Una guida per comprendere Strauss (e attraverso di lui, Allan Bloom)
Leo Strauss, il grande intelletto conservatore
Strauss credeva che il liberalismo praticato nei paesi sviluppati dell'Occidente nel XX secolo, contenesse al suo interno una tendenza intrinseca verso il nichilismo.
di Robert Locke, FrontPageMagazine.com 31.05.2002
Nella vita intellettuale americana contemporanea c'è solamente una scuola di intellettuali conservatori che ha messo radici nel mondo accademico come movimento. Si tratta degli straussiani, seguaci del tardo Leo Strauss (1899-1973). L’ostile New Republic si è riferita agli straussiani come a “una delle prime dieci bande (criminali) del millennio”. Strauss è una figura ambigua, a volte persino preoccupante, ma è essenziale alla rinascita conservatrice del nostro tempo ed offre quella profondità intellettuale della quale abbiamo così disperatamente bisogno. Come misura grezza della sua importanza, e per quei lettori che continuano a credere che le questioni filosofiche siano di nessuna importanza pratica, si consideri l'elenco seguente comprendente i suoi studenti o studenti dei suoi studenti: il Giudice Clarence Thomas; il candidato alla Corte Suprema Robert Bork; il Vice Segretario alla Difesa Paul Wolfowitz; l’ex Assistente al Segretario di Stato Alan Keyes; l’ex Segretario all’Istruzione William Bennett; il redattore del Weekly Standard ed ex capo di Quayle William Kristol; Allan Bloom, autore de La conclusione del genio americano; l’ex editorialista del New York Post John Podhoretz; l’ex Vice Presidente della National Endowment for Humanities John T. Agresto; e, non per annoverarmi in questa augusta compagnia ma nell’interesse di una piena informazione, me stesso.
Il grande significato di Strauss per i conservatori che vanno per la maggiore è rappresentato dal fatto che la sua è l'analisi filosofica più profonda di ciò che vi è sbagliato nel liberalismo. Le critiche tecnocratiche, legali ed empiriche al liberalismo vanno bene, ma non sono abbastanza. Egli pensa che il liberalismo contemporaneo sia la logica conseguenza dei principi filosofici della modernità, portati ai loro estremi. In un certo senso, la stessa modernità costituisce il problema. Strauss credeva che il liberalismo, come esso veniva praticato nei paesi sviluppati dell'Occidente nel XX secolo, contenesse al suo interno una tendenza intrinseca verso il relativismo, che conduce al nichilismo. In primo luogo, egli ha sperimentato questa crisi nella sua nativa Germania, nella Repubblica di Weimar degli anni 20, nella quale lo stato liberale fu così iper-tollerante da tollerare comunisti e nazisti che, alla fine, lo distrussero, tollerando, altresì, il disordine morale che gli volse i cittadini tedeschi contro. Essendo ebreo, abbandonò la Germania nel 1938. Osserviamo questo stesso problema ripetersi, oggi, a proposito del multiculturalismo che sancisce l'ingresso nell'Occidente dei fondamentalisti musulmani il cui primo scopo è la distruzione della società occidentale, la quale rende quella tolleranza possibile, ed, in particolare, in un’America talmente spaventata di offendere chiunque da rifiutare di attenersi al basilare dovere di qualsiasi stato normale, vale a dire proteggere i suoi propri confini.
Strauss credeva che l’America è fondata su una non semplice miscela di filosofia politica classica (greco-romana), biblica e moderna. I conservatori non hanno mancato di notare che una parte significativa dei danni causati dal liberalismo consiste nell'avere abbandonato l'elemento biblico; questa storia è stata raccontata molte volte ed è stata ben rappresentata a Washington. Dove Strauss interviene, continuando su quella scia, è nella notevole critica rivolta all'abbandono dell'elemento classico. Il suo contributo chiave alla lotta contro la crisi della modernità è consistito nel ripristinare la legittimità intellettuale della filosofia politica classica, specialmente quella di Platone e Aristotele.
