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Discussione: Chiesa e schiavitù

  1. #1
    anarchico
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    Post Chiesa e schiavitù

    http://www.forumtime.it/Forum/index.php?showtopic=5247

    dalla Stampa del 17/4/2008
    Messa del Papa allo stadio di baseball:
    "Indiani e schiavi, quante ingiustizie"

    (IMG:http://img147.imageshack.us/img147/7421/chschut7.jpg)

    WASHINGTON
    Nella grande messa al Nationals Stadium di Washington, di fronte a una folla di 45mila fedeli giunti da tutti gli Stati Uniti, Benedetto XVI ha voluto ricordare anche le vittime storiche del grande mito americano: gli indiani nativi del continente e gli schiavi africani importati per costruire le ricchezze dei colonizzatori.

    «Gli americani - ha spiegato durante l’omelia - sono sempre stati un popolo della speranza: i vostri antenati sono venuti in questo Paese con l’aspettativa di trovare una nuova libertà e nuove opportunità, mentre la vastità del territorio inesplorato ispirava loro la speranza di essere capaci di cominciare completamente da capo creando una nuova nazione su nuovi fondamenti». «Certo - ha osservato il Papa - questa attesa non è stata l’esperienza di tutti gli abitanti di questo Paese: basti pensare alle ingiustizie sofferte dalle native popolazioni americane e da quanti dall’Africa furono portati qui forzatamente come schiavi».
    http://www.lastampa.it/redazione/cms...2002girata.asp

    Belle parole, concetti “alti”. Oggi, sull'Osservatore romano, ho trovato la notizia che il Papa ha nominato il cardinale Dias suo Inviato speciale in Etiopia:

    Lettera del Papa al cardinale Dias
    Lo scorso 1° marzo è stata pubblicata la nomina del cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, a Inviato speciale del Papa alle celebrazioni per il nuovo millennio cristiano in Etiopia, che avranno luogo ad Addis Abeba dal 2 al 4 maggio, in occasione del Congresso eucaristico nazionale etiopico. Il cardinale sarà accompagnato da una missione composta dal sacerdote Tsegaye Kenini, dell'arcidiocesi di Addis Abeba, già segretario generale dell'Ethiopian catholic secretariate, e da padre Tesfaye Tadesse, M.C.C.J., superiore provinciale dei missionari comboniani in Etiopia e presidente della Conferenza dei superiori maggiori religiosi di Etiopia.
    (©L'Osservatore Romano - 27 aprile 2008)

    Etiopia... Etiopia....; qualcosa mi diceva che l'Etiopia aveva a che fare con le “belle e alte” parole che Ratzinger aveva pronunciate nello Yankee Stadium, a Washington. Non mi veniva in mente niente ma, siccome sono un po' cocciutello, ho continuato a rovistare nella memoria. Eureka! Trovato il “link”! Eccolo quì.

    La domanda di frate Guglielmo

    Che faccia avrà fatto frate Guglielmo, mentre leggeva l’Istruzione tanto attesa? Quali sentimenti, quali emozioni saranno comparse sul suo volto? Orrore e rabbia per una risposta moralmente inqualificabile, o compiaciuta soddisfazione per la conferma di una posizione “teologica” che, pur tra qualche ripensamento, era sempre stata un punto fermo nella dottrina della Chiesa?

    Si sarà pentito, il cappuccino, di aver interpellato Roma, o sarà rimasto lusingato che il Sant’Uffizio – Pio IX regnante – gli avesse riservato una risposta così chiara, così dottrinalmente esplicita, così cattolicamente ispirata?

    Impossibile rispondere con certezza ma è molto probabile che frate Guglielmo Massaia abbia tirato un profondo sospiro di sollievo mentre elevava, in cuor suo, un Te deum di ringraziamento. La dottrina della Chiesa era confermata; così come le parole di Paolo di Tarso e di tanti santi e dottori della cristianità. Molto probabile perché fra Guglielmo Massaia sarà elevato alla porpora cardinalizia da Leone XIII; e sarà beatificato. Impossibile immaginarlo in conflitto con Santa Romana Chiesa.

