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  1. #1
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    Predefinito Referendum Sardo del 05/10/2008

    http://www.irs.sr/domo/Article.aspx?a=1072

    iRS, cosciente della propria responsabilità politica, prende posizione sui tre quesiti referendari ai quali i sardi dovranno rispondere il 5 ottobre prossimo e che coinvolgono la gestione idrica e quella territoriale della Sardegna.
    iRS ritiene che l'unico interesse degno di essere salvaguardato sia l'interesse generale dei sardi a preservare e gestire in modo corretto ed efficiente le risorse vitali e indisponibili della nostra terra.
    iRS rifiuta la strumentalizzazione che stanno operando i partiti italiani con questi referendum e invita i sardi a partecipare direttamente, senza deleghe, alle decisioni politiche e gestionali sul proprio territorio nazionale.


    Il problema della privatizzazione dell'acqua non è necessariamente legato alla scelta dell'ambito unico ma dipende dalle modalità di gestione dell'acqua stessa. Più volte abbiamo denunciato le collusioni e le illegalità di EAF (Ente Autonomo Flumendosa) oggi ENAS (Ente Acque Sarde), dell'Autorità d'Ambito e di Abbanoa.
    La creazione di AbbaLìbera in iRS ha dato il via alla democrazia diretta del popolo Sardo con l'autoriduzione delle bollette,una forma di partecipazione dal basso cosciente e responsabile oltre che gratuitamente seguita da un pool di legali.


    Allo stesso modo il patrimonio ambientale, insieme a quello archeologico e storico e a quello agroalimentare, è una risorsa ecologica, culturale ed economica di interesse generale, come tale non sottoponibile al tornaconto privato di nessuno.
    Le manovre dall'alto, salvacoste compresa, hanno svuotato i territori di competenze e facoltà decisionali, innescando saccheggi o blocco totale di sviluppo. Gli affaristi distruttori col cemento e l'ignoranza a destra come a sinistra, non meritano di decidere il destino del patrimonio Sardegna.
    E' nostro dovere non cedere al consueto ricatto occupazionale sventolato dagli speculatori per far leva sulla fascia più debole del popolo sardo. Lo sviluppo e il benessere dei sardi di oggi e di domani non possono passare per il saccheggio e la distruzione della nostra terra.

    Anche su questi temi iRS ha dimostrato negli anni di saper agire politicamente e praticamente in modo coerente e limpido. Basti ricordare l'impegno di iRS a favore della pubblicizzazione dei più gravi delitti ambientali causati dall'azione di società sarde e straniere. Il rispetto e la valorizzazione del territorio nazionale sardo, troppo spesso depredato, offeso e sottratto alla sovranità del popolo sardo, sono da sempre chiavi di volta della politica indipendentista di iRS.


    La proposta di iRS sul tema della gestione ambientale è una alternativa economica e di sviluppo che non passa tramite i meccanismi della speculazione edilizia finalizzata al guadagno immediato di pochi. iRS propone un nuovo modo di fare economia, equo e sintonizzato con le necessità e le esigenze della nostra terra, e che è in stretto legame con i temi della fiscalità differenziata e ispirato alle linee guida del cosiddetto modello irlandese. Un progetto di ampio respiro che coinvolge tutti gli attori sociali, economici e imprenditoriali e che iRS avrà modo di illustrare nelle sedi opportune.


    Con la consapevolezza che problemi complessi non possono avere soluzioni semplici, iRS, coerentemente con i propri programmi e la propria costante azione sul territorio, invita dunque i sardi all'astensione responsabile sui tre quesiti referendari. In particolare iRS invita gli oltre 1300 sardi che hanno autoridotto la bolletta con AbbaLìbera a proseguire la loro disobbedienza civile attraverso l'astensione dal voto.


    iRS, Assemblea Nazionale.

