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    Predefinito I Radicali, la tortura e la radio

    I Radicali, la tortura e la radio lunedì 22 settembre 2008 di DANILO DI MATTEO

    Spesso i Radicali e tanti altri indicano nel Regno Unito e negli Usa un modello di democrazia: basti pensare alla separazione dei poteri e al bipartitismo. Nel contempo non di rado piovono sugli States accuse di ogni tipo: essi sarebbero terra di lobby, prigionieri del complesso militare-industriale, vittime di forme subdole e insidiose di sopruso, e via di tal passo.
    È su questa scia che si pone il libro del professor Alfred W. McCoy, Una questione di tortura (Edizioni Socrates), volto fra l'altro a mostrare come la tortura, fisica o psicologica, sia parte integrante del sistema di potere americano: i casi recenti in Iraq e Afghanistan non sarebbero che la punta dell'iceberg. E gli Usa sarebbero gli eredi di un'antica tradizione occidentale al riguardo: dalla tortura nel mondo greco e romano a quella praticata dall'Inquisizione (solo gli illuministi ne mostrarono l'incompatibilità con la civiltà e l'inutilità).

    Non si tratta di paradossi; no, sono fatti. E di ciò si è discusso sabato scorso a Roma (Libri in campo in piazza dell'Orologio) in occasione della presentazione del libro. Fra i protagonisti del dibattito assieme al traduttore del libro Enrico Fletzer, lo psicoterapeuta Raffaele Cascone e il direttore di Quaderni Radicali Giuseppe Rippa, pronto a cogliere la questione di fondo: gli Stati Uniti sono capaci di tali nefandezze, ma hanno anche gli "anticorpi" per denunciarle e opporsi. Di qui il carattere aperto e democratico della loro società. E da sempre i Radicali combattono le ingiustizie e gli abusi compiuti in nome dell'Occidente proprio in quanto portatori dei... principi occidentali.

    Eppure Radio Radicale neppure si accorge di tutto ciò e non va a registrare l'evento. Tante volte l'emittente ci fa ascoltare discussioni e dibattiti che parlano il linguaggio del "regime", e ora avendone l'occasione si lascia sfuggire un appuntamento in cui si mette il dito nella piaga delle grandi contraddizioni della politica.

    http://www.agenziaradicale.com/index...6068&Itemid=52

  2. #2
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    La tortura e l'Occidente: dibattito alla Casa delle Letteratura a Roma PDF Stampa E-mail
    lunedì 22 settembre 2008

    libri in campo.jpgdi GIUSEPPE TALARICO

    Nell'ambito della rassegna dell'editoria di cultura italiana, giunta alla XVI edizione e che si tiene alla Casa delle Letterature fino 3 ottobre, sabato scorso è avvenuta la presentazione del libro di Alfred MCcoy intitolato Una questione di Tortura edizioni Socrates.Il volume, importante e pregevole sia per le informazioni che fornisce al lettore sia per i giudizi politici in esso esposti su un tema così delicato e complesso, è stato presentato da Enrico Fletzer, giornalista e traduttore, da Geppi Rippa, direttore di Quaderni Radicali, e da Raffaele Cascone psicoterapeuta.

    Enrico Fletzer, nella efficace introduzione al dibattito, ha spiegato e chiarito le ragioni per le quali la scoperta degli studi e dei libri del professore MCcoy è stata fondamentale per comprendere le tante contraddizioni esistenti nella società americana.In particolare, Fletzer ha richiamato all'attenzione del pubblico che ha seguito il dibattito, interessante e ricco di spunti di riflessioni, gli altri libri del professore MCcoy, tra cui un importante studio sull'eroina e sui meccanismi attraverso cui gli apparati di sicurezza dello stato tentano di esercitare un controllo collettivo sulle società democratiche.

    Per MCcoy, storico ed intellettuale di fama internazionale, l'interesse per il tema della tortura è nato nel periodo della adolescenza e gli è stato trasmesso dalla madre Nagy. Infatti la madre, i cui genitori erano di origine tedesca, visitando, quando aveva appena dieci anni, negli anni trenta la città medievale di Norimberga scoprì, al di sotto del municipio della città, la camera della tortura, rimanendone talmente impressionata da farne l'oggetto di un lunga riflessione intellettuale.

    Per MCcoy è sconcertante che un paese come gli Stati Uniti, le cui istituzioni democratiche sono solide a presidio della libertà individuale, abbia potuto considerare legittimo il ricorso alla tortura da infliggere ai prigionieri politici, pur di acquisire informazioni ritenute fondamentali per la sicurezza nazionale. La legittimazione della tortura, come trattamento brutale e degradante da imporre ai prigionieri politici considerati pericolosi ed in grado di destabilizzare la sicurezza nazionale, è avvenuta giuridicamente con il sostegno della comunità intellettuale e accademica americana. Pur avendo gli Stati Uniti, dopo la fine della seconda guerra mondiale, approvato alle Nazioni Unite, insieme ad altri grandi paesi di robusta tradizione liberale, la convenzione di Ginevra e la dichiarazione dei diritti dell'uomo, la tortura è stata ritenuta lecita durante un lungo periodo storico: dagli albori della guerra fredda alla lotta contro i terroristi talebani in Afghanistan ed in Iraq.

