quanti quella storia hanno vissuto e studiato. (Siamo del resto l'unico paese in Europa in cui questa ferita, che risale ormai quasi a mezzo secolo fa, è ancora aperta. In Francia nessuna forza o leader politico oserebbe fare l'esaltazione degli uomini di Vichy e in Germania nessuno oserebbe giustificare l'operato delle SS in nome di un loro presunto amor di patria).
Quando Gianfranco Fini dice ai suoi giovani "i repubblichini stavano dalla parte sbagliata" non dice una ovvietà (come a noi appare) ma qualcosa che entra in contrasto con una storia e una memoria tramandata, un passato che ancora non passa, che condiziona le scelte del partito e di cui il partito deve liberarsi.
Questa operazione è tanto più urgente nella prospettiva della realizzazione e della strutturazione del partito unificato della destra. Il futuro dell'attuale presidente della Camera si giocherà lì, in quel nuovo partito di destra senza memoria e senza nostalgie. A questo appuntamento non solo Fini dovrà presentarsi del tutto libero dalle scorie del passato.
(
14 settembre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/09/sez...ni-leader.html
Memorabile articolo della Mafai, non per caso una delle più grandi giornaliste italiane.