Originariamente Scritto da
bustianu
REFERENDUM COLONIALI ne NO ne SI
NON FAREMO LE COMPARSE DI COMODO
IL 5 OTTOBRE NON ESPRIMEREMO IL VOTO
SNI INVITA TUTTI I SARDI A DISERTARE LE URNE
Il 5 ottobre i sardi sono chiamati a votare per l’abrogazione dell’art 3 e15 articoli della L.R. 17/10/97 n. 29 (Abbanoa) ed della L.R. 25/11/2004 n. 8 (Tutela del Territorio ). Detti articoli riguardano due beni di vitale importanza che appartengono alla nazione sarda. L’acqua ed il territorio sono due risorse nazionali, appartengono alla nazione sarda e nell’interesse della nazione vanno gestiti dall’unico ente che, non essendo purtroppo la Sardegna ancora stato indipendente, la rappresenta nell’interezza e ne assume rappresentanza giuridica e politica.
Non saremo certo noi indipendentisti a difendere il governo regionale, in questa contrapposizione con sindaci, politici ed affaristi anch’essi come ltale governo intermediari del colonialismo italiano, ma riteniamo che acqua e territorio siano da considerarsi alla stregua, della sanità, dei trasporti, dei fiumi, delle foreste, del mare e dell’aria.
L’ospedale oncologico non appartiene ai cagliaritani, la 131 non appartiene ai comuni limitrofi, il mare non appartiene ai comuni costieri, il gennargentu non appartiene alle comunità che lo abitano così come l’acqua non appartiene ai comuni che ha le fonti o i bacini di raccolta e sulle coste non possono decidere i comuni costieri o chi vi lucra dalla loro cementificazione, sono tutti beni e risorse della nazione sarda e non possono essere lasciati alla contingenza politica o affaristica.
Se la miopia di quattro sindaci in tricolore ed il sodalizio tra politica ed affari che ha promosso questi referendum dovesse avere spazio, verrebbero messi in crisi due degli spazi di condivisione più importanti che “collettivizzano” il nostro popolo e potrebbe dare il via ad una sussidarietà egoistica e nettamente fuori dalla cultura solidaristica de “sa ponidura” che ha sempre caratterizzato la nazione sarda.
Vogliamo davvero che chi ha le fonti non paghi l’acqua raccolta nei bacini di altri e che le concessioni edilizie per edificare su Monterussu, Ratza di Juncu e simili siano di esclusiva competenza del sindacheto rampante di turno?
Vogliamo che la sussidarietà egoistica porti a chiedere “un fiorino” a chi va oltre l’incrocio di Abbasanta o a chi entra in un porto o in un aeroporto?
Quei referendum del 5 ottobre sono nati in un’altra cultura, egoistica ed indotta dall’essere funzionali al colonialismo di turno, che non solo ha distrutto la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra economia ma sta cambiando il nostro modo di vivere il “collettivo” e ci sta restringendo gli spazi condivisi per rinchiuderci nella falsa democrazia della sussidarietà territoriale che ha il solo scopo di ostacolare il permanere ed il rafforzarsi di una nostra soggettività nazionale e di popolo.
Il gioco delle tariffe di Abbanoa, o dei disoccupati in edilizia non deve ingannare il popolo sardo, fa parte della pantomima il cui copione deve artatamente nascondere il vero finale ed i veri registi, i quali, con l’inganno, vogliono chiamare sul palco i sardi, che con l’illusione di fare i protagonisti, si ritroveranno a fare solo le comparse di comodo.
Noi indipendentisti non saliremo sul palco, non risponderemo ai registi del colonialismo italiano e non cadremo neanche nella trappola della protesta populistica ma ci batteremo in modo deciso per una giusta tarifazione che consideri l’acqua un servizio primario alla pari con l’istruzione e la sanità e vigileremo perché abbanoa non diventi un carrozzone dove concertare la sistemazione di politici trombati e di nipotini fannulloni.
Il 5 ottobre, non andremo a votare, quei referendum non sono funzionali al “vivere” ed al sentidu del nostro popolo, essi nascono in un ambito politico-affaristico funzionale solo colonialismo ed ai suoi intermediari.
Il 5 ottobre sarà comunque, per i sardi, una data importante, hanno l’occasione di bocciare gli intermediari del colonialismo italiano.
Disertando le urne daranno un segno evidente di non voler sacrificare l’acqua ed il territorio sull’altare di mere operazioni politico-affaristiche e coloniali.
Il referendum che vogliamo votare è quello sull’indipendenza della nazione sarda e sul suo diritto ad una propria soggettività in Europa e nel Mondo, così come faranno presto gli Scozzesi in seguito alla vittoria elettorale dei partiti scozzisti su quelli inglesismi.
Sardigna 20/09/08
PER COORDINAMENTU NATZIONALE - Bustianu Cumpostu