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  1. #1
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    Predefinito Conservatorismo e moderatismo_Dialogo tra david777 e Florian su libertà e compassione

    Scritto in origine da Florian

    Caro amico conservatore,

    sono Florian, un filo-Repubblicano come te che si spende quotidianamente su POL per fare cultura e propaganda conservatrice. Strano che ancora non ci conosciamo. Eppure siamo molto simili.
    La maggior parte dei miei interventi è raccolta nel forum "Conservatorismo", ma ho postato anche su Americanismo, Liberalismo, Popolo della Libertà e Tradizione e Identità. Cerco di parlare a tutte le destre portando la buona novella conservatrice a chi non la conosce o magari ne ha un'immagine distorta.
    Mi farebbe molto piacere scambiare quattro chiacchiere con te, in pvt o ancora meglio su msn.

    In attesa di avere tue notizie ti saluto.


    Florian

    ***

    Scritto in origine da david777

    Grazie per il tuo messaggio Florian - Certo che ho notato i tuoi interventi! Mi sembra che tu sia di una Dx più moderata di quella di Templares e probabilmente sulle posizioni di Zaffo. Il momento che i conservatori attraversano in America è tra i più difficili ed è un peccato che non si riesca a mettere a fuoco il nocciolo del problema. Caro Florian, sai che sono un centrista, ma sono disponibilissimo al dialogo. Naturalmente devo fare i conti col tempo disponibile sul WEB. I miei ultimi post si trovano su Associazione Americanista: la questione economica sembra catalizzare le nergie conservatrici. Si potrebbe magari partire da lì per ricollegarsi al resto. Saluti

    ***

    Scritto in origine da Florian

    Caro David, che significa "centrista"? Forse che David Frum, Irving e Bill Kristol sono centristi? Podhoretz, Goldberg, Krauthammer, Horowitz... sono moderati?
    Non so, dimmi tu! Certo, in economia, sono assai distanti dai libertarian; ma vanno a braccetto con la destra religiosa, che tanto centrista non è.
    Mi farebbe piacere conoscere meglio le tue posizioni.
    Io sono un conservatore tradizionale con venature paleo (Kirk, Scruton), ma che è stato fortemente influenzato da Leo Strauss e Allan Bloom.
    Ciao, a presto!

    Florian

    ***

    Scritto in origine da david777

    Mi rendo conto che ti devo delle risposte precise... e cercherò prossimamente di farlo. Per il momento posso dirti che capisco la destra conservatrice ed ancor più i "neocon" straussiani, ma devo fare i conti con altre necessità che tendono a riequilibrare le istanze e le preoccupazioni della dx conservatrice: ossia il Vangelo ed il Giudeocristianesimo, i quali non ci portano soltanto un messaggio di ordine, merito, sicurezza e salvezza, ma pure di compassione, solidarietà e Grazia. Da queste due polarità, credo che come conservatori abbiamo dunque il compito di fare sì ordine, pulizia, prevenzione, efficienza e promozione della libertà economica, ma al tempo stesso siamo tenuti a ricordare che avendo ricevuto Grazia e divina illuminazione, anche noi a sua volta dovremmo ricambiarla nell'amore per tutti gli uomini.
    L'arte di mettere insieme le legittime esigenze di queste due polarità concettuali a fondamento del conservatorismo giudeocristiano credo sia parte integrante della nostra missione.
    Questo può significare però in certi casi severità, determinazione, lotta e persino guerra, nei casi in cui i rivali diventano nemici irriducibili.
    Speriamo di poterne riparlare più a lungo alla prima occasione. Se includessimo questa nostra discussione privata in uno dei nostri attivi thread, penso che potrebbe essere proficuo per raggiungere una maggiore consapevolezza dell'essenza del Conservatorismo. Si potrebbe anche parlare dei personaggi da te citati...

    Grazie Florian ed a presto - quì sono le 2.30AM e se non vado a nanna domani potrei disertare il culto presso una Chiesa Battista nei paraggi.
    Saluti

  2. #2
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    Predefinito

    Caro david777,

    confesso che dinanzi a quel “Repubblicano neocon” presumevo inizialmente di trovarmi di fronte un seguace del “first strike” sul genere di un Perle o di un Wolfowitz. Invece, da questo primo scambio epistolare le tue posizioni sembrano svelare l’altra faccia, forse meno conosciuta e ricercata, del neo (o per certi versi “theo”) conservatorismo. Il vibrante appello alla compassione, alla solidarietà e alla Grazia evidenzia infatti una stretta vicinanza alle idee di un Weigel, di un Neuhaus, di quell’Olavski autore di “Conservatorismo compassionevole” che ha tracciato la linea guida del Bushismo sociale. Presumo dunque che tu, da neocon, sia un liberale e un cristiano e che condivida col conservatorismo propriamente detto l’apertura verso la libertà, intesa come possibilità che ha la persona di realizzare se stessa a vantaggio, e non a prescindere, del bene comune.
    Del resto la politica repubblicana (da "res publica") deve avere una vocazione plurale e non può arroccarsi a difesa dei privilegi di singoli e oligarchie. Anche i conservatori condividono questa visione e difatti in Italia un moderato quale Rocco Bottiglione è stato allievo del famoso tradizionalista Augusto Del Noce ed entrambi si rifanno alla “Grande Tradizione” anglosassone che collega Edmund Burke a Thomas S. Eliot a Russell Kirk. Nel suo mirabile saggio “Le radici dell’Ordine americano”, quest’ultimo si discosta totalmente dalla letteratura liberale (di stampo liberal quanto libertarian) che individua specificatamente nell’Illuminismo e nella modernità le radici culturali degli Stati Uniti d’America. Pur non disconoscendo il ruolo esercitato dal pensiero moderno, Kirk ha svelato piuttosto il peso fondamentale che ha avuto il retaggio giudaico-cristiano sulla formazione di quella nazione che sempre ha inteso se stessa come esperimento e missione per redimere l’umanità intera.
    Del resto pure un filosofo razionalista come Leo Strauss riteneva che l’America fosse il risultato complesso di una cultura insieme biblica, classica e moderna.
    Da Reagan a Bush, il portato del conservatorismo americano è dunque soprattutto il recupero da parte del pensiero politico contemporaneo di fonti da tempo dimenticate, misconosciute o storicizzate, proprie del pensiero giudaico-cristiano e di quello greco-romano. Cristo, Socrate, Locke stanno alla base di un neoconservatorismo che mira a difendere la società occidentale dalle spinte individualistiche, relativistiche e nichilistiche che – consciamente o meno - da più parti concorrono a minarla. Già questo merita il prezzo del biglietto, verrebbe da dire.

  3. #3
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    Predefinito

    Caro Florian - hai già in sostanza fatto il riassunto delle fonti del mio neoconservatorismo.
    Non sono nelle situazione di privilegio per poter accedere sistematicamente tutti i tuoi post in POL - non saprei se qualcuno è in grado di farlo - ma da quanto vedo veramente siamo ideologicamente molto vicini.

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Una guida per comprendere Strauss (e attraverso di lui, Allan Bloom)


    Leo Strauss, il grande intelletto conservatore

    Strauss credeva che il liberalismo praticato nei paesi sviluppati dell'Occidente nel XX secolo, contenesse al suo interno una tendenza intrinseca verso il nichilismo.