La prima mossa di Strauss – che giunse come un assordante colpo per un mondo accademico, quello degli anni 50, tutto chiuso nello scientismo e bramoso di fare della “scienza politica” il sostituto della filosofia politica – fu quella di ripristinare la legittimità della filosofia antica come vera critica politica. È quasi impossibile esagerare quanto improbabili apparvero queste proposizioni al tempo, essendo, allora, un articolo di fede pensare che la filosofia antica non avesse niente più da dire circa i problemi politici moderni cosi come la fisica antica circa l’ingegneria moderna. Strauss, tuttavia, ci riuscì. Quando, oggi, i membri della sinistra si sentono spinti a denunciare i programmi composti dalle opere classiche, è perché sanno, consapevolmente o inconsapevolmente, che il pensiero classico è ben vivo e rappresenta una vera minaccia per loro. Il Sacro Graal degli studi straussiani è stato quello di comprendere i filosofi antichi non dal punto di vista moderno ma dal loro proprio punto di vista. L'implicazione è quella che, successivamente a ciò, si diventa liberi di adottare il punto di vista antico di fronte agli affari politici moderni, liberandoci dalla ristrettezza della prospettiva moderna e permettendoci di ritrarci dalle distorsioni e dalle corruzioni della modernità. Strauss sostiene che la visione moderna della politica è artificiale mentre quella antica è diretta e onesta riguardo l'esperienza in cose politiche.
Strauss non ignorava le ragioni per le quali la filosofia politica moderna si era imposta. La considerò come un grande compromesso raggiunto quando le richieste di virtù fatte dalla filosofia politica antica sembrarono troppo elevate per essere raggiunte. La filosofia politica moderna non fornisce alcuna base razionale per le più elevate imprese umane, ma offre una base molto solida per risultati umani più moderati quali quelli di stabilità e prosperità. È celebre la sua descrizione della modernità come costruita su di un “terreno poco elevato ma solido”. (Diritto naturale e storia, Natural right and history)
Il concetto chiave straussiano è il testo straussiano, il quale è una pièce di scrittura filosofica, scritta intenzionalmente in modo che il lettore medio comprenda una cosa (“l'essoterico”), mentre i pochi eletti – per i quali tale pièce è intesa – afferrino il suo vero significato (“esoterico”). La ragione di tutto ciò è che la filosofia è pericolosa. La filosofia chiama in causa la moralità convenzionale, da cui l’ordine civile nella società dipende; essa rivela anche le brutte verità che indeboliscono l'affetto degli uomini verso le loro società. Teoricamente, poi, offre un'alternativa basata sulla ragione, ma capire il ragionamento è difficile e molte persone che tentano di farlo capiranno solamente la parte della “chiamata in causa” e non la seconda parte che ricostruisce l’etica. C’è di peggio: non è chiaro se la filosofia possa realmente costruire un fondamento razionale per l’etica. In conseguenza di ciò, la filosofia presenta una tendenza a promuovere il nichilismo nelle menti mediocri, e si deve perciò evitare di esporre tali menti ad essa. Le autorità civili sono spesso consapevoli di ciò, e perciò perseguitano e cercano di far tacere i filosofi. Strauss ammette scandalosamente, e contrariamente a generazioni di professori liberali che lo avevano disegnato come un martire sull’altare del Primo Emendamento, che l'accusa di Socrate non era completamente assurda. Questa onestà circa i pericoli della filosofia dona al pensiero straussiano una serietà che manca in molta filosofia contemporanea; ed è anche un segnale della convinzione che la filosofia conta – contrariamente alla mitologia della nostra “pratica” età (salvo poi ad essere intrisa di ideologia e veloce nell’offendersi di fronte alle idee).
Strauss non solo era convinto che i grandi pensatori del passato avessero scritto testi straussiani, ma lo dimostrò anche. Si tratta di un tipo di sistema di classi intellettive che rispecchia i sistemi di classi dei governanti e dei governati, dei proprietari e dei lavoratori, dei creatori e del pubblico, e che esistono in politica, in economia e nella cultura. Egli vede la corruzione fondante della filosofia politica moderna, la stessa che centinaia di anni dopo produrrà quel frutto velenoso sotto forma di nichilismo liberale, nel tentativo di abolire la distinzione su indicata. Si tratta di un tipo di bolscevismo della mente.