  2. #2
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    Comunicato di Sardigna Natzione Indipendentzia:

    Citazione Originariamente Scritto da bustianu Visualizza Messaggio
    REFERENDUM COLONIALI ne NO ne SI
    NON FAREMO LE COMPARSE DI COMODO
    IL 5 OTTOBRE NON ESPRIMEREMO IL VOTO
    SNI INVITA TUTTI I SARDI A DISERTARE LE URNE


    Il 5 ottobre i sardi sono chiamati a votare per l’abrogazione dell’art 3 e15 articoli della L.R. 17/10/97 n. 29 (Abbanoa) ed della L.R. 25/11/2004 n. 8 (Tutela del Territorio ). Detti articoli riguardano due beni di vitale importanza che appartengono alla nazione sarda. L’acqua ed il territorio sono due risorse nazionali, appartengono alla nazione sarda e nell’interesse della nazione vanno gestiti dall’unico ente che, non essendo purtroppo la Sardegna ancora stato indipendente, la rappresenta nell’interezza e ne assume rappresentanza giuridica e politica.
    Non saremo certo noi indipendentisti a difendere il governo regionale, in questa contrapposizione con sindaci, politici ed affaristi anch’essi come ltale governo intermediari del colonialismo italiano, ma riteniamo che acqua e territorio siano da considerarsi alla stregua, della sanità, dei trasporti, dei fiumi, delle foreste, del mare e dell’aria.

    L’ospedale oncologico non appartiene ai cagliaritani, la 131 non appartiene ai comuni limitrofi, il mare non appartiene ai comuni costieri, il gennargentu non appartiene alle comunità che lo abitano così come l’acqua non appartiene ai comuni che ha le fonti o i bacini di raccolta e sulle coste non possono decidere i comuni costieri o chi vi lucra dalla loro cementificazione, sono tutti beni e risorse della nazione sarda e non possono essere lasciati alla contingenza politica o affaristica.

    Se la miopia di quattro sindaci in tricolore ed il sodalizio tra politica ed affari che ha promosso questi referendum dovesse avere spazio, verrebbero messi in crisi due degli spazi di condivisione più importanti che “collettivizzano” il nostro popolo e potrebbe dare il via ad una sussidarietà egoistica e nettamente fuori dalla cultura solidaristica de “sa ponidura” che ha sempre caratterizzato la nazione sarda.

    Vogliamo davvero che chi ha le fonti non paghi l’acqua raccolta nei bacini di altri e che le concessioni edilizie per edificare su Monterussu, Ratza di Juncu e simili siano di esclusiva competenza del sindacheto rampante di turno?
    Vogliamo che la sussidarietà egoistica porti a chiedere “un fiorino” a chi va oltre l’incrocio di Abbasanta o a chi entra in un porto o in un aeroporto?

    Quei referendum del 5 ottobre sono nati in un’altra cultura, egoistica ed indotta dall’essere funzionali al colonialismo di turno, che non solo ha distrutto la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra economia ma sta cambiando il nostro modo di vivere il “collettivo” e ci sta restringendo gli spazi condivisi per rinchiuderci nella falsa democrazia della sussidarietà territoriale che ha il solo scopo di ostacolare il permanere ed il rafforzarsi di una nostra soggettività nazionale e di popolo.

    Il gioco delle tariffe di Abbanoa, o dei disoccupati in edilizia non deve ingannare il popolo sardo, fa parte della pantomima il cui copione deve artatamente nascondere il vero finale ed i veri registi, i quali, con l’inganno, vogliono chiamare sul palco i sardi, che con l’illusione di fare i protagonisti, si ritroveranno a fare solo le comparse di comodo.

    Noi indipendentisti non saliremo sul palco, non risponderemo ai registi del colonialismo italiano e non cadremo neanche nella trappola della protesta populistica ma ci batteremo in modo deciso per una giusta tarifazione che consideri l’acqua un servizio primario alla pari con l’istruzione e la sanità e vigileremo perché abbanoa non diventi un carrozzone dove concertare la sistemazione di politici trombati e di nipotini fannulloni.

    Il 5 ottobre, non andremo a votare, quei referendum non sono funzionali al “vivere” ed al sentidu del nostro popolo, essi nascono in un ambito politico-affaristico funzionale solo colonialismo ed ai suoi intermediari.