    di Robert Locke, FrontPageMagazine.com 31.05.2002


    Nella vita intellettuale americana contemporanea c'è solamente una scuola di intellettuali conservatori che ha messo radici nel mondo accademico come movimento. Si tratta degli straussiani, seguaci del tardo Leo Strauss (1899-1973). L’ostile New Republic si è riferita agli straussiani come a “una delle prime dieci bande (criminali) del millennio”. Strauss è una figura ambigua, a volte persino preoccupante, ma è essenziale alla rinascita conservatrice del nostro tempo ed offre quella profondità intellettuale della quale abbiamo così disperatamente bisogno. Come misura grezza della sua importanza, e per quei lettori che continuano a credere che le questioni filosofiche siano di nessuna importanza pratica, si consideri l'elenco seguente comprendente i suoi studenti o studenti dei suoi studenti: il Giudice Clarence Thomas; il candidato alla Corte Suprema Robert Bork; il Vice Segretario alla Difesa Paul Wolfowitz; l’ex Assistente al Segretario di Stato Alan Keyes; l’ex Segretario all’Istruzione William Bennett; il redattore del Weekly Standard ed ex capo di Quayle William Kristol; Allan Bloom, autore de La conclusione del genio americano; l’ex editorialista del New York Post John Podhoretz; l’ex Vice Presidente della National Endowment for Humanities John T. Agresto; e, non per annoverarmi in questa augusta compagnia ma nell’interesse di una piena informazione, me stesso.
    Il grande significato di Strauss per i conservatori che vanno per la maggiore è rappresentato dal fatto che la sua è l'analisi filosofica più profonda di ciò che vi è sbagliato nel liberalismo. Le critiche tecnocratiche, legali ed empiriche al liberalismo vanno bene, ma non sono abbastanza. Egli pensa che il liberalismo contemporaneo sia la logica conseguenza dei principi filosofici della modernità, portati ai loro estremi. In un certo senso, la stessa modernità costituisce il problema. Strauss credeva che il liberalismo, come esso veniva praticato nei paesi sviluppati dell'Occidente nel XX secolo, contenesse al suo interno una tendenza intrinseca verso il relativismo, che conduce al nichilismo. In primo luogo, egli ha sperimentato questa crisi nella sua nativa Germania, nella Repubblica di Weimar degli anni 20, nella quale lo stato liberale fu così iper-tollerante da tollerare comunisti e nazisti che, alla fine, lo distrussero, tollerando, altresì, il disordine morale che gli volse i cittadini tedeschi contro. Essendo ebreo, abbandonò la Germania nel 1938. Osserviamo questo stesso problema ripetersi, oggi, a proposito del multiculturalismo che sancisce l'ingresso nell'Occidente dei fondamentalisti musulmani il cui primo scopo è la distruzione della società occidentale, la quale rende quella tolleranza possibile, ed, in particolare, in un’America talmente spaventata di offendere chiunque da rifiutare di attenersi al basilare dovere di qualsiasi stato normale, vale a dire proteggere i suoi propri confini.
    Strauss credeva che l’America è fondata su una non semplice miscela di filosofia politica classica (greco-romana), biblica e moderna. I conservatori non hanno mancato di notare che una parte significativa dei danni causati dal liberalismo consiste nell'avere abbandonato l'elemento biblico; questa storia è stata raccontata molte volte ed è stata ben rappresentata a Washington. Dove Strauss interviene, continuando su quella scia, è nella notevole critica rivolta all'abbandono dell'elemento classico. Il suo contributo chiave alla lotta contro la crisi della modernità è consistito nel ripristinare la legittimità intellettuale della filosofia politica classica, specialmente quella di Platone e Aristotele.
    La prima mossa di Strauss – che giunse come un assordante colpo per un mondo accademico, quello degli anni 50, tutto chiuso nello scientismo e bramoso di fare della “scienza politica” il sostituto della filosofia politica – fu quella di ripristinare la legittimità della filosofia antica come vera critica politica. È quasi impossibile esagerare quanto improbabili apparvero queste proposizioni al tempo, essendo, allora, un articolo di fede pensare che la filosofia antica non avesse niente più da dire circa i problemi politici moderni cosi come la fisica antica circa l’ingegneria moderna. Strauss, tuttavia, ci riuscì. Quando, oggi, i membri della sinistra si sentono spinti a denunciare i programmi composti dalle opere classiche, è perché sanno, consapevolmente o inconsapevolmente, che il pensiero classico è ben vivo e rappresenta una vera minaccia per loro. Il Sacro Graal degli studi straussiani è stato quello di comprendere i filosofi antichi non dal punto di vista moderno ma dal loro proprio punto di vista. L'implicazione è quella che, successivamente a ciò, si diventa liberi di adottare il punto di vista antico di fronte agli affari politici moderni, liberandoci dalla ristrettezza della prospettiva moderna e permettendoci di ritrarci dalle distorsioni e dalle corruzioni della modernità. Strauss sostiene che la visione moderna della politica è artificiale mentre quella antica è diretta e onesta riguardo l'esperienza in cose politiche.
    Strauss non ignorava le ragioni per le quali la filosofia politica moderna si era imposta. La considerò come un grande compromesso raggiunto quando le richieste di virtù fatte dalla filosofia politica antica sembrarono troppo elevate per essere raggiunte. La filosofia politica moderna non fornisce alcuna base razionale per le più elevate imprese umane, ma offre una base molto solida per risultati umani più moderati quali quelli di stabilità e prosperità. È celebre la sua descrizione della modernità come costruita su di un “terreno poco elevato ma solido”. (Diritto naturale e storia, Natural right and history)
    Il concetto chiave straussiano è il testo straussiano, il quale è una pièce di scrittura filosofica, scritta intenzionalmente in modo che il lettore medio comprenda una cosa (“l'essoterico”), mentre i pochi eletti – per i quali tale pièce è intesa – afferrino il suo vero significato (“esoterico”). La ragione di tutto ciò è che la filosofia è pericolosa. La filosofia chiama in causa la moralità convenzionale, da cui l’ordine civile nella società dipende; essa rivela anche le brutte verità che indeboliscono l'affetto degli uomini verso le loro società. Teoricamente, poi, offre un'alternativa basata sulla ragione, ma capire il ragionamento è difficile e molte persone che tentano di farlo capiranno solamente la parte della “chiamata in causa” e non la seconda parte che ricostruisce l’etica. C’è di peggio: non è chiaro se la filosofia possa realmente costruire un fondamento razionale per l’etica. In conseguenza di ciò, la filosofia presenta una tendenza a promuovere il nichilismo nelle menti mediocri, e si deve perciò evitare di esporre tali menti ad essa. Le autorità civili sono spesso consapevoli di ciò, e perciò perseguitano e cercano di far tacere i filosofi. Strauss ammette scandalosamente, e contrariamente a generazioni di professori liberali che lo avevano disegnato come un martire sull’altare del Primo Emendamento, che l'accusa di Socrate non era completamente assurda. Questa onestà circa i pericoli della filosofia dona al pensiero straussiano una serietà che manca in molta filosofia contemporanea; ed è anche un segnale della convinzione che la filosofia conta – contrariamente alla mitologia della nostra “pratica” età (salvo poi ad essere intrisa di ideologia e veloce nell’offendersi di fronte alle idee).
    Strauss non solo era convinto che i grandi pensatori del passato avessero scritto testi straussiani, ma lo dimostrò anche. Si tratta di un tipo di sistema di classi intellettive che rispecchia i sistemi di classi dei governanti e dei governati, dei proprietari e dei lavoratori, dei creatori e del pubblico, e che esistono in politica, in economia e nella cultura. Egli vede la corruzione fondante della filosofia politica moderna, la stessa che centinaia di anni dopo produrrà quel frutto velenoso sotto forma di nichilismo liberale, nel tentativo di abolire la distinzione su indicata. Si tratta di un tipo di bolscevismo della mente.
    Alcuni dibattono sulla questione se i testi straussiani esistano o meno. Moses Maimonides, il grande aristotelico ebreo medievale, ammise di scrivere in quella maniera. Posso dire solamente che ho trovato tale concetto utile nelle mie proprie letture filosofiche. Ad un livello più prosaico, anche un editore così coraggioso come il mio non può pubblicare certe cose, così , sicuramente, io a volte scrivo i miei articoli in codice, e altri scrittori mi hanno detto la stessa cosa.
    Secondo Strauss, Machiavelli è la chiave di volta che conduce alla filosofia politica moderna, e il peccato di Machiavelli fu quello di pronunciare verità esoteriche apertamente.
    Egli rivelò tutto sentendo che non esisteva nessun Dio sicuro che castigasse i malfatti; l'essenza del machiavellismo è che è possibile farla franca. Per questo egli voltò le spalle alla virtù cristiana che la credenza in un Dio giusto aveva sostenuto. La filosofia pre-machiavelliana, sia essa greco-romana o cristiana, aveva insegnato che l’ordine politico buono deve basarsi sulle virtù umane. Machiavelli credeva che la virtù sufficiente a questo ordine non fosse raggiungibile e perciò insegnò che l’ordine politico buono deve basarsi sugli uomini in quanto tali, per es. sulla loro mediocrità e sui loro vizi. Questo non è solamente realismo, o mero cinismo. Risale a una scelta intenzionale sul come la società debba essere organizzata e a una decisa de-enfatizzazione delle virtù personali. Conduce alla nuova disciplina della scienza politica che si preoccupa di descrivere freddamente come gli uomini sono davvero, includendo verruche e tutto il resto. In ultima analisi, conduce all'asserzione di Immanuel Kant secondo la quale: “potremmo concepire una costituzione per una razza di diavoli, se solamente fossero intelligenti”.
    Secondo il punto di vista antico questo non condurrebbe da nessuna parte, in quanto solamente uomini con virtù civica rispetterebbero una costituzione. La concezione moderna, invece, conduce naturalmente a scienze sociali e politiche sociali avalutative, che cercano di risolvere i problemi sociali attraverso la manipolazione tecnocratica, la quale si astiene dall’ “imporre giudizi di valore” sugli oggetti di cui si occupa.
    Il passo centrale nascosto nella visione machiavelliana – una mossa intellettuale audace resa logicamente rigorosa e poi politicamente appetibile da Thomas Hobbes e John Locke – è quello di definire l’uomo come esterno alla natura. Strauss vede questo passaggio come la chiave verso la modernità. L’uomo esiste in opposizione alla natura e conquista la natura per il suo benessere. La natura non determina ciò che è buono per l’uomo; è l’uomo che compie questo processo. Questa concezione sta alla base della propensione del moderno a fare della libertà e del benessere (si legga “prosperità”) le preoccupazioni centrali della filosofia politica, mentre gli antichi mettevano al centro la virtù. Una volta che l’uomo viene considerato esterno alla natura, egli non possiede nessuna teleologia o obiettivo naturale, e, perciò, niente virtù naturali. E dato che l’uomo non ha obiettivi naturali, qualsiasi cosa che uno come Dio potrebbe offrirgli gli è sospetto, e così la modernità tende verso l’ateismo. Similmente, i doveri dell’uomo, in opposizione ai suoi diritti, decadono, così come fa la sua socievolezza naturale. Il costo filosofico della libertà è la mancanza di obiettivi, condizione che, in ultima analisi, lascia spazio all'alienazione, all’anonimia, e al nichilismo della vita moderna.
