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Risultati da 1 a 9 di 9

Discussione: laicismo e federalismo

  1. #1
    repubblicano perciò di Sx
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    Predefinito laicismo e federalismo

    .Uno degli aspetti meno indagati, rispetto alla costruzione di un ipotetico stato federale, è quello del ruolo che la laicità sarebbe chiamata a svolgere in questo tipo di nuova organizzazione. Ora, tralasciando ogni polemica di quanto vi potrebbe essere di federalismo e quanto di regionalismo nel l’Italia che molti vorrebbero formare, credo sia interessante porsi il problema di quali forze potrebbero trarre vantaggio da uno stato unitario più debole. Il rischio è quello che una forza che tradizionalmente, in assenza di una forte presenza dello stato, è solita accamparsi sulle istituzioni e sulla società italiana , parlo ovviamente della Chiesa Cattolica, da una diminuzione del ruolo dello stato potrebbe trarne vantaggio al punto tale da costituire l’autentico punto di riferimento per la classe politica di intere regioni del nostro paese. Già oggi regioni ed enti territoriali minori fanno concessioni alla chiesa cattolica che sfuggono gli occhi dell’opinione pubblica più facilmente di quanto possa avvenire per una legge dello stato ed , inoltre, proprio per l’essere questi enti più vicini alla vita dei cittadini,più difficilmente trovano una risposta di principio ad un effluvio di denaro che di primo acchito sembra non possa avere che risvolti vantaggiosi per gli abitanti di un determinato territorio ( si pensi al finanziamento di un asilo o di una clinica gestita da mani clericali) . Senza parlare di quelle organizzazione cattoliche operanti nel campo dell’economia che traggono vantaggi da rapporti privilegiati con istituzioni locali, anche regionali. Ma la realtà sembra sempre più chiaramente essere quella che solo il pluralismo religioso può consentire ad uno stato di assumere una dimensione federale ( od a regionalismo avanzato, come sarebbe probabilmente più giusto dire) senza che non “le ganasce ultramontane “di cui temeva il Giusti, ma quelle ultrateverine non finiscano con il “mangiare meglio”. Una preoccupazione che era già nel pensiero di Carlo Cattaneo che ben vide come il federalismo non potesse essere solo il riconoscimento di un pluralismo di territori , ma che fosse ancor prima un pluralismo, culturale, religioso, politico, all’interno dei territori, e di come fosse auspicabile anche per l’Italia la presenza di forti e diversi gruppi religiosi come avveniva ed avviene per la Germania ( nella quale la struttura federale riesce meglio a resistere alle pressioni delle varie religioni rispetto alle autorità territoriali e se vi è una eccezione è, non a caso la Baviera, che solo in tempi recenti riesce a svincolarsi da un abbraccio troppo stretto . Il Mazzini , che era decisamente regionalista, superava questa esigenza auspicando una sorta di religione universale , senza preti e senza gerarchie .
    Pensiamo pure dunque a rendere meno accentrato il nostro stato , ma attenti a che altre forze storicamente altrettanto e più accentrate ed altrettanto e più potenti non finiscano per diventare i domini delle nostre realtà territoriali. Anche perché non vi è solo la Chiesa Cattolica a poter svolgere tale ruolo, ma se l’ho citata è in quanto essa può rappresentare una preoccupazione antica che trova nuovi strumenti di espansion in camp iche non le dovrebbero essere propri. Ma non sarebbe certo consolante vedere altre realtà, magari ancor più preoccupanti, quali la criminalità organizzata porsi in gara con questa per il dominio delle nostre regioni e delle nostre città. I federalisti ed i democratici del nostro ottocento amavano dire che la libertà è come una lancia che guarisce da sola le ferite che arreca; ma da un federalismo opera di un poujadismo bottegaio ( lo stesso habitat che a suo tempo fu contrario all’entrata in vigore delle regioni a statuto ordinario) privo del senso dello stato, pronto a passare da paganeggianti inni al Po ad un cattolicesimo inteso come identità civica da usare come una clava, ed incurante del destino di intere regioni italiane, possiamo ben temere che le ferite potranno essere così forti che il risanamento delle stesse non saremo certamente noi a far in tempo a vederlo.