    Il 5 ottobre sarà comunque, per i sardi, una data importante, hanno l’occasione di bocciare gli intermediari del colonialismo italiano.
    Disertando le urne daranno un segno evidente di non voler sacrificare l’acqua ed il territorio sull’altare di mere operazioni politico-affaristiche e coloniali.

    Il referendum che vogliamo votare è quello sull’indipendenza della nazione sarda e sul suo diritto ad una propria soggettività in Europa e nel Mondo, così come faranno presto gli Scozzesi in seguito alla vittoria elettorale dei partiti scozzisti su quelli inglesismi.

    Sardigna 20/09/08

    PER COORDINAMENTU NATZIONALE - Bustianu Cumpostu

  3. #3
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    Comunicato di a Manca pro s’Indipendentzia:


    Citazione Originariamente Scritto da aMp'I Visualizza Messaggio
    Il Gatto e la Volpe ci riprovano ancora!


    Il 5 ottobre 2008 il Popolo Sardo sarà chiamato ad esprimersi su 3 referendum abrogativi voluti e proposti dai partiti italianisti del centrodestra sardo. I referendum riguardano la richiesta di abrogazione della legge c.d. “salvacoste” (il 3° quesito) e degli artt. 3 (Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali) e 15 (Tariffa d’ambito) della legge istitutiva del servizio idrico integrato, ovvero della legge che ha istituito “Abbanoa” quale unico gestore del servizio idrico in Sardigna.

    Nel merito delle questioni poste dai quesiti referendari noi consideriamo la legge Regionale 25 novembre 2004, n. 8, la c.d. “salvacoste”, come una legge che, al di là di quelli che potevano essere gli intenti di chi l’ha proposta, di fatto ha una oggettiva valenza anticoloniale, in quanto tutela uno dei beni, come il territorio e le risorse naturali, di proprietà dell’intero Popolo Sardo e assolutamente da sottrarre agli appetiti predatori degli speculatori coloniali e dei loro ascari sardi. D’altra parte però riconosciamo che questo provvedimento presenta rigidità e miopia, dal momento che non è giusto mettere il diritto dei cittadini sardi a costruire un’abitazione sullo stesso piano della voracità degli speculatori edili. Crediamo che i Sardi abbiano diritto ad una regolamentazione seria in questa materia, per non cadere nell’inganno del centrodestra italianista che non vede l’ora di accontentare i suoi amici speculatori, e per non dover neanche sottostare alla rigidità del centrosinistra italianista che costringe sullo stesso piano cittadini sardi e pescicani continentali. I Sardi hanno diritto a poter sviluppare un lungo dibattito su questo tema, per approdare ad una legislazione di protezione ambientale condivisa, e per questo diciamo che in un tema così delicato è assurdo rispondere alla logica referendaria del “prendere o lasciare”. Com’è possibile che i Sardi sul futuro della propria terra possano scegliere tra: cementificare tutto o non costruire più niente?

    Per quanto riguarda la questione dell’istituzione del servizio idrico integrato riteniamo che l’ambito unico e la gestione razionalizzata del “bene acqua” siano state scelte corrette in prospettiva ma che hanno trovato un’errata applicazione attraverso l’istituzione del “carrozzone Abbanoa”, sicuramente responsabile di una pessima gestione e di una inesistente capacità di dialogo con le comunità locali. Anche in questo caso i colonialisti di centrodestra così come quelli di centrosinistra ci vogliono mettere davanti alla scelta impossibile del “prendere o lasciare”: o la centralizzazione dell’acqua (senza discutere di chi e come e a beneficio di chi la gestirà) o la regionalizzazione esasperata (nelle mani di baroni e baronetti che gestiranno a loro piacimento e capriccio un bene che invece è di tutti i Sardi).

    Possiamo rispondere si o no su argomenti su cui nessuno ci ha consultato? Possiamo accettare di prendere o lasciare quando la posta in gioco è così importante per il nostro futuro? Noi diciamo che l’acqua sarda è un diritto di tutti i Sardi, gli italianisti ci stanno dicendo: volete che sia una merce centralizzata o regionalizzata? NOI VOGLIAMO CHE SIA UN DIRITTO, NON UNA MERCE!!! Non cadremo nell’inganno di rispondere a questo referendum!!!

