passa il tempo, ma le facce sono sempre quelle
passa il tempo, ma le facce sono sempre quelle
[quote=natoW;8716233]Nello scorso dicembre di fronte all’imposizione della riapertura della discarica di Pianura la gente del luogo decideva di resistere. Ribadiva a testa alta che il proprio territorio non era in vendita, che non avrebbero accettato l’ ulteriore devastazione delle proprie vite, che nessuno puo’ decretare la morte di una comunità mascherandosi dietro ragioni di emergenza e di profitto.
Pianura LIBERA da camorre, politici venduti, corruzioni clienterali! (Qui nessuno vede e nessuno indaga?)
Libertà per i lavoratori e per tutti coloro che convivono con il vero problema: LA DISCARICA!
VIVERE LIBERI NEL PROPRIO TERRITORIO!
Saluti e solidarietà ai Camerati di Pianura e a tutti i cittadini al fianco del proprio Popolo. CERTAMENTE NO AL NONNO
[quote=antonio massmo;8716649]
Solidarietà a TUTTI
noi non siamo antifascisti.
Ed eccomi qua che conto i metri della stanza
lo specchio della nazione in missione in televisione
ma niente daro' e niente ho dato
a chi mi vorrebbe suo soldato, per marciare
circondando di mura, costruendo e costruire
sbarre a non finire...
Per cio' e per questo che non voglio far la guardia
a un palazzo, a una cultura di merda
rapace anche in tempo di pace...
Purche' mi senta ancora vivo dentro,
libero, vivo in cella
dichiarando guerra al vero nemico... a viso aperto,
e non finisce quand'esco.
Anonimo italiano
Tutto ciò mentre la Finanza globale ride e il ns popolo (diviso ormai fra pochi ricchi e tanti poveri) piange lacrime di sangue.
Centro studi "Franco Colombo"-Enclave ITALIANA
ARGOMENTI MIRATI
Miracolo!
I Comunisti italiani incominciano a fascistizzarsi?
Per la prima volta nella loro storia, i Comunisti italiani incominciano a rimettere in discussione il loro disusato, raffermo ed anchilosante dogmatismo ideologico, ed a riscoprire il significato ed il senso della vita e della politica.
Il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), ad esempio, nel documento di maggioranza del suo ultimo Congresso (18-20 Luglio 2008), ha tenuto a sottolineare l’importanza dell’indipendenza e della sovranità, per la nostra Nazione. Il Partito della Rifondazione Comunista (PRC), nel documento approvato con la convergenza delle mozioni 1-3-4-5 (Chianciano, 27 Luglio 2008), non ha esitato (anche se molto timidamente…), da parte sua, a parlare di autodeterminazione dei Popoli. Ed il già citato PdCI, sempre nel suo summenzionato documento, non ha affatto indugiato ad evocare la libertà di ricerca e di insegnamento, uno dei principali temi di fondo del revisionismo storico, da più di 20 anni.
Cito, seguendo il medesimo ordine:
- “Per respingere le tentazioni di subalternità agli Usa, tanto care alla destra italiana ed alle forze economiche più reazionarie espressione di settori economici in difficoltà, bisogna riprendere nelle nostre mani la responsabilità del futuro. Vogliamo quella piena indipendenza e sovranità che ci viene negata dall’influenza politica e dalla tutela militare che gli Usa esercitano sui paesi europei. Dobbiamo liberarci delle basi militari Usa e Nato ed impedire progetti guerrafondai come quello dello scudo stellare” (PdCI - 18-20 luglio 2008 - http://www.resistenze.org/sito/os/ip...0-003552.htm);
- “Il PRC, riprendendo il percorso cominciato a Genova, ribadisce la propria internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e, in questo quadro, la volontà di intensificare la collaborazione e le relazioni con i partiti comunisti e progressisti, con tutti i movimenti rivoluzionari e le importantissime esperienze latino-americane che si collocano contro le politiche neoliberiste e di guerra, con i popoli in lotta contro l’occupazione militare e per l’autodeterminazione” (PRC - 27 Luglio 2008 - http://www.resistenze.org/sito/os/ip...9-003546.htm);
- “Vogliamo che il sapere sia considerato un bene comune e non una merce; che la libertà di ricerca e di insegnamento costituiscano la premessa irrinunciabile per la trasmissione dei nuovi saperi attraverso uno studio critico che sappia mettere il giovane in grado di “sapere” e “saper fare”; che le risorse per il diritto allo studio tornino ad essere un investimento prioritario a garanzia della possibilità per tutti di accedere e permanere nell’università. Su queste basi si potrà iniziare a realizzare la società della conoscenza, il sapere come diritto universale” (PdCI - 18-20 luglio 2008 - http://www.resistenze.org/sito/os/ip...g30-003552.htm).