    L’interrogativo interessante è perché Strauss scelse di scoprire il velo circa il testo straussiano rivelandone le verità, se si suppone che queste dovevano rimanere un segreto. La risposta è che egli ne sentì il dovere, data la gravità della nostra crisi. La concezione del testo straussiano è, dichiaratamente, suscettibile di provocare danni intellettuali sotto forma di selvagge richieste circa il significato esoterico dei testi, per non dire piuttosto sgradevoli per chiunque a cui non piacciano le élites onniscienti. Ma prima di prendersela con questa visione elitaria della società giusta, giova ricordare che essa è molto simile a quella coltivata per secoli dalle chiese cattoliche e ortodosse e dal Giudaismo ortodosso, per non menzionare le altre religioni: esiste un piccolo numero di uomini che conosce la verità particolareggiata; alle masse si dice ciò che hanno bisogno di sapere e niente più. L’indagine libera fuori i confini della rivelazione è pericolosa. C’è da dire ancora, tuttavia, che Strauss praticò l’indagine libera e insegnò come esercitarla a chiunque potesse permettersi l'istruzione all'Università di Chicago. Chiaramente, non si tratta semplicemente di un elitista che vuole ritornare ad un passato che dice sia esistito; egli suggerisce fortemente che questo è, in ogni modo, impossibile.
    E allora, quale era il suo insegnamento positivo circa il bene? In poche parole, Strauss ci ricondurrebbe alla concezione aristotelica dell’uomo come animale naturalmente politico. La politica implica beni naturali precedenti alla concezione che il pensiero umano si fa di loro. Se l’uomo è un animale politico per natura, anche il bene della politica esiste di natura. Il bene della politica consiste nei modi nei quali gli uomini devono comportarsi per fare funzionare le comunità politiche. Se ci sono beni naturali, deve esserci una gerarchia naturale tra i beni, e, perciò, una gerarchia naturale tra gli uomini, in quanto uomini diversi perseguono beni distinti. L’uguaglianza civica può essere salutare per il funzionamento della società, ma gli uomini non sono realmente uguali nel loro valore. E si prosegue di questo passo. Seguendo le argomentazioni di Strauss, non è difficile comprendere che buona parte di ciò che i conservatori trovano positivo nella società trova le sue premesse, in ultima analisi, in una filosofia che è pre-moderna e, almeno fino ad un certo punto, anti-moderna. Si comprende che la nostra America è una società moderna, ma non solo. Questo vale da solo il prezzo del biglietto di Strauss.
    Viene da sé domandarsi, ovviamente, se le scritture proprie di Strauss siano testi straussiani. Cioè a dire: cosa pensava realmente Strauss?
    Fondamentalmente, riguardo a questo interrogativo, ci sono due scuole di pensiero, le quali ruotano intorno alla questione se si ritenga o meno che Strauss realmente credeva di aver trovato una risposta al nichilismo. La restaurazione della filosofia politica classica ristabilisce realmente valori convincenti? Le virtù di Aristotele sono realmente virtù? La critica di Platone alla democrazia è esatta? Strauss trovò le risposte? Pensò di averle trovate? Oppure, stava solamente tessendo un nuovo mito per trattenere gli intellettuali dal diffondere il relativismo e il nichilismo? Ci sono straussiani partigiani vigorosi di ambedue le visioni.
    Strauss credeva che il grande concorrente della filosofia fosse la religione rivelata. Sosteneva che ragione e rivelazione non possono confutarsi l'un l'altra. Credeva che la religione fosse una grande necessità per gli uomini comuni. Per lui, la religione rappresentava, essenzialmente, la legge rivelata, ed egli considerava il suo natio Giudaismo come suo paradigma. Strauss aveva un atteggiamento ambivalente verso il Cristianesimo. Da una parte, il Cristianesimo è l'unica religione praticabile per l’America. Dall'altra, il Cristianesimo ha, al suo interno, elementi di disturbo, come per esempio l’affermazione di S. Tommaso D’Aquino che ragione e rivelazione sono compatibili, precisamente l’opposto di ciò che egli considera la verità più importante. È un luogo comune quello che vede il Cristianesimo come una sintesi di filosofia greca e teismo biblico; Strauss rigetta l'idea che tale sintesi sia possibile. Per lui, la religione è, fondamentalmente, dogmatica e non apologetica. Non si tratta affatto di credo quia absurdum est, ma di una linea molto chiara nella sabbia. Nietzsche aveva ragione: gli uomini hanno bisogno di bugie. Ma, come abbiamo visto prima, forse alcuni uomini non hanno questa necessità.
    Strauss era un ateo, ciò che rappresenta, a mio avviso, il suo aspetto più problematico. Egli non ha mai prodotto alcuna prova che Dio non esiste. Più seriamente, egli offre un’apparente certezza che la religione (giudeo-cristiana) sia falsa, e non solamente non certa. Certamente, egli combina questa opinione con una vigorosa difesa di quella stessa religione, ciò che lo rende attraente ai conservatori, ma c'è qualche cosa di non necessario e piuttosto pericoloso nell’essere ateo piuttosto che agnostico. L’agnosticismo si adatterebbe molto bene con il resto del suo insegnamento, e senza che si implorino le richieste sul come il signor Strauss verificò la non-esistenza di Dio, né tentando i suoi discepoli con l'impunità che l’ateismo conferisce. Certo, sarebbe molto meglio per l'intellettuale conservatore che non crede in Dio non essere totalmente sicuro sulla questione e vivere, così, la sua vita senza avere troppi guai con l'Onnipotente, in caso ne risultasse l’esistenza. Secondo me, questa è la base ultima del riserbo e dell’umiltà di fronte all’esistenza che i pensatori conservatori devono coltivare. Il vero agnosticismo, che non sia una versione di ateismo pigro o di teismo pigro, è un difficile e raro atto di equilibrio intellettuale, che richiede grande stabilità intellettuale e capacità di ragionare in termini di probabilità equilibrate e valori simultanei multipli. Tutto questo Strauss non lo insegna.
    La stampa tendenziosa ha preso di mira Strauss affermando che era, in senso profondo, anti-americano. Questo avviene perché lui è il più profondo critico moderno della moderna teoria del diritto naturale sulla quale la nostra società è basata, ma, come ho sostenuto sopra, questa è una visione incompleta della nostra fondazione, e Strauss critica il moderno diritto naturale solamente perché è convinto che esso si autodistrugga e divenga indifendibile. Come dice Strauss, “il fatto che siamo amici della democrazia liberale non ci da il diritto di essere gli adulatori della democrazia liberale”. Nelle sue dichiarazioni pubbliche sulla politica contemporanea era un patriota conservatore e convenzionale che appoggiò gli Stati Uniti contro la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale, e contro la Russia sovietica nella Guerra Fredda. Era audacemente anti-comunista in un periodo in cui la maggior parte degli intellettuali occidentali erano pericolosamente equivoci, se non completamente simpatizzanti. Ciò che è innegabile è che vide gli Stati Uniti come l’esempio più avanzato di liberalismo e, perciò, più suscettibile a quel nichilismo, alla cui lotta dedicò la sua vita. Ma considerò gli Stati Uniti, anche ed in parte, fondati sulla saggezza politica classica e biblica, le quali offrivano una risposta. Senza dubbio vide gli Stati Uniti come l’unica speranza del mondo. Una delle lezioni che possiamo dedurre da lui è che l'essenza della modernità liberale è così problematica che l’America non può permettere che la propria essenza sia la modernità liberale, indipendentemente dalla forma che quel liberalismo assume, lockeana, classica (nel senso del diciannovesimo secolo) o postmoderna.
    Strauss descrive l’obiettivo o progetto della modernità come "la società universale, una società che consiste di nazioni libere e uguali, ognuna delle quali consiste di uomini e donne liberi ed uguali, e con tutte queste nazioni pienamente sviluppate con riguardo al loro potere di produzione, grazie alla scienza" (La Crisi del Nostro Tempo, The Crisis of our Time). È interessante notare che questa precisa concezione chiarisce che il globalismo non è l’inevitabile traguardo della modernità, come credono i suoi propositori, ma una perversione che, prima di tutto, rende le nazioni non libere e, poi, le abolisce completamente. Strauss era un tagliente anti-global avant la lettre, scrivendo che "nessun essere umano e nessun gruppo di esseri umani può dominare l'intera razza umana in maniera giusta" (Diritto naturale e Storia, Natural Right and History). La sua maggiore riserva circa la Guerra Fredda era la latente premessa che l’indesiderabilità del dominio mondiale sovietico implicasse la desiderabilità di quello americano. Credeva che la cittadinanza del mondo fosse impossibile, in quanto la cittadinanza, come l’amicizia, implica un certo grado di esclusività, sicché l’amore universale è una frode. (Io direi che se esistesse, sarebbe solamente una provincia di Dio). I buoni uomini sono patrioti o innamorati della loro patria o del loro paese d'origine, che per definizione devono essere specifici. Le Nazioni Unite hanno fallito nella loro missione fondamentale: prevenire ed evitare la guerra.
    Quali sono gli inconvenienti di Strauss? I suoi seguaci sono accusati di essere settari, il che è vero fino ad un certo punto sebbene, secondo me, non così offensivamente, inoltre questo è irrilevante per quanto riguarda la verità delle sue idee. Quando ero studente all'Università di Chicago, c'era un circolo raggruppato intorno ad Allan Bloom e al suo grande amico, il Premio Nobel Saul Bellow. Gli studenti favoriti del solitamente altezzoso Bloom entrarono gradualmente in sempre maggiore intimità con il maestro, fino al culmine segnato da feste basate su cene esclusive con lui e Saul nel fastoso appartamento di Bloom (leggete Ravelstein, il romanzo di Bellow per i dettagli). Si dice che Bloom dicesse di volere che i suoi studenti giungessero a lui "vergini", senza aver letto di filosofia prima, in modo da poter plasmare le intere loro prospettive. Gli straussiani parlano tra di loro in una specie di codice. Quando uno si riferisce a qualcuno come un "gentiluomo", vuole dire che è una persona moralmente ammirabile ma non capace di filosofia. Hanno costituito una rete nel mondo accademico e a Washington e si trovano lavoro l'un l'altro. Molto dei loro soldi per la ricerca vengono dalla John Olin Foundation. Questa è la loro benzina interiore; io non lo trovo così condannabile, come la Sinistra sembra fare.
    Intellettualmente parlando, si può criticare Strauss con questa semplice domanda: si vuole veramente sostenere che la visione classica dell’uomo è vera? Se è così, si sta anche difendendo la fisica e la metafisica classica, che i pensatori classici consideravano essenziale ai loro insegnamenti? Se, invece, non è così, e l'insegnamento classico è solamente un correttivo utile per la modernità, e non una verità in se stesso, qual è, allora, il regime migliore? Quale è il suo (di Strauss) ideale? Forse non sorprendentemente, Strauss è elusivo su questi punti. Certo, argomentò nella direzione di difendere la visione classica dell’uomo, ma non c'è nessun luogo ove egli dichiari: qui lo ho verificato. In un certo senso, questa è solamente l’onestà della sua parte, in quanto il progetto straussiano attende di essere completato da altri.
    Nota: Se si vuole approfondire autonomamente Strauss, si inizi con La conclusione del genio americano (The closing of the American Mind) di Allan Bloom per averne una versione popolarizzata, tenendo presente che Bloom è un carattere strano con le sue proprie ossessioni. In seguito, si prendano le opere dello stesso Strauss: Diritto naturale e storia (Natural right and history), e Persecuzione e l'arte della scrittura (Persecution and the art of writing). Insieme al suo studente Joseph Cropsey, inoltre, Strauss pubblicò anche La storia della filosofia politica, che contiene saggi su tutti i maggiori filosofi politici e rappresenta un'introduzione eccellente e affidabile all’intero campo. Shadia B. Drury è la ridimensionatrice di Strauss ufficiale della sinistra; il suo primo libro su di lui, Le idee politiche di Leo Strauss (The political ideas of Leo Strauss), scritto quando aveva ancora un qualche rispetto per lui, è piuttosto utile, sebbene non completamente affidabile. Il suo secondo libro, Leo Strauss e la destra americana (Leo Strauss and the american Right), è un pezzo contraffatto, senza cura e impreciso di propaganda liberale.

