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  1. #11
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    Dalle parti del PD, la pensano così.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...40F7A53ECFFE1C

    Le preoccupazioni del Pd
    “Vertenza d’affrontare a Roma”


    FABRIANO - “Esprimo forte preoccupazione e allarme per la situazione di crisi che investe la Antonio Merloni”. Questo, secondo il segretario provinciale del Partito democratico, Emanuele Lodolini, lo stato d’animo che accompagna la mancata presentazione del piano industriale. “Siamo di fronte a una vertenza di rilievo nazionale che, come tale, necessita di un tavolo nazionale. Già a luglio, come ricordato dall’onorevole Sereni, i parlamentari del Pd avevano chiesto al governo, tramite specifica interrogazione parlamentare, l’attivazione di un tavolo istituzionale tra governo, regioni e soggetti interessati e l’eventuale proclamazione dello stato di crisi”. Per Lodolini “è urgente la convocazione del tavolo ministeriale presso la Presidenza del Consiglio, affinché assuma un ruolo diretto nella gestione della crisi mettendo a disposizione dell’azienda e dei territori interessati strumenti e risorse in grado di governare i processi di ristrutturazione necessari. Il governo non può continuare con un atteggiamento d’indifferenza nei confronti di questa crisi della Antonio Merloni, che riguarda migliaia di dipendenti e le famiglie dei lavoratori coinvolti nell’indotto. Le istituzioni locali, i Comuni interessati, la Regione e la Provincia, stanno attuando una proficua sinergia con le organizzazioni sindacali, come dimostra la continua attenzione dedicata alla situazione e la stessa manifestazione di venerdì”.


  2. #12
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...D7310223981D38

    Si ferma lo stabilimento di Santa Maria


    FABRIANO - Si ferma lo stabilimento di Santa Maria. E già questo è sufficiente per dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la delicatezza di una situazione che sta mettendo a dura prova la Antonio Merloni. Stando a delle indiscrezioni circolate ieri con grande insistenza, a Santa Maria non si lavorerebbe da oggi in poi per tutta questa settimana. Per quanto riguarda lo stabilimento del Maragone, invece, ci si sta sforzando di continuare la produzione, naturalmente tra mille difficoltà. Nonostante la crisi estremamente preoccupante con cui l’azienda deve fare i conti in questa fase, le voci del blocco totale della produzione nella struttura di Santa Maria a partire da questa mattina sono giunte all’improvviso, visto che ieri la situazione era apparsa migliorata con la ripresa del lavoro in alcune linee produttive (cinque su sei), dopo che la settimana scorsa si era toccato il punto peggiore di sempre, con solo due linee attive. Certo, la ripresa era stata possibile grazie all'arrivo momentaneo di materie prime e semilavorati e si sapeva già che, qualora tali materiali fossero scarseggiati, i lavoratori sarebbero stati mandati a casa. Ma non era facile ipotizzare che la situazione sarebbe precipitata nel giro di qualche ora. Ed invece, da oggi sito produttivo chiuso per tutta la settimana.

    Per altro, nell'immediato non si può certo prevedere un miglioramento generale della situazione stessa, se si pensa che da più parti si mormora che alcune piccole imprese che lavorano con la Antonio Merloni si stanno rifiutando di svolgere i propri compiti, non avendo ricevuto pagamenti ormai da troppo tempo. Ora, manco a dirlo, l'attenzione è tutta rivolta alla riunione del consiglio di amministrazione dell'azienda fissata per giovedì prossimo. Nella circostanza, come già affermato dai vertici del gruppo, si dovrebbe conoscere qualcosa di più preciso sia per quanto concerne il nuovo piano industriale di risanamento e di rilancio, sia per ciò che attiene agli strumenti che si intendono mettere in campo, sia ancora in merito alla quantità precisa degli esuberi. Nel corso del Cda, verranno analizzate pure le diverse ipotesi di socco della crisi: dal concordato preventivo al commissariamento, che al momento sembrerebbe la soluzione preferita. Attraverso l'amministrazione controllata, infatti, non solo si eviterebbe il fallimento, ma potrebbero essere messi in campo vari tipi di ammortizzatori sociali (la legge Marzano ter prevede quattro anni di cassa integrazione e tre anni di mobilità). Ma non v'è dubbio che quella di giovedì sarà una giornata molto importante anche in riferimento a un altro appuntamento di rilievo. Stiamo parlando dell'incontro che i sindacati nazionali avranno a Roma con tutti i parlamentari della nostra regione. Come già anticipato da Fiom, Fim e Uilm, “in questa occasione, oltre ad esaminare la questione della Antonio Merloni, si cercherà di affrontare le problematiche della crisi dell'intero distretto industriale”. Tempo tre giorni, dunque, e tutto sarà più chiaro.