Detto ciò, una domanda si impone: gli attuali Comunisti italiani potrebbero, a beve o lunga scadenza, diventare Fascisti o quanto meno capire ciò che il Fascismo aveva compreso, già 99 anni or sono?
Teoricamente lo potrebbero. Praticamente, però,, per poterlo davvero diventare o capire ciò che c’è da capire, dovrebbero ugualmente incominciare a riconoscersi in un certo numero di temi e di argomenti sbandierati e realizzati dal Fascismo. Ad esempio:
- che il lavoro è un dovere sociale; spetta, dunque, allo Stato, e non al singolo cittadino, di fornire un impiego al lavoratore che è rimasto disoccupato per cause indipendenti dalla sua volontà;
- che il lavoro è uguale al capitale, ed il capitale è uguale al lavoro;
- che l’uomo, non è uno dei tre fattori della produzione, ma il soggetto e la finalità dell’economia; ed ugualmente, della politica, del sociale e del culturale;
- che l’utile netto di ogni impresa produttiva o speculativa deve essere obbligatoriamente ripartito, in parti uguali, tra i datori di lavoro ed i prestatori d’opera (fsica o intellettuale);
- che la Magistratura del Lavoro è l’unica istituzione dello Stato che possa garantire dei giusti processi, negli eventuali conflitti tra il datore di lavoro ed il lavoratore;
- che le Corporazioni delle arti, dei mestieri e delle professioni sono le uniche organizzazioni naturali che possono sicuramente rappresentare – con la mediazione dello Stato – i reali e diretti interessi del Lavoro e del Capitale;
- che i Sindacati (nazionali e/o di categoria), per potere veramente influire nei rapporti di forza con il padronato, debbono necessariamente poter possedere e vantare una precisa e responsabile personalità giuridica;
- che l’oceano delle miserie del mondo, rappresentato dall’immigrazione selvaggia, non può essere trasbordato nel “bicchiere” di relativo ed apparente benessere che è rappresentato dall’Italia e dall’Europa, senza dovere esporre all’indigenza ed alla precarietà i poveri ed i bisognosi delle nostre nazioni;
- che la società multiculturale e multirazziale, quando si esagera a volerla promuovere o difendere, provoca inevitabilmente dei fenomeni generalizzati di incontrollabile multirazzismo;
- che il diritto di battere moneta e la sua proprietà debbono essere un dominio esclusivo e riservato dello Stato, e non un privilegio che è inspiegabilmente delegato a degli Istituti bancari privati;
- potrei continuare, ma – per il momento (anche per non provocare loro un’indigestione!) – preferisco fermarmi qui.
Ora, se i Comunisti italiani non volessero o non avessero intenzione o voglia di riconoscersi nei suddetti temi ed argomenti, potrebbero sempre farli propri o “inventarli ad hoc” oggi, rivendicandoli come vere e proprie conquiste dei loro partiti.
Va da sé che, se preferiranno, invece, continuare ad ignorarli, non sarà colpa nostra se saremo obbligati a considerarli, come per il passato, dei semplici alleati oggettivi del capitale che, ufficialmente, affermano di volere combattere.
In attesa, dunque, che i Fratelli con la bandiera rossa decidano di svecchiare la loro propaganda e di mettersi al passo con la Storia o – almeno… – con il buonsenso, non ci resta, per il momento, che continuare a sollecitarli, nella loro intelligenza, affinché facciano proprie le considerazioni che furono espresse, a suo tempo, a loro indirizzo, dal filosofo Giovanni Gentile: «Chi parla oggi di comunismo, in Italia, è un Corporativista impaziente delle more necessarie dello sviluppo di una idea che è la correzione tempestiva dell’utopia comunista e l’affermazione più logica e perciò più vera di quello che si può attendere dal Comunismo» (“Discorso agli Italiani”, Campidoglio, Roma, 24 giugno 1943).
Alberto B. Mariantoni