    Ma qual’era l’argomento che stava tanto a cuore a frate Guglielmo, Vicario Apostolico in Etiopia? Aveva scritto che in Etiopia la schiavitù...

    “vera e propria è una condizione che presso i Galla e i Sidama [popolazioni etiopi, NdR] è talmente intersecata con il loro sistema sociale, che è praticamente impossibile avere una famiglia senza acquistare e tenere schiavi”

    e domandava se

    “cristiani di quel Paese possano comprare schiavi, o riceverli come pagamento di un debito o in dono, purché lo facciano per necessità delle loro case e famiglie, senza l'intenzione di rivendere tali schiavi”

    e chiedeva lumi; chiedeva “istruzioni”. La risposta arrivò, con le tanto attese “istruzioni”. Il Sant’Uffizio lo informava informava che:

    "Nonostante che i Pontefici Romani non abbiano nulla lasciato di intentato per abolire la schiavitù presso tutte le genti, e a questo si debba principalmente il fatto che già da diversi secoli non si trovino più schiavi presso molti popoli cristiani, tuttavia...

    1. La schiavitù, di per sé, non ripugna affatto né al diritto naturale né al diritto divino, e possono esserci molti giusti motivi di essa, secondo l'opinione di provati teologi e interpreti dei sacri canoni. Infatti, il possesso del padrone sullo schiavo, non è altro che il diritto di disporre in perpetuo dell'opera del servo, per le proprie comodità, le quali è giusto che un uomo fornisca ad un altro uomo.

    2. Ne consegue che non ripugna al diritto naturale né al diritto divino che il servo sia venduto, comprato, donato.

    3. Pertanto i cristiani ... possono lecitamente comprare schiavi, o darli in pagamento di debiti o riceverli in dono, ogni volta che siano moralmente certi che quei servi non siano né stati sottratti al loro legittimo padrone né trascinati ingiustamente in schiavitù ... perché non è lecito comprare, senza il permesso del proprietario, la roba altrui, sottratta con il furto. [/I]

    Istruzione del 20 giugno 1866 della Sacra Congregazione per il Sant'Uffizio
    (In Collectanea S. Congregationis de Propaganda Fide seu Decreta Instructiones Rescripta pro apostolicis Missionibus, vol. I, n.1293, Roma 1907)

    Una risposta agghiacciante ma non imprevedibile. Assolutamente non imprevedibile; vediamo perché.

    Già l’Antico Testamento aveva codificato la schiavitù trattandola come un fenomeno “normale”. Lo schiavo/a era una semplice componente patrimoniale, al pari di cose e animali. Il Dio-legislatore che popola le Scritture non ha sussulti, né obiezioni morali; solo qualche regola più favorevole per gli schiavi ebrei; niente di più.
    Il Nuovo Testamento, che ha inizio con le Lettere di Paolo, di fronte al tema dello schiavismo non si scompone; anzi. La condizione degli schiavi non provoca reazioni; è accettata senza diventare mai un problema. Paolo si preoccupa di predicare agli schiavi l’accettazione della loro condizione e l’ossequio al proprio padrone;

    Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!
    1 Corinzi 7,20-21

    Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore.
    Colossesi 3,22

    Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni
    1 Timoteo 6, 1

    Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito
    Efesini 6,5

    e non avrà una sola parola di condanna della schiavitù, così come non chiederà mai che uno schiavo sia liberato, anche quando ne avrebbe la possibilità.
    E’ il caso dello schiavo Onesimo (Lettera a Filemone) che Paolo rimanda al proprio padrone “cristiano”, chiedendo che venga trattato da “fratello” ma senza pretenderne l’affrancamento dalla condizione di schiavo.
    E sulla scia di Paolo navigherà, serenamente, la predicazione della Chiesa. Santi, dottori della Chiesa e papi daranno sostanza teologica, spessore dottrinario, dignità giuridica alla riduzione in schiavitù di esseri umani.