    AMINTO CAMILLI,

  3. #13
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...B8093993777774
    Antonio Merloni, il piano slitta ancora


    ANCONA - Ancora un rinvio: slitta a lunedì prossimo il consiglio d’amministrazione dell’Antonio Merloni. Un cda decisivo, senza il quale non si potrà entrare nei cunicoli più bui di una crisi che si trascina dietro 3000 persone e che l’indotto fa schizzare a 6000. Si dovrà mettere a punto, con i consulenti nominati dall’azienda, il piano industriale atteso da settimane, l’elemento chiave per far scattare il salvagente. L’ultima promessa fatta garantiva che sarebbe stato domani. Niente da fare. Niente anche nello stabilimento fabrianese di Santa Maria che, da ieri e fino a venerdì, resterà fermo. Il blocco, spiegano i sindacati, è per il mancato arrivo delle materie prime e dei semilavorati. Il baratro.

    Il perimetro della crisi - “Questo prendere tempo mi preoccupa molto, se c’è ancora lo spazio per preoccuparsi oltre”. Gianni Giaccaglia, assessore regionale all’industria, non ridimensiona l’emergenza ma cerca di lavorare sul perimetro. “Non è l’emergenza di un distretto - smonta precedenti teoremi l’assessore - ma quella di una grande industria che, inevitabilmente, con l’indotto coinvolge tutto un territorio. Ecco, meglio dire che è la crisi di un territorio”. Fa la differenza per ridurre il tasso di scoraggiamento. Un’accortezza rivolta agli imprenditori che in quella zona da profondo rosso continuano a starci: “Nello stesso luogo ci sono aziende che pur essendo impegnate in produzioni simili hanno storie diverse”. Giaccaglia batte sullo stesso tasto caro al governatore Spacca: “C’è chi ha internazionalizzato ed è così riuscito ad affrontare il mercato e i tempi che cambiano. L’Antonio Merloni non ha messo in campo le strategie adeguate”. Ritorna sui tempi mancati, mancati come i punti del piano industriale “senza il quale niente si può decidere”. La Regioni ha già scritto le sue intenzioni, il governo nazionale cerca di mettere insieme il tavolo del rilancio. Si attende ancora. Giaccaglia qui rientra a far parte del coro: “I numeri sono da allarme nazionale e il governo dovrà farsene carico”.

    Le ipotesi - Per un gruppo da centinaia di milioni di debiti l’uscita dal tunnel più probabile è il ricorso al commissariamento attraverso la legge Marzano bis: uno strumento che rimanda a Parmalat e Alitalia. Le dimensioni del gruppo e, soprattutto, il livello dell’indebitamento con banche e fornitori appaiono a molti osservatori troppo consistenti per tentare strade alternative; né si vedono all’orizzonte nuove partnership. Ma si lascia tempo al tempo, come se ce ne fosse ancora da perdere. Lunedì scorso il consiglio di amministrazione aveva esaminato la semestrale, rinviando ogni altra decisione di una settimana. Ancora una settimana.

    C’è chi si blocca e chi no - Se lo stabilimento fabrianese di Santa Maria è fermo da ieri, per problemi di approvvigionamento, e fino a venerdì non ripartirà, continuano invece a produrre gli impianti di Maragone, sempre a Fabriano, e quelli di Gaifana, in Umbria, e Gualtieri, in Emilia Romagna. In attività anche la fabbrica ucraina di Ivano Frankivskv, costata 50 milioni di euro.

    Le spiegazioni del gruppo - Non molla il quartier generale del gruppo, vetri specchiati, riflessi d’oro. Luigi Viventi non evita il confronto. “Cerchiamo di gestire al meglio le risorse disponibili - si spiega come direttore del personale e componente del cda - e cerchiamo pure di mettere a punto un piano adeguato alla situazione”. Fra le maestranze “c’è preoccupazione, certo, ma finora è sempre prevalso il senso di responsabilità”. Dettagli che non smussano gli angoli della crisi, contro la quale venerdì scorso hanno manifestato in tremila con uno sciopero di otto ore e un corteo che ha sfidato una pioggia fitta e fredda. Erano tremila, poca meno dei tremila e duecento dipendenti che rischiano posto e futuro. Le prime crepe si aprirono nel 2005: allora fu cassa integrazione massiccia. Oggi è baratro sociale.

