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    Angry Avviso al Ministro Maroni

    Con questa becera sinistra gli attentati ed aggressioni "ad personam " sono all'ordine del giorno . Il giornalista Gianpaolo Pansa mette sull'avviso anche il Ministro degli Interni Maroni, che lodevolmente sta facendo benissimo il proprio lavoro.... migliaia di delinquenti sono stati "albergati" nelle patrie galere e miliardi di euro sono stati sequestrati.

    Cosa che dalle sinistre non si riusciva ad ottenere perchè : "Nessuno tocchi Caino" ....

    Avviso al ministro Maroni


    di Giampaolo Pansa

    Esistono notizie che si leggono e poi si dimenticano. E anche notizie che non si leggono perché nessun giornale le pubblica.
    ©Ferdinando Nicola Baldieri/Lapresse - 26 04 2010 - Caserta - Italia - Politica - I ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano, si sono ritrovati in Prefettura a Caserta per partecipare alla Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia delle province di Napoli e Caserta. Nella foto Roberto Maroni e Angelino Alfano ©Ferdinando Nicola Baldieri/Lapresse - 26 04 2010 - Caserta - Italy - Politics - The Interior Minister Roberto Maroni and Justice Angelino Alfano, were found in the Prefecture of Caserta to attend the Technical Meeting for the Coordination of Police Forces in the provinces of Naples and Caserta. In the photo Roberto Maroni e Angelino Alfano
    Eppure proprio le cronache che svaniscono ci aiutano a capire lo stato di salute di un Paese. Sono il termometro che misura la febbre. Ti dice che hai una temperatura quasi normale, trentasette e mezzo. Ma nello stesso tempo ti avverte che potrebbe arrivarti un febbrone da cavallo.

    In Italia di febbroni ne abbiamo molti. Ma il più insidioso ha un nome corto e quasi osceno: l’odio. L’odio politico che diventa ogni giorno di più odio personale e può fare danni irreparabili.

    Attenzione: non sto parlando di Silvio Berlusconi e della cupa avversione che suscita in troppa gente. Anche se il nostro presidente del Consiglio sta diventando, controvoglia, un caso unico al mondo. Ha già subito un attentato, vive blindato, le rare volte che cammina per strada deve essere protetto da un muro di guardie del corpo.

    Pur non avendo mai votato per lui, e benché l’abbia criticato molte volte sulle colonne del Riformista, provo vergogna per un Paese dove il capo del governo è costretto a procedere come se fosse in territorio nemico. Immagino che qualche lettore del Riformista si stia chiedendo se l’autore del Bestiario non sia impazzito. Oppure non sia passato armi e bagagli al Popolo della libertà. A questi amici, replico: cari lettori, meditate, meditate! Se il Cavaliere è in pericolo, pure voi lo siete. In base a un principio, vecchio quanto il mondo, che recita: oggi a me, domani a te.

    L’odio politico è di nuovo emerso negli ultimi giorni, a partire dall’anniversario del 25 aprile, festa della Liberazione. So bene che la Resistenza e la guerra partigiana sono una storia molto più complessa di quella che viene insegnata nelle scuole e predicata dalle tante sinistre. In realtà, finita la dittatura nera, la guerra civile poteva sfociare in una dittatura rossa. I comunisti volevano imporci una democrazia progressiva, così la chiamavano. Destinata a diventare una democrazia popolare con un partito unico. A somiglianza di quanto stava accadendo nei Paesi occupati dall’Unione Sovietica. Ci salvò la presenza delle armate inglesi e americane. Dopo aver perso migliaia e migliaia di ragazzi, caduti in battaglia per liberarci dell’occupazione tedesca, ci fecero un ultimo regalo: una democrazia parlamentare.

    Pur sapendo come andarono le cose, penso anch’io che il 25 aprile vada celebrato e festeggiato. Gli storici ci hanno già spiegato con dovizia di argomenti che tutte le democrazie hanno bisogno di un mito fondativo. E il mito che sta alla base della Repubblica nella quale viviamo è quello resistenziale. Ma non tutti la pensano così. Non parlo di chi ha vissuto la tragedia della Repubblica sociale e ha pagato un conto salato. Con uno sterminio massiccio, le tante persone assassinate dopo il 25 aprile. Parlo di una minoranza violenta, tutta rossa, che si attribuisce la proprietà esclusiva dell’antifascismo. E quindi della Liberazione.

    Qui arrivo alle notizie subito dimenticate. Sappiamo tutti che cosa è accaduto a Milano e a Roma.

    Contestazioni e insulti a chi era chiamato a celebrare la Resistenza. Nella capitale c’è stata anche un’aggressione fisica contro la presidente della Regione e il presidente della Provincia. Costretti a lasciare il palco dai fumogeni e dagli oggetti lanciati da una banda di sedicenti antifascisti, usciti da qualche centro sociale.