    Robert Locke è collaboratore di www.frontpagemag.com e può essere contattato presso robertlocke@cspc.org .


    dall'inglese David Mocci

    Di solito si parte da fonti filosofiche recenti e si và a ritroso per dirsi facenti parte di una qualche ideologia. Per i conservatori in genere a me pare che tutti i nomi da te citati, ed in particolare i tuoi tanto cari Leo Strauss ed Allan Bloom, fanno da fonte di primo riferimento. Per me invece la "vicenda" è andata diversamente e solo per gradi sono diventato consapevole della mia sintonia coi conservatori. Mi sembra di trovarmi molto d'accordo con Strauss, ma non mi aspetto mai affiliazioni discepolari e sintonie integrali - benchè si possa andare molto vicino. Anche coi neocon evangelici fondamentalisti americani vedo una grande sintonia (tanto da potermi sicuramente collocare e definirmi uno di loro), ma nello stesso tempo certe motivazioni ed atteggiamenti di fondo sono talvolta diversi, tanto da dire che "il cuore è dove è il proprio tesoro"... ed il luogo del mio tesoro talvolta non è lo stesso... e sicuramente non è quello della World Bank e dell'IMF. Ad esempio Wolfowitz sarà pure neocon ma tra me e lui ci sono, all'evidenza, non solo procedimenti, bensì anche finalità diverse. Non è soltanto questione anagrafica ed ideologica di essere neocon, giudei e cristiani, bensì anche di quale valore diamo all'autorità delle fonti alle quali riteniamo di appartenere. Non per caso Wolfowitz è stato scelto "bipatisan" per salire ai vertici della World Bank, mentre ai miei modesti livelli i contatti che ho avuto in occasione di una e-conference con la WB sono stati del tutto raminghi e fuori sintonia. Wolfowitz può rappresentare certe istanze militari dei neocon e ritrovarsi con certi fondamentalisti evangelici pronti al compromesso strategico, ma con neocon evangelici del mio tipo il consenso e la sintonia sarebbe molto improbabile. Certo, si potrebbe obiettare e dire che io sono in netta minoranza e che che decide il valore ed i contenuti dei neocon o degli evangelici sono loro e non io. A me poco importa, perché credo fermamente che la mia posizione è autentica e conforme alle fonti più originarie ed autorevoli del conservatorismo biblico e giudeocristiano.
    La mia meta è si neocon, ma il metodo e l'ispirazione per arrivarci è conforme alle fonti più autorevoli del giudeocristianesimo. Questo sarà l'argomento del mio prossimo post... Nel frattempo a puntate riporto alcuni vecchi post che sono utili a mettere più carne e nervi sulle ossa del nostro thread. Inizio con un post su Strauss, nel contesto di una risposta a Christine, la quale mi diceva che il termine "neocon" è solo dispregiativo e che non ha mai conosciuto alcuno che si dicesse neocon - i fondamnetalisti.
    C'è un punto oltre il quale nomi, definizioni ed etichette non bastano più, in quanto qualcosa di nuovo è in movimento e ci porta ad uno stato di "Riforma" permanente, quale atto di fedeltà metafisica e spirituale, oltre che ideologica o filosofica, nei confronti della Verità! Posso certamente dire di essere calvinista, ma non significa che condivido più del 50% di Calvino, e sicuramente esistono dunque i neocalvinisti come me. Questa idea che le etichette devono essere assolute mi sembra malsana. Posso definirmi in un altro modo dunque, ma cerco di darmi uno veste ed una bandiera per rendirmi più identificabile e comprensibile. In POL poi mi sembra che questo sia ben scontato.
    La bandiera degli USA al fianco del mio "repubblicano Neocon" ad esempio: non significa che io sia meno europeo, italiano, australiano, israeliano od occidentale - stà ad indicare che il patto "federale" tra i "Padri" e Dio mi inducono ad adottare questo od un'altro simbolo temporale del Regno di Dio, anche qualora esso venisse deviato e deformato nella sostanza da altre forze spurie e contrastanti con le fonti. IL tricolore italiano ad esempio stà ad indicare le tre paoline virtù cardinali... Il limite sorge quando gli uomini e non Dio vengono meno alla sostanza dei simboli patriottici del Regno di Dio: e quì che inizia a morire nel cuore la speranza, la fede e la carità.
    Alla prossima, per avvicinarci per gradi al punto focale del presente thread. Cheerio

    Citazione Originariamente Scritto da david777 Visualizza Messaggio
    Mi e' stato chiesto in privato quale sia stata l'influenza che Heidegger e Schmitt hanno avuto su Strauss. La domanda mi sembra utile alla discussione di questo thread, per cui vorrei rispondervi pubblicamente. Mi ricollego prima al contesto della questione "neocon" e poi cerchero' di rispondere.






