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    Predefinito 5 ottobre - SS. Placido e compagni martiri

    dal sito SANTI E BEATI:

    San Placido, Monaco

    5 ottobre

    sec. VI

    Fu, assieme a Mauro, uno dei più noti discepoli di san Benedetto. Dei due, Placido era forse il più giovane: poco più che un fanciullo, quando venne posto sotto la guida dell'abate Benedetto. Per questo viene considerato patrono dei novizi benedettini. A Placido, oltre che a Mauro, è attribuito un celebre episodio miracoloso narrato da san Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Mentre Benedetto era nella sua cella, un giorno, il giovane Placido si recò ad attingere acqua nel lago. Perse l'equilibrio e cadde nella corrente, che subito lo trascinò lontano dalla riva. L'abate, nella cella, conobbe per rivelazione l'accaduto. Chiamò Mauro e gli disse di correre in soccorso del confratello. Mauro si affrettò ad obbedire correndo sull'acqua, fino a raggiungerlo e trarlo in salvo. San Placido, invocato per tutto l'Alto Medioevo come "Confessore", venne trasformato in martire alla fine dell'XI secolo. Un fantasioso biografo compose infatti un falso racconto della sua Passione, sofferta in Sicilia, per opera dei Saraceni. (Avvenire)

    Patronato: Novizi monaci

    Etimologia: Placido = colui che è dolce e mansueto

    Martirologio Romano: Commemorazione di san Placido, monaco, che fu sin dalla fanciullezza discepolo carissimo di san Benedetto.

    Martirologio tradizionale (5 ottobre): A Messina, in Sicilia, il natale dei santi Martiri Placido Monaco (uno dei discepoli del beato Benedetto Abate), dei suoi fratelli Eutichio e Vittorino, e della loro sorella Flavia Vergine, e così pure di Donato, Firmato Diacono, Fausto ed altri trenta Monaci, i quali tutti, per la fede di Cristo, furono uccisi dal corsaro Manuca.

    Il Calendario universale della Chiesa non segna oggi questa memoria, ricordata invece dal Martirologio Romano. Non esitiamo però ad ammettere che San Placido - onorato, a torto, come Martire, e vedremo perché, - sia il personaggio più noto, tra i Santi, a tale data.
    E’ però una celebrità riflessa, come di una subitanea illuminazione, che esalta per un momento un oggetto, scoprendolo dall'ombra, per riconsegnarlo all'ombra.
    Placido fu, con Mauro, il più docile discepolo del grande San Benedetto, il quale li ebbe ambedue, Placido e Mauro, cari come figli.
    Dei due, Placido era forse il più giovane: poco più che un fanciullo, quando venne posto sotto la paterna guida dell'Abate San Benedetto. Per questo, San Placido viene considerato quale Patrono dei novizi, cioè dei giovani che si preparano alla professione religiosa nei monasteri benedettini.
    A Placido, oltre che a Mauro, è attribuito un celebre episodio miracoloso narrato da San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Mentre Benedetto era nella sua cella, un giorno, il giovane Placido si recò ad attingere acqua nel lago. Perse l'equilibrio e cadde nella corrente, che subito lo trascinò lontano dalla riva.
    L'Abate, nella cella, conobbe per rivelazione l'accaduto. Chiamò Mauro e gli disse di correre in soccorso del confratello. Ricevuta la benedizione, Mauro si affrettò ad obbedire: valicò la riva, e seguitò a correre sull'acqua, fino a raggiungere Placido. Afferratolo, lo riportò a riva, e soltanto giungendo sulla terra asciutta, voltosi indietro, si accorse di aver camminato sull'acqua, come San Pietro sul lago di Tiberiade.
    L'episodio ebbe un seguito ancor più commovente, perché San Benedetto attribuì il prodigio al merito dell'obbedienza di Mauro, mentre il discepolo lo attribuiva ai meriti dell'Abate. Il giudizio venne rimesso a Placido, il quale disse: "Quando venivo tratto dall'acqua, vedevo sopra il mio capo il mantello dell'Abate, e mi pareva che fosse egli a riportarmi a riva".
    In questo episodio narrato da San Gregorio è contenuto tutto ciò che sappiamo sul conto di Placido. Anch'egli, come Mauro, è circonfuso e quasi confuso nella luce di San Benedetto. La sua santità fa quasi parte della aureola del Patriarca, della cui Regola fu l'interprete più pronto.
    Resta da accennare al fatto che San Placido, invocato per tutto l'Alto Medioevo come "Confessore" venne trasformato in "Martire" alla fine dell'XI secolo. Un fantasioso biografo compose infatti un falso racconto della sua Passione, sofferta in Sicilia, per opera dei Saraceni. Ma è un'invenzione che contrasta non soltanto con la realtà storica, ma anche con il carattere stesso della santità di Placido, che preferiamo immaginare sempre umile e obbediente, pacifico e nascosto.

    Fonte: Archivio Parrocchia

  2. #2
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    St. Placidus

    St. Placidus, disciple of St. Benedict, the son of the patrician Tertullus, was brought as a child to St. Benedict at Sublaqueum (Subiaco) and dedicated to God as provided for in chapter 69 of St. Benedict's Rule. Here too occurred the incident related by St. Gregory (Dialogues, II, vii) of his rescue from drowning when his fellow monk, Maurus, at St. Benedict's order ran across the surface of the lake below the monastery and drew Placidus safely to shore. It appears certain that he accompanied St. Benedict when, about 529, he removed to Monte Cassino, which was said to have been made over to him by the father of Placidus. Of his later life nothing is known, but in an ancient psalterium at Vallombrosa his name is found in the Litany of the Saints placed among the confessors immediately after those of St. Benedict and St. Maurus; the same occurs in Codex CLV at Subiaco, attributed to the ninth century (see Baumer, "Johannes Mabillon", p. 199, n. 2).

