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    Predefinito La questione accademica

    Non ricordo esattamente dove - mi pare su questo forum - ho letto più di un intervento riguardo quella che ho definito la "questione accademica", ovvero la critica che l'ambiente "tradizionalista" (una brutta parola, lo so, ma ... per intenderci) rivolge al mondo degli studiosi dell'accademia e ai loro valori. Esemplari sono gli strali di Guénon contro gli orientalisti, ma anche di Schuon contro gli psicologi. E non potrebbe essere altrimenti, visto che per quanto riguarda il mondo degli studi psicologistici, tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito. Per quanto riguarda gli orientalisti poi, si nota come le dottrine orientali vengano svilite fin dalla loro definizione di "filosofie", con tutte le conseguenze che ne derivano (incomprensione degli insegnamenti, traduzioni errate e fuorvianti, ecc.). Sia Guénon che - fatte le debite proporzioni - lo Evola comunque erano voraci lettori di studi orientalistici, dal momento che li conoscevano e li recensivano (si pensi a riviste come "East and West").

    Ed è questo che volevo sostenere qui : gli studi di archeologi, orientalisti, e filologi, vanno letti e conosciuti non soltanto per farne una critica negativa, ma anche e soprattutto per avvalersene, e proficuamente. Si potrà mantenere una riserva sul piano dei principii - il che ci eviterà di farci fuorviare dalla presentazione scientista dei dati, o dalle conclusioni dell'autore - ma comunque lo scibile sulle civiltà antiche e moderne extra-europee va conosciuto in tutti i suoi aggiornamenti, e l'unica maniera di farlo ovviamente è usufruire delle pubblicazioni accademiche. Per contro, si feconderà lo sterile iper-specialismo di costoro con un punto di vista ("Il" punto di vista, che è quello della Metafisica)* che riassume tutte le differenze e consente di metterle al loro giusto posto, evitando spiegazioni passepartout come il diffusionismo (peraltro oggi passato di moda), o di comodo come i riduzionismi.
    Credo sia questo l'atteggiamento giusto nei confronti degli accademici (dal di fuori, ovviamente, perché non so quali possibilità vi possano essere per un 'tradizionalista' di lavorare all'interno dell'accademia).
    Personalmente, diffido sempre più di chi - pur animato da buoni principii - si butta direttamente sulle fonti primarie (i testi originali antichi, i reperti) senza consultare quelle secondarie (l'analisi degli studiosi). Ne ho avuto abbastanza di dilettanti che si proponevano come 'santoni' sentenziando sui maggiori testi sacri dell'umanità e snobbando gli studi accademici.




    *(l'iper-specialismo gli deriva proprio dal non avere un punto di vista: mentre prima c'era il positivismo con le sue incrollabili certezze, oggi archeologi, filologi e studiosi dell'antichità non hanno più quel 'credo' nè alcun altro punto di vista, e allora si vedono costretti a restringere il campo d'indagine e a parcellizzare i risultati, pena il disperdersi e l'affogare in un mare di dati senza alcun collegamento tra di loro)

  2. #2
    .... .....
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    Quando a Eliade venne chiesto perchè non citasse mai Guenon..disse che Guenon era un iniziato e parlava ad iniziati..mentre lui era uno storico e parlava a storici..
    Aggiungendo..come Guenon ha ripetutamente detto..l'importante è fare comprensione e non erudizione..
    Va da se che comprendere comporta soddisfazioni così grandi da far apparire infantile l'erudizione..
    ed è molto raro che un amante della comprensione si appassioni più di tanto alle ricerche storiografiche..
    Secondo me sono due ambiti..non contrapposti ma gerarchicamente organizzati..dove la Comprensione mettendo in gioco l' Intellettualità Pura è superiore..in relazione al Principio..mente l'erudizione dispiegandosi sulla mente ha un valore più secondario ..dalla parte degli avvenimenti.. che sappiamo dedurre da principi che né sono superiori..
    Quindi Comprensione ed erudizione sono come esoterismo ed exoterismo..
    e se può esistere un esoterismo con un exoterismo ridotto all'osso..non si da l'opposto..che l'erudizione senza Comprensione vale bene poco in vista di una Realizzazione..
    Senza esoterismo..che poi è la comprensione dei Principi..siamo in un corpo senza anima..ma è anche vero..che l'anima va alla ricerca di un corpo se vuol mostrarsi al mondo..
    Un'erudizione che si basi sulla Comprensione sarebbe l'ideale..che poi significa interpretare la storia alla luce della Verità..che quando a Gurdjieff venne chiesto qualcosa su Gesù..rispose..io non c'ero..!..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  3. #3
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    Straquoto Ormri auga. Avevo fatto lo stesso ragionamento su un altro forum, ma li hanno evidenti problemi di rimbecillimento....