    L’influenza di Heidegger e Schmitt sulla formazione del pensiero di Strauss non mi sembra sostanziale e strutturale, ma soltanto circoscritta a particolari aspetti del nichilismo e dell’esistenzialismo, che diversamente da Heidegger e Shimtt si risolvono piuttosto in una visione che direi “classica” e neoplatonica – nel senso pure che il “pessimismo giudeocristiano” di Strauss trova non tanto corpo ma struttura nei maggiori filosofi greci ed in Platone in particolare.
    Il paragone e’ sicuramente spinto, ma e’ come se Maimonide e Sant’Agostino si fossero accordati sul da farsi di fronte alla crisi del mondo moderno e del fallimento etico dell’uomo moderno a conferma dell’antropologia pessimistica del giudeocristianesimo. L’operazione neoplatonica di Sant’Agostino nel fondersi filosoficamente col platonismo, senza con cio’ diventare platonico nella sostanza teologica, somiglierebbe a mio vedere a quella di Strauss per trovare una soluzione alla gestione piu’ sicura del mondo moderno.
    Si pensa che Leo Strauss (1899-1973) abbia iniziato la sua carriera nella Germania nazista e che Friedrich Nietzsche, Heidegger e Carl Schmitt siano stati la sua maggiore influenza. Si ritiene pure che Heidegger abbia pesantemente influito sulla formazione giovanile di Strauss e che Heidegger a sua volta fosse votato al Nazismo ed abbia continuato ad insegnare sotto il regime di Hitler.
    Altro apparente errore e’ cheCarl Schmitt abbia procurato una borsa di studio per Strauss con la Rockefeller Foundation per studiare Thomas Hobbes in Francia nel 1932 ed in
    Inghilterra nel 1934. Strauss sarebbe poi entrato negli USA nel 1937, ed in rapporti con la University of Chicago nel 1949.
    In questa maniera le entita’ giudaiche avrebbero “distrutto il genuino insegnamento di Strauss” allo stesso modo di quanto avrebbero fatto con l’istruzione in America.

    Strauss inizio’ la sua carriera nella Germania di Weimar con ricerche su Maimonide presso un instituzione ebraica di ricerca.

    Le vere influenze filosofiche di Strauss erano Platone, Maimonide e Spinoza, e chiaramente la dottrina biblica e neotestamentaria non era estranea a questa miscela filosofica. Nel 1922 a Freibourg e poi a Marburg frequento’ alcune lezioni di Heidegger, ma non fu’ mai un suo discepolo od allievo nel senso formale del termine.
    E’ anche chiaro in una lettera a Carl Loewith che aveva letto a lungo Nietzsche, ma non significa che ne abbia adottato l’essenza filosofica, che al contrario invece sembra piu’ tardi andare in una direzione contraria al nichilismo di Heidegger e Nietzsche, la cui influenza si potrebbe dire “formativa” ma solo per sfociare in un suo prodotto contrastante. La tesi di laurea venne eseguita col supporto ed il consiglio di Ernst Cassirer, il quale era un “neokantiano.
    Strauss chiese a Schimtt di fornirgli una lettera di referenze. Comunque le adesioni e relazioni di Heidgger e Schmitt col nazismo non sono state tanto idilliache e stabili come si pensa. Dopo le ricerche su Hobbes e Maimonide divenne chiaro che Strauss non poteva ritornare in Germania.
    Sembra che Strauss sia entrato negli USA nel “38 e che dopo I rapporti con la Columbia University abbia dedicato circa un decennio alla New School prima di spostarsi a Chicago e poi in California (Claremont-McKenna) e Anapolis (St.Johns).
    Heidegger, Nietzche e Schmitt sono in altre parole parte del problema della crisi del mondo moderno in Strauss. Questo dal mio punto di vista aiuta a capire il pessimismo antropologico dei neocon americani, in quanto la natura umana sembra sempre preda di abusi che portano a regimi autarchici, non importa da quale parte e per quale percorso arrivano. Il liberismo infatti doveva e dovrabbe essere un pilastro del Diritto e della Democrazia, ed invece esso stesso, alla pari dei suoi similari fenomeni e correnti del mondo moderno, porta alla dittatura. Cosa non funziona nell’uomo moderno e quale rimedio seppur temporaneo e parziale possiamo trovarvi? I neocon che si sviluppano in simbiosi direi e non in meccanica e strutturale conseguenza dell’esclusivo pensiero di Strauss sonop a mio vedere dominate da questo problema e dalla ricerca realistica e pratica, oltre che teorica, di una risposta efficace per permettere al mondo il miglior ordine possibile fino ad Harmageddon ed al “Nuovo Mondo”. Per Strauss dunque la “modernita’” e’ in tre fasi: Liberalismo (hobbes e Locke), Storicismo (Rousseau, Hegel e Marx) e Nichilismo (Nietzche ed Heidegger) -le cui conseguenze mi sembra siano essenzialmente e storicamente le seguenti: Nazifascismo, Comunismo e Plutocrazia Neoliberale.
    Tra i tre prodotti il meno distruttivo e piu’ “ritardante” degli effetti nefasti dell’indole umana sembra sia l’ultimo, in quanto parte dalla sua versione moderata, democratica ed il piu’ delle volte “conservatrice” se non “socialdemocratica”, per poi trasformarsi e gradualmente cadere sotto gli artigli della brama e dell’indole malvagia degli uomini.
    L’idea di Strauss non mi sembra derivata dai nichilisti, anche se l’esistenzialismo gli fa’ da cornice: Strauss sembra rifiutare il nichilismo ritornando a Platone in simbiosi coi maggiori contribute teologici e filosofici dell’epoca classica traslati in linguaggio filosofico contemporaneo. Ecco perche’ i neocon, tanto legati all’altro pilastro della civilta’ occidentale (il Giudeocristianesimo) sembrano interessati a mio vedere ad un nuovo rinascimento americano conservatore che veda una manovra neoplatonica nello stile agostiniano alla base di un temporaneo e critico controllo etico e geopolitico del mondo. Neocon e fondamentalisti giudeocristiani s’incontrano ma non necessariamente coincidono. Entrambi pero’ sembrano volere una cosa: se democrazia reale e sicura non puo’ esservi, allora accordiamoci su un regime che gli somigli il piu’ possibile da calibrarsi a seconda dei casi e della verificabile affidabilita’ degli uomini – nazioni, popoli ed individui. Ora che questo possa significare uno spostamento dell’equilibrio dalla parte di una plutocrazia materialista e neoliberale, piuttosto che l’influenza e la forza etica del giudeocristianesimo, non e’ affatto da escludere – ed a questo vicolo Aut-Aut esistenziale si arriva proprio per l’impatto e le forze in gioco di 9/11. Piuttosto che altre dittature menzognere e pretestuose – teologicamente, filosoficamente e socialmente – e’ meglio un regime calibrato seppure a rischio obbligato. Ed il rischio obbligato puo’ portarci (e ci portera’ ad Harmagheddon ed ai suoi protagonisti autarchici…)


    siti interessanti:
    http://www.kelebekler.com/occ/strauss02.htm
    http://www.mun.ca/animus/1999vol4/roberts4.htm
    L'idea di Strauss quale Padrino Fascista dei Neocon e' ridicola e filosoficamente infondata:
    http://www.gnosticliberationfront.com/leo_strauss.htm
    Il sito e' pero' interessante. Quale soluzione i suoi sostenitori propongono: la Repubblica Islamica di Bin Laden, lo Stato "Innocente-NewAge" Arcobaleno o lo Stalinismo? Lo ripeto: l'idea di una democrazia assoluta e socialdemocratica e' bella, ma quando non funziona non si puo' evitare l'esilio presso una destinazione che abbia la speranza di riconvertirsi e risolversi con un biglietto di ritorno alla democrazia piu' ideale possibile. L'esilio puo' anche significare e significhera' un certo medio-grande abuso nella Business Ethics ed una bella quantita' di "Unfair Dismissals", ovvero di pretestuose diagnosi psichiatriche e ragioni artificiose (Character Assasination), oltre naturalmente ad una similare dose di conflitti d'interessi ed acquisizioni arbitrarie della "Creazione"... ma nella regola del male minore non si potra' fare altro che il bene maggiore possibile visto nell'insieme delle questioni geopolitiche!

