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Discussione: Una domanda...

  1. #11
    Forumista senior
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    Firenze, ma vorrei tornare in Svizzera
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    Molto semplicemente ( si fa per dire) bisogna saper riconoscere ed amare il proprio destino. Tutto il resto, ricercare la felicità o la sofferenza non ha senso.

  2. #12
    Piccolo insipiente
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    vero..socrate diceva che l'uomo era felice quando conosceva il proprio destino....

  3. #13
    presbitero cristiano ortodosso
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    ed eretico perfino di se stesso -contraddisse e si contraddisse
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    Predefinito sento il dovere di riproporre questa riflessione ..meglio questo mio urlo

    sento il dovere di riproporre questa riflessione ..meglio questo mio urlo



    Sabato 16 dicembre 2006 Oggi alle ore 15.00 la piccola figlia di Dio Raffailla/Raffaella di mesi sette dopo immense sofferenze e dopo la tragedia di due trapianti di fegato falliti è morta sul suo lettino/calvario
    all'ospedale ISMETT di Palermo dove viveva da tempo completamente
    intubata

    Il suo parroco italiano(per lei che era greca ed era stata amata sin
    da subito dalla congregazione tutta),insieme con i suoi genitori è
    in preda a sentimenti contrastanti ed incontrollabili .

    Se da una parte sentono e vivono il loro diritto/dovere totalmente
    cristiano di accompagnarla con la preghiera personale ed ecclesiale
    davanti al Dio tri-uno che ha vinto la morte ,dall'altra parte sono
    totalmente in collera con questo Dio tri-uno che non sembra proprio
    aver vinto la morte .E comunque ringraziano questo Dio tri-uno
    proprio perché, non avendo compiuto –o saputo compiere- la
    guarigione ,non avendo voluto o potuto ascoltare le nostre
    preghiere, alla fine ha lasciato fare alla morte come ultima ed
    estrema consolazione. E noi tutti sappiamo e speriamo che anche
    questa volta Dio tri-uno abbia vissuto e rivissuto in Raffailla che
    muore la sua morte e la sua resurrezione… Possa essere Raffailla per
    questo Dio tri-uno l'ennesima lacrima per le sue sconfitte. Ci
    aspettiamo che questo Dio tri-uno sommessamente si scusi e lo faccia
    con umiltà e serietà .Ma fino a quando Signore, fino a quando?

    E le sorelle e i fratelli di fede di Raffailla sentono anche il
    diritto/dovere di chiedere a Raffailla stessa di pregare per noi
    tutti perché il Dio tri-uno comunque e dovunque non ci lasci mai per
    strada ..

    Il Parroco italiano di Raffailla vorrebbe in particolare che la
    piccola pregasse per il suo nonno, che lucidamente – in piedi e in
    collera e in amore davanti al Signore - chiese subito a Dio il dono
    della morte per la piccola
    Qui ed ora allora il Padre Giovanni …… si ferma e urla con Ivan
    Karamazov No i bambini no… Ma domani celebrerà con gioia e letizia
    la Divina Liturgia del Signore misericordioso e Teantropo,i il
    Risorto dai morti.

  4. #14
    Forumista senior
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    Citazione Originariamente Scritto da robdealb91 Visualizza Messaggio
    vero..socrate diceva che l'uomo era felice quando conosceva il proprio destino....
    Più che conoscere direi riconoscere cioè farlo proprio (proprio come quando si riconosce un figlio e quindi lo si accetta come parte di sè) e quindi amarlo.

  5. #15
    Forumista senior
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    Firenze, ma vorrei tornare in Svizzera
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    Citazione Originariamente Scritto da giovannipresbit Visualizza Messaggio
    sento il dovere di riproporre questa riflessione ..meglio questo mio urlo



    Sabato 16 dicembre 2006 Oggi alle ore 15.00 la piccola figlia di Dio Raffailla/Raffaella di mesi sette dopo immense sofferenze e dopo la tragedia di due trapianti di fegato falliti è morta sul suo lettino/calvario
    all'ospedale ISMETT di Palermo dove viveva da tempo completamente
    intubata

    Il suo parroco italiano(per lei che era greca ed era stata amata sin
    da subito dalla congregazione tutta),insieme con i suoi genitori è
    in preda a sentimenti contrastanti ed incontrollabili .