  2. #2
    anarchico
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    http://www.ildialogo.org/storia/schia27032008.htm

    Sui rapporti fra chiese cristiane e nazismo
    Germaniahiesa cattolica sfruttò 6000 lavoratori schiavi

    di A.N.E.D.

    Berlino, 21:14
    La Chiesa cattolica tedesca impiego’ durante il nazismo circa 6 mila ’lavoratori schiavi’, per la maggior parte polacchi e cittadini delle repubbliche dell’Unione Sovietica. Lo rivela una documentazione di oltre 700 pagine, che l’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Karl Lehmann, presentera’ ufficialmente il 4 aprile prossimo a Magonza. La Chiesa tedesca ha oggi anticipato che tra il 1939 ed il 1945 vennero impiegati come schiavi del lavoro 4.829 deportati dai Paesi dell’est europeo e 1.075 prigionieri di guerra. La Conferenza episcopale ha precisato che lo studio, dal titolo "Lavoro coercitivo e Chiesa cattolica dal 1939 al 1945" costituisce "la ricerca piu’ ampia degli ultimi decenni su tutto il cattolicesimo tedesco". Mentre la Chiesa evangelica, che aveva utilizzato anch’essa gli ’schiavi del lavoro’, aveva deciso di contribuire ad indennizzare i sopravvissuti con un contributo alla "Fondazione Memoria, Responsabilita’ e Futuro", il fondo creato negli anni passati dal governo e dall’economia tedesca, la Chiesa cattolica ha preferito versare per proprio conto i risarcimenti agli schiavi del lavoro mediante la creazione del 2000 di un fondo speciale di 2,55 milioni di euro. Nel 2005 erano stati individuati circa 5 mila lavoratori coatti sopravvissuti, 590 dei quali hanno percepito rispettivamente un indennizzo per le sofferenze patite di 2.556 euro.


    l’A.N.E.D. è un’associazione senza fini di lucro che riunisce i superstiti dei Campi di sterminio e i familiari dei Caduti, senza distinzione di fede religiosa o di convinzione politica.
    mail: aned.torino@gmail.com
    http://www.deportati.it/
    casella mail curata da Primarosa,
    primarosa_pia@yahoo.it
    figlia di Natale Pia, kz 115658 Mauthausen -Gusen e nipote di Vittorio Benzi kz 115373 morto di fame e fatica a Gusen a 17 anni, Biagio Benzi kz 43493 Flossenbürg e Giovanni Benzi, kz 7332 Bolzano, tutti partigiani vittime del rastrellamento nella zona di Nizza Monferrato del 3 dicembre 1944.
    Si stima che in Italia i deportati per ragioni razziali siano stati 7500, quelli per ragioni politiche 35000.

  3. #3
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    La Chiesa è contraria alla mercificazione dell'individuo, alla riduzione della persona ad oggetto, allo sfruttamento della persona, alla riduzione in schiavitù di intere popolazioni. I documenti di Papa Leone XIII sono chiarissimi e giustamente denunciano lo schiavismo perpetrato barbaramente sulle popolazioni indigene, ecc...

    Detto questo personalmente sono favorevole all'imposizione di lavori forzati ai carcerati che si sono macchiati dei crimini di violenza contro le persone. Sia chiaro che non sto parlando di lager, lagolai o atrocità del genere. Sto parlando di lavori di utilità sociale sotto stretto controllo delle forze dell'ordine.

    Non vedo perché le persone oneste debbano pagare le tasse per questi criminali che non fanno nulla in galera. La vedo come una grandissima ingiustizia. Dopo il danno, anche il salasso di denaro da parte dello stato per mantenere i criminali.

  4. #4
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    ci vuole tanto a dire che nel 1866 il sant'uffizio ha detto una fesseria?

    e ci vuole tanto a capire che quello che diceva il sant'uffizio erano dei pareri, e non il deposito della fede?

