Cerm: «Il federalismo impone riforme strutturali per ridurre il gap nord/sud»

«I tassi di occupazione e i livelli di produttività attuali segnano un netto stacco tra Mezzogiorno e Settentrione»




ROMA – Il Paese si presenta all'appuntamento con il federalismo ereditando un divario geografico particolarmente pronunciato in termini di sviluppo economico che rende imprescindibile procedere a riforme strutturali nell'ambito dei mercati, del lavoro, del welfare di istruzione e università. È quanto evidenzia uno studio, realizzato dal direttore del Cerm, Fabio Pammolli, e da Nicola Salerno.

DIPENDENZA STRUTTURALE - La ricerca evidenzia come alla vigilia delle riforma federalista, l'indice di dipendenza strutturale per area geografica (persone in età inattiva in percentuale di quelle in età attiva) si presta a dare informazioni importanti sulle diverse proporzioni che nel Paese si realizzeranno tra individui non occupati (in età non attiva, divenuti inattivi, disoccupati) e individui effettivamente occupati e generatori di risorse. «Se si manterranno i tassi di occupazione e i livelli di produttività attuali, già nel 2012 - sostiene lo studio - gli indici di dipendenza strutturale corretti segnano un netto stacco tra il Mezzogiorno e il resto del Paese: l'oltre 140 per cento del Mezzogiorno (1,4 persone non al lavoro per ogni persona occupata e produttiva) si confronta con valori compresi tra l'80 e il 90 per cento delle altre aree geografiche. Se le Regioni riuscissero a colmare, entro il 2012, la metà del gap che ciascuna mantiene rispetto al target «Lisbona-Stoccolma», ma rimanessero inalterate le differenze di produttività, la divaricazione degli indici sarebbe più contenuta ma comunque significativa: l'oltre 110 per cento del Mezzogiorno si porrebbe tra i 13 e i 20 punti percentuali al di sopra delle altre aree geografiche».

RIFORME - L'indice di dipendenza strutturale corretto si configura sin dall'immediato come un vero e proprio «indice di rottura, con la conseguenza di allontanare il Mezzogiorno sia dal resto del Paese sia dall'Europa». «Sul piano di policy, ne deriva la necessità di accompagnare il più possibile la trasformazione federalista con progressi sul fronte delle riforme strutturali». Gli obiettivi principali sono, secondo il Cerm , promuovere concorrenza e migliorare il funzionamento dei mercati; innalzare i tassi di partecipazione al mercato del lavoro e per promuovere occupazione a tutte le età; far crescere la produttività, incidendo anche sulle dotazioni infrastrutturali, sulla qualità della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici locali; per riformare il welfare system verso un assetto multipilastro in grado di compensare le pressioni crescenti che altrimenti le esigenze di finanziamento delle prestazioni pensionistiche e sanitarie genererebbero, anno per anno, sui redditi degli occupati. Questa esigenza non si manifesta solo per il Mezzogiorno ma, in una prospettiva internazionale, anche per il Centro-Nord, i cui indici di dipendenza strutturale mostrano, a confronto con l'Europa, più marcate tendenze a deteriorarsi, con effetti negativi sul piano sia dell'equilibrio politico e sociale sia della competitività dell'economia.

11 ottobre 2008


http://www.corriere.it/economia/08_o...4f02aabc.shtml