anche Bossi sospende l' aspirante boia
e' il leghista Leoni Orsenigo allontanato dall' aula di Montecitorio per sette giorni. alle 13 e 45 il deputato della Lega Nord di Como Luca Leoni Orsenigo mostra in Parlamento un cappio da forca durante l' intervento di Giuliano Amato sulla questione morale
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Anche Bossi sospende l' aspirante boia E' il leghista Leoni Orsenigo allontanato dall' aula di Montecitorio per sette giorni - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, sta dicendo: "Vi parla uno che del prossimo Parlamento non fara' piu' parte". Immediato e polemico parte l' applauso ovazione dei deputati della Lega Nord. Amato ha pero' l' aria di uno che ha voglia di non mollare e replica secco: "La soddisfazione e' reciproca". Sono le 13 e 45, e il deputato leghista di Como, Luca Leoni Orsenigo, tira fuori dalla tasca, neanche fosse il mago Silvan, un cappio di corda. E comincia a farlo penzolare con la mano. Succede piu' o meno il finimondo nell' emiciclo di Montecitorio. Nel "Transatlantico" intanto, un senatore in trasferta, seduto su una poltroncina, dice sconsolato ascoltando grida e boati: "Scene da un manicomio". Peggior conclusione del dibattito sulla "questione morale" non poteva esserci. Quando dopo le tredici di ieri mattina, il presidente Amato ha cominciato il suo discorso ci si e' subito accorti che c' era il clima dei "talk show" televisivi in diretta, ma quelli di tipo duro. I deputati di Rifondazione comunista si alzavano e se ne uscivano dall' aula con un' aria che voleva sembrare di indignazione. E poco prima il missino Carlo Tassi, doppiopetto gessato con cravatta nera su camicia nera, aveva dato fuoco alle polveri urlando cose incomprensibili. Il presidente Giorgio Napolitano interveniva. Marco Pannella cercava di sdrammatizzare: "Lo lasci dire: perche' impedirgli di dimostrare che ancora una volta non ha capito niente di quello che diciamo". Ma con Amato la scena cambiava completamente. I missini dovevano avere svuotato, in mattinata, alcuni negozi. Con spugne di colore rosso, giallo, bianco, enormi guanti bianchi alle mani, scattavano in piedi e mimavano qualcuno che sta pulendo un immaginario vetro. E intanto gridavano: "Ladri, ladri". Altri, anch' essi indomiti urlatori, sventolavano, letteralmente, un paio di manette. Sembrava una scena da avanspettacolo a Milano, cinema Alcione, anni Cinquanta. A un certo punto urlavano tutti: chi "mafia", chi "ladri". Commessi della Camera in agitazione, mucchi di uomini a far barriera tra un settore e l' altro. Il socialista Carlo D' Amato che indicava un "lumbard" urlandogli: "Vieni qua che ti faccio vedere". Era una rissa oscena, pero' fatta tutta di parole, di intenzioni guerresche, ma non c' e' stato neppure un pugno vero: un po' di "baruffe chiozzotte" a spintoni, molte dichiarazioni declamatorie di tipo melodrammatico. Verso le 13 e 5O veniva espulso dall' aula il missino Francesco Marenco. Arrivava in "Transatlantico" ancora accaldato e reggendo un cartello: "Fuori i ladri". Marenco urlava e si beccava un "buffone" dalla porta della "buvette". Marenco urlava di piu' : "Chi e' stato?" Prima silenzio. Poi individuava il deputato democristiano Raimondo Maira, che aveva intanto ordinato un panino, e lo affrontava al centro del bar di Montecitorio. Sguardi di sbieco, ma nulla di fatto per l' intervento dei commessi. Nello stesso momento pero' era l' aula che ribolliva per la faccenda del cappio leghista. Il presidente Napolitano non aveva notato la scena, ma l' avevano vista molti altri deputati. Solita ammucchiata, poi la Lega decideva di uscire facendo una specie di "trenino", forse il vecchio "cotillon" degli ultimi balli della Pietroburgo zarista. Arrivavano in "Transatlantico" tutti eccitati i leghisti. Marco Formentini, il capogruppo, diceva: "Il cappio voleva indicare che Amato e gli altri stanno strangolando l' economia italiana da quarant' anni. Hanno sperperato tutto". Il deputato Leoni Orsenigo diceva che lui voleva fare quanto aveva spiegato Formentini. Ma arrivava una pioggia di dichiarazioni indignate. Il capogruppo democristiano Gerardo Bianco: "La loro e' la civilta' della forca e la civilta' che peraltro ha trovato in Miglio un teorico, della barbarie". Giorgio Napolitano, con aria quasi disgustata, ripeteva: "Pagliacciate". Il verde Mauro Paissan: "La forca evocata dal professor Miglio si e' oggi materializzata a opera di un suo seguace. E' la piu' disgustosa e inquietante sceneggiata mai allestita in Parlamento". Marco Pannella: "Questo fatto e' un pessimo biglietto da visita: mi auguro che sia stato frutto di stupidita' o di incapacita' goliardica". Ancora piu' severo il pidiessino Massimo D' Alema, soprattutto con i missini: "In aula non ci sono solo inquisiti per Tangentopoli, ma anche inquisiti per stragi. Conclusione del dibattito sulla "questione morale": sospeso per sette giorni il leghista Leoni Orsenigo, cacciati dall' aula due, o forse tre, missini. E il capo dei "lumbard", Umberto Bossi? Prima il "senatur" ha ripetuto la versione ufficiale leghista: "Il cappio voleva dire l' economia strangolata. Voi pensate sempre male". Ma intanto diceva che era preoccupato. Poi Bossi prendeva, a sorpresa, la decisione di sospendere Leoni Orsenigo anche dalla Lega per sette giorni: "Un comportamento non solo goliardico, ma fuori luogo in un momento grave come l' attuale e incompatibile con l' atteggiamento da tenere in Parlamento". Sceneggiata inutile e smentita dal capo. Gianluigi Da Rold