    There seems now to be no doubt that the "Passio S. Placidi", purporting to be written by one Gordianus, a servant of the saint, on the strength of which he is usually described as abbot and martyr, is really the work of Peter the Deacon, a monk of Monte Cassino in the twelfth century (see Delehaye, op. cit. infra). The writer seems to have begun by confusing St. Placidus with the earlier Placitus, who, with Euticius and thirty companions, was martyred in Sicily under Diocletian, their feast occurring in the earlier martyrologies on 5 October. Having thus made St. Placidus a martyr, he proceeds to account for this by attributing his martyrdom to Saracen invaders from Spain -- an utter anachronism in the sixth century but quite a possible blunder if the "Acta" were composed after the Moslem invasions of Sicily. The whole question is discussed by the Bollandists (infra).

    Bibliography

    Acta SS., III Oct. (Brussels, 1770), 65-147; MABILLON, Acta SS. O.S.B., I (Paris, 1668), 45; IDEM, Annales O.S.B., I (Paris, 1703); IDEM, Iter italicum (Paris, 1687), 125; GREGORY THE GREAT, Dial., II, iii, v, vii, in P.L., LXV, 140, 144, 146; PIRRI, Sicilia sacra (Palermo, 1733), 359, 379, 432, 1128; ABBATISSA, Vita di S. Placido (Messina, 1654); AVO, Vita S. Placidi (Venice, 1583); Compendio della vita di s. Placido (Monte Cassino, 1895); DELEHAYE, Legends of the Saints, tr. CRAWFORD (London, 1907), 72, 106.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XII, New York, 1911

  3. #3
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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, IV ediz., t. V, p. 389-399

    LE V OCTOBRE.

    S. PLACIDE ET SES COMPAGNONS, MARTYRS.


    Quelle alliance de force et de grâce offre à nos yeux ravis le premier martyr de l'Ordre bénédictin! C'était le temps où l'empire ayant succombé, le joug des Goths ariens pesait sur l'Italie. Rome échappait à l'influence des races illustres qui avaient fait sa grandeur; celles-ci toutefois ne s'abandonnaient pas. Grande leçon réservée, pour l'heure des révolutions de l'avenir, à d'autres descendants de non moins nobles familles: en place du drapeau de l'honneur civique, confié jadis à leurs pères, les survivants du vieux patriciat curent à cœur de tenir plus haut encore l'étendard du seul héroïsme et des seules vertus qui demeurent pour l'éternité. Ce que faisant, Benoit de Nursie, dans sa fuite au désert, avait mieux qu'aucun triomphateur servi Rome et ses immortelles destinées. Le monde l'eut bientôt compris; et alors commença, dit saint Grégoire, historien de Benoît, «le concours des nobles romains donnant leurs enfants au patriarche des moines, afin qu'il les nourrit pour le Dieu tout-puissant» (1).

    Placide était le premier-né du patrice Tertullus. Digne d'un tel fils, les aimables qualités révélées en celui-ci dès le plus jeune âge furent pour le père un motif d'offrir à Dieu, sans tarder plus, ces prémices très chères de sa paternité. Ainsi aimait-on dans ces temps, non pour le monde qui passe, mais pour la vie sans fin, non pour soi, mais pour le Seigneur. Vingt ans après, le Seigneur reconnaissait dignement la foi de Tertullus, en prenant, avec l'aîné, ses deux autres fils et leur sœur dans l'holocauste du martyre. Holocauste non nouveau du reste en l'héroïque famille, s'il est vrai qu'elle fût l'alliée parle sang, l'héritière des biens comme de la vertu du saint martyr Eustache, immolé quatre siècles plus tôt avec les siens pour le Christ (2).

    Parmi les enfants de grande espérance que les vaincus de l'ancien empire amenaient à l'école de milice nouvelle qui s'ouvrait pour eux dans la Vallée sainte, Sublac voyait aussi le fils d'Equitius, Maur, plus âgé que Placide de quelques années. Maur et Placide, aux noms inséparables éternellement de celui de Benoît, dont l'auréole se complète de leur gloire, aux rayons si concordants, si distincts pourtant.

    Egaux dans leur amour du Maître et du Père, eux-mêmes également aimés pour leur égale fidélité dans les œuvres bonnes (3), ils expérimentent à l'envi cette délectation des vertus qui fait de la pratique du bien une seconde nature (4). Mais tout pareil que soit leur zèle à manier au service du Christ roi les très fortes et très belles armes de l'obéissance (5), c'est merveille de voir le Maître se conformer à l'âge des disciples, s'adapter de telle sorte aux nuances de leurs âmes (6), que rien de précipité ou de contraint n'apparaît dans cette éducation qui discipline la nature sans l'étouffer, qui suit l'Esprit-Saint et ne le dirige pas. Maur retracera surtout l'austère gravité de Benoît, Placide sa simplicité, sa douceur. Benoît prend Maur pour témoin du châtiment infligé au moine vagabond qui ne pouvait rester à la prière (7); c'est Placide qu'il veut près de lui sur la montagne où sa supplication obtient l'eau vive, grâce à laquelle péril et fatigue seront épargnés aux Frères habitant les rochers qui dominent l'Anio (8). Mais lorsque, dans ses promenades au bord du fleuve, tenant Placide par la main et appuyé sur Maur, le législateur des moines explique à tous deux les règles du code de perfection dont ils seront les apôtres, le ciel ne sait qu'admirer le plus, de la candeur du premier qui lui vaut les tendresses du Père, ou de la précoce maturité du second justifiant la confiance du patriarche et partageant déjà son fardeau (9).