  4. #4
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    Quando l'equilibrio tra Libertà [economica] e Compassione/Solidarietà deve prendere corpo per non entrare in contraddizione con le più autorevoli fonti conservatrici giudeocristiane, secondo quale criterio, strategie e visione si risolvono i problemi?
    In questo caso, quale deve essere la risposta conservatrice - che poi è anche la risposta da darsi alla crisi finanziaria degli USA? Basta dire: Etica di Mercato per aver risposto alla "conservatrice"? Oppure basta dire alla socialista: "Salami per tutti perchè domani moriremo"?

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    Caro David,

    è proprio vero che “il cuore è dove è il proprio tesoro” e che le etichette, per quanto forse indispensabili alla comunicazione politica spesso non riescono a imbrigliare facilmente il pensiero di ciascuno di noi. Su POL ho avuto modo di conoscere tanti conservatori e tante diverse idee di conservatorismo. Io stesso potrei definirmi oltre che conservatore, tory, paleo, straussiano, neocon, e sono tutte etichette queste che ho usato scandalizzando talvolta chi vedeva in quest’uso disinvolto un’ondeggiare pericoloso tra ideologie concorrenti. Tuttavia non c’era ondeggiamento ma solo il tentativo di attraversare trasversalmente vari filoni di conservatorismo al fine di cogliere gli aspetti fondamentali di una comune battaglia contro il nichilismo e il relativismo morale.

    I miei poli di riflessione, dicevo nel mio precedente intervento, posso essere identificati in Burke e Strauss. A prima vista le due figure hanno pochi punti in comune, così come i loro rispettivi discepoli Scruton e Bloom.
    Burke è il capostipite di un conservatorismo tradizionalista e liberale, dunque prettamente moderno e al tempo stesso critico degli eccessi della modernità. Burke predicava la tradizione ovvero la continuità, gli usi e i costumi consolidati. Dunque era un relativista e uno storicista, quando le correnti rivoluzionarie di sinistra predicavano libertà, uguaglianza e fraternità per tutto il genere umano.
    Strauss, invece, è un filoso ebreo razionalista che ha costruito la sua riflessione filosofica in seguito alla Shoah, e ponendo Weimar al centro della sua disillusione verso il liberalismo filosofico e politico. Weimar, con il suo disprezzo per i valori borghesi, spiega Hitler e la New Left. Quest'ultima, riallacciandosi al pensiero di Nietzsche rappresenta il punto ultimo di una filosofia giunta a negare Socrate e con esso le ragioni della filosofia stessa.
    Per Strauss alle origini dell’individualismo omologante di oggi è Thomas Hobbes, riconosciuto come il padre del liberalismo moderno. Dunque per combattere il nichilismo, portato ultimo del liberalismo filosofico, e la New Left, erede di Rousseau e Hitler, i conservatori devono abbeverarsi a fonti non inquinate dal liberalismo moderno, che il filosofo identifica in Platone e Maimonide. Devono abbandonare lo storicismo e cercare un punto di Verità universale. Per i neocons seguaci di Strauss questa Verità si chiama democrazia e americanismo, ovvero uguaglianza e rispetto dei diritti umani.

    Burke esalta gli Stati Uniti e le loro libertà che hanno impedito e non promosso la Rivoluzione.
    Anche Strauss confida nell’America per la salvezza dell’Occidente, ma attraverso una riflessione alquanto pessimista. La democrazia americana, piuttosto che il liberalismo continentale , è forse in grado di rappresentare un freno alle tendenze individualiste sfocianti nell’anarchia e nella perdita del senso della vita. E questo perché la società americana è impregnata dello spirito religioso.

    Su Strauss e i neoconservatori mi sono già occupato in passato. Riporto il post in questione, in attesa di sviluppare successivamente con te i punti finora soltanto abbozzati. Saluti!

    ***


    Strauss
    2 maggio 2008

    I neoconservatori sono i difensori di una democrazia liberale che conservi oltre al libero scambio quei valori propri della religione che la sinistra liberal spesso è portata a negare perchè li ritiene illiberali. Anche i libertarians della destra non possono essere dei buoni difensori di una comunità in quanto non riconoscono nulla al di sopra di se stessi e nulla al di fuori dell'ambito economico. Le ragioni della cultura sono ad essi estranee.
    Tanto il liberal quanto il libertarian rappresentano il borghese soddisfatto di sé, ovvero l'"ultimo uomo" di Nietzsche, recuperato da Francis Fukuyama ne "La fine della Storia". E infatti l'era del libero scambio "globalizzato" è appunto la fine della Storia, intesa come evoluzione del pensiero politico. Ciò potrebbe non essere di per sè un male, in quanto il libero scambio comunque permette all'uomo di evitare la barbarie dei sistemi collettivistici. Però questo mondo "ultimo" ha un tarlo interno che lo divora: il nichilismo, la cui mancanza di valori rende vana ogni ipotesi di coesistenza civile.
    Al nichilismo si è giunti infatti attraverso l'evoluzione del pensiero liberale: Hobbes-Locke-Bentham-Marx-Nietzsche. E’ stato il liberalismo a portare necessariamente al nichilismo oppure il suo corso è stato deviato?

    Un filosofo che ha affrontato direttamente la questione, Leo Strauss, è fermamente convinto della stretta relazione tra liberalismo filosofico e nichilismo politico, ragion per cui ha abbandonato del tutto il pensiero moderno e recuperato la tradizione del pensiero classico. Gli Stati Uniti sono l'unica speranza per l'uomo contemporaneo in quanto la loro fondazione è un misto di teologia biblica e di filosofia classica e moderna.
    Strauss divarica la filosofia dalla politica. Il percorso della filosofia mette in discussione le opinioni condivise, dunque finisce per rivolgersi contro la Città e la Legge. Socrate infatti è costretto a bere la cicuta, ma vi si presta conscio delle ragioni della "politica". Ecco l'esoterismo straussiano. La filosofia è radicale ed è perciò soggetta alla persecuzione. Per Strauss i buoni filosofi devono dunque restare nell'ambito del "politico" e tramandare in segreto, tra le righe, la verità. Il liberalismo estremo conduce l'uomo al nichilismo: non a caso il portato finale di Hobbes-Locke è la New Left. Per evitare la catastrofe bisogna così tornare alle leggi di natura di Platone e Aristotele. La democrazia liberale americana è un terreno "basso, ma solido". L'uomo comune ha bisogno di miti che sorreggano la sua vita e il buon filosofo deve ritornare nella caverna. Una caverna che per gli americani si chiama... calvinismo.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da david777 Visualizza Messaggio

    http://www.unita.it/
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    Quando l'equilibrio tra Libertà [economica] e Compassione/Solidarietà deve prendere corpo per non entrare in contraddizione con le più autorevoli fonti conservatrici giudeocristiane, secondo quale criterio, strategie e visione si risolvono i problemi?
    In questo caso, quale deve essere la risposta conservatrice - che poi è anche la risposta da darsi alla crisi finanziaria degli USA? Basta dire: Etica di Mercato per aver risposto alla "conservatrice"? Oppure basta dire alla socialista: "Salami per tutti perchè domani moriremo"?