    Se da una parte sentono e vivono il loro diritto/dovere totalmente
    cristiano di accompagnarla con la preghiera personale ed ecclesiale
    davanti al Dio tri-uno che ha vinto la morte ,dall'altra parte sono
    totalmente in collera con questo Dio tri-uno che non sembra proprio
    aver vinto la morte .E comunque ringraziano questo Dio tri-uno
    proprio perché, non avendo compiuto –o saputo compiere- la
    guarigione ,non avendo voluto o potuto ascoltare le nostre
    preghiere, alla fine ha lasciato fare alla morte come ultima ed
    estrema consolazione. E noi tutti sappiamo e speriamo che anche
    questa volta Dio tri-uno abbia vissuto e rivissuto in Raffailla che
    muore la sua morte e la sua resurrezione… Possa essere Raffailla per
    questo Dio tri-uno l'ennesima lacrima per le sue sconfitte. Ci
    aspettiamo che questo Dio tri-uno sommessamente si scusi e lo faccia
    con umiltà e serietà .Ma fino a quando Signore, fino a quando?

    E le sorelle e i fratelli di fede di Raffailla sentono anche il
    diritto/dovere di chiedere a Raffailla stessa di pregare per noi
    tutti perché il Dio tri-uno comunque e dovunque non ci lasci mai per
    strada ..

    Il Parroco italiano di Raffailla vorrebbe in particolare che la
    piccola pregasse per il suo nonno, che lucidamente – in piedi e in
    collera e in amore davanti al Signore - chiese subito a Dio il dono
    della morte per la piccola
    Qui ed ora allora il Padre Giovanni …… si ferma e urla con Ivan
    Karamazov No i bambini no… Ma domani celebrerà con gioia e letizia
    la Divina Liturgia del Signore misericordioso e Teantropo,i il
    Risorto dai morti.
    Come spesso accade Padre Giovanni ci richiama alla cruda realtà e allora anche la domanda iniziale di questo 3d mi pare tanto accademica.

  6. #16
    Crocutale
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    Come dicevi la via del Cielo è piena di tribolazioni, che vanno sopportate con fede quando arrivano, non c'è bisogno di cercarle.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Mappo Tappo Visualizza Messaggio
    Più che conoscere direi riconoscere cioè farlo proprio (proprio come quando si riconosce un figlio e quindi lo si accetta come parte di sè) e quindi amarlo.
    vero

  8. #18
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    Anch'io credo che non abbia senso "ricercare" la sofferenza. E non credo nemmeno che i santi abbiano fatto questo. Si accetta il fatto che la componente della sofferenza è necessaria, che è utile per la nostra anima; si arriva a comprendere a posteriori che una data sofferenza è stata provvidenziale.
    Ma ricercarla sarebbe una presunzione, e un cedimento ad un aspetto emotivo che rischia di identificarsi col masochismo.
    Capisco comunque il senso della provocazione di codino, di fronte a una certa tendenza perfino nei cattolici di oggi ad aborrire la sofferenza, pretendendo di cassare la "valle di lacrime", e spacciando per giocondità cristiana quello che in realtà è solo vitalismo.

  9. #19
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    E’ sempre poco elegante, se non si sfiora addirittura lo sciacallaggio morale, quando in una discussione asettica, quale potrebbe essere quella condotta all’interno di un forum, e per sostenere o contrastare una domanda oziosa, qual è l’incipit del thread, si riportano eventi tragici della vita di innocenti, che forse poco gradirebbero essere esposti all’attenzione morbosa, ai distinguo e alle sottigliezze pseudo-filosofiche di qualche annoiato avventore di un cineclub virtuale. Esporre con così poca sensibilità il dolore altrui (concreto, reale, vero, genuino) alla cupida vista di tutti è un autentico stupro, non è testimonianza, è solo violenza; mi stupisco davvero che tale angheria provenga da chi utilizza canoni estetici molto poetici – forse è solo il malvezzo d’infiorare e profumare il pattume per celarlo a se stessi -. Davvero, non riesco a contenere il mio sdegno e la mia offesa.

