Teo ha scritto:
Cari compagni di lotta contro lo stato,
sono sceso in città per vendere le pelliccie e comprare sale, acquavite e qualche chiodo. Mentre mi preparo all'inverno apprezzo che le mie facezie vi ispirino alla discussione fraterna. Ecco la mia risposta alle parole dell'amico H.I.M.
Non capisco, se l’alternativa al welfare è la dittatura allora teniamoci il welfare - ammesso e non concesso che non lo sia anch’esso, una dittatura.
Il senso di quello che ho scritto non poteva essere più diverso. Dico che non si può eliminare e il welfare e le pretese che il welfare soddisfa, a meno di non imporre una dittatura. Assunto che non vogliamo (se siamo anarchici) né welfare, né tantomeno dittature, rimane che bisogna convivere con le pretese. La convivenza, come esposto al punto 5), se non sarà pacifica ci riporterà allo stato. Un successone di cui vanno ringraziati gli egoisti, assolti dal loro diritto assoluto alla proprietà, ma condannati dalla storia.
Se la tassazione è un furto non c’è giustificazione storica o numerica che la possa legittimare.
A parte che l'inflazione è un furto, la tassazione al massimo è una rapina, non vedo nessuno qui in giro che la voglia legittimare.
Certo, le pretese continueranno, non c’è dubbio: ma in una società libera gli individui sono nella condizione di potersi difendere dalle pretese arbitrarie degli altri.
Nella società dei nostri sogni semmai, in quella libera c'è sostanziale incertezza. Che è un ottimo motivo per investire nella sicurezza: in senso lato la beneficenza è anche questo.
Questo non significa che bisogna lasciar morire i poveri, anzi, uno dei compiti del libertarismo dovrebbe essere proprio diffondere la cultura della cooperazione e della solidarietà, ma sia spontanea e volontaria perché, come ci ricordava Bastiat, la “fratellanza” non ha confini e può arrivare anche fino al sacrificio estremo, quindi è molto rischioso imporla per legge.
La solidarietà non è tale se non è volontaria. Perché dovrebbe essere uno dei compiti del libertarismo provo a dirlo in questi pochi punti. Che hanno il senso di diffonderne la cultura.
Dipende da cosa intendi per “egoista”. In una società libertaria ognuno può portare avanti la causa che vuole, a condizione che la sua causa non la imponga ad altri.
Uno dei motivi per cui me la prendo con gli egoisti, e lo faccio senza invocare nessuna legge contro di loro, è perché il loro comportamento invece delle ripercussioni sugli altri finisce per averle. Come specifico dopo, la società libera non è priva di beneficenza, e l'egoista ne è un free rider. Si avvantaggia delle sue ricadute positive in termini di sicurezza, e non paga. Tanto basta per dire che è un suo diritto, ma che il suo comportamento predisponga la situazione per il ritorno dello stato.
– spesso per questioni di ordine pubblico -
Come per "bene comune" trovo che "ordine pubblico" non abbia senso. Gli scioperanti ce l'hanno con il loro padrone, l'ordine pubblico è una scusa per giustificare i militari nelle strade.
No, un momento: lo stato ha “combattuto” gli scioperanti quando aveva bisogno dei capitalisti
Quando aveva convenienza o volontà di imporre le pretese dei proprietari del capitale.
ma attraverso i sindacati ne ha sempre tutelato le pretese.
I sindacati hanno imposto alle loro basi degli accordi del tutto diversi dalle loro pretese, ad opera dello stato. Quando i prestatori di manodopera, per via democratica, hanno preso le leve del potere, hanno imposto le loro pretese ai proprietari di capitale.
Tutto questo discorso per dire che come le pretese organizzate dei lavoratori hanno vinto la violenza opposta loro dallo stato, sbaraglierebbero la violenza che potrebbe opporre loro un privato.
Quando poi dai capitalisti non è riuscito ad ottenere ciò che voleva, lo stato ha usato gli scioperanti come grimaldello – sempre attraverso i sindacati – contro il capitale. Nel giro di un secolo sono riusciti, con il ricatto statale, ad ottenere ciò che volevano, cioè lo stato assistenziale che i libertari si sono dati come obiettivo da distruggere.
Lo stato è una macchina, mossa da individui, di cui cento anni fa i pescecani erano i padroni indiscussi. Cinquant'anni fa le leve del potere erano passate di mano. I libertari si oppongono sempre e comunque all'uso di queste leve, e condannano siano l'imposizione del welfare e dello statuto dei lavoratori; che le stragi di braccianti e la repressione degli scioperi.
Tutto è soggetto a pretese, talvolta anche la vita stessa. Non mi sembra un buon motivo per farne un diritto “relativo”.
Infatti non è mia intenzione arrivare così ai massimi sistemi, e provare a dimostrare se una cosa è assoluta o meno. La mia modestissima tesi, supportata dall'evidenza, è che per quanto sia alta l'opinione che possiamo avere del nostro o dell'altrui diritto, questi saranno comunque messi concretamente in discussione dalle pretese di qualcuno.
Non ho detto che sia giusto, non ho detto che cambi il principio: dico che è così, e quando si parla di stra-te-gi-a (come provo a fare io stavolta) considerare la realtà non guasta.
Ne avremmo diritto, poiché libertà comporta anche quello di essere stronzi. Rimane da vedere quanto possa concretamente durare una società di stronzi.
L'egoismo è solo una delle opzioni, tra il donare tutto e il donare nulla. Il senso del mio intervento è dire che di tutte le opzioni è la più sbagliata, se si vuole una società libera. Su questo blog non ci sarà mai scritto che qualcuno non ha il diritto di vivere da egoista: c'è scritto però che questo equivale a fiancheggiare lo stato, e che se il suddetto si proclama anche anarchico allora non ha capito nulla. O si è generosi, o qualcuno si organizzerà per derubarci: se lo farà in maniera particolarmente pomposa e umiliante si farà chiamare "stato".
È la teoria nozickiana dello stato minimo, ma la controproposta qual è? Accettare un “piccolo” prelievo fiscale obbligatorio per tutti al fine di sopperire alle necessità dei poveri? Credo di aver visto l’ombra del Leviatano.
La controproposta non sono le idiozie che fanno l'apologia del furto, come quelle del reddito minimo garantito: che è refurtiva di rapina, visto che non sbuca fuori dal cilindro, ma dalle tasse. Il mio è un semplice consiglio, e cioè quello di essere generosi, e più generosi degli altri se si è libertari. Politicamente, sarebbe meglio incanalare questi soldi in progetti "militanti", non solo concorrenti, ma apertamente contrapposti a progetti simili finanziati con le tasse.
A me non sembra che l’ipotesi di non fare carità sia quella prevalente fra i libertari.
Ad ogni modo, l’assolutezza del diritto la intacchi se affermi che le pretese collettive fonte di legittimazione per ridistribuire la ricchezza secondo decisioni arbitrarie.
Se invece vuoi dire che è utile pensare a prendersi cura anche dei più svantaggiati, sono d’accordo, fermo restando il presupposto della volontarietà.
E allora sei d'accordo. Io dico solo che per un libertario è "d'obbligo", non che per tutti debba essere un comando legale.
E con questo vi saluto, ci vediamo quando scenderò dal monte per la Santa Messa domenicale.
Dio vi benedica!
P.S. GionP, ma non dire pirlate.