Il segretario del Pd non si presenta in aula in un processo di mafia
Al testimone Veltroni non piace il Tribunale
di Dimitri Buffa
La guerra dei supermercati di mafia in Sicilia rischia di provocare qualche imbarazzo di troppo al segretario del Partito democratico Walter Veltroni. Che, chiamato come teste a discarico dalla difesa dell’imputato Paolo Marussig, un imprenditore romano del settore cinema e dintorni, amico di vecchia data suo e del fratello Valerio, si è rifiutato di testimoniare a Palermo lo scorso 29 settembre, limitandosi a mandare una lettera in cui ha scritto che lui non sapeva nulla di tutta quella storia pregando l’imputato e il suo avvocato di rinunciare alla sua testimonianza. Per tutta risposta, però, il legale di Marussig, l’avvocato Enrico Sanseverino, ha reiterato la propria richiesta di sentire Veltroni come teste a discarico alla corte presieduta dalla giudice Maria Patrizia Spina, e ha chiesto anche, in caso di ostinato rifiuto, che possa essere disposto l’accompagnamento coattivo. Inutile dire che di queste imbarazzanti situazioni, che vedono il leader del Pd chiamato in causa per una pressione a favore di questo imputato, che si assume sia stata fatta nel 2005 su un membro dell’allora opposizione diessina nel comune di Villabate per la costruzione di un supermarket con annesse venti sale cinematografiche della Warner, nessun media in Italia ha omertosamente dato notizia. Fatta eccezione per “il Velino” diretto da Daniele Capezzone. E per Radio radicale.
A fare riferimento al segretario del Pd, all’epoca sindaco di Roma, è stato un ex consulente del comune di Villabate, ora collaboratore di giustizia, Francesco Campanella, che ha raccontato di presunte pressioni su un consigliere comunale dei Ds che si era opposto alla realizzazione del centro commerciale. Secondo quanto dichiarato da Campanella, Veltroni avrebbe convinto l’esponente politico locale ad “ammorbidire l’opposizione” in quanto, a suo dire, nel centro commerciale avrebbe dovuto essere realizzato anche un “Warner Center”, con venti sale cinematografiche, al quale – sempre secondo quanto sostenuto da Campanella – sarebbe stato interessato il fratello del segretario del Pd, Valerio Veltroni. Sempre la solita fissa veltroniana del cinema o le calunnie di un pentito di mafia? Veltroni per ora tenta di evitare il round in aula, ma visto l’atteggiamento della difesa dell’imputato Marussig prima o poi a Palermo a testimoniare dovrà andarci. Specie se la stampa comincerà a occuparsi della vicenda. Questo nuovo pentito di mafia, che sta facendo tremare mezzo Pd siciliano, è stato oggetto di un appassionante dibattito a Radio Radicale tra il figlio del giudice assassinato dalla mafia nel 1978, Gaetano Costa, cioè l’avvocato Michele, e il giornalista dell’emittente pannelliana Sergio Scandura.
Nella stessa udienza del 29 settembre cui Veltroni non ha ritenuto di recarsi, era stato sentito come teste un ex pm di Palermo, Massimo Russo, attualmente assessore regionale alla sanità in Sicilia nella giunta di Salvatore Lombardo. Russo ha parlato dei rapporti intercorsi tra l’Anm e l’attuale pentito di mafia Francesco Campanella. “Quando ero presidente distrettuale della Anm e della Fondazione Paolo Borsellino – ha dichiarato in aula l’assessore-magistrato – ebbi dei contatti con Francesco Campanella, all’epoca consulente dell’amministrazione comunale di Villabate e di altri Comuni tra di loro consorziati. Incontrai Campanella col sindaco di Villabate, Lorenzo Carandino, al Kandinski di via Libertà. In quella occasione c’era anche Cleo Li Calzi, che curava per l’Anm i rapporti con le pubbliche amministrazioni. Mi proposero un protocollo di legalità ma io non ne stipulai. Ero insospettito dalla loro insistenza e qualche giorno dopo il collega Gaetano Paci mi disse che il nome di Campanella era venuto fuori nell’indagine e nel processo contro il deputato di Forza Italia Gaspare Giudice. Decisi allora di non fare più nulla e nel 2005, quando Campanella fu arrestato, presentai una relazione di servizio in cui ricordavo l’accaduto”. Un commento che si può fare a questa vicenda? Chissà perché quando le questioni di mafia sfiorano il Pd, i magistrati, gli ex magistrati e tutta la compagnia cantante dell’antimafia militante a darne notizia c’è solo Radio radicale. O al massimo “il Velino” di Capezzone, che poi sempre un ex radicale è.
http://www.opinione.it/pages.php?dir...t=8007&aa=2008
Questi vano in giro a dire che Berluconi non si vuole fare processare (dimenticando di dire che forse e`l`unico che si e`fatto processare ed e`stato pure Assolto) e poi si spaventano pure di andare semplicemente a testimoniare...questa vicenda imbarazzante e`solo l`ennesima perla del fallimento del Uoltere nazionale...