Sottopongo alla vostra ttenzione questo articolo, che ritengo possa essere uno spunto per qualche ulteriore riflessione:

"In altri momenti scrissi che "la morale è soggettiva". Oggi, questa affermazione mi suona tanto banale quanto incompleta, tant'è che ritengo doveroso dare qualche ulteriore delucidazione in merito. Rispetto ai fenomeni esteriori, ricondurre il problema del giudizio morale all'arbitrarietà dell'atteggiamento individuale, risulta un discorso complessivamente riduttivo e semplicistico. Lungi dall'essere un'istanza legata atomisticamente ai "singoli", il punto di vista propriamente detto "morale" è affatto caratterizzante l'intera civiltà occidentale contemporanea.

Il giudizio morale indica il significato dei "fenomeni" (quindi anche delle azioni umane) e ne limita gli spazi secondo criteri di "bene", "male", "utile", "dannoso" e così via; ma non solo: l'Occidente avanza pure la pretesa di spiegare tutta la storia dell'umanità facendo unicamente ricorso a questo punto di vista, ritenuto unico ed inderogabile, senza neppur considerare che non è sempre "stato così in tutti i tempi e in tutti i paesi". Per questo risulta evidente il carattere del tutto particolare di questa tendenza, tutt'altro che assoluta.

Entrando nel merito, il "moralismo" è allo stesso tempo origine di molte delle confusioni moderne; difatti, le credenze, i valori e i sentimentalismi a cui gli occidentali obbediscono, hanno condotto alla fissazione progressista (e quindi alla controparte "conservatrice"); alla teoria evoluzionista, ai vari sociologismi e psicologismi, nonchè alle idee naturalistiche, le tendenze umanitarie cristianeggianti democraticamente universaliste, ai neospiritualismi corrotti, e via dicendo. Ma questi sono discorsi che se ampliati ci condurrebbero fuori tema.

Il punto di volta è: qualunque sia il punto di vista adottato come metro di giudizio per i fenomeni, sensibili e non, tutte le prospettive sono infine da ricondurre ad un unico problema fondamentale, che è quello della Conoscenza. La Conoscenza arricchisce la prospettiva complessiva e ha, quindi, conseguenze di ordine pratico completamente diverse sotto il profilo della qualità che muove l'intenzione, nonostante gli esisti finali possano risultare simili a quelli dettati dalle circostanze profane. Ciò che muta dunque è il grado di comprensione del reale; una comprensione che non deve essere orientata ai soli limiti della materia e dei fenomeni (che, come dice il Guénon: "non sono che semplici apparenze esteriori, non possono mai essere assunti come prove reali della verità di una dottrina o di una qualsivoglia teoria").

Pertanto non lasciamoci ingannare dalle confusioni che hanno portato alla deviazione dell'uomo contemporaneo dallo spirito virile dell'occidentalità. Non cerchiamo nemmeno re-azioni spurie e irrazionali al materialismo e allo scientismo; controlliamo gli impulsi e conserviamo l'attitudine al realismo, all'azione positiva, costruttiva, e al valore della personalità, riaffermando questi principi in un ordine superiore, che è stato smarrito dall'Occidente moderno."