    M.CRISTINA BENEDETTI,

  4. #14
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...61158A351EA8C7
    Fabriano trema, ora si ferma Maragone


    FABRIANO - Si blocca, si rinvia, si cerca uno spiraglio in numeri che non tornano più, almeno dal 2005. S’ipotizza: ci sarebbero potenziali investitori e il pensiero va dritto alle banche, le più esposte in questa partita a perdere. Fermo produttivo da oggi per la linea delle lavatrici con carica dall’alto che l’Antonio Merloni fabbrica nello stabilimento di Maragone, a Fabriano. E due: l’impianto di Santa Maria, sempre a Fabriano, è già al palo per mancanza di materie prime. Mentre si scivola sempre più giù, si dilatano i tempi per la presentazione del piano industriale: “Verrà reso pubblico nel giro delle prossime settimane e comunque entro il mese di ottobre”, il tutto è costretto in poche righe fatte circolare dall’azienda. Seguo le motivazioni tecniche: “Sono in corso in questi giorni contatti con potenziali investitori e al riguardo si stanno valutando condizioni e modalità per approfondire un loro possibile coinvolgimento nel piano di rilancio”. Il diario di bordo dell’emergenza segnala che, ieri, il gruppo di studio delle cifre nere era riunito a Milano: c’erano Mediobanca, la società di revisione Kpmg, alcuni legali e il consigliere straordinario Valerio Fedeli. E’ lo spiraglio che incrocia le ipotesi in quel baratro di economia e umanità in cui potrebbero cadere oltre tremila persone, da contratto ancora dipendenti. Sulle deduzioni del caso nessuno esce allo scoperto. Ma i si dice corrono. Si afferma che il ritardo nella consegna del piano sia dovuto alla spaccatura del consiglio d’amministrazione, un mix di pezzi di famiglia e management: c’è chi vorrebbe, con santa pazienza, andare alla ricerca di un sostegno esterno, l’investitore di cui sopra; e c’è, invece, chi vorrebbe tagliare corto e passare all’amministrazione controllata, con il commissario che avanza e i familiari che abbandonano il campo. Il corollario delle voci che corrono vale un quesito: perché mai un’azienda dovrebbe accollarsi debiti e rischi altrui? La risposta porta alle banche, le più esposte in questo brutto affare che, quindi, avrebbero tutto l’interesse di governarlo dall’interno: un fondo d’investimento, ecco quale potrebbe essere la risposta cercata. “Come per l’Alitalia” segue il filo Roberto Sorci, sindaco della Fabriano ferita al cuore. Che più che catalogare la crisi preferisce farne tesoro: “Quel che sta accadendo oggi potrebbe ripetersi domani”. Pensa ad altre industrie, voce di popolo.

    Tempo al tempo. Luigi Viventi, direttore del personale all’Antonio Merloni, spazza il campo dalle false ombre: “Tutti lì ad aspettare il piano a concentrarsi solo in questa direzione. Quel che conta è la sostanza, gli strumenti per sostenerlo”. Viventi attacca: “E che dire dire d’impegni e promesse? La tanto sbandierata formazione s’è sempre fatta e gli ammortizzatori sociali scattano per legge, nazionale. La Regione, semmai, ha il compito di interessarsi agli ammortizzatori sociali in deroga, per evitare un salto senza rete all’indotto”. Chiude: “Parlerò chiaro lunedì durante il cda”. Aspro come non mai, segnale che la crisi del gruppo, 3.200 addetti di cui 1.500 circa nel Fabrianese, è sempre più un viaggio di sola andata.

    “Sono sconcertato per questo ulteriore rinvio, uno slittamento che coincide con l’aggravarsi dello scenario occupazionale”. Le parole di Stefano Mastrovincenzo, segretario regionale Cisl, sono le stesse del collega della Uil, Graziano Fioretti. “Un rinvio inaccettabile e irresponsabile”. Si blocca, si rinvia, si resta col fiato sospeso.