    .
    Ultima modifica di edera rossa; 02-05-10 alle 02:18
    "E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini

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  2. #2
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Molto interessante questo topic, però io capovolgerei la riflessione, mi focalizzerei su un diverso attore. In sè, ritengo che una riforma federale dello stato italiano sia cosa buona e giusta, così come in sè ritengo il clericalismo un male, un male che certamente potrebbe essere favorito da un indebolimento dello stato centrale, per quanto questo stato centrale in realtà abbia sempre e comunque favorito la Chiesa romana, ma ciò non può inficiare sulla bontà della riforma federale, anzì semmai illustra il vero fiasco del risorgimento. Non è il federalismo che rischia di far sorgere classi politiche regionali in balia della Chiesa di Roma, ma è la Chiesa di Roma che rischia di nuocere al federalismo culturalmente quanto economicamente. E' semplicemente ovvio, e su questo dato insisto da sempre, che ad un indebolimento dello stato deve corrispondere un rafforzamento della società civile e non è neppur detto però che uno stato più vicino al cittadino non sia per necessità costretto ad una politica laica, penso all'ICI sui beni patrimoniali religiosi necessaria per far tornare i conti soprattutto nelle regioni più povere, penso ai rapporti con le numerose comunità evangeliche così forti a livello locale, penso alle numerosissime scuole private, tutto questo in una dimensione territoriale peserebbe.
    Ultima modifica di angelo; 02-05-10 alle 06:43

  3. #3
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Ora l'ipotesi di finanziamento ad ospedali di porprietà cattolica è un'ipotesi molto, molto vicina.

    Prendiamo in considerazione il Galliera, ospedale genovese di proprietà della Curia arcivescovile e che ha come presidente l'Arcivescovo pro-tempore della città. L'attuale presidente ha deciso di costruire un nuovo ospedale, ma non certo con il denaro della Curia, bensì con quello della regione liguria. Il contributo della Regione, dovrebbe essere di ben 50 milioni di euro...

    Detto contributo peraltro ricoprirebbe solo un terzo del costo dell'Ospedale stesso.

    E' la logca del fianziamento del privato da parte del pubblico che non mi trova consenziente...

  4. #4
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Citazione Originariamente Scritto da DanielGi. Visualizza Messaggio
    Ora l'ipotesi di finanziamento ad ospedali di porprietà cattolica è un'ipotesi molto, molto vicina.

    Prendiamo in considerazione il Galliera, ospedale genovese di proprietà della Curia arcivescovile e che ha come presidente l'Arcivescovo pro-tempore della città. L'attuale presidente ha deciso di costruire un nuovo ospedale, ma non certo con il denaro della Curia, bensì con quello della regione liguria. Il contributo della Regione, dovrebbe essere di ben 50 milioni di euro...

    Detto contributo peraltro ricoprirebbe solo un terzo del costo dell'Ospedale stesso.