    McCain tra l'incudine e il mercato
    di Christian Rocca

    New York. L’accordo sul piano per salvare Wall Street non c’è ancora, ma le trattative vanno avanti, grazie all’intervento di John McCain anche con i battaglieri repubblicani della Camera che fino a giovedì sera si erano rifiutati di partecipare. I mercati tutto sommato hanno tenuto e il pil dell’ultimo trimestre è cresciuto del 2,8 per cento. Un’altra grande banca – Washington Mutual – si è liquefatta ed è stata acquistata, via dipartimento del Tesoro, da J.P. Morgan. John McCain, infine, ha deciso di riprendere la campagna elettorale e di partecipare questa mattina alle tre italiane al dibattito in Mississippi con Barack Obama (in testa secondo i sondaggi).
    Questa la sintesi di un’altra giornata infuocata tra Washington e Wall Street, centrata sul dramma umano e politico di John McCain e dei deputati del Partito repubblicano, costretti su sollecitazione del loro presidente, non esattamente un socialista, a dover considerare seriamente il gigantesco intervento pubblico (700 miliardi di dollari) nella finanza americana. La filosofia politica dei conservatori è che “il governo non è la soluzione, ma il problema”. Ronald Reagan diceva che le nove parole più terrificanti in lingua inglese sono: “Io sono del governo e sono qui per aiutarvi”. Negli anni Novanta il “fiscal conservatism” si è esteso anche a Bill Clinton e ai suoi consiglieri economici provenienti da Wall Street, convinti che l’eccessiva regolamentazione federale del sistema finanziario fosse d’ostacolo allo sviluppo dei mercati e alla diffusione del benessere. Clinton, inoltre, ha vinto le elezioni annunciando che “l’era del big government è finita”.
    Con la proposta del segretario al Tesoro Henry Paulson, il governo da “big”, grande, diventa “huge”, enorme. Il piano di salvataggio di Wall Street di Bush e Paulson, modificato dai leader del Partito democratico al Congresso e sostenuto da Obama è diventato ben più di un incubo che diventa realtà per i politici conservatori cresciuti a mercato & stato minimo e adesso costretti dal doversi riconquistare la rielezione il prossimo 4 novembre a cercare un equilibrio tra l’esigenza di una rapida soluzione alla crisi e le aspettative della propria base elettorale.
    I deputati repubblicani sanno che i loro elettori sono contrari all’intervento dello stato, giovedì ci sono state manifestazioni in 130 città e i sondaggi nazionali dicono che un terzo degli americani si oppone al piano di salvataggio, un terzo è favorevole, un terzo indeciso. McCain non è un ideologo, è un politico pragmatico che tende ad agire d’istinto. David Brooks sul New York Times di ieri ha scritto che il senatore dell’Arizona non ha mai risolto la contraddizione di essere contemporaneamente seguace sia del liberista Barry Goldwater sia del progressista Teddy Roosevelt: “Le due cose non si possono sommare, come abbiamo visto nella sua diversa reazione alla crisi finanziaria”. McCain non ha mai detto chiaramente che cosa pensa del piano Bush/Paulson/Obama, sostenuto anche dalle insospettabili pagine degli editoriali del Wall Street Journal, e non è riuscito a convincere i repubblicani a firmare un accordo con l’Amministrazione e con i democratici. La sua sortita washingtoniana ha però costretto i repubblicani della Camera a sedersi al tavolo delle trattative e secondo i suoi sostenitori ha anche ribadito il suo status di “maverick”, di spirito indipendente. I suoi critici dicono che la politicizzazione della crisi finanziaria non è servita a nulla, anzi ha complicato le cose.
    I democratici, in teoria, potrebbero approvare il pacchetto Paulson da soli, avendo la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, ma hanno bisogno di una copertura bipartisan per evitare che alle elezioni possano essere accusati di aver usato i soldi dei contribuenti per nazionalizzare il sistema finanziario. I repubblicani insistono su piani alternativi che salvino Wall Street con i capitali privati, non con soldi pubblici.
    McCain si è trovato nel pieno di questa battaglia ideologica e partitica, con Bush, i democratici e un tranquillo Obama da una parte, i repubblicani dall’altra e lui in mezzo. “E’ il solito spettacolo di Washington – ha detto – Anche nel momento di una crisi che minaccia la sicurezza economica delle famiglie, Washington gioca la partita dell’accusarsi a vicenda, invece che lavorare insieme per trovare una soluzione che eviti il collasso dei mercati finanziari senza sprecare centinaia di miliardi di soldi dei contribuenti per salvare banchieri e broker”.
    Se McCain riuscirà a convincere i repubblicani della Camera a firmare il piano Paulson, potrà vantarsi del successo. Ma se lo spazio per un accordo non c’è, sarà accusato di non aver saputo esercitare la sua leadership. A quel punto a McCain restano tre strade: sostenere Bush e i democratici perché lo richiede l’emergenza e poi promettere di migliorare il pacchetto una volta eletto presidente. Oppure schierarsi con la base repubblicana: un’opzione molto rischiosa sia nel caso il piano passasse e i mercati rispondessero bene, sia se il pacchetto Bush non ce la facesse e i mercati accusassero il colpo. La terza strada è puntare a costruire un consenso su una nuova proposta alternativa, più liberista.

    http://www.camilloblog.it/archivio/2...-e-il-mercato/

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio

    ... Strauss, invece, è un filoso ebreo razionalista che ha costruito la sua riflessione filosofica in seguito alla Shoah, e ponendo Weimar al centro della sua disillusione verso il liberalismo filosofico e politico. Weimar, con il suo disprezzo per i valori borghesi, spiega Hitler e la New Left. Quest'ultima, riallacciandosi al pensiero di Nietzsche rappresenta il punto ultimo di una filosofia giunta a negare Socrate e con esso le ragioni della filosofia stessa.
    Per Strauss alle origini dell’individualismo omologante di oggi è Thomas Hobbes, riconosciuto come il padre del liberalismo moderno. Dunque per combattere il nichilismo, portato ultimo del liberalismo filosofico, e la New Left, erede di Rousseau e Hitler, i conservatori devono abbeverarsi a fonti non inquinate dal liberalismo moderno, che il filosofo identifica in Platone e Maimonide. Devono abbandonare lo storicismo e cercare un punto di Verità universale. Per i neocons seguaci di Strauss questa Verità si chiama democrazia e americanismo, ovvero uguaglianza e rispetto dei diritti umani.

    Burke esalta gli Stati Uniti e le loro libertà che hanno impedito e non promosso la Rivoluzione.
    Anche Strauss confida nell’America per la salvezza dell’Occidente, ma attraverso una riflessione alquanto pessimista. La democrazia americana, piuttosto che il liberalismo continentale , è forse in grado di rappresentare un freno alle tendenze individualiste sfocianti nell’anarchia e nella perdita del senso della vita. E questo perché la società americana è impregnata dello spirito religioso.

    Su Strauss e i neoconservatori mi sono già occupato in passato. Riporto il post in questione, in attesa di sviluppare successivamente con te i punti finora soltanto abbozzati. Saluti!

    ***
    ...Un filosofo che ha affrontato direttamente la questione, Leo Strauss, è fermamente convinto della stretta relazione tra liberalismo filosofico e nichilismo politico, ragion per cui ha abbandonato del tutto il pensiero moderno e recuperato la tradizione del pensiero classico. Gli Stati Uniti sono l'unica speranza per l'uomo contemporaneo in quanto la loro fondazione è un misto di teologia biblica e di filosofia classica e moderna.
    ... La filosofia è radicale ed è perciò soggetta alla persecuzione. Per Strauss i buoni filosofi devono dunque restare nell'ambito del "politico" e tramandare in segreto, tra le righe, la verità. Il liberalismo estremo conduce l'uomo al nichilismo: non a caso il portato finale di Hobbes-Locke è la New Left. Per evitare la catastrofe bisogna così tornare alle leggi di natura di Platone e Aristotele. La democrazia liberale americana è un terreno "basso, ma solido". L'uomo comune ha bisogno di miti che sorreggano la sua vita e il buon filosofo deve ritornare nella caverna. Una caverna che per gli americani si chiama... calvinismo.
    Siamo arrivati al punto di dover riassumere il nocciolo dei filosofi, di Maimonide. di Strauss e dei suoi colleghi in formule pregnanti ed azioni sintetiche. Anche per questo mi rendo conto di essere un neoconservatore: studiare, meditare, analizzare disquisire e disputare... ma si deve arrivare al punto di dover tirare i remi in barca. Una fase "accademica" l'ho vissuta... ho scritto, riassunto, subito i danni, i boicottaggi e le incomprensioni da destra e da sinistra... ora sono sbarcato e ho tirato i remi in barca... identificando il nocciolo dell'intera questione, la quale poi, guardacaso, corrisponde proprio alla sintesi di quanto dici, con qualche puntualizzazione.