    M.CRISTINA BENEDETTI,

  5. #15
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...CF63A70A24425F
    Il pressing dei politici
    “Presto salviamo il possibile”


    ANCONA - “L’annuncio dello stop alle produzioni dello stabilimento di Santa Maria a Fabriano della Antonio Merloni conferma le crescenti preoccupazioni delle istituzioni umbre e marchigiane, dei sindacati, delle lavoratrici e dei lavoratori per la tenuta del gruppo”, lo afferma Stefano Vinti, capogruppo Prc in Regione, che reclama per la Merloni un nuovo piano industriale. “Occorre uno sforzo straordinario per salvare tutto ciò che è possibile dell’apparato produttivo e dei livelli occupazionali”, prosegue Vinti in una nota. Per Vinti, “la certificata incapacità di un management a cogliere gli elementi di modificazione profonda dei mercati e la relativa necessità di innovare i processi produttivi e i prodotti, adeguandoli a una nuova domanda nazionale e internazionale, ha prodotto questa crisi acuta del gruppo. Ora occorre un nuovo piano industriale per la Merloni, non bisogna più perdere altro tempo”.

    E intanto il Pd di Macerata esprime solidarietà ai lavoratori dell’Antonio Merloni, e “grande preoccupazione per la crisi occupazionale dell’azienda”, che ha conseguenze gravi anche nella provincia di Macerata e in tutta l’area urbana e montana di Marche e Umbria.


  6. #16
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    Chiaccchiere.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...300A871262EC8A
    Crisi della Antonio Merloni, i parlamentari si mobilitano. Azione bipartisan verso il governo
    “Famiglie sul lastrico, urgente un intervento”


    ANCONA - I parlamentari di Marche, Umbria ed Emilia Romagna pensano di scrivere una lettera congiunta al premier e ai ministri Scajola e Sacconi per sollecitare un’iniziativa forte sulla crisi del gruppo elettrodomestico Antonio Merloni, e una convocazione in tempi brevi del tavolo istituzionale. E' quanto emerso dall’incontro di ieri pomeriggio a Roma fra le organizzazioni sindacali di categoria e i parlamentari delle tre regioni.

    “La situazione è pesante - ha detto il sen. del Pdl-FI Francesco Casoli - e richiede un forte senso di responsabilità da parte di tutte le parti coinvolte”. Ma, ha aggiunto, “posso assicurare che su questo tema la luce del Governo è sempre accesa. Come interlocutore del Ministero delle Attività Produttive, sto garantendo un costante monitoraggio di quanto sta accadendo: sabato scorso, su mio invito, il presidente della Commissione Industria del Senato Cesare Cursi è stato a Fabriano per prendere atto personalmente della situazione. Anche con queste informazioni - dice Casoli - sono certo che il Governo possa sedere al tavolo istituzionale contando su un quadro esaustivo del momento che interessa Fabriano e gli altri territori coinvolti. Ciò consentirà di poter valutare con chiarezza le varie proposte e di contribuire ad individuare le soluzioni più idonee al caso”.

    “I senatori e i deputati - ha aggiunto l’on. Massimo Vannucci, del Pd - hanno convenuto sulla necessità di un’azione bipartisan, per accompagnare una possibile soluzione della crisi, che riguarda 3.200 lavoratori diretti e altri dell’indotto”. “Il governo - ha continuato Vannucci - deve coinvolgere azienda, lavoratori e Confindustria per arrivare al più presto ad un piano industriale credibile, in grado di scongiurare la sospensione dell’attività”. Sospensione che interessa già i due stabilimenti di Santa Maria e Maragone a Fabriano, mentre l’azienda (il Cda è convocato per lunedì) ha rinviato ancora la presentazione del piano industriale.

    “E’ urgente - dichiara la senatrice del Pd Marina Magistrelli - che il governo convochi le parti sociali, l’azienda e le rappresentanze di Confindustria. Per le Marche la crisi dell’Antonio Merloni può mettere in mezzo alla strada novemila famiglie e per questo è necessario un intervento straordinario”.

    Per il sen. dell’Udc Amedeo Ciccanti “siamo di fronte ad un guaio più serio di quello dell’Alitalia. Solo che qui non c'è la polpa su cui le banche e i salotti buoni del capitalismo italiano possano lucrare: qui c'è lavoro vero e imprenditoria vera da recuperare”. Ciccanti invita il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola a convocare le parti sociali “già la prossima settimana”. L’imperativo, conclude, è “non fermare tutta l’attività” e scongiurare “logiche ciniche o sciacallaggi”.

