A Milano, organizzata dal Prc, la vendita a prezzi calmierati dei beni di prima necessità. Ferrero: «Fermiamo la speculazione»
Caro-vita, l'opposizione ricomincia
da un mercato e da un chilo di pane
Milano, Paolo Ferrero al mercato di via Papiniano contro il caro vita Fotogramma/ Marco Dona
Checchino Antonini
Milano (nostro inviato)
«Un euro? L'avevo già preso da un'altra parte però lo riprendo: cosa crede, facciamo certi giri prima di fare la spesa!». Un euro al chilo, anziché il doppio o addirittura 3 e 80 come in certi panettieri più chic. Un'occasione da non perdere, perché il pane costa caro, sempre più pesante per buste paga o pensioni come quella del signor Luciano, siciliano sbarcato a Milano nel '52 e «diventato vecchio nell'edilizia». Come ogni sabato Luciano si mescola alla fiumana che sbuca dal tunnel della metropolitana in viale Paciniano, linea che separa il centro dalla più popolare periferia Sud. Qui c'è un mercato rionale che ancora attira clienti, per lo più pensionati, per i suoi prezzi relativamente bassi. Ieri mattina, in decine di piazze come questa, Rifondazione comunista ha dato seguito alla campagna contro il carovita decisa dall'assemblea nazionale del Brancaccio: come a Roma sette giorni prima, anche qui è stato offerto il pane a un euro al chilo. Tra i militanti, a stendere volantini e offrire pagnotte alle persone in fila, c'è anche il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero. A Milano, in un anno, il prezzo della pasta è cresciuto del 26,4% e sono rincarati pane, carne, luce, gas e trasporti. «E' evidente che sia in corso una speculazione che nessuno controlla. D'altronde Berlusconi era premier anche quando c'era la lira e, da un giorno all'altro, mille lire sono diventate un euro - spiega a Liberazione Ferrero - noi incominciamo offrendo il pane e lanciando la formazione di gruppi di acquisto popolari. Questo è ciò che intendo quando si parla di applicazione della linea congressuale: ridare significato alla politica non certo costruire enormi falci e martello». La signora Angela, sarta, lo prende e sottoscrive pure. Poi, con la pagnotta tra le mani: «Chissà quanto mi dura, sono sola. Ma sono con voi: mentre quell'uomo (Berlusconi, ndr) continua a comprare ville, io con la mia pensione sono costretta ancora a lavorare, con 600 euro non si vive». In fila con lei una precaria della Provincia. Precaria lì dentro da 10 anni, con colleghi che lavorano 12 ore al giorno, che hanno caselle di posta elettronica dell'ente, firmano delibere ma sono dipendenti di cooperative e vengono pagati con due bonifici l'anno da 3mila euro. Storie di un'Italia al 23° posto nella hit parade dei salari dei paesi sviluppati. E dove un terzo delle famiglie non arriva alla quarta settimana.
Uno dei panettieri di zona non la prende bene e inizia una discussione piuttosto accesa. Crede sia concorrenza sleale, che quelle pagnotte siano smerciate sottocosto. In realtà è possibile trovarle in alcuni punti vendita Coop e Conad grazie a un accordo con un panificatore con la Provincia a mediare. «Vuol dire che il carovita si può combattere con un serio intervento delle istituzioni. Ad esempio - dice Nello Patta, segretario provinciale di Rifondazione - lo sai quanto incide l'affitto dei locali sui prezzi finali? Gli enti locali potrebbero fornire ai commercianti affitti a prezzi calmierati in cambio di prezzi altrettanto calmierati. Purtroppo, in questa città, la privatizzazione dei mercati comunali ha fatto perdere loro la funzione di calmiere. Eppure esiste un potenziale straordinario: a sud di Milano c'è la zona agricola più produttiva d'Europa».
Con le pettorine gialle, gli attivisti di Rifondazione - tra loro si riconoscono anche l'europarlamentare Agnoletto, il consigliere regionale Muhlbauer, il segretario lombrado Nicotra, la consigliera provinciale Dioli - smerciano in un ora milleduecento chili di pane a persone che commentano favorevolmente l'offerta: «Finalmente una cosa concreta». Il copione s'è ripetuto più o meno allo stesso modo nelle altre piazze, nella provincia di Varese, a Mantova. E 13 quintali di pane sono andati via anche a Roma. Patta riceve le telefonate da altri "punti vendita". Per tutti è un'iniziativa da replicare. Anche nei luoghi di frontiera è andata benissimo. «Come all'Ortofrutta dove la ‘ndrangheta ha tentato, alcuni mesi fa, di impedire il primo sciopero dei lavoratori in nero dando fuoco alla casa del delegato Cgil», ricorda Alfio Nicotra. «Almeno tre ‘ndrine, stando agli atti processuali, controllano il più importante mercato europeo anche per veicolare l'importazione di cocaina», aggiunge Saverio Ferrari.
Non poteva essere diverso il lancio della manifestazione nazionale di sabato prossimo a Roma, perché di opposizione c'è bisogno come del pane: «Sarà contro il governo e anche contro la Confindustria - ricorda Ferrero - non come il Pd che dice di essere contro il governo ma intanto cinguetta con gli industriali e tira la giacchetta alla Cgil che, invece, prova a difendere i suoi 5 milioni di iscritti quando rifiuta di firmare lo smantellamento del contratto nazionale. Ora spero che costruisca un percorso di lotta coerente proclamando lo sciopero generale».
05/10/2008
http://liberazione.it/giornale_artic...rticolo=405467