Alcuni dibattono sulla questione se i testi straussiani esistano o meno. Moses Maimonides, il grande aristotelico ebreo medievale, ammise di scrivere in quella maniera. Posso dire solamente che ho trovato tale concetto utile nelle mie proprie letture filosofiche. Ad un livello più prosaico, anche un editore così coraggioso come il mio non può pubblicare certe cose, così , sicuramente, io a volte scrivo i miei articoli in codice, e altri scrittori mi hanno detto la stessa cosa.
Secondo Strauss, Machiavelli è la chiave di volta che conduce alla filosofia politica moderna, e il peccato di Machiavelli fu quello di pronunciare verità esoteriche apertamente.
Egli rivelò tutto sentendo che non esisteva nessun Dio sicuro che castigasse i malfatti; l'essenza del machiavellismo è che è possibile farla franca. Per questo egli voltò le spalle alla virtù cristiana che la credenza in un Dio giusto aveva sostenuto. La filosofia pre-machiavelliana, sia essa greco-romana o cristiana, aveva insegnato che l’ordine politico buono deve basarsi sulle virtù umane. Machiavelli credeva che la virtù sufficiente a questo ordine non fosse raggiungibile e perciò insegnò che l’ordine politico buono deve basarsi sugli uomini in quanto tali, per es. sulla loro mediocrità e sui loro vizi. Questo non è solamente realismo, o mero cinismo. Risale a una scelta intenzionale sul come la società debba essere organizzata e a una decisa de-enfatizzazione delle virtù personali. Conduce alla nuova disciplina della scienza politica che si preoccupa di descrivere freddamente come gli uomini sono davvero, includendo verruche e tutto il resto. In ultima analisi, conduce all'asserzione di Immanuel Kant secondo la quale: “potremmo concepire una costituzione per una razza di diavoli, se solamente fossero intelligenti”.
Secondo il punto di vista antico questo non condurrebbe da nessuna parte, in quanto solamente uomini con virtù civica rispetterebbero una costituzione. La concezione moderna, invece, conduce naturalmente a scienze sociali e politiche sociali avalutative, che cercano di risolvere i problemi sociali attraverso la manipolazione tecnocratica, la quale si astiene dall’ “imporre giudizi di valore” sugli oggetti di cui si occupa.
Il passo centrale nascosto nella visione machiavelliana – una mossa intellettuale audace resa logicamente rigorosa e poi politicamente appetibile da Thomas Hobbes e John Locke – è quello di definire l’uomo come esterno alla natura. Strauss vede questo passaggio come la chiave verso la modernità. L’uomo esiste in opposizione alla natura e conquista la natura per il suo benessere. La natura non determina ciò che è buono per l’uomo; è l’uomo che compie questo processo. Questa concezione sta alla base della propensione del moderno a fare della libertà e del benessere (si legga “prosperità”) le preoccupazioni centrali della filosofia politica, mentre gli antichi mettevano al centro la virtù. Una volta che l’uomo viene considerato esterno alla natura, egli non possiede nessuna teleologia o obiettivo naturale, e, perciò, niente virtù naturali. E dato che l’uomo non ha obiettivi naturali, qualsiasi cosa che uno come Dio potrebbe offrirgli gli è sospetto, e così la modernità tende verso l’ateismo. Similmente, i doveri dell’uomo, in opposizione ai suoi diritti, decadono, così come fa la sua socievolezza naturale. Il costo filosofico della libertà è la mancanza di obiettivi, condizione che, in ultima analisi, lascia spazio all'alienazione, all’anonimia, e al nichilismo della vita moderna.