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Ormriauga Visualizza Messaggio
    Personalmente, diffido sempre più di chi - pur animato da buoni principii - si butta direttamente sulle fonti primarie (i testi originali antichi, i reperti) senza consultare quelle secondarie (l'analisi degli studiosi). Ne ho avuto abbastanza di dilettanti che si proponevano come 'santoni' sentenziando sui maggiori testi sacri dell'umanità e snobbando gli studi accademici.
    ovviamente senza vena polemica e tanto per ampliare il discorso io sono uno di quelli che solitamente fa volentieri a meno delle analisi degli studiosi
    motivo?
    per quello che vale (e gli studenti e devoti delle filosofie orientali sanno cosa intendo) ho sviluppato nel tempo discrete capacità mentali discriminanti.
    Ad un certo livello quello che conta tuttavia è solo l'intuizione...
    ora pur apprezzando (e non sempre) il lavoro degli studiosi perché mai dovrei aggiungere la loro mente alla mia?.....

  5. #5
    decolonizzare l'immaginario
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    =Ormriauga;8565851]Non ricordo esattamente dove - mi pare su questo forum - ho letto più di un intervento riguardo quella che ho definito la "questione accademica", ovvero la critica che l'ambiente "tradizionalista" (una brutta parola, lo so, ma ... per intenderci) rivolge al mondo degli studiosi dell'accademia e ai loro valori. Esemplari sono gli strali di Guénon contro gli orientalisti, ma anche di Schuon contro gli psicologi. E non potrebbe essere altrimenti, visto che per quanto riguarda il mondo degli studi psicologistici, tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito.
    Quale sarebbero il "piano mentale" e "quello dello spirito"?


    Per quanto riguarda gli orientalisti poi, si nota come le dottrine orientali vengano svilite fin dalla loro definizione di "filosofie", con tutte le conseguenze che ne derivano (incomprensione degli insegnamenti, traduzioni errate e fuorvianti, ecc.). Sia Guénon che - fatte le debite proporzioni - lo Evola comunque erano voraci lettori di studi orientalistici, dal momento che li conoscevano e li recensivano (si pensi a riviste come "East and West").
    Chi sarebbero questi svilitori? Puoi fare qualche nome?


    Ed è questo che volevo sostenere qui : gli studi di archeologi, orientalisti, e filologi, vanno letti e conosciuti non soltanto per farne una critica negativa, ma anche e soprattutto per avvalersene, e proficuamente
    .


    Un archeologo di che?
    Un orientalista, chi?
    I filologi, che cosa fanno?
    Tralascio di commentare l'assoluto della "critica negativa" per avvalersene...
    per andare dove?
    Non hai le idee chiare.

    Si potrà mantenere una riserva sul piano dei principii - il che ci eviterà di farci fuorviare dalla presentazione scientista dei dati, o dalle conclusioni dell'autore - ma comunque lo scibile sulle civiltà antiche e moderne extra-europee va conosciuto in tutti i suoi aggiornamenti, e l'unica maniera di farlo ovviamente è usufruire delle pubblicazioni accademiche. Per contro, si feconderà lo sterile iper-specialismo di costoro con un punto di vista ("Il" punto di vista, che è quello della Metafisica)* che riassume tutte le differenze e consente di metterle al loro giusto posto, evitando spiegazioni passepartout come il diffusionismo (peraltro oggi passato di moda), o di comodo come i riduzionismi.
    Credo sia questo l'atteggiamento giusto nei confronti degli accademici (dal di fuori, ovviamente, perché non so quali possibilità vi possano essere per un 'tradizionalista' di lavorare all'interno dell'accademia).
    Personalmente, diffido sempre più di chi - pur animato da buoni principii - si butta direttamente sulle fonti primarie (i testi originali antichi, i reperti) senza consultare quelle secondarie (l'analisi degli studiosi). Ne ho avuto abbastanza di dilettanti che si proponevano come 'santoni' sentenziando sui maggiori testi sacri dell'umanità e snobbando gli studi accademici.
    Sinceramente...tu non hai la minima idea di cosa sia uno studio accademico OGGI.