    Poiché la gramigna si estende a macchia d’olio, dopo il 25 aprile l’odio politico è emerso a Firenze. È stata impedita la presentazione in pubblico di un libro sull’organizzazione Gladio che non piaceva agli odiatori. Si è cercato di bloccare un altro dibattito su un libro di Marco Tarchi, un autore che conosco, docente a Firenze, un intellettuale campione di mitezza. Sui manifesti per un convegno dedicato a Marco Biagi, il giurista ucciso dalle Brigate Rosse nel marzo 2002, sono state tracciate scritte nefande. Una diceva: «Biagi non pedala più». La firma era una stella a cinque punte e la sigla Br. Tutte vicende che ho appreso dal Giornale della Toscana e dalla Nazione.

    Insieme ad altre grandi città italiane, Firenze sta diventando un fronte di guerriglia. E non per opera di masse studentesche e operaie. Sono piccoli gruppi di antagonisti, sempre armati di caschi e spranghe, pronti a menare le mani, capaci di un linguaggio mortuario. Usato per minacciare le persone e per ricordare di continuo i massacri del dopoguerra: «A piazzale Loreto c’è ancora posto!». Per me non è una novità. Il gruppo che nel 2006 mi aggredì a Reggio Emilia, guidato da un giovane funzionario di Rifondazione comunista, inalberava un lenzuolo color sangue dove c’era scritto: «Triangolo rosso? Nessun rimorso».

    Non è per niente folclore politico, come seguitano a credere in molti a sinistra. Lo squadrismo fascista degli anni Venti è iniziato con piccoli gruppi di violenti. Anche i miliziani dell’antagonismo rosso possono diventare molto pericolosi. Soprattutto in una fase di forte crisi economica e sociale. Gli italiani senza potere, a cominciare da noi che lavoriamo nei media, ignorano che cosa si stia muovendo negli scantinati del ribellismo. Ma il ministero dell’Interno dovrebbe saperlo.

    Il ministro Roberto Maroni viene elogiato per tanti motivi. Il primo è che ha fermato i grandi sbarchi dei clandestini e incarcera mafiosi. Vuol dare un’occhiata anche alle bande che spadroneggiano in tante città? È una richiesta cortese e anche un avviso. Si muova, prima di essere aggredito anche lui.
    lunedì, 3 maggio 2010

    Il Riformista
    la giustizia dei Robespierre ancora una volta ha collocato il nostro Paese tra il Ruanda ed il Burundi

  2. #2
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    Predefinito Rif: Avviso al Ministro Maroni

    Citazione Originariamente Scritto da orpheus Visualizza Messaggio
    Con questa becera sinistra gli attentati ed aggressioni "ad personam " sono all'ordine del giorno . Il giornalista Gianpaolo Pansa mette sull'avviso anche il Ministro degli Interni Maroni, che lodevolmente sta facendo benissimo il proprio lavoro.... migliaia di delinquenti sono stati "albergati" nelle patrie galere e miliardi di euro sono stati sequestrati.

    Cosa che dalle sinistre non si riusciva ad ottenere perchè : "Nessuno tocchi Caino" ....

    Avviso al ministro Maroni


    di Giampaolo Pansa

    Esistono notizie che si leggono e poi si dimenticano. E anche notizie che non si leggono perché nessun giornale le pubblica.
    ©Ferdinando Nicola Baldieri/Lapresse - 26 04 2010 - Caserta - Italia - Politica - I ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano, si sono ritrovati in Prefettura a Caserta per partecipare alla Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia delle province di Napoli e Caserta. Nella foto Roberto Maroni e Angelino Alfano ©Ferdinando Nicola Baldieri/Lapresse - 26 04 2010 - Caserta - Italy - Politics - The Interior Minister Roberto Maroni and Justice Angelino Alfano, were found in the Prefecture of Caserta to attend the Technical Meeting for the Coordination of Police Forces in the provinces of Naples and Caserta. In the photo Roberto Maroni e Angelino Alfano
    Eppure proprio le cronache che svaniscono ci aiutano a capire lo stato di salute di un Paese. Sono il termometro che misura la febbre. Ti dice che hai una temperatura quasi normale, trentasette e mezzo. Ma nello stesso tempo ti avverte che potrebbe arrivarti un febbrone da cavallo.

    In Italia di febbroni ne abbiamo molti. Ma il più insidioso ha un nome corto e quasi osceno: l’odio. L’odio politico che diventa ogni giorno di più odio personale e può fare danni irreparabili.

    Attenzione: non sto parlando di Silvio Berlusconi e della cupa avversione che suscita in troppa gente. Anche se il nostro presidente del Consiglio sta diventando, controvoglia, un caso unico al mondo. Ha già subito un attentato, vive blindato, le rare volte che cammina per strada deve essere protetto da un muro di guardie del corpo.

    Pur non avendo mai votato per lui, e benché l’abbia criticato molte volte sulle colonne del Riformista, provo vergogna per un Paese dove il capo del governo è costretto a procedere come se fosse in territorio nemico. Immagino che qualche lettore del Riformista si stia chiedendo se l’autore del Bestiario non sia impazzito. Oppure non sia passato armi e bagagli al Popolo della libertà. A questi amici, replico: cari lettori, meditate, meditate! Se il Cavaliere è in pericolo, pure voi lo siete. In base a un principio, vecchio quanto il mondo, che recita: oggi a me, domani a te.