L’interrogativo interessante è perché Strauss scelse di scoprire il velo circa il testo straussiano rivelandone le verità, se si suppone che queste dovevano rimanere un segreto. La risposta è che egli ne sentì il dovere, data la gravità della nostra crisi. La concezione del testo straussiano è, dichiaratamente, suscettibile di provocare danni intellettuali sotto forma di selvagge richieste circa il significato esoterico dei testi, per non dire piuttosto sgradevoli per chiunque a cui non piacciano le élites onniscienti. Ma prima di prendersela con questa visione elitaria della società giusta, giova ricordare che essa è molto simile a quella coltivata per secoli dalle chiese cattoliche e ortodosse e dal Giudaismo ortodosso, per non menzionare le altre religioni: esiste un piccolo numero di uomini che conosce la verità particolareggiata; alle masse si dice ciò che hanno bisogno di sapere e niente più. L’indagine libera fuori i confini della rivelazione è pericolosa. C’è da dire ancora, tuttavia, che Strauss praticò l’indagine libera e insegnò come esercitarla a chiunque potesse permettersi l'istruzione all'Università di Chicago. Chiaramente, non si tratta semplicemente di un elitista che vuole ritornare ad un passato che dice sia esistito; egli suggerisce fortemente che questo è, in ogni modo, impossibile.
E allora, quale era il suo insegnamento positivo circa il bene? In poche parole, Strauss ci ricondurrebbe alla concezione aristotelica dell’uomo come animale naturalmente politico. La politica implica beni naturali precedenti alla concezione che il pensiero umano si fa di loro. Se l’uomo è un animale politico per natura, anche il bene della politica esiste di natura. Il bene della politica consiste nei modi nei quali gli uomini devono comportarsi per fare funzionare le comunità politiche. Se ci sono beni naturali, deve esserci una gerarchia naturale tra i beni, e, perciò, una gerarchia naturale tra gli uomini, in quanto uomini diversi perseguono beni distinti. L’uguaglianza civica può essere salutare per il funzionamento della società, ma gli uomini non sono realmente uguali nel loro valore. E si prosegue di questo passo. Seguendo le argomentazioni di Strauss, non è difficile comprendere che buona parte di ciò che i conservatori trovano positivo nella società trova le sue premesse, in ultima analisi, in una filosofia che è pre-moderna e, almeno fino ad un certo punto, anti-moderna. Si comprende che la nostra America è una società moderna, ma non solo. Questo vale da solo il prezzo del biglietto di Strauss.
Viene da sé domandarsi, ovviamente, se le scritture proprie di Strauss siano testi straussiani. Cioè a dire: cosa pensava realmente Strauss?
Fondamentalmente, riguardo a questo interrogativo, ci sono due scuole di pensiero, le quali ruotano intorno alla questione se si ritenga o meno che Strauss realmente credeva di aver trovato una risposta al nichilismo. La restaurazione della filosofia politica classica ristabilisce realmente valori convincenti? Le virtù di Aristotele sono realmente virtù? La critica di Platone alla democrazia è esatta? Strauss trovò le risposte? Pensò di averle trovate? Oppure, stava solamente tessendo un nuovo mito per trattenere gli intellettuali dal diffondere il relativismo e il nichilismo? Ci sono straussiani partigiani vigorosi di ambedue le visioni.
Strauss credeva che il grande concorrente della filosofia fosse la religione rivelata. Sosteneva che ragione e rivelazione non possono confutarsi l'un l'altra. Credeva che la religione fosse una grande necessità per gli uomini comuni. Per lui, la religione rappresentava, essenzialmente, la legge rivelata, ed egli considerava il suo natio Giudaismo come suo paradigma. Strauss aveva un atteggiamento ambivalente verso il Cristianesimo. Da una parte, il Cristianesimo è l'unica religione praticabile per l’America. Dall'altra, il Cristianesimo ha, al suo interno, elementi di disturbo, come per esempio l’affermazione di S. Tommaso D’Aquino che ragione e rivelazione sono compatibili, precisamente l’opposto di ciò che egli considera la verità più importante. È un luogo comune quello che vede il Cristianesimo come una sintesi di filosofia greca e teismo biblico; Strauss rigetta l'idea che tale sintesi sia possibile. Per lui, la religione è, fondamentalmente, dogmatica e non apologetica. Non si tratta affatto di credo quia absurdum est, ma di una linea molto chiara nella sabbia. Nietzsche aveva ragione: gli uomini hanno bisogno di bugie. Ma, come abbiamo visto prima, forse alcuni uomini non hanno questa necessità.
