Originariamente Scritto da
irriverente
Non fa una grinza.
Ti segnalo nel merito la lettura de "La filosofia nelle università" di Arthur Schopenhauer (parte integrante dei suoi "Parerga e paralipomena"), che ricalca il tuo stesso criterio di giudizio, peraltro scagliandosi proprio contro certuni insolenti tromboni della metafisica suoi contemporanei, evidentemente duri a morire..
Gli orientalisti altro non sono che dei professorucoli che hanno fatto delle scuole di pensiero orientali un mestiere, degni pertanto di essere annoverati come mercenari della verità; gente che vive della filosofia e non per la filosofia e che campa dei propri testi, non per amore della ricerca, ma per spirito di divulgazione.
Gli psicologi sono invece dei medici falliti, schegge impazzite della filosofia, che talora hanno l'ardire di attribuire attendibilità scientifica alla loro ridicola disciplina.
Detto questo, uno studio che abbia la pretesa di dirsi serio deve svolgersi necessariamente e innanzitutto sulle fonti primigenie e non certo sui manuali o sui saggi critici, che solitamente forniscono notizie di seconda mano e a propria volta rielaborate con la testa dell'autore di turno (come fosse un cibo già masticato e reso più "digeribile"..).
L'utilità di volumi di supporto è, a mio avviso, unicamente improntata sull'evidenziazione del contesto storico in cui determinati testi sono sorti, oltre che sul ricorrente parallelismo tra le fonti (donde l'eventuale formulazione di teorie).
Ma in un campo, sì così vasto e complesso come l'Oriente, ma anche assolutamente intimistico e suggestivo a livello di immagini, prima ancora che di parole, di precetti prima ancora che di concetti, non penso che un auto-didatta sia tagliato fuori dal coglierne l'essenza.. (attendo conferma in tal senso dal saggio ed esperto euvitt..)
Io personalmente, pur avendo un taglio prettamente analitico, credo molto nella funzione dell'intuizione, che è poi conoscenza allo stato puro. E dubito che un accademico purosangue sappia esattamente a cosa io mi riferisca, o anche soltanto abbia mai esperito ciò di cui sopra.. (altrimenti non si cimenterebbe a spiegarla, poichè, troppo spesso e direi pure fatalmente, capita di spiegare proprio ciò che non si è capito..).
Un solo appunto "tecnico".
Tu affermi, in maniera senz'altro schietta e ardita: "tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito".
Beh, anche fosse, non sta qui il problema: non è il contenuto, ma il metodo ad essere contestabile.
La centralità della mente è acclarata, come pure, credo, l'equiparazione di Psiche e anima (che difatti in greco significano la stessa cosa); solo che, un conto sono gli insegnamenti del Dalai lama, un altro gli intenti del docente universitario, i quali in sostanza possono pure arrivare pure a sostenere plausibilmente le medesime posizioni, fermo restando che il Dalai lama è piacevole da ascoltare anche da parte dei non buddisti (ed io ne sono testimone..), mentre un professore può essere avversato persino dai suoi stessi allievi-modello.
E ciò è tutt'altro che un caso, proprio per il fatto che in ogni ambito non si può fare a meno di comunicare ciò che si è, prima ancora che ciò che si ritiene di possedere