    Anche il deputato dell’Idv David Favia condivide la richiesta dei sindacati affinchè il Governo convochi quanto prima la A. Merloni e il sindacato, e soprattutto chieda all’azienda di consegnare il piano industriale nel giro di pochi giorni, dopo che non ha adempiuto all’impegno del 31 luglio. La presentazione del piano industriale “può rappresentare uno spiraglio di luce in una vicenda che allo stato attuale vede decine di famiglie potenzialmente a rischio di finire sul lastrico”.


  7. #17
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...0BA8001FCFEB15

    Piano industriale
    Slitta il Cda “Atto grave e scellerato”


    FABRIANO - “Siamo sorpresi e delusi. Questo ulteriore rinvio da parte dell’azienda è un atto inaccettabile e irresponsabile, che aggrava la situazione della crisi e si accanisce sul futuro già drammatico di migliaia di famiglie”. Graziano Fioretti, segretario generale Uil Marche, commenta così l’ulteriore rinvio da parte dell’azienda Antonio Merloni della presentazione del piano industriale. “Un atteggiamento intollerabile da parte dell’azienda, rispetto agli impegni assunti nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico e del sindacato – prosegue Fioretti – e rispetto alla situazione di crisi di un intero territorio che l’azienda trascina dietro di sé”.

    Duro anche Giuseppe Ciarrocchi (Fiom-Cgil): “I vertici del gruppo dovrebbero assumersi le responsabilità ed invece vediamo che per il nuovo piano industriale si parla di settimane”. Per Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil), “se il piano slitta perché ci sono contatti importanti con investitori, la decisione del Cda può avere un senso, ma se così non fosse, allora le preoccupazioni aumenterebbero a dismisura”.


  8. #18
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    http://www.corriereadriatico.it/elenco.aspx?varget=3
    Antonio Merloni, un weekend d’attesa


    FABRIANO - Si va avanti a singhiozzo alla Antonio Merloni. Dietro l’angolo c’è il baratro e mai come in questa fase si è temuto e si sta temendo il peggio. Perché vedere lo stabilimento di Santa Maria fermo e quello del Maragone attivo per una piccola parte sembra ancora un brutto sogno non solo per le centinaia e centinaia di operai che vi lavorano, ma per l’intera città. Perché sapere che il nuovo piano industriale (verosimilmente) non sarà pronto prima di qualche settimana - “certamente entro la fine di ottobre” si limitato ad annunciare dal Cda del gruppo - fa dilatare i tempi di una crisi di cui non è possibile intravedere neanche uno spiraglio. Perché fare i conti con uno stallo di questo genere accresce ulteriormente le ansie e le preoccupazioni di migliaia di lavoratori, per altro già duramente provati da una situazione estremamente precaria.

    Va da sè che, in un momento contraddistinto dalla più totale incertezza su tutti i fronti, risulta impossibile azzardare la benché minima previsione, perfino se riferita a un lasso di tempo minuscolo. Tanto per capirci, appare assai difficile anche adesso, nel weekend, fare delle ipotesi sulla ripresa dell’attività produttiva la settimana prossima. Come dire che se tutto è possibile, niente è impossibile.

    “Potenzialmente, diciamo così, lunedì si dovrebbe ricominciare a lavorare in entrambi gli stabilimenti - spiega Andrea Cocco (Fim-Cisl) - poiché la direttiva parlava dell’interruzione del lavoro per una settimana, tuttavia non abbiamo delle certezze in merito. E, qualora l’attività produttiva riprendesse, non sappiamo ancora quanti saranno gli operai impegnati. Non solo. E’ praticamente impossibile attualmente esprimersi sul meccanismo di turnazione della cassa integrazione straordinaria, basti solo pensare che gran parte delle maestranze sta entrando nel quinto mese di cassa, quando invece l’accordo prevedeva che ogni lavoratore non ne facesse più di quattro. Insomma, anche per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria c’è ormai una grossa confusione e i termini dell’intesa dovranno necessariamente essere rivisti”.

    Pure questa problematica verrà affrontata lunedì prossimo in occasione di una riunione delle Rsu dei due stabilimenti fabrianesi, “nel corso della quale - fanno sapere i delegati sindacali - verificheremo attentamente tutte le circostanze legate ai ritardi, che adesso stanno accrescendo le preoccupazioni dei dipendenti e delle loro famiglie”. E che lunedì sarà una giornata importante è del tutto evidente, visto che, oltre al vertice delle Rsu di Fiom, Fim e Uilm, è prevista anche una riunione del Cda dell’azienda, dal quale potrebbero scaturire delle novità.