  5. #5
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    ah, ma ora che ci ripenso... Il classico documento del Sant'Uffizio sulla schiavitù. Non ha detto una fesseria. Anche perché non penso che il Papa sia così fesso da mettere dei fessi al Sant'Uffizio.

    http://www.politicaonline.net/forum/...97&postcount=6
    Il documento è autentico, e riporta la visione cattolica della schiavitù, istituto oggi caduto per lo più in disuso, concordemente con quanto esposto da san Paolo nella Scrittura.
    La schiavitù, o servitù, viene infatti definita (negando interpretazioni estranee al concetto cristiano) come un diritto perpetuo ad un facere, da parte di un'altra persona. Non ha nulla a che spartire con catene, fruste e marchi a fuoco. Trattasi meramente di un istituto in materia di diritto di lavoro, che , a causa delle mutate condizioni socioeconomiche, e di una diversa dottrina giuridica sul rapporto di lavoro, che oggi non è più praticabile. Può essere ancora individuato in alcuni sistemi giuridici, come lavoro coatto (i c.d. "lavori forzati"). Fondamentalmente a livello dottrinale (in senso giuridico, non teologico) sì è persa la nozione del lavoro e della capacità lavorativa come un quid facente parte del patrimonio di una persona, limitando tale visione a ciò che è liquidabile. In altre parole, per fare un esempio, se un debitore nullatenente risulta insolvente, il creditore, attualmente la prende in saccoccia, un tempo, avrebbe potuto riscattare il proprio passivo, col proprio lavoro (eventualmente, obbligatovi coercitivamente).
    Non si pensi infatti alla schiavitù di cui parla il decreto, come di un lavoro a titolo gratuito, vi è sempre un sinallagma (anche nel caso di lavori forzati, il galeotto sconta col lavoro, un delitto da lui compiuto, quindi vi è corrispettività). Nemmeno lo si paragoni con situazioni tipo schiavi cristiani in terre mussulmane, o schiavi negri, in piantagioni di cotone. Tali situazioni, non conformi alla morale cattolica, sono prive di corrispondenza e di influenza col presente decreto.
    Quando poi si parla di compravendita di schiavi, ovviamente, non si intende (come già spiegato sul concetto di schiavitù) l'acquisto dela persona (e quindi della disponibilità esclusiva e totale del corpo e dello spirito di un uomo), ma dell'acquisto di un diritto perpetuo (ma anche non perpetuo) a svolgere una mansione lavorativa. Infatti anche il diritto a ricevere una prestazione fa parte del patrimonio di una persona, e come tale può essere alienato. Il "padrone", nel vendere uno schiavo, non fa altro che cedere dietro compenso, ad altri, il diritto a ricevere una prestazione di lavoro, da parte di un terzo.
    Viene inoltre ribadito il concetto di legittima riduzione in schiavitù, la quale normalmente può (o poteva) essere o volontaria, oppure comminata dall'autorità in virtù di un reato grave o di una insolvenza. E' esclusa la predazione o la tratta di esseri umani.

    Quanto detto, non ripugni le coscienze di chi legge. Viviamo quotidianamente in un mondo in cui si verificano i medesimi fatti, che vengono ritenuti leciti, solo perchè chiamati con un altro nome.
    Non vorrei mai dare ragione a Marx, tuttavia, se pensiamo a certi operai, che non potendo (a causa o di impossibilità dovute a scarsa preparazione culturale, o a infelici situazioni economiche) fare altrimenti, sono costretti a svolgere in perpetuo la propria mansione, in un rapporto di sudditanza da un'azienda, come non fare il paragone?
    E' infamante vendere schiavi? ma allora come la mettiamo con i trasferimenti d'azienda? non si cedono forse i lavoratori, a questo e a quell'altro nuovo acquirente, come se fossero pertinenze della fabbrica, assieme alle mura dei capannoni e ai macchinari?
    Non sono forse queste tutte forme di "schiavitù" moderne?