    Nulla è più personale del dolore, del patimento, del pianto. Davanti al dolore ingiustificato e insensato, senza un “forse” che preannuncia una dietrologia infetta ed infettante, soprattutto quando sono coinvolti gli innocenti, non si glorifica Dio, non si celebra la Divina Liturgia del Signore con gioia e letizia, ci si cava il cappello, ci s’inchina, si resta attoniti e si piange. Al dolore ci s’accosta in timore e tremore, perché il male, la sofferenza e la malattia, sono preannuncio di morte, sono esperienza di morte. Mi pare che abbiamo perso anche la grazia di questa incommensurabile emozione: quella di piangere per chi, innocente, gravato dall’immane fatica di vivere imposta dalla vita, è chiamato a compensare con le proprie indicibile sofferenze del corpo e dell’anima, anche la mia gioia, la mia e nostra opulenza. Forse è vero, la grande armonia del creato che ottusamente c’imponiamo di scorgere nell’universo, è dovuta ad un’ingiusta compensazione. La Vita, vigliacca, ritrova il suo equilibrio complessivo nella compensazione di un’insufficienza o assenza con un’eccedenza o abbondanza. Tutto ciò non può tradursi solo in un dato statistico o ragionieristico, perché dietro i numeri del dolore e dell’opulenza complessiva, scompensati eccessivamente da un lato, v’è chi a beneficio dell’armonia divina instillata nella Natura soffre e patisce anche per noi… e tutto ciò non è per nulla <<cosa molto buona>>, è ingiustizia cosmica.
    Poveri noi, ben ammaestrati in ciò da una teologia del dolore infettante e distruttiva, protesi ad inseguire un nutrimento si tanto refrattario allo sguardo verso il prossimo, tutto incentrato e fagocitato nel e dal nostro offertorio lacrimoso; candidi aspiranti alla vanagloriosa e bramata “imitatio Christi”, che sola ci condurrà a trovare quel mitizzato (in ciò e per ciò il cristianesimo è il più abnorme corpus spirituale di carattere mitopoietico) abbraccio cosmico con un universo che è armonia che si genera, si produce e si mantiene nella disarmonia… e tutto ciò a scapito di chi? Esisterà sempre qualcuno che pagherà sulla propria pelle anche la parte del prezzo che la Vita ci dispensa di pagare… lo pagherà per noi, per far sì che la simmetria complessiva, quella del Tutto o del Dio uno-trino (o tri-uno) che tanto amate e venerate, si mantenga inalterata. Altro che rinunciare al biglietto d’ingresso… lo si dovrebbe stracciare e pretendere la refusione del danno.
    Il dolore del prossimo, soprattutto quando è patito per conto nostro, quasi si trattasse di surrogazione del debitore, è una macchia nella Creazione che avvilisce piuttosto che elevare, e scorgerlo con sentimento vero non ammette alcun assenso. In astratto, - solo così, perché il nostro egoismo di fondo, che bussa alla porta ed esibisce il suo conto, gioisce per la dispensa - si può affermare che in questi casi di supplenza nel patire v’è ancor più avvilimento, ingiustizia e viltà di quanto se ne possano rilevare nel pedaggio il cui pagamento sia posto a carico del diretto fruitore. In questo quadro poco consolatorio, gli inni di lode che traboccano appaiono come un sinistro suono di parole ipocrite che beatificano il perpetuarsi dell’ingiustizia cosmica divina o naturale.


    Siamo adusi all’opulenza, alla gaiezza spensierata e senza ritegno, anche insensata e stupida, talvolta (ciò in astratto, non necessariamente riferito ad alcuno di voi). Tanto adusi che, fra una risata e l’altra, fra il godimento di una gioia e l’altra, riusciamo a farci mancare mancare il tempo per osservare quanto nelle gioie e nei colori pastello della vita si avviluppino sconcezze e lerciume, quanto la fresca rugiada richiami il marcio, come il tepore invogli l’aridità, e come la putredine s’insinui nell’infiorescenza. Il sole talvolta tripudia nella sua beatitudine e onora la propria bellezza a scapito di chi vive in lande polverose, e trova la sua compensazione che tutto equilibra beneficiando con i suoi caldi raggi balneari chi ha avuto la fortuna di nascere in determinate zone geografiche del mondo. Così pure la pioggia: ingrassa le nostre messi e compensa la sua generosità togliendo (in questo caso dando con eccesso) a coloro che non hanno più forze e speranza per riuscire ad arginarla. Il Fuoco delle viscere della terra, se in Islanda è quasi una benedizione che spande d’intorno il suo dolce tepore, nei paesi andini si è presentato come il furore di Dio, trasformando quei giorni in Dies irae.



    Domando scusa per l’irruenza, ma certe cose le ritengo davvero offensive.

  10. #20
    strega
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    Citazione Originariamente Scritto da catholikos Visualizza Messaggio
    preciso di non confondere ricerca deliberata di sofferenza (assurdo) con particolari forme di penitenza e preghiera (santificanti).
    Va bene, ma questa è una cosa che vedrai tu per te stesso. Ognuno trova la sua via, che è solo la sua, non ci sono schemi prefissati. Se ti accorgi che digiunando non riesci a pensare ad altro che hai fame, forse vuol dire che per quel tipo di penitenza non sei pronto ed è meglio lasciar perdere. Ma questo nessuno può saperlo a parte te.

 

 
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