    E' la logca del fianziamento del privato da parte del pubblico che non mi trova consenziente...
    se nella Regione Sicilia , in prossimitò di elezioni, si era pochi anni fa fatto assumere del personale in qualità di assistente spirituale per gli ospedali pubblici ( prassi diffusa ovunque, ma non con infornate numerose come quella siciliana e non con gli stipendi da funzionari della pubblica sanità)si potrà dire che sarà stato per via dell ostaruto speciale; ma nel Veneto , regione a statuto ordinario, si è andato oltre finanziando l'assunzione di assistenti spirituali anche nelle cliniche private.
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  5. #5
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Citazione Originariamente Scritto da angelo Visualizza Messaggio
    Molto interessante questo topic, però io capovolgerei la riflessione, mi focalizzerei su un diverso attore. In sè, ritengo che una riforma federale dello stato italiano sia cosa buona e giusta, così come in sè ritengo il clericalismo un male, un male che certamente potrebbe essere favorito da un indebolimento dello stato centrale, per quanto questo stato centrale in realtà abbia sempre e comunque favorito la Chiesa romana, ma ciò non può inficiare sulla bontà della riforma federale, anzì semmai illustra il vero fiasco del risorgimento. Non è il federalismo che rischia di far sorgere classi politiche regionali in balia della Chiesa di Roma, ma è la Chiesa di Roma che rischia di nuocere al federalismo culturalmente quanto economicamente. E' semplicemente ovvio, e su questo dato insisto da sempre, che ad un indebolimento dello stato deve corrispondere un rafforzamento della società civile e non è neppur detto però che uno stato più vicino al cittadino non sia per necessità costretto ad una politica laica, penso all'ICI sui beni patrimoniali religiosi necessaria per far tornare i conti soprattutto nelle regioni più povere, penso ai rapporti con le numerose comunità evangeliche così forti a livello locale, penso alle numerosissime scuole private, tutto questo in una dimensione territoriale peserebbe.
    credo che su quello che chiami "il fiasco del risorgimento" sarebbe il caso di aprire una discussione, anche se è sempre difficile fare confronti con eventuali ipotesi che si sarebbero manifestate in alternativa a come andarono le cose. Non credo , ad esempio , che senza un processo unitario ( personalmente avrei preferito una soluzione federalista di tipo cattaneao(,oppure da subito regionalista, come auspicato da Mazzini) le cose sarebbero rimaste immutate con i vecchi stati tutti al loro posto; si pensi ad esempio alle pressioni austriache sui territori emiliano-romagnoli od il loro interessamento alle vicende dei Sunderbund svizzeri con dichiarate esigenze ( in realtà piuttosto imspiegabili visto il controllo sulla Lombardia) di passare per il territorio piemontese. Ma si pensi anche agli interessi inglesi sul nostro meridione. Del resto lo stesso Salveminim, che pur si considerò costantemente un federalista, ritenne che senza la tensione che fu creata da Mazzini attorno ad un progetto unitario ( e capace più di qualsiasi altra di mobilitare l'opinione pubblica italiana ed europea) ben poca strada si sarebbe fatta ed il federalismo sarebbe rimasto comunque un sogno.
    Concordo che ad un indebolimento dello stato occorra un rafforzamento della qualità della società civile; del resto è la stessa democrazia che necessità della virtù dei cittadini molto più di uno stato totalitario. Ma un conto è arrivare al federalismo ( e continua a dire che sarebbe più giusto parlare di regionalismo avanzato) attraverso una battaglia politica guidata da forze politiche pluraliste su tutti i fronti, la cui vittoria starebbe ad indicare che dietro di essa vi è stata una crescita della socireà civile, altra cosa arrivarci attraverso una forza politica che gratta la pancia agli istinti peggiori della società italiana. E questo anche per il modo di considerare il rapporto fra le varie parti d'Italia e per la scarsa attenzione alla necessità di far coincidere il federalismo con un allargamento delle possibilità per il cittadino di dAR SFOGO A TUTTA LA SUA DISPONIBILITà DI COLLABORAre per il bene pubblico; l'esempio della proposta delle ronde civiche è sufficente esempio di come mal si intenda il mettere le strutture pubbliche al servizio della volontà di collaborare alla cosa pubblica non solo al momento di pagare le imposte, e l'avvilimento di quanto sta succedento nella protezione civile ( nella qualecome in molti altri casi di pubblica solidarietà la gente della mia regione, il Veneto, è solitamente in prima linea per antica consuetudine ) è un altro motivo di preoccupazione.
    Temo che con un maggior decentramento non accadrà che i finanziamenti locali al clero e dintorni( e le necessità di non concedere privilegi fiscali) saranno resi più evidenti; anche perchè la tendenza è già ( a causa anche delle leggi elettorali) di mettere i laici sempre più all'angolo ed in derte region iquesto avverrà molto più che nel parlamento nazionale m dove pur ciò sta avvenendo.
    Ultima modifica di edera rossa; 02-05-10 alle 18:37
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  6. #6
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Quando parlo di fiasco del risorgimento mi riferisco al fatto che lo stato centrale e centralista in realtà abbia sempre e comunque favorito la Chiesa romana. Se l'obiettivo o uno degli obiettivi del risorgimento era la laicità o addirittura la fine del potere temporale, ecco il fiasco, di tutti gli stati pre-unitari l'unico ancora esistente è il Vaticano ...e chissà perchè.

    I tuoi timori sono assolutamente fondati e da me condivisi, ma comunità religiose che sul piano nazionale sono pari allo 0% a livello territoriale sono una consistente fetta di elettorato penso ai Testimoni di Geova, penso ai Pentecostali, ai Musulmani, e sono queste comunità che avranno più voce in capitolo col federalismo e ciò potrebbe spingere verso la laicità.

    Dico ovviamente potrebbe, così come una regione in affanno potrebbe introdurre tassazioni sui beni immobili ecclesiastici, chissà, la possibilità c'è, la battaglia è sempre la stessa, quella per la laicità, cambia solo il contesto.

  7. #7
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Citazione Originariamente Scritto da angelo Visualizza Messaggio
    Quando parlo di fiasco del risorgimento mi riferisco al fatto che lo stato centrale e centralista in realtà abbia sempre e comunque favorito la Chiesa romana. Se l'obiettivo o uno degli obiettivi del risorgimento era la laicità o addirittura la fine del potere temporale, ecco il fiasco, di tutti gli stati pre-unitari l'unico ancora esistente è il Vaticano ...e chissà perchè.