    *(l'iper-specialismo gli deriva proprio dal non avere un punto di vista: mentre prima c'era il positivismo con le sue incrollabili certezze, oggi archeologi, filologi e studiosi dell'antichità non hanno più quel 'credo' nè alcun altro punto di vista, e allora si vedono costretti a restringere il campo d'indagine e a parcellizzare i risultati, pena il disperdersi e l'affogare in un mare di dati senza alcun collegamento tra di loro)
    E qui completiamo l'apoteosi della confusione.
    Datti una regolata....

  6. #6
    Enten Eller
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    Citazione Originariamente Scritto da Ormriauga Visualizza Messaggio
    Non ricordo esattamente dove - mi pare su questo forum - ho letto più di un intervento riguardo quella che ho definito la "questione accademica", ovvero la critica che l'ambiente "tradizionalista" (una brutta parola, lo so, ma ... per intenderci) rivolge al mondo degli studiosi dell'accademia e ai loro valori. Esemplari sono gli strali di Guénon contro gli orientalisti, ma anche di Schuon contro gli psicologi. E non potrebbe essere altrimenti, visto che per quanto riguarda il mondo degli studi psicologistici, tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito. Per quanto riguarda gli orientalisti poi, si nota come le dottrine orientali vengano svilite fin dalla loro definizione di "filosofie", con tutte le conseguenze che ne derivano (incomprensione degli insegnamenti, traduzioni errate e fuorvianti, ecc.). Sia Guénon che - fatte le debite proporzioni - lo Evola comunque erano voraci lettori di studi orientalistici, dal momento che li conoscevano e li recensivano (si pensi a riviste come "East and West").

    Ed è questo che volevo sostenere qui : gli studi di archeologi, orientalisti, e filologi, vanno letti e conosciuti non soltanto per farne una critica negativa, ma anche e soprattutto per avvalersene, e proficuamente. Si potrà mantenere una riserva sul piano dei principii - il che ci eviterà di farci fuorviare dalla presentazione scientista dei dati, o dalle conclusioni dell'autore - ma comunque lo scibile sulle civiltà antiche e moderne extra-europee va conosciuto in tutti i suoi aggiornamenti, e l'unica maniera di farlo ovviamente è usufruire delle pubblicazioni accademiche. Per contro, si feconderà lo sterile iper-specialismo di costoro con un punto di vista ("Il" punto di vista, che è quello della Metafisica)* che riassume tutte le differenze e consente di metterle al loro giusto posto, evitando spiegazioni passepartout come il diffusionismo (peraltro oggi passato di moda), o di comodo come i riduzionismi.
    Credo sia questo l'atteggiamento giusto nei confronti degli accademici (dal di fuori, ovviamente, perché non so quali possibilità vi possano essere per un 'tradizionalista' di lavorare all'interno dell'accademia).
    Personalmente, diffido sempre più di chi - pur animato da buoni principii - si butta direttamente sulle fonti primarie (i testi originali antichi, i reperti) senza consultare quelle secondarie (l'analisi degli studiosi). Ne ho avuto abbastanza di dilettanti che si proponevano come 'santoni' sentenziando sui maggiori testi sacri dell'umanità e snobbando gli studi accademici.