    Ebbene, senza ipocrisie, si può tranquillamente dire che la schiavitù, come istituto di diritto privato, è cattolica, a norma del decreto del sant'Uffizio, dato sotto il pontificato del Beato Pio IX.

    Se poi qualcuno volesse far notare che il CCC al n° 2414, vieta la schiavitù come contraria alla dignità umana (e dunque al diritto naturale stesso), la spiegazione è presto fatta: mentre Pio IX e il sant'Uffizio, intendevano con essa, meramente il rapporto di lavoro perpetuo, come specificato, il CCC la intende invece col senso moderno del termine, e dunque il mercimonio sulla persona umana, per trarne un valore (e non dunque sul lavoro). Ricordiamo però che lo stesso CCC, cita san Paolo (Fm 16), il quale non parla affatto di abolizione della schiavitù, ma che i padroni trattino gli schiavi (che sono leciti), con il rispetto dovuto a dei Figli di Dio. Due sensi diversi, che portano a due conclusioni differenti, entrambe esatte entrambe complementari. Non facciamo lo sciocco errore che i tradizionalisti fanno, paragonando Dignitatis Humanae a Quanta Cura. Il Magistero (e il decreto del s. Uffizio è magisteriale) non si contraddice.

  6. #6
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    il relativismo che si evince da questo thread dovrebbe essere sufficiente a fare riflettere seriamente qualsiasi persona di buon senso sulla presunta divinita' delle Sacre Scritture.

    il vicario di Dio deve intervenire continuamente per correggere e precisare meglio quello che intendeva dire Dio.

  7. #7
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    eugenius, il simpatico e retorico arrampicarsi sugli specchi da te riportato è risibile

    la schiavitù è una cosa precisa. è una persona che possiede un'altra, e ne dispone a suo piacimento.

    lo schiavo può anche non lavorare. resta schiavo.

    se in altri forum non si è abbastanza sereni dall'ammettere che nel corso dei secoli le istituzioni della chiesa, a votle hanno detto e scritto delle emerite fesserie, non cadiamo vittima di questi paraocchi anche qui.

    il sant'uffizio nel 1866 ha detto una grandissima cappella. stop.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Alex Bottero Visualizza Messaggio
    ci vuole tanto a dire che nel 1866 il sant'uffizio ha detto una fesseria?

    e ci vuole tanto a capire che quello che diceva il sant'uffizio erano dei pareri, e non il deposito della fede?
    e nel vecchi testamento invece? mmm non si va lontano così... la logica pecca?
    Non sarà forse che schiavitù in accezione moderna ed antica fossero cose diverse?
    UT UNUM SINT!

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Alex Bottero Visualizza Messaggio

    il sant'uffizio nel 1866 ha detto una grandissima cappella. stop.

    curiosamente, il papa e' infallibile dal 1870, 4 anni piu' tardi...

    quindi nei 1837 anni precedenti poteva anche sbagliarsi.

  10. #10
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    Bottero, posso fare una domanda? Premetto che non ho intento da giudice o inquisitore. Mi interessa capire una posizione anni luce lontana dalla mia. Capisco molto di più quella di "zarath".

    Come si fa a stabilire la linea di demarcazione tra quello che è vero e quello che può essere fesseria negli scritti ecclesiastici?

    Mi spiego meglio.
    Se un Papa, un Vescovo, un Prete, un teologo scrive X. Come si fa a capire se X un giorno potrà essere modificato, ritenuto fesseria oppure se X è verità assoluta ed intangibile? Con quali criteri?

    Ovviamente visto che una persona non vive per sempre, non è che può aspettare il pronunciamento dei Papi successivi.

    Oppure si può dire. Che cosa appartiene al deposito della fede (X1) ed invece che cosa appartiene ad i pareri personali (X2) che possono anche essere delle fesserie?

 

 
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