Strauss era un ateo, ciò che rappresenta, a mio avviso, il suo aspetto più problematico. Egli non ha mai prodotto alcuna prova che Dio non esiste. Più seriamente, egli offre un’apparente certezza che la religione (giudeo-cristiana) sia falsa, e non solamente non certa. Certamente, egli combina questa opinione con una vigorosa difesa di quella stessa religione, ciò che lo rende attraente ai conservatori, ma c'è qualche cosa di non necessario e piuttosto pericoloso nell’essere ateo piuttosto che agnostico. L’agnosticismo si adatterebbe molto bene con il resto del suo insegnamento, e senza che si implorino le richieste sul come il signor Strauss verificò la non-esistenza di Dio, né tentando i suoi discepoli con l'impunità che l’ateismo conferisce. Certo, sarebbe molto meglio per l'intellettuale conservatore che non crede in Dio non essere totalmente sicuro sulla questione e vivere, così, la sua vita senza avere troppi guai con l'Onnipotente, in caso ne risultasse l’esistenza. Secondo me, questa è la base ultima del riserbo e dell’umiltà di fronte all’esistenza che i pensatori conservatori devono coltivare. Il vero agnosticismo, che non sia una versione di ateismo pigro o di teismo pigro, è un difficile e raro atto di equilibrio intellettuale, che richiede grande stabilità intellettuale e capacità di ragionare in termini di probabilità equilibrate e valori simultanei multipli. Tutto questo Strauss non lo insegna.
La stampa tendenziosa ha preso di mira Strauss affermando che era, in senso profondo, anti-americano. Questo avviene perché lui è il più profondo critico moderno della moderna teoria del diritto naturale sulla quale la nostra società è basata, ma, come ho sostenuto sopra, questa è una visione incompleta della nostra fondazione, e Strauss critica il moderno diritto naturale solamente perché è convinto che esso si autodistrugga e divenga indifendibile. Come dice Strauss, “il fatto che siamo amici della democrazia liberale non ci da il diritto di essere gli adulatori della democrazia liberale”. Nelle sue dichiarazioni pubbliche sulla politica contemporanea era un patriota conservatore e convenzionale che appoggiò gli Stati Uniti contro la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale, e contro la Russia sovietica nella Guerra Fredda. Era audacemente anti-comunista in un periodo in cui la maggior parte degli intellettuali occidentali erano pericolosamente equivoci, se non completamente simpatizzanti. Ciò che è innegabile è che vide gli Stati Uniti come l’esempio più avanzato di liberalismo e, perciò, più suscettibile a quel nichilismo, alla cui lotta dedicò la sua vita. Ma considerò gli Stati Uniti, anche ed in parte, fondati sulla saggezza politica classica e biblica, le quali offrivano una risposta. Senza dubbio vide gli Stati Uniti come l’unica speranza del mondo. Una delle lezioni che possiamo dedurre da lui è che l'essenza della modernità liberale è così problematica che l’America non può permettere che la propria essenza sia la modernità liberale, indipendentemente dalla forma che quel liberalismo assume, lockeana, classica (nel senso del diciannovesimo secolo) o postmoderna.
Strauss descrive l’obiettivo o progetto della modernità come "la società universale, una società che consiste di nazioni libere e uguali, ognuna delle quali consiste di uomini e donne liberi ed uguali, e con tutte queste nazioni pienamente sviluppate con riguardo al loro potere di produzione, grazie alla scienza" (La Crisi del Nostro Tempo, The Crisis of our Time). È interessante notare che questa precisa concezione chiarisce che il globalismo non è l’inevitabile traguardo della modernità, come credono i suoi propositori, ma una perversione che, prima di tutto, rende le nazioni non libere e, poi, le abolisce completamente. Strauss era un tagliente anti-global avant la lettre, scrivendo che "nessun essere umano e nessun gruppo di esseri umani può dominare l'intera razza umana in maniera giusta" (Diritto naturale e Storia, Natural Right and History). La sua maggiore riserva circa la Guerra Fredda era la latente premessa che l’indesiderabilità del dominio mondiale sovietico implicasse la desiderabilità di quello americano. Credeva che la cittadinanza del mondo fosse impossibile, in quanto la cittadinanza, come l’amicizia, implica un certo grado di esclusività, sicché l’amore universale è una frode. (Io direi che se esistesse, sarebbe solamente una provincia di Dio). I buoni uomini sono patrioti o innamorati della loro patria o del loro paese d'origine, che per definizione devono essere specifici. Le Nazioni Unite hanno fallito nella loro missione fondamentale: prevenire ed evitare la guerra.