    La campagna referendaria ha un unico scopo: si tratta di uno scontro tutto interno alle dinamiche della classe politica compradora italianista, che niente quindi ha a che vedere col reale interesse del Popolo Sardo.

    Per questo motivo a Manca pro s’Indipendentzia propone una astensione consapevole, attiva e di massa a questa ennesima presa in giro coloniale.

    Al momento il dibattito politico vede in campo esclusivamente i partiti italianisti del centrodestra impegnati in un’intensa attività propagandistica atta, in primo luogo, a scongiurare il pericolo dell’astensionismo (il referendum non sarà valido se non si recherà a votare almeno il 33% degli aventi diritto). Il centrosinistra italianista è invece impegnato a sciogliere l’intricata matassa dello scontro in atto tra le due fazioni che si contendono la guida della coalizione, da una parte (corrente “Cabras”) chi interpreta il ruolo quale classe politica abituata a gestire il potere in posizione subordinata ai voleri della centrale romana, dall’altra coloro che tentano di ricalcarsi un ruolo di classe politica “nazionale”, con maggiori poteri contrattuali nei confronti del “potere italiano” (corrente “Soru”).

    Nei prossimi giorni, ne siamo certi, entrambi gli schieramenti faranno a gara per giustificare dietro termini quali giustizia”,“democrazia”, “autonomia”, etc. le proprie posizioni in merito al referendum. Ma, al di là della vuota retorica propagandistica, lo scontro in atto ha un unico obiettivo: gestire per conto del centro il potere a livello coloniale, utilizzando la solita politica del clientelismo per garantire e gestire gli interessi italiani nella colonia Sardigna.

    A Manca pro s’Indipendentzia invita tutti i Sardi a ribellarsi all’ennesimo inganno e a difendere la propria dignità nazionale di fronte alla truffa che ancora una volta viene presentata come risoluzione dei nostri problemi.

    IL 5 OTTOBRE: ASTENSIONE!



    Nuoro, 23 settembre 2008

    A Manca pro s’Indipendentzia
    Sede nazionale: via Aurelio Saffi 12 - Nugoro
    http://www.manca-indipendentzia.org

  4. #4
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    Il “manifesto” di Costantino Nivola sotto riportato, si trova nell’anteprima del nuovo sito che a brave sostituirà quello della Federazione di Cagliari del PSd’Az.
    L’indirizzo è: http://www.psdaz-nazionesarda.eu/

    Aspettavo che venisse completato prima di “lanciarne” la presenza in rete, ma visto che lo cita anche “l’altravoce”, mi è sembrato opportuno darne l’anticipazione considerato l’imminente referendum.




  5. #5
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    Avviso di sfratto a Soru?
    I sardi difendono lui e l'ambiente nella madre di tutte le battaglie.
    Sardisti reggicoda del Pdl


