La situazione è mefitica. L'ultima intervista di Veltroni al Corriere mostra una degenerazione e deriva di sinistra - che ha dietro di sé, come sappiamo, precisi settori finanziari e confindustriali - ormai pericolosissima, data anche la congiuntura internazionale in cui siamo entrati. E' del tutto evidente che la GFeID (in particolare Rcs e gruppo De Benedetti) sono alla disperazione e puntano ancora una volta le loro carte sulla Magistratura militante e sulla sinistra forcaiola e soltanto capace di antagonismo personalistico, antiberlusconiano. Non c'è lo straccio di una proposta politica, salvo dire solo no a tutto ciò che fa lo schieramento avverso. Così il paese va a fondo. E' del tutto evidente che stiamo entrando in un periodo di "stato di eccezione", e occorrerebbe qualche operazione chirurgica netta e con un bisturi molto tagliente (almeno tanto quanto la ghigliottina) per risalire la china.
Gravissimo che Veltroni nell'intervista suddetta paragoni Berlusconi a Putin. Questo taglia la testa al toro; la sinistra è antirussa, si pone contro ogni multipolarismo, per la supremazia statunitense. Quindi, se ne conclude che gli agenti economici del nostro capitalismo peggiore (parassitario e affamato di aiuti "pubblici") si stringono ormai nell'ultimo abbraccio alla sinistra e tentano un disperato affondo contro Berlusconi, che sarà dunque obbligato - e questa è una fortuna - a non dismettere presto il suo atteggiamento "bonario" verso la Russia e a non ostacolare gli accordi tra nostre grandi imprese di punta e quelle russe (la Gazprom ma anche quelle aeronautiche tipo la Sukhoj, ecc.). Il centrodestra, d'altra parte, mostra un virulento anticinesismo; e del resto anche la sinistra - ivi compresa quella demenziale dei "movimenti", tanto buonista e caritatevole - ha "versato lacrime" sulla "povera sorte" del Dalai Lama.
Non ci si lasci illudere dal comportamento della Cai (quella che ha rilevato Alitalia) e della Banca Intesa; avevano bisogno del Governo, e dunque di Berlusconi, per portare a compimento le loro operazioni. Nemmeno ci si lasci incantare dalla Marcegaglia, solo più duttile e furba di Montezemolo; ma anche assurta alla presidenza di Confindustria in un frangente di netta vittoria del centrodestra. In realtà, la GFeID è sempre antiberlusconiana; alcuni suoi settori sembrano essersi ammorbiditi per pura ipocrisia e compromesso. Sotto sotto, tutte queste mignatte lavorano lungo le vecchie vie del giustizialismo e del "fascismo alle porte", lasciando ai loro servi di sinistra il lavoro più sporco; se poi questi si bruceranno, verranno sconfessati e si continuerà nel compromesso. Del resto, sia chiaro che anche nel centrodestra ci sono gli scontenti dell'atteggiamento troppo moderato verso Putin; ci sono quelli che si sbracherebbero pur di avere un riconoscimento dal capitalismo arretrato italiano.
Il faro di una eventuale nuova forza politica deve essere innanzitutto il netto appoggio al multipolarismo. Non, per favore, il mero antiamericanismo di principio, per semplice adesione ai "sacri canoni" dell'antimperialismo; giusti in sé, ma che oggi non a caso provocano svarioni grossolani in certe sedicenti forze di sinistra "estrema" in lotta contro tutti gli "imperialismi", mettendo sullo stesso piano Usa, Russia e Cina, e perfino la UE. I principi "giusti" portano spesso all'inferno. Meglio rafforzare le posizioni che comunque, per qualsiasi motivo lo facciano, favoriscono la marcia del multipolarismo. In secondo luogo, è necessario analizzare meglio la struttura sociale del paese in cui viviamo e agiamo, anche qui non puntando tutto sugli "astratti e generali" principi della lotta del lavoro contro il capitale. Ragionando per assurdo, solo per fare un esempio che chiarisca la posizione politica che sarebbe da prendere, se s'innescasse una lotta dei lavoratori che favorisse, che so, la Fiat o qualche nostro istituto finanziario e danneggiasse le più sopra indicate poche imprese di punta in nostra dotazione, direi decisamente: non si appoggi quella lotta.
Gianfranco La Grassa
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