    AMINTO CAMILLI,




  9. #19
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    Predefinito Dipendente Antonio Merloni

    Ciao a tutti. Sono un dipendente della A. Merloni da 15 anni, fino a 4 mesi lavoravo a Fabriano, ora sono stato "spedito" a Gaifana (Nocera Umbra)perchè sono umbro. Volevo solo informarvi dello stop della prossima settimana anche dello stabilimento di Nocera, dove si produce frigoriferi e lavastoviglie. Un'altra settimana che va ad aggiungersi ai gia 3 mesi di cigs che ho fatto dall'inizio dell'anno, e comunque quest'anno non ho mai lavorato un mese intero. Speriamo ma non la vedo bene!!!

  10. #20
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...60A8760B50223B
    A Santa Maria riprende il lavoro
    Antonio Merloni, a pieno regime anche lo stabilimento di Maragone

    FABRIANO - Tutto pronto per la ripresa dell'attività produttiva negli stabilimenti della Antonio Merloni. Da domani si ricomincerà a lavorare sia a Santa Maria che al Maragone, dopo che nei giorni scorsi si era temuto che la situazione stesse per precipitare irrimediabilmente. Nessun entusiasmo in vista, beninteso, ma il fatto che nella struttura di Santa Maria si riprenderà a pieno regime (le sei linee produttive saranno tutte attive) e che anche al Maragone saranno operativi entrambi i settori (quello delle lavatrici con carica dall’alto e quello degli asciugatori, tanto per capirci) è già sufficiente per far tirare una boccata d'ossigeno alle maestranze, stressate come non mai da una situazione estremamente delicata.

    “A onor del vero - fanno sapere dall'azienda - al Maragone il blocco relativo alla linea delle lavatrici con carica dall'alto era durato soltanto per tutto il pomeriggio di giovedì, tanto è vero che già venerdì mattina si lavorava regolarmente, mentre la linea concernente gli asciugatori non si è mai fermata”. Come dire che in quello che potremmo definire il secondo stabilimento fabrianese l’attività di recente non ha subito cali particolari. Ben diversa la situazione dell’impianto di Santa Maria, il quale, dopo una momentanea ripresa quasi totale di lunedì scorso (erano state riattivate cinque linee su sei, mentre nella seconda metà della settimana precedente si era lavorato soltanto su due di esse), da martedì è rimasto fermo completamente per mancanza di materie prime e di semilavorati. La direttiva parlava di chiusura per tutta la settimana, ma non v'è dubbio che in tanti hanno temuto che il provvedimento potesse essere prorogato. Invece, da domani l'attività ricomincerà su tutte le linee pure a Santa Maria, ridando un barlume di ottimismo (ma è ancora lecito utilizzare questa parola?) alle diverse centinaia di dipendenti duramente provati da una fase oltremodo negativa. Nel contempo, tuttavia, resta ancora l’incertezza sulla quantità di lavoratori che saranno impegnati nei prossimi giorni, anche perché mercoledì si entrerà nel mese di ottobre e gran parte delle maestranze ha superato i quattro mesi di cassa integrazione straordinaria previsti. “Ormai - sottolineano Fiom, Fim e Uilm - l’accordo è saltato, nel senso che sono molti gli operai che stanno per entrare nel quinto mese di cassa integrazione straordinaria, un’ipotesi non prevista dall'intesa. L'accordo va rivisto alla luce degli ultimi avvenimenti”.

    Intanto, Sinistra Critica stigmatizza il comportamento dell'onorevole Maria Paola Merloni e del senatore Francesco Casoli. “L'imminente tracollo economico-occupazionale che sta per abbattersi su numerose centinaia di lavoratori - osserva Antonio Angeloni - registra, purtroppo, un silenzio sconcertante, ma non casuale, da parte dei due parlamentari eletti nel territorio fabrianese, i quali si stanno distinguendo per il più inaccettabile e pericoloso immobilismo. Questo accade, forse, perché sono anche rappresentanti del mondo industriale? Rilanciamo la necessità urgente dell'avvio di un percorso di mobilitazione e di lotta che, oltre a promuovere presidi organizzati nelle aziende minacciate dalla delocalizzazione o dalla chiusura, non escluda la possibilità di costituire dei comitati cittadini per la difesa dell'occupazione nel nostro distretto industriale, come verificatosi a suo tempo per le Cartiere Miliani”.

    AMINTO CAMILLI ,

 

 
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