
Originariamente Scritto da
darko
E’ giunta l’ora di voltare pagina. Inutile perdere altro tempo attorno alla cosiddetta “destra radicale” o “area neofascista”. Anzi, già il definirsi di “destra” contraddice l’Idea cui quest’area si rivolge; infatti, né il Fascismo né l’Europa tradizionale si poterono in alcun modo definire secondo questo criterio (tant’è che le denominazioni “destra” e “sinistra” nascono in Francia, poco prima della Révolution française ). La totale incapacità di agire si accompagna in quest’area all’ossessione e al bisogno di etichettarsi, proprio perché in realtà mancano un nome e un’identità, quando già non si faccia gruppo attorno allo stupido anticomunismo e al filo-borghese “Ordine – Legalità – Giustizia”. Nemmeno i partitini (come Forza Nuova, Movimento Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale, Movimento Idea Sociale, e via dicendo) propongono nulla di serio, di programmatico, di antagonista e basta uno “zero virgola…” conquistato alle elezioni perché l’ambiente si esalti: ciò è ben poca cosa; al massimo, quel che si ottiene è l’esser strumentalizzati dal sistema, che se ne serve per mantenere il liberalcapitalismo dei berluscones (questi si cattolici, reazionari, new global, filoamericani, sionisti e mondialisti) al potere. Dallo scenario politico così configuratosi, l’unico risultato evidente appare la frammentazione di quest’area che, ben lungi dal rappresentare l’avanguardia di popolo contro globalizzazione e mondialismo, è solo testimone della propria confusione e paralisi dottrinaria.
Le diversità di orientamenti, visioni e soluzioni spesso confluisce nei soliti luoghi comuni, che sono, ad esempio: il definirsi di “destra” (come si è detto prima); l’equivoco di identificare Patria e Stato (che dovrebbero avere per noi valenza puramente ideale, nulla di reale che merita di essere conservato); nazionalismo secolarizzato (buono solo per far raccattare al partitino qualche voto in più); il dovere di salvaguardare l’ordine pubblico (questo è un mito borghese, non vi è proprio nulla da salvaguardare), la presunta futura islamizzazione dell’Europa (tipica roccaforte ideologica dell’ambiente cattolico più reazionario); sentimentalismi e sguardi perennemente rivolti alle grandi imprese passate (il Fascismo è finito nel 1945 con la morte di Benito Mussolini).
Insomma, o si sta con il Sistema o contro il Sistema: basta con questo finto antagonismo da palcoscenico! Antagonismo significa che non vi è spazio per i compromessi: nessuna delle vecchie istituzioni deve essere mantenuta.
Per alcuni aspetti relativi la pars costruens della lotta antimondialista, occorre tener ben fermo la necessità di superare conflitti e pregiudizi contro chi combatte il nostro stesso nemico, anche se questo comportasse la nascita di alleanze inedite, del tutto inaspettate: questo nel nome di una più efficace unificazione delle forze; una convergenza strategica, non certo ideologica, con i compagni, porterebbe una seria minaccia al Potere!
In tema di trasversalismo, il percorso auspicabile - e da seguire - è dunque quello di un uscita dell’”area” dal suo fallimentare isolamento; l’ambiente della “destra radicale” dovrebbe quindi assumere prospettive strategiche ad ampio raggio, anche dettate dall’opportunità, abbandonando logiche mentali e politiche secolarizzate: si deve comprendere che non si sta facendo un’inutile sfida esistenziale al mondo moderno, che non si rappresenta solamente un'eredità ideale, ma si deve svolgere una concreta attività politica, realmente antagonista, pertanto: nessun compromesso con il vecchio mondo; nessun compromesso con il sistema del “produci-consuma-crepa”; nessuna fisima umanitaria; fine dell’assurda e quanto mai sterile antitesi tra fascisti, antifascisti e (addirittura!) anti-antifasciti; fine delle “provocazioni da squadrismo mediatico con taglio futurista”; abbandono delle battaglie (anche se giuste) di secondo piano come omosessualità, moschee, anticomunismo, droga, nazionalismo ottocentesco basato su confini e stati nazionali invece che su popoli, tradizioni e concetti di autodeterminazione, e così via; fare trincea contro il comune nemico liberalcapitalista: attacco congiunto tra antiglobalizzatori e antimondialisti (siano essi rossi, neri, verdi, ecc…), uniti sul piano della radicalità e dell’antagonismo al sistema.
In questo multiforme schieramento non dovrebbero mai venire a galla “comportamenti di banda”, né gruppi d’interesse a sé stanti, ma una comune valutazione negativa della politica liberal-democratica e la tensione continua per la costruzione di un’autentica forma di alternativa. Alternativa, da intendersi nella concezione ideologica di “Terza via”; una Via che però sappia essere alternativa anche all’area neofascista; una “Terza via” veramente d’Avanguardia, che non guarda nostalgicamente al passato, ma che sappia anzi ergersi e camminare da sola senza aspettare nessuno, questo perché l’urgenza antimondialista e antiglobalizzatrice odierna, spinge verso la necessità di considerare innanzitutto le priorità strategiche, ancor prima di ogni discorso concettuale e valoriale.
Sono certo che questo rimarrà un discorso buono solo per pochissimi, mentre, i più, anche vi scorgessero qualcosa di legittimo, insisteranno nell’indugiare. C’è sempre qualche scusa, ci son sempre i conti da fare con gerarchie poco disposte a mettersi in campo, per non parlare della resistenza al cambiamento, dovuta ad elementi culturali e ideali che hanno attecchito col tempo nella mentalità comune. Si continuerà ad auto-identificarsi per contrapposizione, perché è comodo e perché fornisce un alibi “identitario” quando si venga accusati di sterile agitazione; si continuerà ad essere preda di passioni sragionate, ma indifferenti di fronte alle vere ingiustizie, impassibili dinanzi ai torti subiti, rincretiniti e con la pancia piena. Perché è senz’altro così che le cose devono andare.