    L’odio politico è di nuovo emerso negli ultimi giorni, a partire dall’anniversario del 25 aprile, festa della Liberazione. So bene che la Resistenza e la guerra partigiana sono una storia molto più complessa di quella che viene insegnata nelle scuole e predicata dalle tante sinistre. In realtà, finita la dittatura nera, la guerra civile poteva sfociare in una dittatura rossa. I comunisti volevano imporci una democrazia progressiva, così la chiamavano. Destinata a diventare una democrazia popolare con un partito unico. A somiglianza di quanto stava accadendo nei Paesi occupati dall’Unione Sovietica. Ci salvò la presenza delle armate inglesi e americane. Dopo aver perso migliaia e migliaia di ragazzi, caduti in battaglia per liberarci dell’occupazione tedesca, ci fecero un ultimo regalo: una democrazia parlamentare.

    Pur sapendo come andarono le cose, penso anch’io che il 25 aprile vada celebrato e festeggiato. Gli storici ci hanno già spiegato con dovizia di argomenti che tutte le democrazie hanno bisogno di un mito fondativo. E il mito che sta alla base della Repubblica nella quale viviamo è quello resistenziale. Ma non tutti la pensano così. Non parlo di chi ha vissuto la tragedia della Repubblica sociale e ha pagato un conto salato. Con uno sterminio massiccio, le tante persone assassinate dopo il 25 aprile. Parlo di una minoranza violenta, tutta rossa, che si attribuisce la proprietà esclusiva dell’antifascismo. E quindi della Liberazione.

    Qui arrivo alle notizie subito dimenticate. Sappiamo tutti che cosa è accaduto a Milano e a Roma.

    Contestazioni e insulti a chi era chiamato a celebrare la Resistenza. Nella capitale c’è stata anche un’aggressione fisica contro la presidente della Regione e il presidente della Provincia. Costretti a lasciare il palco dai fumogeni e dagli oggetti lanciati da una banda di sedicenti antifascisti, usciti da qualche centro sociale.

    Poiché la gramigna si estende a macchia d’olio, dopo il 25 aprile l’odio politico è emerso a Firenze. È stata impedita la presentazione in pubblico di un libro sull’organizzazione Gladio che non piaceva agli odiatori. Si è cercato di bloccare un altro dibattito su un libro di Marco Tarchi, un autore che conosco, docente a Firenze, un intellettuale campione di mitezza. Sui manifesti per un convegno dedicato a Marco Biagi, il giurista ucciso dalle Brigate Rosse nel marzo 2002, sono state tracciate scritte nefande. Una diceva: «Biagi non pedala più». La firma era una stella a cinque punte e la sigla Br. Tutte vicende che ho appreso dal Giornale della Toscana e dalla Nazione.

    Insieme ad altre grandi città italiane, Firenze sta diventando un fronte di guerriglia. E non per opera di masse studentesche e operaie. Sono piccoli gruppi di antagonisti, sempre armati di caschi e spranghe, pronti a menare le mani, capaci di un linguaggio mortuario. Usato per minacciare le persone e per ricordare di continuo i massacri del dopoguerra: «A piazzale Loreto c’è ancora posto!». Per me non è una novità. Il gruppo che nel 2006 mi aggredì a Reggio Emilia, guidato da un giovane funzionario di Rifondazione comunista, inalberava un lenzuolo color sangue dove c’era scritto: «Triangolo rosso? Nessun rimorso».

    Non è per niente folclore politico, come seguitano a credere in molti a sinistra. Lo squadrismo fascista degli anni Venti è iniziato con piccoli gruppi di violenti. Anche i miliziani dell’antagonismo rosso possono diventare molto pericolosi. Soprattutto in una fase di forte crisi economica e sociale. Gli italiani senza potere, a cominciare da noi che lavoriamo nei media, ignorano che cosa si stia muovendo negli scantinati del ribellismo. Ma il ministero dell’Interno dovrebbe saperlo.

    Il ministro Roberto Maroni viene elogiato per tanti motivi. Il primo è che ha fermato i grandi sbarchi dei clandestini e incarcera mafiosi. Vuol dare un’occhiata anche alle bande che spadroneggiano in tante città? È una richiesta cortese e anche un avviso. Si muova, prima di essere aggredito anche lui.
    lunedì, 3 maggio 2010

    Il Riformista
    ormai sono alle cozze e non gli resta altro
    Meglio soli che comunisti

  3. #3
    Forumista junior
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    Predefinito Rif: Avviso al Ministro Maroni

    Pur non avendo mai votato per lui, e benché l’abbia criticato molte volte sulle colonne del Riformista, provo vergogna per un Paese dove il capo del governo è costretto a procedere come se fosse in territorio nemico. Immagino che qualche lettore del Riformista si stia chiedendo se l’autore del Bestiario non sia impazzito. Oppure non sia passato armi e bagagli al Popolo della libertà. A questi amici, replico: cari lettori, meditate, meditate! Se il Cavaliere è in pericolo, pure voi lo siete. In base a un principio, vecchio quanto il mondo, che recita: oggi a me, domani a te

    Meditate veramente, che su questa strada ci si puo far male veramente: TUTTI

 

 

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