Slovenia: elezioni; vince la nuova sinistra di Pahor(di Franko Dota)

LUBIANA - La nuova sinistra di Borut Pahor, seppur di stretta misura, ha vinto le elezioni politiche di ieri in Slovenia, imponendosi sulla maggioranza di centrodestra del premier uscente Janez Jansa.

E' stata sicuramente la tornata elettorale più incerta nella storia della Slovenia dall'indipendenza nel 1991, e ora si prospetta ancora un periodo di incertezza nonostante il centrosinistra detenga un concreto vantaggio politico dovuto alla maggiore possibilità di formare una coalizione capace di ottenere la fiducia nel nuovo parlamento di Lubiana.

Sulla base del 99,9 per cento di voti scrutinati, la maggioranza relativa del 30,49% dei voti e di 29 deputati, su un totale di 90, va al leader della sinistra, l'eurodeputato socialdemocratico Borut Pahor. Il premier uscente Janez Jansa, capo del centrodestra, ha ottenuto invece il 29,32%, pareggiando il risultato di quattro anni fa, che gli vale 28 deputati al Drzavni zbor, il parlamento di Lubiana.

"Questo è il risultato del nostro programma moderato", ha commentato Pahor ringraziando gli sloveni "per aver triplicato i risultati del partito rispetto a quattro anni fa". Infatti, i Democratici sociali (Sd) di Pahor sono sempre stati il secondo, se non il terzo partito delle coalizioni di centrosinistra che, guidate dai Liberal-democratici (Lds) dei "padri dell'indipendenza slovena", Milan Kucan e Janez Drnovsek, dominarono la scena politica di Lubiana dal 1990 al 2004. Adesso i ruoli sembrano capovolti, e se non ci saranno colpi di scena, sarà la nuova sinistra, moderata e socialdemocratica, pazientemente costruita da Pahor, a prendere le redini del governo nel quale i vecchi liberali saranno i partner minori.

Insieme il 'terzetto di sinistra'', l'Sd di Pahor, i liberali Zares (Davvero) di Grgor Golobic, ex segretario di Drnovsek, e l'Lds incassa il 45% dei voti e 43 deputati, tre in meno della maggioranza parlamentare necessaria.

Tutto sembra dipendere dalla scelta del Partito dei pensionati (Desus), che con il 7,5% dei voti e 7 deputati diventa l'ago della bilancia. Il capo del partito, l'attuale ministro delle difesa Karl Erjavec, si è detto disposto a negoziare con Pahor ed ha già chiesto tre ministeri. A favore di Pahor gioca anche il fatto che il buon risultato fatto registrare in sostanza da Jansa vada a scapito dei suoi alleati più fedeli. I cristiano-sociali della Nuova Slovenia (Nsi) sono sprofondati al di sotto dello sbarramento del 4% e non entrano in parlamento, mentre il Partito popolare (Sls) scende da sette a cinque deputati. Al momento Jansa non ha in sostanza nessun alleato affidabile col quale formare una coalizione. Gli resta solo il controverso nazionalista Zmago Jelincic i cui cinque deputati però non gli bastano per ottenere la fiducia.

Il successo del 44/enne Pahor, ex comunista, oggi membro del gruppo socialista al Parlamento europeo, è dovuto in primo luogo al suo impegno per un "più solido" welfare, alle promesse di aumentare il salario minimo garantito e le pensioni, di continuare con le graduali privatizzazioni, ma mantenendo sempre una quota significativa dello Stato nelle aziende chiave. A favore di questa lieve svolta a sinistra hanno giocato anche l'incalzante inflazione degli ultimi mesi e le gravi accuse di corruzione mosse a carico di alcuni dei più alti dirigenti del governo, incluso lo stesso Jansa. Ma più di tutto questa vittoria di Pahor si potrebbe attribuire al timore della maggioranza degli sloveni di veder svanire in un momento di crisi internazionale la prosperità economica e la sicurezza sociale costruita negli ultimi vent'anni. E Pahor, con le sue promesse incentrate sulla crescita dei salari e il contenimento dell'inflazione, sembra aver toccato il tasto giusto.

http://www.ansa.it/opencms/export/si...764189303.html