    Qui n'a présente à la pensée l'admirable scène où Maur marcha sur les eaux, pour arracher Placide au lac qui allait l'engloutir? le retentissement s'en est prolongé dans tous les siècles monastiques et religieux, exaltant l'obéissance de Maur, l'humilité de Benoît, la clairvoyante simplicité de l'enfant sauvé des eaux et prononçant entre les deux comme juge du prodige (10). C'est de tels enfants que le Maître a pu dire en connaissance de cause: «Le Seigneur révèle souvent au plus jeune ce qui est le meilleur» (11). Et l'on peut croire que les souvenirs de la sainte Vallée dirigèrent sa plume, quand plus tard il formula pour toujours cette prescription: «En aucun lieu, lorsqu'il s'agira du rang, on ne tiendra compte de l'âge, pas plus qu'il ne portera préjudice; car Samuel et Daniel enfants ont jugé les vieillards» (12).

    Les Leçons suivantes, qui sont celles du Bréviaire monastique, achèveront pour nous le récit de la vie de Placide et raconteront sa mort. En 1588. la découverte à Messine des reliques du Martyr et de ses compagnons de victoire est venue confirmer la véracité des Actes de leur glorieuse Passion. Ce fut à cette occasion que le Pape Sixte-Quint étendit la célébration de leur fête à toute l'Eglise sous le rit simple.

    Placide, né à Rome, eut pour père Tertullus, de la très noble famille des Anicii. Il fut, encore enfant, offert à Dieu et confié à saint Benoît. D'une admirable innocence, tels furent ses progrès dans la vie monastique, qu'il compta parmi les principaux disciples du Maître. Il était présent, lorsqu'une source miraculeuse jaillit, à la prière de celui-ci, au désert de Sublac. Un autre prodige est celui dont il fut l'objet lorsque, tout jeune encore, étant allé puiser au lac il y tomba et fut sauvé, au commandement du bienheureux Père, par le moine Maur courant à pied sec sur les eaux. Il accompagna Benoît lors de sa retraite en Campanie et, dans sa vingt-deuxième année, fut envoyé en Sicile pour y défendre contre d'injustes déprédations les possessions et droits assurés par son père au monastère du Mont-Cassin. De grands et nombreux prodiges marquèrent sa route, et ce fut précédé de la renommée de sa sainteté qu'il parvint à Messine. Il lut le premier qui introduisit dans l'île la discipline monastique, en construisant non loin du port, sur le domaine paternel, un monastère où trente moines furent rassemblés.

    Rien qui l'emportât sur lui en placidité douce, en humilité; en prudence, gravité, miséricorde, perpétuelle tranquillité d'âme, il surpassait tout le monde. La contemplation des choses célestes absorbait le plus souvent ses nuits, ne s'asseyant un peu que lorsque s'imposait la nécessité du sommeil. Combien grand n'était pas son amour du silence! fallait-il parler, tout son discours était du mépris du monde et de l'imitation de Jésus-Christ. Son zèle pour le jeûne était tel, qu'il s'abstenait toute l'année de chair et de laitage; pendant le Carême, les mardi, jeudi et Dimanche, il se contentait de pain et d'eau fraîche, se passant les autres jours de toute nourriture. Il ne but jamais de vin, porta perpétuellement le cilice. Cependant si grands, si nombreux étaient les miracles de Placide, que leur éclat lui amenait en foule, implorant guérison, les malades non seulement du voisinage, mais encore de l'Etrurie et de l'Afrique; toutefois il avait pris, dans son insigne humilité, l'habitude d'opérer au nom de saint Benoît ces divers miracles et de lui en attribuer le mérite.

    Sa sainteté, ses prodiges favorisaient grandement les progrès de la religion chrétienne, quand, la cinquième année depuis sa venue en Sicile, eut lieu une irruption subite de Sarrasins. Or, il se trouva que dans ces mêmes jours Eutychius et Victorinus, frères de Placide, avec sa sœur la vierge Flavia, étaient arrivés de Rome pour lui faire visite; les barbares, surprenant l'église du monastère pendant l'office de nuit, s'emparèrent d'eux, ainsi que de Donat, de Fauste, du diacre Firmat et des trente moines. Donat eut aussitôt la tête tranchée. Les autres, amenés devant Manucha le chef des pirates, furent sommés d'adorer ses idoles; ce qu'ayant sans faiblir refusé de faire, on les jeta pieds et poings liés en prison sans aucune nourriture, après les avoir frappés de verges, et avec ordre de les frapper tous les jours. Mais Dieu les soutint; lorsque après beaucoup de jours on les ramena au tyran, leur constance dans la foi fut la même; de nouveau flagellés à plusieurs reprises, on les suspendit nus la tête en bas au-dessus d'une fumée épaisse, pour les étouffer. Chacun les croyait morts; le lendemain, ils reparaissaient pleins de vie, miraculeusement guéris, sans aucune blessure.

    Alors le tyran s'en prit séparément à la vierge Flavia, et ne pouvant rien sur elle par menaces, il la fit suspendre nue par les pieds à une haute poutre Mais comme il lui imputait à infamie cette épreuve: L'homme et la femme, dit la vierge, ont un seul Dieu pour créateur et auteur; c'est pourquoi mon sexe ne me sera pas imputé près de lui à démérite, ni davantage cette nudité que je supporte pour son amour à lui qui, pour moi, ne voulut pas être seulement dépouillé de ses vêtements, mais encore attaché aune croix. Sur cette réponse Manucha furieux, après avoir repris contre elle le supplice des verges et de la fumée, ordonne qu'on la livre à la prostitution. Mais la vierge priait; Dieu paralysa ceux qui voulurent l'approcher, et les punit de douleurs subites en tous leurs membres. Après la vierge, ce fut au frère de soutenir l'assaut. Comme il dénonçait la vanité des idoles, Manucha lui fit briser à coups de pierres la bouche et les dents, puis commanda qu'on lui coupât la langue jusqu'à la racine; mais le martyr n'en parlait pas avec moins de netteté et d'aisance. La colère du barbare s'accrut à ce prodige; sur Placide, sa sœur et ses frères, renversés à terre, il ordonne qu'on entasse en poids énorme des ancres et des meules, sans pourtant arriver davantage a leur nuire. Enfin, de la seule famille de Placide trente-six martyrs eurent la tète tranchée' avec leur chef, sur le rivage du port de Messine; ils remportèrent la palme avec beaucoup d'autres, le trois des nones d'octobre, l'an du salut cinq cent trente-neuf. Quelques jours plus tard, Gordien, moine de ce même monastère échappé par la fuite, retrouva tous les corps intacts et les ensevelit avec larmes. Quant aux barbares, ils furent peu après engloutis par les ondes vengeresses de la mer en punition de leur cruauté.