    Nel suo libro MCcoy ha delineato le diverse tipologie e forme che la tortura ha assunto nel corso del tempo; dalla tortura basata sul trattamento fisico, brutale e degradante, si è passati a quella psicologica, fondata sulla deprivazione sensoriale e sul dolore auto inflitto. Le orribili immagini, che ritraevano nel carcere di ABU Grhaib i prigionieri sottoposti a forme brutali di tortura, dimostrano che in Iraq l'esercito americano ha fatto ricorso, in modo spregiudicato, alla tortura psicologica.

    Storicamente la tortura è stata attuata contro i prigionieri politici sia nel mondo antico, greco e romano, sia nel medioevo dalla inquisizione. Soltanto nel settecento, dopo la affermazione degli ideali illuministici, la tortura è stata considerata inutile e lesiva della dignità umana, oltre che inefficace sul piano giuridico. Secondo Enrico Fletzer, è sorprendente constatare che nell'ordinamento italiano non sia previsto il reato di tortura, anche se gli episodi degli ultimi anni, si pensi ai fatti del G8 di Genova, indicano che la tentazione di infliggerla ai cittadini in stato di detenzione è ricorrente.

    Lo studio del professore MCcoy è importante poiché fa emergere un fatto troppo spesso ignorato dalla pubblicistica più colta ed illuminata, vale a dire che nelle grandi democrazie contemporanee si ha una preoccupante commistione tra la legalità e l'illegalità.

    Geppi Rippa, direttore di Quaderni Radicali, con la consueta lucidità intellettuale, ha ricordato l'ispirazione ideale e culturale dei Radicali, i quali sono sempre stati nonviolenti, antimilitaristi e convinti che l'arte dialettica della politica possa consentire di disciplinare e governare qualsiasi conflitto umano. Per Rippa il libro del professore MCcoy è importante, poiché offre al lettore la possibilità di capire quanto sia inutile la pratica della tortura, sia per acquisire informazioni ritenute essenziali, onde garantire la sicurezza nazionale, sia per colpire le forze che tramano per destabilizzare gli assetti politici dei paesi democratici.

    Ovviamente il fatto che l'America con la sua solida tradizione democratica abbia legittimato la pratica brutale della tortura, non deve diventare un valido motivo per condividere le idee di quanti, richiamandosi ad ideologie sconfitte dalla storia, alimentano l'antiamericanismo. Il tema della tortura è delicato e fondamentale sul piano giuridico, perché chiama in causa la concezione generale della politica, ed in particolare quale debbano essere in democrazia i rapporti tra l'individuo, la società umana e le istituzioni democratiche.

    La legittimazione della tortura e il riconoscimento della sua liceità giuridica comportano una grave limitazione della libertà individuale e della sfera dei diritti di ogni singolo cittadino. Per comprendere come mai un grande Paese democratico come gli Usa abbia ritenuto opportuno infliggere la tortura ai prigionieri politici in Afghanistan ed in Iraq, bisogna considerare cosa abbia significato per gli americani il trauma legato agli eventi dell'undici settembre del 2001. Ovviamente, pur avendo il libro di MCcoy il merito di indagare intorno ad un tema così importante, non bisogna dimenticare che la violazione dei diritti umani viene compiuta e perpetrata in altre parti del mondo, dalla Cina alla Cecenia.

    Per Raffaele Cascone, è fondamentale capire che le relazioni umane ed il contesto in cui l'individuo vive sono essenziali, per assicurare ad ogni persona la possibilità di esprimersi liberamente nel rapporto con gli altri e la società. La tortura psicologica, basata sulla deprivazione sensoriale ed il dolore auto-inflitto, mira ad annientare la personalità umana del prigioniero che ne subisce gli effetti devastanti.

    Infatti, mediante la tortura psicologica il prigioniero viene a trovarsi in una condizione di dipendenza nei riguardi del proprio carnefice, perdendo la capacita di gestire la propria autonomia intellettuale e umana. Sorprende che gli ambienti accademici americani nel campo della psicologia, pur di ricevere finanziamenti dall'apparato militare dello stato, ossessionato dalla necessità di garantire la sicurezza nazionale, abbiano legittimato sul piano scientifico la pratica della tortura.

    In realtà, la società americana, pur essendo libera e democratica, è attraversata da molte contraddizioni, che non sempre è facile capire e comprendere. Ma il movimento di funzionari della Casa Bianca, di amministrativi, di psicologi, psichiatri che contestano i loro colleghi che hanno assecondato il disegno di una amministrazione che non ha avuto remore a operare in chiara illegalità, costituisce la più concreta speranza della vitalità di un sistema.

 

 

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