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    Predefinito III Giornata per la Regalità sociale di Cristo

    CARI AMICI FORUMISTI,

    La Guardia d'Onore al S. Cuore di Gesù, diffusa verso la fine dell'Ottocento, è la risposta più semplice e più conforme al desiderio espresso da Gesù a S. Margherita Maria Alacoque. Tre sono i pensieri fondamentali detti da Gesù a S. Margherita nel rivelarle il suo Cuore:

    1) Il Cuore di Gesù ci ha amati con amore infinito: "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini, che non ha risparmiato niente fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare il suo amore... Il mio divin Cuore è così appassionato di amore per gli uomini… che non potendo più contenere le fiamme della sua ardente carità vuole espandersi e manifestarsi ad essi".

    2) Il suo Cuore soffre d'una mancata corrispondenza d'amore imputabile alla nostra ingratitudine: "E in riconoscenza non ricevo dai più che ingratitudine, tante sono le irriverenze, i sacrilegi, le freddezze e i disprezzi".

    3) Gesù chiede riparazione, che diviene l'atto indispensabile nel culto tributato al suo Cuore. Forma il centro degli esercizi di devozione n chiesti da Lui.
    "Almeno tu dammi la consolazione di supplire quanto puoi alla loro ingratitudine"
    Questo è lo scopo della Guardia d'Onore: RIPARARE.

    Come la Guardia d'Onore risponde all'invito di Gesù?

    Riunendo intorno al Cuore dei nostro divin Maestro, in ogni ora dal giorno e della notte, cuori fedeli e devoti di ogni categoria di persone: Sommi Pontefici, Sacerdoti, Religiose, nobili e uomini del popolo, lavoratori, madri di famiglia, giovani, bambini ed in particolar modo i malati. Essi compensano con il loro amore riparatore la dimenticanza e gli oltraggi che il Sacro Cuore riceve ogni ora.
    L'idea é nata dalle stesse parole di Gesù a S. Margherita:

    "Voglio formare intorno al mio Cuore una corona di dodici stelle composta dai miei più cari e fedeli servi".

    Questa è la ragione dei QUADRANTE DELLA GUARDIA D'ONORE: una corona di dodici stelle intorno al Cuore di Gesù trapassato dalla lancia e dal quale sgorgano gocce di Sangue e di Acqua. Ad ogni stella corrisponde un gruppo di anime amanti che si alternano nelle dodici ore dei giorno e della notte perché quelle gocce non cadano invano.
    Motto di questo immenso stuolo: GLORIA - AMORE - RIPARAZIONE AL S. CUORE DI GESÙ.
    Fu ispirata da Gesù alla Serva di Dio Sr. Maria dei S. Cuore e cominciò ad essere praticata nel Monastero della Visitazione in Bourg (Francia). Leone XIII la dichiarò Arciconfraternita per la Francia e per il Belgio il 26 novembre 1878, il P. Giovanni Baccichetti, dei Ministri degli Infermi (Camilliani), la trapiantò in Italia. Il 18 luglio 1879 il primo Centro da lui stabilito in Roma fu - dallo stesso Leone XIII - dichiarato Arciconfraternita per l'Italia e Nazioni prive di una propria Direzione generale, ed avrebbe ordinariamente la sua sede nella Basilica di S. Camillo in Roma.

    In questa situazione di grande sconquasso e disordine all'interno del Cattolicesimo, in cui dalle cattedre episcopali e persino dal Trono di Pietro, occupati materialmente, eresie ed errori dottrinali, frasi ingiuriose alle orecchie pie e dottrine infondate vengono sparse a piene mani e sono accompagnati da gesti scandalosi, il dovere di riparare queste immani sofferenze provocate al Sacro Cuore amantissimo di Gesù, diventa ancora più importante e meritorio.

    Essendo impossibile iscriversi ai registri tenuti dai modernisti e non essendoci per ora (a mia conoscenza) una "Guardia d'onore" rifondata in considerazione dell'attuale crisi della Chiesa, seguita al "Vaticano II", l'iscrizione può essere solamente interiore.

    Gli iscritti:

    a) scelgono un'ora durante la giornata, in cui si portano in spirito presso il Tabernacolo e vivono intensamente nella sua unione, insieme alle prime Guardie d'Onore: Maria Santissima, S. Maria Maddalena, S, Giovanni Evangelista, che contemplarono addolorati il Cuore di Gesù trafitto dalla lancia;

    b) si sforzano di compiere santamente i propri doveri ed i propri lavori offrendo al S. Cuore le azioni, le pene di quell'ora;

    e) in questo modo consolano e riparano quel Cuore dolcissimo dai peccati che si commettano in quella stessa ora, dalle eresie e dai sacrilegi legati alla crisi della Chiesa che si commettano in quella stessa ora, dai delitti e scandali neomodernistici che possono essere commessi in quella stessa ora da "sacerdoti", "vescovi" o da Giovanni Paolo II stesso;

    (L'ora di guardia non obbliga assolutamente sotto pena di peccato. Dimenticandola, si può fare in un'altra ora).