    «Placide, mon très doux fils, pourquoi te pleurerais-je? Tu ne m'as été enlevé que pour être à tous. Je veux rendre grâces pour ce sacrifice du fruit de mon cœur offert au Dieu tout-puissant» (13). Ainsi parlait, à la nouvelle du triomphe de ce jour, Benoît, le père de votre âme, mêlant ses larmes et sa joie. Il devait vous survivre de peu, assez toutefois pour, de lui-même, compléter séparations et déchirements en dirigeant vers le lointain pays de France le compagnon de vos jeunes années, Maur, qui de si longtemps ne devait pas vous rejoindre au ciel. La charité ne cherche pas ses intérêts (14); et c'est en s'oubliant et se perdant pour Dieu, qu'elle les trouve. Placide a disparu, Maur s'éloigne, et Benoît va mourir: c'est au moment où l'humaine prudence eût estimé l'œuvre du patriarche à jamais compromise, qu'affermissant ses racines elle étend sur le monde entier ses rameaux. Si le grain de froment ne tombe à terre et ne meurt, il reste seul; mais s'il meurt, il porte beaucoup de fruit (15). Comme autrefois le sang des martyrs était une semence de chrétiens (16), il multiplie les moines à cette heure.

    Soyez béni, ô Placide, bien au delà de l'Italie qui vous donna naissance, de la Sicile qui vit vos combats; soyez béni pour les épis sans nombre, moisson immense, sortis du grain de choix tombé aujourd'hui en terre: dans votre immolation, les analogies de la foi nous permettent de voir le secret du succès de la mission monastique accomplie par Maur. Ainsi, malgré la diversité grande et l'inégale longueur de vos sentiers, restez-vous unis pour le Maître et Père dont vous étiez la joie dans la sainte Vallée; l'heure venue, des hauteurs du Cassin, il n'hésita pas devant le sacrifice plé-nier que lui demandait le Seigneur; c'est pour cela que du ciel, aujourd'hui, il voit justifiées pleinement les espérances qu'il fondait sur tous deux.

    Daignez, ô Placide, ne cesser point de vous intéresser à l'extension du règne du Christ sur terre, aux progrès de la vie parfaite en l'Eglise, à la diffusion par le monde de cette famille monastique dont vous êtes la gloire. Les noviciats vous sont confiés en divers lieux: au souvenir de la formation privilégiée dont vous eûtes l'insigne avantage, veillez sur les aspirants de la meilleure part. A eux surtout s'applique le mot de l'Evangile: Si vous ne devenez comme de petits enfants, vous n'entrerez pas dans le royaume des cieux (17) ce royaume des cieux qui consiste dans la possession anticipée de Dieu ici-bas par la vie d'union à laquelle conduit la voie des conseils. Puissent-ils rappeler aux Anges votre humble et douce simplicité, reconnaître la maternelle sollicitude à leur endroit de la sainte Religion par la filiale docilité qui répondit chez vous à la spéciale tendresse du législateur des moines Puissent ils, malgré la défaveur du monde, croître en nombre comme en mérite, à l'honneur de Dieu!

    Les épreuves de l'heure actuelle doivent préparer la phalange monastique, l'état religieux entier, aux épreuves de l'avenir. C'est autour de lui que se grouperont les martyrs des derniers temps, comme firent près de vous les chrétiens de Messine, et vos deux frères, et cette héroïque Flavia si vraiment digne d'être appelée deux fois votie sœur. Puisse donc la troupe d'élite serrer ses rangs, rester indissolublement unie, pour redire d'une seule voix aux persécuteurs de l'avenir comme à ceux du présent: «Faites ce que vous avez résolu; car nous n'avons qu'une âme, qu'une foi, qu'une manière de vivre» (18).
    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. Gregor. Dialog. Lib. Il, cap. III.

    2. V. plus haut, XX septembre, p. 282.

    3. S. P. Benedict. Reg. cap. II.

    4. Ibid. cap. VII.

    5. Ibid Prolog.

    6. Ibid. cap. II.

    7. Gregor. Dialog. Lib. II, cap. IV.

    8. Ibid. cap. V.

    9. Ibid. cap. III.

    10. Ibid. cap. VII.

    11. S. P. Benedict. Reg. cap. III.

    12. Ibid. cap. LXIII.

    13. Acta S. Placidi et Soc. cap. VII.

    14. I Cor. XIII, 5.

    15. Johan. XII, 24-25.

    16. Tertulliam. Apologet. I.

    17 . Matth. XVIII, 3.