    di Claudia Zuncheddu

    L'affluenza del 20% degli aventi diritto al voto in questa consultazione referendaria, dimostra che il cosiddetto “avviso di sfratto” a Renato Soru, che il centro-destra e alcuni loro “reggicoda” avevano con tanta enfasi portato avanti in questi mesi, purtroppo per loro non è avvenuto. Tanto meno giustifica la sconfitta del “si” il “teorema” della mancanza di pubblicità della Regione sull'evento. Sono stati vani i fiumi di denaro per il “si”, spesi dalla destra nei giornali sardi con pubblicità palese a tutta pagina, cosa legittima, e con pubblicità occulte.
    Non è valso a nulla l'appello a “gamba tesa” contro l'autonomia delle scelte della Regione sarda e dei suoi organismi (Giunta e Presidente) fatto da Berlusconi. Il suo “ordine” di votare per il “Si” al referendum per l'abrogazione del “Decreto salva coste”, perché di fatto solo questo gli interessava, è caduto nel vuoto, in dispregio alla della nostra Autonomia e del nuovo “decantato Federalismo”. Il Pdl e i loro “reggicoda” hanno improntato la battaglia referendaria di fatto esclusivamente su quest'ultimo quesito (salva coste), perché questo era il “grimaldello” per rimetter mano al “sacco” del nostro territorio. Devono essere un forte campanello d'allarme per noi sardi, le inchieste portate avanti da alcuni magistrati di diverse Procure italiane, di cui alcune già arrivate a giudizio, che rivelano le infiltrazioni della criminalità organizzata sia italiana che internazionale nella compravendita dei terreni e nella speculazione edilizia sulle coste della Gallura e specialmente nel territorio della città di Olbia.
    I sardi nel loro “disertare” le urne hanno dimostrato di fatto di aver a cuore il futuro delle proprie ricchezze ambientali, hanno dimostrato di non cadere nella demagogia di chi ha indicato nelle scelte della Giunta Regionale e nel suo Presidente, gli affossatori della “libertà degli enti locali nel poter decidere sui propri territori”, i “distruttori dell'economia sarda” specialmente nel settore dell'edilizia, i “padri padroni” pronti a vendere ai “grandi gruppi monopolistici dei loro amici” il nostro territorio dalle coste all'interno. Di fatto risulta dai dati di settore che il numero degli occupati è aumentato. Mi dispiace che facendo abuso, per i propri esclusivi fini politici, dello strumento referendario lo si svilisca come momento di reale partecipazione popolare democratica e lo si riduca come in questo caso a un momento di sperpero delle risorse pubbliche. I due quesiti referendari riguardanti il gestore unico dell'acqua comunque pongono con forza il problema della gestione della risorsa idrica, specialmente in una Regione Autonoma. Gestione che non può che essere pubblica in quanto l'acqua è un “bene comune” e come tale dev'essere accessibile a tutti. È un diritto inalienabile di ognuno di noi che dev'essere garantito dalle norme istituzionali.
    Ancora una volta il gruppo dirigente del Psd'Az ha collezionato l'ennesima sconfitta, alleandosi da “fedele guardiano della vigna” con il C-D, ribadendo la sua sudditanza all'Udc e staccandosi politicamente in modo definitivo dalle posizioni del “sardismo storico” di reale difesa del nostro territorio, e isolandosi rispetto alle altre formazioni indipendentiste, unanimemente schierate per disertare le urne. Del resto con gli “innesti politici” che questo gruppo dirigente ha avuto negli ultimi anni non poteva portare che a questa scelta, e dare simili frutti… il tradimento del sardismo e l'avvicinamento al sardo-fascismo. A distanza di quarant'anni è ricomparso il manifesto di Nivola, che denunciava il progetto di vendita del territorio sardo compreso del popolo con la sua cultura, progetto portato avanti da alcuni sardi “rinnegati” in favore e per conto di colonizzatori italiani e internazionali. Il ritorno del manifesto di Nivola, non è mai stato così attuale come oggi.
    Il Partito Democratico è totalmente impegnato in una guerra interna fra chi, seppur in modo contradditorio, vuole manifestare un sentimento di “sardità e di difesa della propria terra e della identità”, e fra coloro invece che di fatto vorrebbero continuare a “depredare la cosa pubblica per proprio conto o per conto altrui”, nella peggior tradizione dei 60 anni di Autonomia Regionale, mantendo i privilegi dell'intermediazione che la classe politica sarda ha sempre avuto a dispregio di tutti noi.
    Questo empasse che si prolunga nel tempo “non può preludere a nulla di buono” per i sardi liberi e per le sorti della Sardegna. Anch'essa coinvolta in una crisi economica e finanziaria mondiale che rischia di far pagare le turbolenze e la stagnazione dell'economia ai più deboli per salvare i privilegi delle multinazionali che governano l'economia globale. Altro che le “chimere della sicurezza” dalle ondate dei cosiddetti clandestini sulle nostre coste!!!!
    La difesa e lo sviluppo reale dell'occupazione, coniugata al rispetto e alla salvaguardia dell'ambiente, della cultura e dell'identità del nostro popolo, è la sfida irrinunciabile a cui Soru in qualità di Presidente della Regione è chiamato dai sardi che sperano ancora in un futuro di progresso. Questa è la madre di tutte le sfide, la sfida della nostra storia che nasce dall'ideologia di liberazione nazionale sarda (il sardismo) con cui tutti i sardi democratici e progressisti (siano essi autonomisti, federalisti o indipendentisti), e quindi con a cuore il destino della propria terra, sono chiamati a confrontarsi e con tutte “le diversità di vedute” arrivare a una sintesi di un progetto comune condiviso di felicità e benessere per la Sardegna.