    *(l'iper-specialismo gli deriva proprio dal non avere un punto di vista: mentre prima c'era il positivismo con le sue incrollabili certezze, oggi archeologi, filologi e studiosi dell'antichità non hanno più quel 'credo' nè alcun altro punto di vista, e allora si vedono costretti a restringere il campo d'indagine e a parcellizzare i risultati, pena il disperdersi e l'affogare in un mare di dati senza alcun collegamento tra di loro)
    Non fa una grinza.
    Ti segnalo nel merito la lettura de "La filosofia nelle università" di Arthur Schopenhauer (parte integrante dei suoi "Parerga e paralipomena"), che ricalca il tuo stesso criterio di giudizio, peraltro scagliandosi proprio contro certuni insolenti tromboni della metafisica suoi contemporanei, evidentemente duri a morire..
    Gli orientalisti altro non sono che dei professorucoli che hanno fatto delle scuole di pensiero orientali un mestiere, degni pertanto di essere annoverati come mercenari della verità; gente che vive della filosofia e non per la filosofia e che campa dei propri testi, non per amore della ricerca, ma per spirito di divulgazione.
    Gli psicologi sono invece dei medici falliti, schegge impazzite della filosofia, che talora hanno l'ardire di attribuire attendibilità scientifica alla loro ridicola disciplina.
    Detto questo, uno studio che abbia la pretesa di dirsi serio deve svolgersi necessariamente e innanzitutto sulle fonti primigenie e non certo sui manuali o sui saggi critici, che solitamente forniscono notizie di seconda mano e a propria volta rielaborate con la testa dell'autore di turno (come fosse un cibo già masticato e reso più "digeribile"..).
    L'utilità di volumi di supporto è, a mio avviso, unicamente improntata sull'evidenziazione del contesto storico in cui determinati testi sono sorti, oltre che sul ricorrente parallelismo tra le fonti (donde l'eventuale formulazione di teorie).
    Ma in un campo, sì così vasto e complesso come l'Oriente, ma anche assolutamente intimistico e suggestivo a livello di immagini, prima ancora che di parole, di precetti prima ancora che di concetti, non penso che un auto-didatta sia tagliato fuori dal coglierne l'essenza.. (attendo conferma in tal senso dal saggio ed esperto euvitt..)
    Io personalmente, pur avendo un taglio prettamente analitico, credo molto nella funzione dell'intuizione, che è poi conoscenza allo stato puro. E dubito che un accademico purosangue sappia esattamente a cosa io mi riferisca, o anche soltanto abbia mai esperito ciò di cui sopra.. (altrimenti non si cimenterebbe a spiegarla, poichè, troppo spesso e direi pure fatalmente, capita di spiegare proprio ciò che non si è capito..).

    Un solo appunto "tecnico".
    Tu affermi, in maniera senz'altro schietta e ardita: "tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito".
    Beh, anche fosse, non sta qui il problema: non è il contenuto, ma il metodo ad essere contestabile.
    La centralità della mente è acclarata, come pure, credo, l'equiparazione di Psiche e anima (che difatti in greco significano la stessa cosa); solo che, un conto sono gli insegnamenti del Dalai lama, un altro gli intenti del docente universitario, i quali in sostanza possono pure arrivare pure a sostenere plausibilmente le medesime posizioni, fermo restando che il Dalai lama è piacevole da ascoltare anche da parte dei non buddisti (ed io ne sono testimone..), mentre un professore può essere avversato persino dai suoi stessi allievi-modello.
    E ciò è tutt'altro che un caso, proprio per il fatto che in ogni ambito non si può fare a meno di comunicare ciò che si è, prima ancora che ciò che si ritiene di possedere

  7. #7
    Enten Eller
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    Citazione Originariamente Scritto da euvitt Visualizza Messaggio
    Ad un certo livello quello che conta tuttavia è solo l'intuizione...
    ora pur apprezzando (e non sempre) il lavoro degli studiosi perché mai dovrei aggiungere la loro mente alla mia?.....
    Non avevo dubbi che la pensassi anche tu allo stesso modo.. E di ciò me ne compiaccio.
    Per ricambiare le tue chicche, te ne regalo io una: è dell'amato Schopenhauer, il quale afferma: "Leggere equivale a pensare con la testa di un altro".
    Figuriamoci dunque l'assimilazione..
    Sarebbe come delegare in toto una mente altra a pensare al posto mio, quando invece la doverosa rielaborazione spetta solo ed esclusivamente all'interessato.
    Rielaborare è fare proprio un dato testo, come se si trattasse di riscriverlo alla luce dela propria esperienza; tolto questo passaggio, credo sia meglio occuparsi di tutt'altro, quanto meno per non vanificare il proprio tempo..