    18. Acta S. Placidi et Soc. cap. V.

  4. #4
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    Jacques Callot, SS. Placido e Flavia, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

  5. #5
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    Francesco Solimena, Martirio dei SS. Placido e Flavia, 1697-1708, Museum of Fine Arts, Budapest

    Jean Bernard Chalette, Presentazione dei SS. Mauro e Placido a S. Benedetto, 1678, musée des Beaux-Arts, Rennes

    Luca Spinello o Spinelli Aretino, S. Mauro salva S. Placido, Vita di S. Benendetto, Chiesa di San Miniato al Monte, Firenze

    Correggio, Martirio dei SS. Placido e Flavia, 1526, Galleria Nazionale, Parma

    Maestro dell'Annuncio ai Pastori, Martirio di S. Placido, 1620, Abbazia, Montserrat

  6. #6
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    Pietro Perugino, S. Placido, 1495-98, Pinacoteca, Città del Vaticano

    Pietro Perugino, S. Flavia, 1495-98, Pinacoteca, Città del Vaticano

  7. #7
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    DIE 5 OCTOBRIS

    SS. PLACIDI ET SOCIORUM

    MARTYRUM


    Simplex

    Missa Salus autem, de Communi plurimorum Martyrum 3° loco, cum Orationibus ut infra.


    Oratio

    D
    EUS, qui nos concédis sanctórum Mártyrum tuórum Plácidi et Sociórum ejus natalítia cólere: da nobis in aetérna beatitúdine de eórum societáte gaudére. Per Dóminum.

    Secreta

    M
    ÚNERA tibi, Dómine, nostrae devotiónis offérimus: quae et pro tuórum tibi grata sint honóre justórum, et nobis salutária, te miseránte, reddántur. Per Dóminum.

    Postcommunio

    P
    RAESTA nobis, quaésumus, Dómine: intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Plácido et Sóciis ejus; ut, quod ore contíngimus, pura mente capiámus. Per Dóminum.


    FONTE

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    Lightbulb Re: 5 ottobre - SS. Placido e compagni martiri

    5 ottobre 2016: SS. Placido e compagni martiri...






    http://www.sodalitium.biz/san-placido/
    “5 ottobre, San Placido, Abate e Martire ( +Messina, 5 ottobre 541), discepolo di san Benedetto.
    O Dio, che per mezzo del martirio hai fatto passare il beato Placido ed i suoi compagni dall’esilio alla gloria eterna, custodiscici per le loro preghiere da tutte le avversità e donaci di poter partecipare alla loro gloriosa compagnia in cielo.”









    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore

    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Eterno Padre, intendo onorare i santi Placido e Compagni Martiri, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questi santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Placido e Compagni Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.

    #sdgcdpr













    Radio Spada

    “5 ottobre 2016: San Placido, abate e martire.”



    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 5 ottobre. San Placido
    http://www.unavoce-ve.it/pg-5ott.htm
    "5 OTTOBRE
    SAN PLACIDO

    L'antica oblatura benedettina.
    Tutta la Chiesa si unisce oggi all'Ordine benedettino per festeggiare uno dei primi discepoli del grande Patriarca dei monaci di Occidente: san Placido. San Gregorio Magno racconta come da Roma e da altri luoghi si portassero a san Benedetto dei bambini e si affidassero a lui, perché si occupasse della loro istruzione e li "nutrisse nel servizio di Dio". I bambini, molto spesso non erano affidati per qualche anno soltanto, ma veramente offerti e dati a Dio in modo definitivo e non potevano più rientrare nel mondo.
    Oggi questo costume ci stupisce e con la nostra mentalità del secolo XX lo consideriamo un abuso esorbitante. Ma noi non abbiamo più il concetto dellapatria potestas, del diritto paterno come era riconosciuto in questi secoli. E non è poi tanto lontano il tempo in cui i genitori decidevano dell'avvenire dei figli, senza consultarli e senza permettere la minima obiezione.

    La nostra appartenenza a Dio.
    "Gli usi antichi bisogna considerarli con animo antico e le abitudini cristiane vanno considerate con animo cristiano. Del resto, per insorgere contro l'offerta dei bambini a Dio, bisognerebbe dimostrare che l'uomo non è sottomesso ad altre leggi, fuorché quelle che ha liberamente accettate.
    1145
    Noi fummo creati senza aver voluto essere creati, siamo diventati cristiani e siamo stati impegnati alla sequela di Dio senza che sia stato richiesto il nostro parere. Chi riflette, capisce tosto che l'uomo è un essere di cui Dio dispone come gli pare; direttamente o per mezzo di intermediari. ma sempre da padrone.

    La libertà.
    Il turbamento retrospettivo per l'antica oblatura non viene forse da un troppo diffuso disprezzo del vero carattere della libertà? La facoltà di scegliere un male o un minor bene, l'indipendenza della persona di fronte al bene e di fronte al male, l’individualismo gretto e geloso non sono in fondo che una diminuzione della libertà. La vera libertà sta nell'appartenenza profonda, nell'adesione conosciuta e amata al bene e a Dio. Se non ci mettiamo da questo punto di vista, poco comprenderemo della educazione, che ha proprio il fine di creare in noi l'abitudine del bene, prima che sappiamo che cosa il bene sia.
    Quando il senatore Tertullo offriva a san Benedetto il suo piccolo Placido non pensava di compiere un atto di tirannia, ma credeva di provvedere alla sicurezza e alla salvezza eterna del figlio ed era convinto che né Dio, né il figlio gli avrebbero un giorno rinfacciata la sua decisione. Di fatto, la maggior parte dei bambini offerti aderiva poi gioiosamente alla professione emessa in loro nome e quelli, che avrebbero invece ripresa volentieri la via del mondo, sono poi molto da compiangere per il fatto di essere stati costretti a dimorare vicino a Dio? Invece di inorridire per gli abusi e le defezioni inevitabili, converrebbe benedire una istituzione, che diede frutti come san Mauro e san Placido, san Beda il Venerabile e santa Gertrude ed altri molti. Se noi stessi fossimo stati offerti, non avremmo conosciuto che Dio, non avremmo altri ricordi, fuorché il ricordo di Dio, non avremmo niente da disimparare: Dove sarebbe la disgrazia?" (Dom Delatte, Commento della Regola, p. 468).

