Le affermazioni dell’onorevole Walter Veltroni sulla presunta deriva autoritaria del governo di Silvio Berlusconi, e la contestuale equiparazione di quest’ultimo con il primo ministro russo Vladimir Putin, non colgono nel segno per almeno due ragioni:
- il governo Berlusconi non ha mai intrapreso alcuna iniziativa volta a recuperare la piena sovranità italiana, in campo economico così come in quello militare, tratti che invece hanno caratterizzato l’operato di Putin fin dalla sua prima presidenza risalente all’anno 2000. Se così avesse fatto, l’onorevole Berlusconi avrebbe dovuto quantomeno ridimensionare la presenza statunitense in Italia, forte di oltre 100 infrastrutture logistiche e di poco meno di diecimila militari, parte dei quali dispiegati nei teatri operativi (principalmente l’Afghanistan) proprio a partire dal territorio italiano, il che basterebbe da solo a rendere la Repubblica Italiana complice delle mire egemoniche americane;
- la sinistra russa, ed in particolare quella comunista – pur contestando, anche duramente, le misure in tema di politica sociale intraprese da Vladimir Putin - ha sempre sostenuto le linee di politica estera elaborate ed applicate dall’ex presidente russo. Posizione che la sinistra italiana certo non si sognerebbe di tenere, tutta presa com’è nel contribuire per la sua misera parte all’opera di creazione di un “nuovo Hitler”.
Ben memore di ciò che accadde ormai dieci anni or sono circa la figura di Slobodan Milosevic ed i successivi eventi nella ex Jugoslavia, il Coordinamento Progetto Eurasia auspica la fine di queste pretestuose polemiche, finalizzate a creare nell’opinione pubblica quel clima di allarme adatto a giustificare rinnovati interventi aggressivi della NATO al di fuori dei propri confini.
Allo stesso tempo, per il bene dell’Italia, confida che l’onorevole Veltroni si dedichi a tempo pieno alla cura delle residenze che egli possiede a New York.
Coordinamento Progetto Eurasia
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