    (*Consigliera comunale del Psd'az a Cagliari)

    http://www.altravoce.net/2008/10/06/reazioni.html

  6. #6
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    Nel blog di Claudia Zuncheddu viene replicato lo stesso testo con questa premessa:


    Ma custu referendum e ita viada cosa de craculai?


    E ita bisongiu teneus nosu sardusu de si fai interrogai a pizzusu de is benisi de su populu e de sa terra nosta.
    Funti “benisi” chi is babbusu e is aiaiusu nostusu s’anti “prestau” po dus “lassai” a pustisi a is fillusu chi anti a deppi arribai, e a is ominis de totu su mundu chi teninti is propriusu sentimentusu po sa bellesa sarda e de totusu is logusu.
    Berlusconi e is amigusu no podinti cumprendi ca nosu teneusu “sentimentusu” de no toccai. E ita n’di depiada bessiri a pillu de su referendum? Berlusconi e inzasa is “amighisceddus sardus” bolianta “la sorpresa?” Ma is sardusu anti arrespustu cummenti giai sciemmusu: calancunu esti andau a mari, atrus cumenti de mei funti andausu a firmai po solidariedadi a su populu de Vicenza contrasa is merisi de sa gherra, americanusu e italianusu chi olinti ammanniai sa basi militari.


    Claudia Zuncheddu

    Mi scuso con i lettori per gli errori nel mio sardo scritto. Anch’io ho avuto la “lingua tagliata”

    Caglairi 06/10/08
    http://claudiazuncheddu.splinder.com/

  7. #7
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    Un'altro splendido risultato che la dice lunga, oltre che su una linea politica fallimentare da troppi anni, anche sul seguito personale degli attuali dirigenti e consiglieri regionali Sardisti. Se questo è il trend, credo davvero che le elezioni regionali del 2009 ci libereranno una volta per tutte di questa zavorra.....
    Malgrado il colpo subito, la cui gravità è tradita dai primi interventi del dopo referendum, l'on. Maninchedda continua a minacciare come certi pugili suonati finiti KO.... Sembra dire ..."Mò jè meno".
    Se non ci credete, vedete un pò quì:
    http://www.sardegnaeliberta.it/?p=1265
    Molto interessanti anche le considerazioni della sua corte.....

  8. #8
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    NAZIONE SARDA


    Salvacoste e Acqua
    Referendum



    Chi ha vinto:
    1) La maturità ambientale del Popolo Sardo.
    2) L’operato della Giunta Soru.
    3) La prospettiva di alleanza del centrosinistra e sardista.
    4) Le opposizioni interne del P.S.I. e del P.S.d’Az.

    Chi ha perso:
    1) Il Popolo delle Libertà, Pili e Berlusconi e UDC.
    2) Il gruppo editoriale Unione Sarda e Videolina, diventati organi del P.d.L.
    3) Balia e Maninchedda, eterni subalterni del centrodestra.
    4) La componente Cabras del P.D.

    Il giudizio popolare è inappellabile! Il P.S. d’Az. con questa gestione sconsiderata, ondivaga, senza progetto politico sta diventando elettoralmente e politicamente ininfluente. Ancora una volta spetta ai sardisti progressisti salvare l’onore del P.S. d’Az. Come quando qualcuno si è candidato con la Lega Nord.
    Nuovo progetto politico e nuovo gruppo dirigente: questo serve al P.S. d’Az.