    VITA. - Placido era nato a Roma dalla nobile famiglia degli Anicii e, ancora bambino, fu affidato dal padre Tertullo a san Benedetto, nel monastero di Monte Cassino. Con san Mauro divenne il discepolo preferito e san Gregorio racconta un miracolo di cui fu beneficiato. Era andato a prendere acqua al lago e cadde nell'acqua e fu trascinato dalla corrente. San Benedetto comandò a Mauro di correre in suo soccorso ed egli, in assoluta obbedienza, camminò sull'acque, senza neppure rendersi conto di quello che faceva e riportò a Benedetto il giovane Placido. Gli Atti della sua Vita ci parlano della
    1146
    sua dolcezza, della sua umiltà, della sua contemplazione c della sua austerità. Fu considerato confessore fino alla fine del secolo XI e solo allora comparve la leggenda del suo invio in Sicilia da parte di san Benedetto. Il martirologio cassiniano lo elencò, ma, per logica di cose si riconobbe nel Placido inviato in Sicilia il martire onorato il 5 ottobre. Pietro Diacono, monaco di Cassino del XII secolo diede corpo alla leggenda nella sua Vita Placidi, vita inventata di sana pianta, che ebbe diffusione molto limitata. La Sicilia, l'accettò, ma attesta nei martirologi dei secoli XII e XIII che la tradizione si era sovrapposta ad un'altra più antica. L'Ordine Benedettino celebra oggi la festa di san Placido utilizzando il Comune dei Martiri, senza orazioni e lezioni proprie, forse in attesa di unire in una sola festa i primi due discepoli di san Benedetto, Mauro e Placido, che una tradizione secolare già nell' Alto Medioevo aveva unito nel gruppo dei confessori.
    È opportuno non dimenticare nelle preghiere di oggi la schiera imponente di martiri, che la Chiesa ricorda e che soffrirono per la fede nel secolo V.

    Preghiera per i novizi.
    Dall'alto del cielo in cui ricevi la ricompensa della tua docilità e della tua fedeltà, degnati, o san Placido, di non cessare di interessarti alla diffusione del regno di Cristo sulla terra, allo sviluppo della vita perfetta nella Chiesa, alla diffusione della famiglia monastica della quale tu sei la gloria. In molti luoghi i novizi sono affidati a te per il ricordo della privilegiata formazione da te ricevuta, e tu veglia su coloro, che aspirano alla parte migliore. Si applica ad essi soprattutto la parola del Vangelo: Se non diventerete come piccoli bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt. 18, 3), il regno dei cieli, che consiste nel possesso anticipato di Dio quaggiù, per la vita d'unione alla quale conduce la via dei consigli evangelici. Possano essi chiedere agli Angeli la tua umile semplicità, riconoscere la materna sollecitudine della santa Religione per loro con la filiale docilità con cui tu rispondesti alla particolare tenerezza del legislatore dei monaci. Possano essi, nonostante l'opposizione del mondo, crescere in numero e in meriti per la gloria di Dio.

    da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1144-1146."






    5 ottobre - SS. Placido e compagni martiri







    Luca, Sursum Corda!

    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #9
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    Lightbulb Re: 5 ottobre - SS. Placido e compagni martiri

    5 OTTOBRE 2018: SAN PLACIDO E COMPAGNI MARTIRI…



    "5 OTTOBRE SAN PLACIDO."
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 5 ottobre. San Placido
    http://www.unavoce-ve.it/pg-5ott.htm




    San Placido - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-placido/
    «5 ottobre, San Placido, Abate e Martire ( + Messina, 5 ottobre 541), discepolo di san Benedetto.

    “A Messina, in Sicilia, il natale dei santi Martiri Placido Monaco (uno dei discepoli del beato Benedetto Abate), dei suoi fratelli Eutichio e Vittorino, e della loro sorella Flavia Vergine, e così pure di Donato, Firmato Diacono, Fausto edaltri trenta Monaci, i quali tutti, per la fede di Cristo, furono uccisi dal corsaro Mamuca”.
    O Dio, che per mezzo del martirio hai fatto passare il beato Placido ed i suoi compagni dall’esilio alla gloria eterna, custodiscici per le loro preghiere da tutte le avversità e donaci di poter partecipare alla loro gloriosa compagnia in cielo.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-217x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio – Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»







    https://tradidiaccepi.blogspot.com/


    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...c4&oe=5C4A7946





    “SAN PLACIDO E COMPAGNI
    Martiri.
    Semplice.
    Paramenti rossi.
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 5 ottobre. San Placido

