INCHIESTA
LA REALTÀ DELLE SEPARAZIONI VISTA DAI FIGLI
SI FA PRESTO A DIRE DIVORZIO
Giornali e televisioni raccontano di allegre "famiglione" composte da ex con i nuovi compagni, e figli di diversi genitori. Ma la verità è un'altra. Come raccontano quelli che l'hanno vissuta. «Purtroppo».
A qualcuno forse sarà sfuggita una notizia, ritenuta da molti un’ennesima "conquista civile": in Portogallo, da qualche mese è possibile accedere a un portale su Internet (ideato, per chi voglia dargliene merito, dal procuratore legale di Lisbona Januàrio Lorenço) che permette a chi desidera divorziare di farlo a costo zero, in venti minuti. Niente domande, chiarimenti e soprattutto litigi. Velocità ed efficienza, come davanti a un bancomat o a un’ordinazione on line, per essere di nuovo "liberi". Si fa presto a dire divorzio, del resto, anche al cinema, in televisione e nelle pagine che raccontano la vita dei vip. Rapporti buoni, anzi, "civili", sorrisi, comprensione e persino affetti colorano molte descrizioni di separazioni e divorzi, con relativi racconti dell’allegra quotidianità di tante famiglione allargate ai figli di vari letti, mamme e papà numerosi, per non dire zii e nonni.
Ma siamo sicuri che sia davvero così? Nella vita vera la realtà sembra proprio un’altra, più dura, molto più dolorosa per gli uomini, le donne e, soprattutto, i bambini coinvolti, a cui la società pare andare incontro solamente con proposte per sveltire i tempi. Cresce una cultura che approfondisce la conflittualità tra i sessi e si ammanta di una nebbia nutrita di pregiudizi ideologici e luoghi comuni, che, almeno in nome di tanta sofferenza, varrebbe la pena di cominciare a diradare.
Renata MadernaNon sono attori, né protagonisti di telenovele, ma uomini e donne che, figli di divorziati, hanno vissuto sulla propria pelle questa esperienza tempo fa, quando erano molto giovani. Diverse le storie e le situazioni; comune, invece, il desiderio di non essere identificabili, «per non dare dolore ai genitori».
Racconta Luigi (43 anni, impiegato di Milano): «Sia io che mia moglie siamo figli di divorziati. Abbiamo gli stessi ricordi. Entrambi eravamo piccoli e provavamo un dolore sordo, che non riesci a spiegare neanche a te stesso. A otto anni non comprendi tutti i vari "movimenti" e poi, quando sei più grande, quasi ti vergogni a dire che soffri, perché tutti continuano a dirti che i tuoi genitori ti vogliono bene e che tu non c’entri nulla».
Luigi ha due figli e quando torna a casa guarda con gioia la sua famiglia unita: quello che lui ha sempre voluto per sé, sua sorella e i suoi genitori. «Non faccio loro una colpa. Hanno gestito la separazione con civiltà e rispetto verso i figli. Ma un bambino, comunque, sogna la famiglia unita. Io e Sonia ci siamo detti che se dovessimo entrare in crisi, prima di arrivare alla separazione le tenteremmo tutte. A volte ci chiediamo se anche i nostri genitori, che in fondo sono sempre andati d’accordo, non avrebbero potuto riprovare».
Melania(46 anni), insegnante di Firenze, non crede, invece, che i suoi genitori avrebbero potuto riprovare, erano troppo diversi. Oggi ha 46 anni, un compagno e non ha figli. I suoi si sono separati quando era in quinta elementare, un fulmine a ciel sereno: «Sicuramente, quando mi è stato comunicato ho avuto la mia prima crisi d’ansia. Inizialmente, io e mio fratello minore siamo andati a vivere con mia madre. Dopo una poco simpatica battaglia legale, siamo stati affidati a mio padre».
Un’esperienza che ha compromesso per sempre il rapporto affettivo con la madre: «Dai 13 ai 20 anni non ho più voluto vederla. Solo adesso, che sono cresciuta, che sono stata in analisi, che ho tirato fuori il rospo, ho un rapporto sereno con lei. Ma ci sono voluti anni, per riuscire persino a rilasciare un’intervista su questo argomento». Quando Melania sente parlare di amici e conoscenti che stanno divorziando, si mette sempre dalla parte dei figli, perché sa cosa provano: «Mi rendo conto che tutti dicono di volere il bene dei bambini, ma, in realtà, i figli passano sempre in secondo piano e prevalgono problemi di soldi e recriminazioni personali».«Il rancore sfogato su di noi»Comunque siano andate le cose, chi racconta la sua esperienza da "figlio di divorziati" ha l’idea che le molte scelte fatte crescendo sono state influenzate da questa situazione. Patrizia (38 anni, impiegata) ha deciso di non sposarsi, nonostante una situazione stabile e serena con un compagno e una figlia di 16 mesi. «Credo che in questa decisione c’entri il fallimento del matrimonio dei miei genitori. Si sono separati quando avevo tre anni (ha una sorella maggiore di quattro e una minore di uno, una triade unitissima, in conseguenza di questa esperienza). Da bambini, il loro punto di riferimento affettivo erano le suore dell’istituto che hanno frequentato sin dalla materna: «Erano molto protettive con noi, anche perché, a quei tempi, i figli di divorziati erano molto rari e probabilmente facevamo tenerezza».
La sorella maggiore, la più attaccata al padre, è quella su cui è pesata maggiormente la separazione. Le tre bambine sono rimaste con la madre, che per molti anni ha avuto la parte della "cattiva": «Ha voluto separarsi lei, ma era inviperita con mio padre. La cosa che mi ha fatto soffrire di più è stato il rancore che sfogava su di noi, usandoci da tramite anche per chiedere i soldi. Ma adesso che sono adulta e ho un buon rapporto con lei, ho capito molte cose».Orsola Vetri