    (Nazione Sarda)


    Referendum



    In casa P.S.d’Az. chi ha lavorato per schierare il partito con il centrodestra contro l’operato della Giunta Regionale sul Piano Paesaggistico e su Abbanoa ha clamorosamente sbagliato. Giacomo Sanna, Maninchedda Atzeri e Trincas hanno ancora una volta perso. Evidentemente non vanno in sintonia con la gente, e neppure con i sardisti. Hanno perso il referendum sulla statutaria; hanno perso rovinosamente alle elezioni politiche; hanno perso in questo referendum. Nella loro presunzione hanno pensato bene di commissariare tutte le federazioni e in particolare quella di Cagliari, per avere mani libere per portare il partito a destra e farsi le liste per le elezioni regionali a propria tutela. Atto antidemocratico, innanzitutto, in violazione di statuto, ma anche atto autolesionistico.

    (Nazione Sarda)

  9. #9
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    Predefinito Il Referendum del 5 ottobre 2008:Una occasione sprecata.

    Colgo nel risultato di quest’ultimo Referendum una indicazione chiara al Consigllio Regionale. Chiudetevi a chiave in aula, come in un conclave o in camera di consiglio per la scrittura di una sentenza importante, e non uscite finchè non avete approvato una buona Legge urbanistica che esalti i vincoli sulle coste, ma restituisca potestà ai Sindaci nell’ambito dei propri territori e ponga regole chiare per una gestione intelligente della risorsa ambientale che sia sotto il segno dello sviluppo e del lavoro.
    Occorre che i nostri Rappresentanti nelle Istituzioni sappiano ascoltare bene la voce del popolo che li ha eletti,anche quando questa voce non si esprime nel voto.
    Chi è andato a votare sapeva benissimo che questo Referendum aveva una connotazione politica chiara. I quesiti
    non erano facili anche perchè nel merito le materie proposte potevano avere risposte con molti distinguo sia per chi era orientato per il NO sia per chi aveva deciso di votare SI.
    Non c’entra niente la Statutaria,anche perchè la percentuale dei votanti non ha superato neppure la vecchia soglia del quorum.
    La maggior parte degli elettori non è andato a votare consapevolmente, rifiutando di schierarsi pro o contro politicamente su una materia così importante su cui deve legiferare il Consiglio Regionale che ha gli strumenti e gli esperti per fare una legge moderna e attenta alle aspettative dei Sardi. Attenzione . I Sardi vogliono abitare l’ambiente e non solo ammirarlo e goderlo pensando ai figli dei figli.Se la Legge urbanistica sarà tutto questo, le Istituzioni ne usciranno rafforzate, altrimenti la politica fatta di bassi compromessi ed interessi forti allontanerà ancor di più dalla Politica Vera gli onesti che per fortuna sono ancora la maggioranza dei sardi.
    Su gli altri due quesiti su Abbanoa ha pesato sicuramente la disinformazione generale ed istituzionale.L’autorità d’Ambito deve avere una struttura snella e funzionale a costo quasi zero,visto che vi lavorano Sindaci e Consiglieri Comunali e Provinciali,i quali non devono essere pagati due volte come amministratori locali e gestori di Abbanoa.L’Ente Unico di Gestione -Abbanoa-ha senso se diventa una struttura agile e se lavora per ricadute utili sui contribuenti,a partire dal regime delle tariffe.Se Abbanoa diventa un Ente di Gestione democratico con la Presenza nel Consiglio di Amm/ne di Sindaci e Amministratori dei Paesi e città più rilevanti,lo misureremo dai risultati in termini di servizi e di tariffe popolari.
    Non sarò mai d’accordo con la protesta dei soli
    Sindaci dei Paesi in cui vi sono le fonti e sorgenti dell’acqua.
    Occorre un’Autorità d’ambito forte, collegata strettamente alle Comunità a costo quasi zero.Le tariffe devono essere popolari,accessibili rispetto ai salari percepiti dalla maggioranza dei cittadini.
    Anche in questo caso l’esito del Referendum riporta al ConsiglioRegionale che ha il dovere di fare le leggi.

 

 

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