    Nel Martirologio Geronimiano si fa cenno oggi di alcuni martiri in Sicilia: Placido, Eutichio ed altri otto, o trenta. Anche il Martirologio Romano ricorda: «A Messina, in Sicilia, il natale dei santi Martiri Placido Monaco (uno dei discepoli del beato Benedetto Abate), dei suoi fratelli Eutichio e Vittorino, e della loro sorella Flavia Vergine, e così pure di Donato, Firmato Diacono, Fausto ed altri trenta Monaci, i quali tutti, per la fede di Cristo, furono uccisi dal corsaro Manùca».
    Nel Medio Evo gli agiografi bloccarono, sotto il solo nome di Placido, e il Martire su accennato e il Placido che fu uno dei discepoli più importanti di san Benedetto. Sembra che tali martiri non abbiano alcun rapporto colla Sicilia.
    • Placido, nato a Roma da Tertullo personaggio di gran nobiltà, offerto a Dio fanciullo e affidato a san Benedetto, fece sì grandi progressi nella virtù e nell'osservanza della vita monastica, da essere annoverato fra i principali suoi discepoli. Inviato da lui in Sicilia, fondò presso il porto di Messina una chiesa e un monastero in onore di san Giovanni Battista, dove visse insieme coi monaci con mirabile santità. Essendo andati a trovarlo Eutichio e Vittorino, suoi fratelli, e la sorella, la vergine Flavia, in quel medesimo tempo approdò là un crudele pirata, di nome Manùca; il quale, impadronitosi del monastero, e non potendo in nessun modo ridurre Placido e gli altri a rinnegare Cristo, lo fece massacrare barbaramente insieme co' suoi fratelli e colla sorella. E con essi sostennero felicemente il combattimento del martirio anche Donato, Firmato diacono, Fausto e altri trenta monaci, il 5 Ottobre, nell'anno della salute 539.
    SANTA MESSA
    - All'Introito.
    Non dobbiamo scandalizzarci dei beni che i cattivi e gli empi godono sulla terra e del male dei buoni. Un giorno le parti si invertiranno, perché l'empio vedrà scomparire la sua felicità caduca e il giusto gioirà del bene eterno.
    - All'Epistola.
    Gli Ebrei convertiti al cristianesimo erano stati soggetti a grandi sofferenze e crudeli persecuzioni. Non solo avevano sopportato senza cadere, ma avevano anche incoraggiato gli altri cristiani pur essi perseguitati per la giustizia. San Paolo ricorda loro che devono perseverare con grande spirito di fede in Gesù, che presto verrà a ricompensarli.
    - Al Vangelo.
    L'ipocrisia, dice il Maestro, finisce sempre per essere smascherata. Inutile dunque dissimulare la verità; in tal modo egli insegna assai chiaramente di non temere gli uomini che non possono togliere che la vita temporale, ma Colui che può condannare all'inferno dove e il corpo e l'anima sono perduti. Allorché dunque i nostri nemici ci perseguitano, abbiamo confidenza in Colui che ha cura dei passeri e financo dei capelli del nostro capo e che ricompenserà davanti agli Angeli chi avrà confessato il suo nome davanti agli uomini.
    • Omelia di san Beda, il Venerabile, Prete.
    Libro 4 al cap. 12 di Luca.
    A questo lievito si riferisce il comando dell'Apostolo: «Orsù, celebriamo la festa non col lievito vecchio, né col lievito della malizia e della malvagità, ma cogli azzimi di purezza e di fedeltà». Poiché come un po' di lievito, mescolato con una quantità di farina, agisce sulla massa intera, e comunica subito il suo sapore a tutta la pasta; così pure l'ipocrisia una volta impossessatasi d'un'anima non ci lascerà più nessuna vera e sincera virtù. Eccone dunque il senso: Guardatevi dall'imitare gl'ipocriti; poiché verrà certo un tempo in cui sarà svelata a tutti e la vostra virtù e la loro ipocrisia.
    Ma quel che segue: «Poiché le cose che avete detto all'oscuro saranno dette alla luce», può benissimo intendersi non solo del futuro, quanto tutti i segreti dei cuori saranno svelati alla luce, ma ancora del tempo presente. Infatti quanto a ciò che gli Apostoli hanno detto o sofferto nelle tenebre delle tribolazioni e nell'oscurità delle carceri, ora che la Chiesa è in onore per tutto il mondo, si proclama in pubblico colla lettura dei loro atti: «Non lasciatevi spaventare da quelli che uccidono il corpo». Se i persecutori dei Santi, uccisi i loro corpi, non possono più far nulla contro di loro; stoltamente dunque essi infuriano contro le esanime membra dei Martiri gettandole a dilaniare alle fiere e agli uccelli, ché giammai potranno impedire all'onnipotenza di Dio di vivificarle di nuovo, risuscitandole.
    Vi sono poi due sorta di persecutori: gli uni che incrudeliscono pubblicamente, gli altri che blandiscono furbescamente per ingannare. Il Salvatore volendoci armare e munire contro gli uni e gli altri, più sopra ci raccomanda di guardarci dall'ipocrisia dei farisei, e qui di non temere le stragi dei carnefici, essendo che dopo morte non può durare né la crudeltà di questi, né la simulazione di quelli. «Cinque passeri non si vendono forse due soldi?». Se Dio, egli dice, non può dimenticare i più piccoli animali e gli uccelli che svolazzano liberamente per l'aria, voi, che siete stati fatti ad immagine del Creatore, non dovete lasciarvi spaventare da quelli che uccidono il corpo; perché quegli che governa gli animali irragionevoli, non cessa di aver cura dei ragionevoli.
    Sancta Missa
    P.S. Selezionare Divino Afflatu e la lingua italiana.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...84&oe=5C53D74D





    “NOVENA AL CUORE IMMACOLATO DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA DI FATIMA, REGINA DEL SACRATISSIMO ROSARIO in occasione del 101° anniversario dell'ultima apparizione del Cuore Immacolato di Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima in cui avvenne il miracolo del sole.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...da&oe=5C615C22

    “MESE DI OTTOBRE: MESE DEL SACRATISSIMO ROSARIO DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...8e&oe=5C1B4CD5







    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    “Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Placido e Compagni Martiri, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questi santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Placido e Compagni Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”







    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/
    “5 ottobre 2018: San Placido, abate e martire.