    Da Socrate a Calvino, da Platone e relativo mito della Caverna a Sant'Agostino, a Lutero, persino Maimonide, John Knox, Spinoza, Croce, Strauss... Charles Finney e Billy Graham... nessuno - benchè più o meno vicini alla Verità - può rifondare gestire e rifondare il mondo nell'ordine, nel Diritto e nella pace, in quanto essi tutti difettano di un requisito essenziale in tal senso: l'autorità assoluta per definire e sancire ineluttabilmente Etica, Diritto, Verità e dunque Bene e Male, Giustizia, Libertà - tutte cose ed essenze metafisiche che pur potendo introdursi aristetolicamente, ad un certo punto devono parlare il linguaggio dell'assoluto, dell'inevitabile, dell'azione e fors'anche del giudizio e della guerra prima della pace e del silenzio.
    Ormai è chiaro che la lingua degli uomini, in regime di libertà della loro natura ed inclinazione, conferma da sè la visione pessimistica dell'antropologia giudeocristiana ed in particolare agostiniano-calvinista.
    Ecco che quì ritocco di nuovo il "punto" prima di procedere nel nostro thread: i conservatori giudeocristiani necessitano urgentemente di una fonte di riferimento assoluta per ridefinire il mondo facendo uso del meglio del passato e guardando al futuro, risolvendo tutti i maggiori problemi srotolati sulla tavola delle miserie vestite di opulenza del mondo contemporaneo. La crisi americana è uno di questi problemi che può e deve essere risolto con riferimenti ad ua fonte assoluta. Identificata tale fonte, i conservatori potranno fare le loro proposte ad amici e rivali, aspettandosi democraticamente e repubblicanamente l'assenso, la collaborazione ed il sostegno degli uomini di buona volontà - pena la certa ed ulteriore degenerazione del mondo nei sicuri e tragici frammenti ad opera delle lingue iperattive e omnisaccenti degli uomini e dei loro accademici politici, filosofi e faccendieri.
    Ma cos'è la Verità [Fonte Assoluta] da cui attingere, chiedeva Pilato! I conservatori per esser tali devono rispondere e poi elaborare su tale base ed agire. C'è un'altra via per l'America: tornare alla "Fonte" e poi definire globalmente nella disciplina assoluta dell'Etica, quel che è legittimo profitto e quello che è rapina ed omicidio, ed in quanto tale non promuovibile a legittima proprietà privata. Da neocon ammetto e giustifico un legittimo programma plutocratico per la conquista del mondo: ma tale conquista deve procedere secondo l'Etica di una Fonte Assoluta. Purtroppo il potere plutocratico sotto gli occhi è quello dell'ingordigia, del libertinaggio economico-finanziario, dell'anarco-capitalismo e della tirchieria, del profitto smodato e criminale, nonchè dell'avarizia che ha prodotto pure i mostri delle nuove potenze economiche. Serve Etica e Disciplina Globale, per dire a Wall Street & Co: "The Party is Over!"
    Ma quale è la Fonte Assoluta?

  8. #8
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    Per i cristiani, special modo i cattolici, non c'è dissidio insabile tra ragione e rivelazione. Da qui la pretesa di poter arrivare a Dio tramite la fede, ma anche il pensiero. Strauss, che è ebreo, è invece convinto che il divino non possa essere spiegato tramite la ragione umana e che dunque tutte le religioni siano irriducibilmente dogmatiche. Eppure Strauss, che predicava il ritorno del filosofo alla caverna e la sua subordinazione alla Città e alla sua Legge, si dichiarava ateo.

    Su queste basi di pensiero lo "strano" accordo di pensatori laici quali i neocons e le componenti "fondamentaliste" della destra religiosa americana. Dagli evangelicals ai cattolici conservatori, dai mormoni agli ebrei ortodossi. Un'alleanza che supera le divisioni teologiche ancora molto forti (che non permettono a un Mitt Romney di concorrere per la Casa Bianca) ma che è cementata dalla condivisione di una stessa speranza ultraterrena e da eguali stili di vita.

    L'America Tocquevilliana, populista e credente, ha la missione di combattere la "nuova Babilonia" in patria e nel mondo. La guerra è sempre una "guerra santa" ed il fine è quello di prepararsi all'Armageddon e al Secondo Avvento.

    Non si può comprendere il rapporto della destra americana con Israele se non si conosce la teologia "dispensazionalista" che sta alla base della "religione Americana".

    Riporto da un sito:

    "Cristo è venuto (dispensazione 5) per ricostituire e restaurare il regno di Israele come predetto nel Vecchio Testamento. Il popolo giudeo, però, non riconosce Cristo, e di conseguenza viene disperso in tutte le nazioni. A questo punto Cristo postpone la restaurazione del regno di Israele al millennio (Dispensazione 7). Nel frattempo, però, ha stabilito tra i gentili la chiesa cristiana (Dispensazione 6). Alla fine della storia, però, la chiesa gentile sarà presa in cielo, con il rapimento. Il rapimento (contestualmente?) ci sarà un tribolazione di sette anni durante la quale si assisterà alla conversione in massa del popolo giudeo. Quindi Cristo ritornerà a Gerusalemme assieme ai suoi santi per governare il mondo per mille anni, con Israele capo delle nazioni. Alla fine del millenio ci sarà la rivolta satanica finale, e qui Cristo e i suoi eserciti sconfiggeranno per sempre il nemico e Dio donerà nuovi cieli e nuova terra. Giudei e gentili saranno di certo presenti nel nuovo mondo, ma i giudei non perderanno mai la loro identità e il loro status."

    Il ritorno della Storia prepara nuove tribolazioni ed accelera il compiersi dell'antica profezia.

  9. #9
    Christianity Under Fire
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    Caro Florian - to stò leggendo e scrivendo in i-phone, mentre nel frattempo quì si fa notte fonda - per cui rimando a domani... Per il momento ti confido il mio apprezzamento per la piega che sta prendendo questo thread, tanto da credere che riusciremo a trovare la bussola per la giusta direzione di un conservatorismo legittimo e conforme ai bisogni urgenti dei nostri tempi. Potrei dirti subito di Darby e di esegesi alternative giudeo-messianiche in stretta relazione ai nostri interrogativi. Hai avviato la ricerca per la giusta strada e confido che presto ci ritroveremo nel faccia a faccia esegetico con la Fonte. Ti saluto e spero a domani.

  10. #10
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    Irving Kristol su religione e politica



    "I conservatori sociali dal punto di vista culturale sono anche, per la maggior parte, conservatori religiosi, e ciò è qualcosa di nuovo nella politica americana. Il Partito Repubblicano non sa ancora cosa fare. Il Partito certo non è contrario alla religione, ma è laico, come lo sono sempre stati i nostri partiti politici. Inoltre, vi è il fatto che i vertici delle società per azioni più grandi, che occupano posizioni privilegiate all'interno del Partito, hanno idee plasmate, per quanto riguarda i problemi sociali, dall'economia non dalla religione o dalla morale. La loro idea per la riforma della prosperità è modificare il sistema in modo tale da renderlo meno costoso e più efficiente. Il concetto di cambiare l'idea che le persone hanno di benessere gli è estranea.
    Perchè questa impennata religiosa e politica? Non sarebbe meglio se i nostri partiti rimanessero laici? Probabilmente lo vorrebbero essere, ma questa possibilità è preclusa dal fatto che il Partito Democratico ha smesso di essere laico per diventare laicista (e poichè anche i media sono laicisti, questa trasformazione non ha fatto notizia).

    Laici contro laicisti

    Un partito politico laico, in senso tradizionale, è neutrale nei confronti delle religioni - almeno nella misura in cui esse rappresentino versioni differenti della morale tradizionale. Un partito politico laicista rimane neutrale sia nei confronti della religione sia dell'irreligiosità: ritiene che il problema morale "non abbia posto nella politica", e sostituisce tale problema con l'idea di trattamento "giusto ed equo" di ogni "stile di vita", di ogni convinzione su ciò che è permesso e ciò che non lo è. Ciò si accompagna ad una profonda animosità contro i credi tradizionali dominanti, soprattutto i credi religiosi. La American Civil Liberties Union e la National Education Association rappresentano egregiamente questa idelogia, che spiega il motivo per cui essi bandiscono a loro comodo il decimo comandamento dalle aule scolastiche, ma non si occupano di femminismo o arte omosessuale.
    E così - in aggiunta alle differenze in economia politica e sociale - sta nascendo una profonda differenza religiosa tra i due partiti - una differenza che, a sua volta, plasma i modelli di pensiero riguardo i problemi economici e sociali. Il Partito Repubblicano, sempre lento a cambiare, è riluttante a riconoscere questa nuova realtà, e molti all'interno del Partito stanno tentando di opporvisi. Ma questa resistenza crollerà sicuramente nei prossimi anni, e gli schieramenti di Partito saranno nuovi e differenti sotto molti profili fondamentali. Una nuova era nella politica americana è già iniziata.

    (tratto da Neoconservatorismo. Autobiografia di un’idea, Nuove Idee, 2005)

 

 
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