Quali sono gli inconvenienti di Strauss? I suoi seguaci sono accusati di essere settari, il che è vero fino ad un certo punto sebbene, secondo me, non così offensivamente, inoltre questo è irrilevante per quanto riguarda la verità delle sue idee. Quando ero studente all'Università di Chicago, c'era un circolo raggruppato intorno ad Allan Bloom e al suo grande amico, il Premio Nobel Saul Bellow. Gli studenti favoriti del solitamente altezzoso Bloom entrarono gradualmente in sempre maggiore intimità con il maestro, fino al culmine segnato da feste basate su cene esclusive con lui e Saul nel fastoso appartamento di Bloom (leggete Ravelstein, il romanzo di Bellow per i dettagli). Si dice che Bloom dicesse di volere che i suoi studenti giungessero a lui "vergini", senza aver letto di filosofia prima, in modo da poter plasmare le intere loro prospettive. Gli straussiani parlano tra di loro in una specie di codice. Quando uno si riferisce a qualcuno come un "gentiluomo", vuole dire che è una persona moralmente ammirabile ma non capace di filosofia. Hanno costituito una rete nel mondo accademico e a Washington e si trovano lavoro l'un l'altro. Molto dei loro soldi per la ricerca vengono dalla John Olin Foundation. Questa è la loro benzina interiore; io non lo trovo così condannabile, come la Sinistra sembra fare.
Intellettualmente parlando, si può criticare Strauss con questa semplice domanda: si vuole veramente sostenere che la visione classica dell’uomo è vera? Se è così, si sta anche difendendo la fisica e la metafisica classica, che i pensatori classici consideravano essenziale ai loro insegnamenti? Se, invece, non è così, e l'insegnamento classico è solamente un correttivo utile per la modernità, e non una verità in se stesso, qual è, allora, il regime migliore? Quale è il suo (di Strauss) ideale? Forse non sorprendentemente, Strauss è elusivo su questi punti. Certo, argomentò nella direzione di difendere la visione classica dell’uomo, ma non c'è nessun luogo ove egli dichiari: qui lo ho verificato. In un certo senso, questa è solamente l’onestà della sua parte, in quanto il progetto straussiano attende di essere completato da altri.
Nota: Se si vuole approfondire autonomamente Strauss, si inizi con La conclusione del genio americano (The closing of the American Mind) di Allan Bloom per averne una versione popolarizzata, tenendo presente che Bloom è un carattere strano con le sue proprie ossessioni. In seguito, si prendano le opere dello stesso Strauss: Diritto naturale e storia (Natural right and history), e Persecuzione e l'arte della scrittura (Persecution and the art of writing). Insieme al suo studente Joseph Cropsey, inoltre, Strauss pubblicò anche La storia della filosofia politica, che contiene saggi su tutti i maggiori filosofi politici e rappresenta un'introduzione eccellente e affidabile all’intero campo. Shadia B. Drury è la ridimensionatrice di Strauss ufficiale della sinistra; il suo primo libro su di lui, Le idee politiche di Leo Strauss (The political ideas of Leo Strauss), scritto quando aveva ancora un qualche rispetto per lui, è piuttosto utile, sebbene non completamente affidabile. Il suo secondo libro, Leo Strauss e la destra americana (Leo Strauss and the american Right), è un pezzo contraffatto, senza cura e impreciso di propaganda liberale.
Robert Locke è collaboratore di
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dall'inglese David Mocci