    E’ impossibile separare i due primi discepoli di S. Benedetto, poiché entrambi sono stati affidati alle sue cure da parte dei loro genitori: Equizio offre Mauro, e Placido è offerto dal patrizio Tertullo. L’episodio che rese Mauro celebre nella storia dell’ascetica cristiana e religiosa è quello della sua miracolosa obbedienza. Vissuto anche lui a Montecassino, ne fu eletto priore e amministratore. Compì tanti miracoli. Numerosi monasteri, particolarmente in Francia, si sono messi sotto la sua protezione. Negli ultimi anni si dedicò solo alla preghiera e alla lettura, e a settantadue anni, dopo che una pestilenza aveva portato via molti dei suoi monaci, si ammalò e passò santamente al cielo, era verso il 580. Placido, fin dall’età di sette anni dimostrò intelligenza aperta e cuore docile agli insegnamenti del maestro. Della sua infanzia si racconta che fu salvato da Mauro, per ordine del maestro, dalle acque di un lago. Altro non conosciamo della sua vita. Possiamo senz’altro ritenere che abbia accompagnato S. Benedetto a Montecassino verso l’anno 529, ed ivi sia rimasto, monaco esemplare, fino alla morte da martire in Sicilia.
    [s. Placido - 5 ottobre]
    Dal "Libro dell’esortazione al figlio spirituale" attribuito a S.Basilio Magno, vescovo.
    Ascolta, figlio, l’esortazione del padre tuo, porgi il tuo orecchio alle mie parole: prestami volentieri attenzione e accogli con cuore fiducioso tutto quel che vien detto. Desidero istruirti sul combattimento spirituale e sul modo in cui devi combattere per il tuo re. Ascoltami con la massima attenzione e la tua anima non aggravata dal sonno, anzi incitala alla vigilanza e sforzati sapientemente di capire i miei discorsi. Queste parole non provengono infatti da me, ma scaturiscono da fonti divine. Non ti presenterò una dottrina nuova, ma quella che ho imparato dai miei padri. Se la farai entrare nel tuo cuore, il tuo cammino si svolgerà nella pace e non ti avvicinerà nessun male, ma ogni avversità dell’anima si terrà lontana da te. Se dunque brami, figlio, di combattere per il Signore, cerca di non combattere per nessun altro al di fuori di lui. Come i soldati di un re terreno obbediscono a tutti i suoi comandi, così i soldati del Re celeste devono custodire i precetti divini. Il soldato terreno è pronto e disposto ad andare in qualsiasi luogo venga mandato: quanto più il soldato di Cristo deve obbedire senza indugio al comando del suo Re! Il primo si serve di armi carnali contro un nemico carnale, tu invece hai bisogno di armi spirituali contro il nemico spirituale. Il primo indossa sul capo l’elmo di ferro, ma il tuo elmo sia Cristo che è il tuo capo. Il primo, per non essere ferito, si riveste di una corazza, ma circondati della fede in Cristo a guisa di corazza. Il soldato per la fatica terrena riceve un premio terreno, tu invece per la fatica spirituale riceverai il premio celeste. Infatti il premio celeste spetta al monaco che rigetta lontano da sé le azioni mondane e non si implica degli affari del secolo, militando per Dio. Tu dunque considera per quale re accettasti di combattere, quanto superiore del regno terreno è l’impero celeste, quanto più eccellente della milizia terrestre è il grado della tua milizia. Se pensi di costruire una torre, preparati i mezzi per l’edificio, affinché dopo averlo cominciato possa portarlo a compimento, per non dare motivo alla derisione dei circostanti (cfr. Lc 14,28). Questa torre non viene costruita con pietre, ma con le virtù dell’anima; non ha bisogno di somme d’oro o d’argento, ma di una fedele condotta di vita. Serba un’unica direzione, figlio, se desideri servire all’unico Signore e non cercare di piacere a nessun altro nella vita, se non a lui solo.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...eb&oe=5C5EFA84





    «Il 5 ottobre 1582 (15 secondo il nuovo Calendario) entrava in vigore il Calendario Gregoriano emanato da Gregorio XIII.
    I paesi protestanti rifiutarono la riforma del Calendario affermando che sarebbe stato meglio "separarsi dal Sole che unirsi a Roma". Stesso atteggiamento ad Oriente: il Patriarca (materiale) di Costantinopoli Geremia II si mostrò propenso all'accettazione del decreto romano, ma l'opposizione del maggior parte del clero foziano e soprattutto dei Turchi, portò alla condanna del calendario gregoriano come eretico nel 1593.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...fc&oe=5C1ECC1D


    «[DONOSO CORTES RADIOSPADISTA ANTE LITTERAM] "Ringraziamo Dio di averci concesso la battaglia, e non invochiamo, oltre questa grazia, anche quella del trionfo a lui nella sua bontà infinita, riserva a chi ben combatte per la sua causa una ricompensa maggiore della vittoria. In quanto alla maniera di combattere, ne trovo una sola che possa dare oggi risultati vantaggiosi; la lotta per mezzo della stampa periodica. Oggi è necessario che la verità percuota i timpani, e che vi risuoni con monotonia, di continuo, se vogliamo che la sua eco giunga sino al recondito santuario dove le anime giacciono debilitate ed addormentate."»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...64&oe=5C2150EF


    “Il 5 ottobre 1926 rendeva l'anima a Dio l'Avvocato Bartolo Longo. Sottratto da Maria alle grinfie di Satana che lo avvolgeva nelle spire del magnetismo e dello spiritismo, fu costituito Apostolo del Santo Rosario. Costruendo la Nuova Pompei, seguì fedelmente gli insegnamenti di Leone XIII: riportare all'obbedienza del Cristo Re le nazioni traviate attraverso il Rosario di Maria.”
    “Il 5 ottobre 1926 nasceva in Cielo - a due giorni dalla celebre Festa mariana (7 ottobre) - l’Apostolo della Regina del Rosario di Pompei, Bartolo Longo.
    Esemplare per virtù, noto per devozione, beato nella contemplazione della Madre di Dio. Figura luminosa e intramontabile. Uomo d’altri tempi e di rara Fede. Un’Ave per la sua glorificazione.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...1d&oe=5C5E77FA










    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    5 octobre : Saint Placide et ses Compagnons, Martyrs (518-542) :: Ligue Saint Amédée
    “5 octobre : Saint Placide et ses Compagnons, Martyrs (518-542).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...nt_placide.jpg







    Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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