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da irriverente Visualizza Messaggio
    Non fa una grinza.
    Ti segnalo nel merito la lettura de "La filosofia nelle università" di Arthur Schopenhauer (parte integrante dei suoi "Parerga e paralipomena"), che ricalca il tuo stesso criterio di giudizio, peraltro scagliandosi proprio contro certuni insolenti tromboni della metafisica suoi contemporanei, evidentemente duri a morire..
    Gli orientalisti altro non sono che dei professorucoli che hanno fatto delle scuole di pensiero orientali un mestiere, degni pertanto di essere annoverati come mercenari della verità; gente che vive della filosofia e non per la filosofia e che campa dei propri testi, non per amore della ricerca, ma per spirito di divulgazione.
    Gli psicologi sono invece dei medici falliti, schegge impazzite della filosofia, che talora hanno l'ardire di attribuire attendibilità scientifica alla loro ridicola disciplina.
    Detto questo, uno studio che abbia la pretesa di dirsi serio deve svolgersi necessariamente e innanzitutto sulle fonti primigenie e non certo sui manuali o sui saggi critici, che solitamente forniscono notizie di seconda mano e a propria volta rielaborate con la testa dell'autore di turno (come fosse un cibo già masticato e reso più "digeribile"..).
    L'utilità di volumi di supporto è, a mio avviso, unicamente improntata sull'evidenziazione del contesto storico in cui determinati testi sono sorti, oltre che sul ricorrente parallelismo tra le fonti (donde l'eventuale formulazione di teorie).
    Ma in un campo, sì così vasto e complesso come l'Oriente, ma anche assolutamente intimistico e suggestivo a livello di immagini, prima ancora che di parole, di precetti prima ancora che di concetti, non penso che un auto-didatta sia tagliato fuori dal coglierne l'essenza.. (attendo conferma in tal senso dal saggio ed esperto euvitt..)
    Io personalmente, pur avendo un taglio prettamente analitico, credo molto nella funzione dell'intuizione, che è poi conoscenza allo stato puro. E dubito che un accademico purosangue sappia esattamente a cosa io mi riferisca, o anche soltanto abbia mai esperito ciò di cui sopra.. (altrimenti non si cimenterebbe a spiegarla, poichè, troppo spesso e direi pure fatalmente, capita di spiegare proprio ciò che non si è capito..).

    Un solo appunto "tecnico".
    Tu affermi, in maniera senz'altro schietta e ardita: "tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito".
    Beh, anche fosse, non sta qui il problema: non è il contenuto, ma il metodo ad essere contestabile.
    La centralità della mente è acclarata, come pure, credo, l'equiparazione di Psiche e anima (che difatti in greco significano la stessa cosa); solo che, un conto sono gli insegnamenti del Dalai lama, un altro gli intenti del docente universitario, i quali in sostanza possono pure arrivare pure a sostenere plausibilmente le medesime posizioni, fermo restando che il Dalai lama è piacevole da ascoltare anche da parte dei non buddisti (ed io ne sono testimone..), mentre un professore può essere avversato persino dai suoi stessi allievi-modello.
    E ciò è tutt'altro che un caso, proprio per il fatto che in ogni ambito non si può fare a meno di comunicare ciò che si è, prima ancora che ciò che si ritiene di possedere
    Già sono diventato saggio? non me ne ero reso conto!

    Hai mai sentito parlare di Hui Neng ?(Cina 600 ad circa)
    Era un barbaro spaccalegna analfabeta di una remota regione della Cina,aveva 17 anni quando sentì un monaco che recitava i sutra a voce alta..ne comprese immediatamente il significato per intuizione diretta.
    Il sutra era (mi sembra) la perfezione di saggezza.
    Il resto della storia che è bellissima non la posso raccontare per brevità ma ne consiglio caldamente la lettura...

    Ora dicevamo...i saggi-i critici e gli studiosi hanno minimamente idea di cosa si intende per intuizione ?(ben diversa dal ragionamento)
    OK....citiamo Patanjali:
    Il samadhi con seme è accompagnato dal ragionamento, dalla riflessione, dalla beatitudine e dal senso del puro essere

    Invertiamo i termini:
    dal senso del puro essere (lo spirito) deriva la beatitudine(l'anima) da questa la riflessione (l'intelletto) e quindi il ragionamento (mente)
    Ora io di certo non intendo criticare gli sforzi mentali dei critici (ci mancherebbe) che attraverso il ragionamento cercano (forse...quelli onesti)
    di entrare dentro se stessi almeno sino alla percezione intuitiva degli scritti.