    I tuoi timori sono assolutamente fondati e da me condivisi, ma comunità religiose che sul piano nazionale sono pari allo 0% a livello territoriale sono una consistente fetta di elettorato penso ai Testimoni di Geova, penso ai Pentecostali, ai Musulmani, e sono queste comunità che avranno più voce in capitolo col federalismo e ciò potrebbe spingere verso la laicità.

    Dico ovviamente potrebbe, così come una regione in affanno potrebbe introdurre tassazioni sui beni immobili ecclesiastici, chissà, la possibilità c'è, la battaglia è sempre la stessa, quella per la laicità, cambia solo il contesto.
    mi sembra di capire iltruo punto di vista e la tua speranza. In realtà non conosco la distribuzione, se non per sommi capi, delle minoranze religiose in Italia. Una presenza valdese significatica nell'area piemontese ed una certa presenza degl s tessi in Sicilia ( non so quanto sia rimasto nella Calabria in cui il nome Guardia Piemontese è memoria di una antica ricerca di libertà dal Piemonte sabaudo a quelle terre) ; una presenza ebraica più accentuata nell'area romana , e non so quanto in alcune città storiche dell'ebraismo italiano ( penso ad esempio a Livorno e Ferrara, mentre di Venezia qualcosa conosco), ; non ho assolutamente idea della distribuzione di Pentecostali e Testimoni di Geova ( che però tendono per ragioni teologiche ad essere lontani dalla politica, così come non ho idea di quale sia la distribuzione di cittadini italiani che hanno aderito alla religione mussulmana; vi è inoltre, per quanto ne sò, anche un certo fermento nel mondo ortodosso italiano , ma credo più per la presenza di cittadini ( specie cittadine) dell'est europa e quindi non in grado di incidere elettoralmente . Mi sembra tu possa fornire dei dati interessanti in proposito, visto che a me risulta vi sia stato un aumento della presenza protestante nel suo complesso , così come è aumentata l'adesione di cittadini italiani ad altre religioni diverse da quelle cristiane. Credo sia inoltre aumentato il numero di cittadini di religione diversa salla cattolica che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Naturalmente sarebbe interessante avere anche una indicazione su stato sociale e livello culturale dei cittadini interessati a tale fenomeno, ma già una idea sulla loro collocazione territoriale potrebbe essere di aiuto a capire i fattori ispiratori di tale fenomeno. ( cosa diversa se , ad esempio, si ha un allargamento di una certa religione in aree di tradizionale abbarbicamento od in aree sostanzialmente nuove)
    Si tratta poi di vedere quanto lo stato cederebbe alle regioni in materia di capacità impositiva che vada a toccare anche i beni ecclesiastici; ho impressione che , co questa maggioranza, ma anche con altre, sarà probabile quasi nulla. Anche per questo non è indifferente il tipo di federalismo ( o regionalismo) e quali forze politiche se ne fanno i propulsori. Come vedi ho meno ottimismo di quanto non ne abbia tu; ma certamente , anche se difficilmente sarà possibile immaginare, da una diversa distribuzione delle religioni presenti nei singoli territori, ma anche da una più o meno significativa capacità di incidere dei laici, una legislazione regionale ispirata a principi laici ( salvo, ed in misura limitata ed in maniera conforme all'attuale, sulle solite regioni dell'Italia di mezzo) non escludo, ed in questo trovo particolarmente interessanti le tue osservazioni, che vi possa essere, in certe regioni, se non altro una più accentuata azione di presenza anche alivello istituzionale e di rilancio nella società civile dei temi della laicità, ma anche di denuncia di comportamenti concreti volti a privilegire la religione cattolica.
    Ultima modifica di edera rossa; 03-05-10 alle 01:54
    "E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini

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  8. #8
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Purtroppo di dati non ne ho, la mia è una speranza, ma credo abbastanza logica.

  9. #9
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    Predefinito Rif: laicismo e federalismo

    Se da un lato il federalismo può liberare le comunità locale dalle "ganasce" (pensiamo ai tentativi di alcunee regioni introdurre la RU486 in contrasto col Ministero della Salute e col Governo), dall'altro le piccole comunità sono spesso fonte di privilegi e di incontrollati flussi di denaro per i mille rivoli del potere clericale.

    Un federalismo che abbia significato non può che essere ancorato al controllo della spesa. E questo può avvenire solo riducendo di molto i trasferimenti dllo stato agli enti locali e costingendo gli stessi ad autofinanziarsi e a far i conti con l'opinione pubblica.

    La spesa irresponsabile non può che avvantaggiare un potere come quello ecclesiastico che si serve del suo radicamento politico e territoriale per mettee le mni nelle tasche degli italiani come un ladro.

 

 

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