    Questa pia devozione abitua insensibilmente la volontà di ogni Guardia d'Onore a santificare i pensieri, le parole, le opere. Ripara le conseguenze dei peccato. rendendo propizio il Signore. Fa, naturalmente, di ogni iscritto un Apostolo nell'ambiente familiare e in quello di lavoro, perché diminuiscano i peccati che offendono il Cuore di Gesù. È casi un ottimo fondamento per l'apostolato sociale.
    La Guardia d'Onore raccoglie e promuove tutte le pratiche di pietà domandate da Gesù a S. Margherita; l'Adorazione Eucaristica - la Comunione riparatrice - l'Ora Santa (di cui l'Ora di Guardia è un'estensione con diverso metodo ma con identico fine) - i Primi Venerdì dei mese, Ed aggiunge la consacrazione delle famiglie e l'apostolato eucaristico.
    È evidente che questa pratica è adatta per tutti e nello stesso tempo è semplice. Non richiede preghiere speciali né tempo da passare in chiesa. Essa tende a far vivere cristianamente e santamente la normale giornata di ciascuno indirizzando il pensiero e l'affetto al Cuore dolcissimo di Gesù, che attende il nostro amore a nome anche di quelli che non lo ricordano e dovrebbero ricordarlo (Monsignor Wojtyla in primis).

    IL QUADRANTE DELLA MISERICORDIA

    È un mezzo per ottenere la conversione dei peccatori anche più ostinati: consiste nel fare un'Ora Speciale di Guardia - ORA DELLA MISERICORDIA - per l'anima di cui si desidera il ravvedimento. La persona, che si offre a fare tale ora, fa iscrivere sul Quadrante le iniziali dei peccatore determinando l'ora speciale di guardia scelta per lui.
    Può essere dedicata a tutti, ovviamente, conoscenti, amici, parenti
    oppure all'anima di Giovanni Paolo II perchè rinneghi 25 anni di scandali ed eresie oppure a qualche "vescovo" e "cardinale" perchè abbia lume, forza e grazia per ammonirLo ed ergersi contro di Lui ed inizi le procedure per cacciarlo dalla Sede occupata.

    E' un gran pratica di cui posterò in futuro altri particolari: il Sacro Cuore deve essere consolato per tutte le ingiurie che patisce oggi dentro e fuori la Chiesa (non ultima il fatto che gli attuali ordinamenti politici e giuridici prescindano completamente o in gran parte dalla sua Legge e dalla sua Regalità).

    Pur tra mille affanni e indegnità, anch'io dal giugno 2000 sono una Guardia d'onore del Sacro Cuore: posso dirvi che è una gran bella pratica di pietà, in special modo durante la vacanza della Sede Apostolica.

    un caro saluto a tutti

    Guelfo Nero

  2. #2
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    Predefinito "TU LO DICI, IO SONO RE!"

    CARI AMICI,

    QUESTA è LA FAMOSA FRASE PIENA DI TANTA SOVRANA DIGNITà CHE NOSTRO SIGNORE DISSE AL GOVERNATORE PILATO DURANTE IL SUO TRAGICO INTERROGATORIO.
    EGLI FU ED è DUNQUE IL NOSTRO RE SOTTO TUTTI GLI ASPETTI, SIA PER DIRITTO DI NATURA CHE PER DIRITTO DI "CONQUISTA": IL CUORE CHE ADORIAMO E CONSOLIAMO è DUNQUE UN CUORE REGALE, ANZI IL CUORE DEL RE DEI RE.
    AGGIUNGO DEI SIGNIFICATIVI PASSAGGGI DELLA FAMOSA ENCICLICA DI PAPA LEONE XIII CHE ESPLICITANO MAGISTERIALMENTE QUESTA DOTTRINA.