    Tuttavia questo pur lodevole impegno non è verità rivelata e non va preso come tale...
    Credo che un critico ed uno studioso in generale possa,ma senza offesa alcuna,essere accostato ad un buon cameriere che deve presentare e servire le pietanze (preparate dal Cuoco e non da lui) nel migliore dei modi semplificando il lavoro di scelta del cliente.

    Tanto per fare un esempio ho molto apprezzato il lavoro di Alan Watts che in qualità di devoto studioso del buddismo zen,ha saputo presentare questa meraviglia dell'oriente con garbo e discrezione....in tutti i suoi scritti i veri protagonisti sono lo zen e i maestri zen....non le sue ideee

  9. #9
    .... .....
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    Citazione Originariamente Scritto da Genyo Visualizza Messaggio
    Nel tuo 3d hai scritto una montagna di luoghi comuni obsoleti che non mi prendo nemmeno la briga di sottolineare dato il livello ridicolo di quanto affermi.
    Guenon, nell'ambito degli studi orientalisti NON E' MAI STATO NESSUNO, quindi chi in un determinato ambito E' NESSUNO, come può muovere eventuali "critiche" essendo appunto nessuno? Quelli che lo leggono possono limitarsi a comunicare in merito alle loro "iniziazioni" senza sconfinare nell'ambito degli studi accademici che ha ben altro scopo e non può andare oltre questo.
    IO ho studiato con piacere all'università e sono anche iniziato nella tradizione buddhista Soto Zen.
    MAI mi sognerei di fare un discorso inutile come quello che fai tu con il tuo 3d e mai mi sarei aspettato di vedere persone (a parte testadiprazzo e pochi altri) che sottoscrivano le banalità assolute che proponi.
    Gli ambiti iniziatico e accademico sono e saranno sempre distinti, e questo è acclarato pressochè da sempre perlomeno in Occidente, tentare di elevare l'uno a scapito dell'altro è da parvenu, da sprovveduti in ambedue gli ambiti.
    Contento?
    Quando l'Iniziazione è virtuale..sembra diversa da tutte le altre..
    quando si fa effettiva..si comprende che della stessa influenza spirituale si tratta..
    Non si può essere iniziati allo zen..e non capire Guenon..
    o non siamo iniziati relamente..o Guenon non lo si è mai letto..
    Severino..poi..non ha nulla a che vedere con la metafisica orientale..cioè..la Verità..altro nome del Brahman Nirguna o della Vacuità..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da irriverente Visualizza Messaggio
    Non fa una grinza.
    Ti segnalo nel merito la lettura de "La filosofia nelle università" di Arthur Schopenhauer (parte integrante dei suoi "Parerga e paralipomena"), che ricalca il tuo stesso criterio di giudizio, peraltro scagliandosi proprio contro certuni insolenti tromboni della metafisica suoi contemporanei, evidentemente duri a morire..
    Gli orientalisti altro non sono che dei professorucoli che hanno fatto delle scuole di pensiero orientali un mestiere, degni pertanto di essere annoverati come mercenari della verità; gente che vive della filosofia e non per la filosofia e che campa dei propri testi, non per amore della ricerca, ma per spirito di divulgazione.
    Gli psicologi sono invece dei medici falliti, schegge impazzite della filosofia, che talora hanno l'ardire di attribuire attendibilità scientifica alla loro ridicola disciplina.
    Detto questo, uno studio che abbia la pretesa di dirsi serio deve svolgersi necessariamente e innanzitutto sulle fonti primigenie e non certo sui manuali o sui saggi critici, che solitamente forniscono notizie di seconda mano e a propria volta rielaborate con la testa dell'autore di turno (come fosse un cibo già masticato e reso più "digeribile"..).
    L'utilità di volumi di supporto è, a mio avviso, unicamente improntata sull'evidenziazione del contesto storico in cui determinati testi sono sorti, oltre che sul ricorrente parallelismo tra le fonti (donde l'eventuale formulazione di teorie).
    Ma in un campo, sì così vasto e complesso come l'Oriente, ma anche assolutamente intimistico e suggestivo a livello di immagini, prima ancora che di parole, di precetti prima ancora che di concetti, non penso che un auto-didatta sia tagliato fuori dal coglierne l'essenza.. (attendo conferma in tal senso dal saggio ed esperto euvitt..)
    Io personalmente, pur avendo un taglio prettamente analitico, credo molto nella funzione dell'intuizione, che è poi conoscenza allo stato puro. E dubito che un accademico purosangue sappia esattamente a cosa io mi riferisca, o anche soltanto abbia mai esperito ciò di cui sopra.. (altrimenti non si cimenterebbe a spiegarla, poichè, troppo spesso e direi pure fatalmente, capita di spiegare proprio ciò che non si è capito..).

    Un solo appunto "tecnico".
    Tu affermi, in maniera senz'altro schietta e ardita: "tutta l'attività di queste figure di studiosi si condensa praticamente in un unico fine: dimostrare che lo spirito è parto della mente, o confondere il piano della mente con quello dello spirito".
    Beh, anche fosse, non sta qui il problema: non è il contenuto, ma il metodo ad essere contestabile.
    La centralità della mente è acclarata, come pure, credo, l'equiparazione di Psiche e anima (che difatti in greco significano la stessa cosa); solo che, un conto sono gli insegnamenti del Dalai lama, un altro gli intenti del docente universitario, i quali in sostanza possono pure arrivare pure a sostenere plausibilmente le medesime posizioni, fermo restando che il Dalai lama è piacevole da ascoltare anche da parte dei non buddisti (ed io ne sono testimone..), mentre un professore può essere avversato persino dai suoi stessi allievi-modello.
    E ciò è tutt'altro che un caso, proprio per il fatto che in ogni ambito non si può fare a meno di comunicare ciò che si è, prima ancora che ciò che si ritiene di possedere
    Finalmente leggo qualcosa che stuzzica le mie orecchie..come la critica alla filosofia accademica..o dei tromboni...mi ricordo che anche molti anni fa mi compiacevo di queste frasi..quando leggevo Schopenhauer..
    Ma però..oggi..vedo che bisogna puntualizzare certe affermazioni che ho sottolineato..
    Nel nostro mondo..un autodidatta..ha quasi insormontabili difficoltà a capire il senso dell' Intuizione.....
    Leggere i testi originali non aiuta..se non vengono vivificati da chi li ha compresi e incarnati..e cioè un Maestro..e la Sua scuola..
    Fermo restando che la filosofia profana non ha nulla o poco a che vedere con la filosofia orientale e che può solo mettere in strade sbagliate perchè le sfugge il concetto di Iniziazione..unico in grado di trasformare l'Intuizione inconscia in Intuizione consapevole o intellettuale..come dice Guenon..
    L'intuzione può essere un dato emotivo o metafisico..e solo in questo secondo significato apre le porte al pensiero orientale..fondando il concetto di Brahman o Atman..o Sé..
    L'intuizione emotiva porta a vivere il concetto di ego..desiderio e volontà..perchè manifestazioni secondarie di quel Sè che ne è l'origine oltre la manifestazione e fuori dal tempo e dallo spazio..
    Il concetto di Sè..diventa fondante solo se un Maestro lo fa vedere come tale..che da soli non ci arriviamo...e lo confondiamo con l'io..e poi con la volontà..perchè appunto immediatamente intuiti..come oggetti di cui facciamo esperienza..dimenticando il Testimone che è il polo immobile della molteplicità fenomenica..
    A leggere un Maestro..si può arrivare a percepire il Testimone..il Sè..anche se vagamente e confuso col pensiero del Sè..o il pensiero del Testimone..
    ma è solo con la Scuola del Maestro...che il Sè diventa concreto..tramite tecniche create allo scopo di scrostare gli accumuli psicologici che oscurano certa percezione..
    Quindi..si può essere autodidatti..ma sempre se incontriamo un Maestro dotato di dottrina..che la sappia esprimere al nostro livello..
    nel mondo attuale c'è una barriera tra esoterismo ed exoterismo..e la filosofia ufficiale..non è propedeutica alla vera saggezza..ma è un corpo separato al servizio dei valori dominanti la società..non certamente la Verità..e la religione è teologia e fede..e non metafisica e Consapevolezza..
    in Oriente molto spesso la Conoscenza è virtuale..meglio che da noi..ma non sufficiente a guidare le azioni degli uomini..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

 

 
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