    GUELFO NERO

    DALL'ENCICLICA "ANNUM SACRUM" DI PAPA LEONE XIII (25 MAGGIO 1899)

    La consacrazione a Gesù Cristo è dovuta per diritto di natura

    [...]"Questa universale e solenne testimonianza di onore e di pietà è pienamente dovuta a Gesù Cristo proprio perché re e signore di tutte le cose. La sua autorità infatti non si estende solo ai popoli che professano la fede cattolica e a coloro che, validamente battezzati, appartengono di diritto alla chiesa (anche se errori dottrinali li tengono lontani da essa o dissensi hanno infranto i vincoli della carità), ma abbraccia anche tutti coloro che sono privi della fede cristiana. Ecco perché tutta l'umanità è realmente sotto il potere di Gesù Cristo. Infatti colui che è il Figlio unigenito del Padre e ha in comune con lui la stessa natura, «irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3), ha necessariamente tutto in comune con il Padre e quindi il pieno potere su tutte le cose. Questa è la ragione perché il Figlio di Dio, per bocca del profeta, può affermare: «Sono stato costituito sovrano su Sion, suo monte santo. Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2,6-8). Con queste parole egli dichiara di aver ricevuto da Dio il potere non solo su tutta la chiesa, raffigurata in Sion, ma anche su tutto il resto della terra, fin dove si estendono i suoi confini. Il fondamento poi di questo potere universale è chiaramente espresso in quelle parole: «Tu sei mio Figlio». Per il fatto stesso di essere il figlio del re di tutte le cose, è anche erede del suo potere universale. Per questo il salmista continua con le parole: «Ti darò in possesso le genti». Simili a queste sono le parole dell'apostolo Paolo: «L'ha costituito erede di tutte le cose» (Eb 1,2).
    Si deve tener presente soprattutto ciò che Gesù Cristo, non attraverso i suoi apostoli e profeti, ma con le stesse sue parole ha affermato del suo potere. Al governatore romano che gli chiedeva: «Dunque tu sei re», egli, senza esitazione, rispose: «Tu lo dici; io sono re» (Gv 18,37). La vastità poi del suo potere e l'ampiezza senza limiti del suo regno sono chiaramente confermate dalle parole rivolte agli apostoli: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18). Se a Cristo è stato concesso ogni potere, ne segue necessariamente che il suo dominio deve essere sovrano, assoluto, non soggetto ad alcuno, tanto che non ne può esistere un altro né uguale né simile. E siccome questo potere gli è stato dato e in cielo e in terra, devono stare a lui soggetti il cielo e la terra. Di fatto egli esercitò questo suo proprio e individuale diritto quando ordinò agli apostoli di predicare la sua dottrina, di radunare, per mezzo del battesimo, tutti gli uomini nell'unico corpo della chiesa, e di imporre delle leggi, alle quali nessuno può sottrarsi senza mettere in pericolo la propria salvezza eterna.

    La consacrazione a Gesù Cristo è dovuta per diritto acquisito

    E non è tutto. Cristo non ha il potere di comandare soltanto per diritto di nascita, essendo il Figlio unigenito di Dio, ma anche per diritto acquisito. Egli infatti ci ha liberato «dal potere delle tenebre» (Col 1,13) e «ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,6). E perciò per lui non soltanto i cattolici e quanti hanno ricevuto il battesimo, ma anche tutti e singoli gli uomini sono diventati «un popolo che egli si è conquistato» (1 Pt 2,9). A questo proposito sant'Agostino osserva giustamente: «Volete sapere che cosa ha comprato? Fate attenzione a ciò che ha dato e capirete che cosa ha comprato. Il sangue di Cristo: ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa se non il mondo intero? Per tutto ha dato tutto» (Tract. 120 In Ioan.).
    San Tommaso, trattando della questione, indica perché e come gli infedeli sono soggetti al potere e alla giurisdizione di Gesù Cristo. Posto infatti il quesito se il suo potere di giudice si estenda o no a tutti gli uomini, risponde che, siccome «il potere di giudice è una conseguenza del potere regale», si deve concludere che «quanto alla potestà, tutto è soggetto a Gesù Cristo, anche se non tutto gli è soggetto quanto all'esercizio del suo potere» (Summa theol., III, q. 59, a. 4 ad 2.). Ouesta potestà e questo dominio sugli uomini lo esercita per mezzo della verità, della giustizia, ma soprattutto per mezzo della carità.

    Gesù Cristo desidera la nostra volontaria consacrazione

    Tuttavia Gesù, per sua bontà, a questo suo duplice titolo di potere e di dominio, permette che noi aggiungiamo, da parte nostra, il titolo di una volontaria consacrazione. Gesù Cristo, come Dio e Redentore, è senza dubbio in pieno e perfetto possesso di tutto ciò che esiste, mentre noi siamo tanto poveri e indigenti da non aver nulla da potergli offrire come cosa verarnente nostra. Tuttavia, nella sua infinita bontà e amore, non solo non ricusa che gli offriamo e consacriamo ciò che è suo, come se fosse bene nostro, ma anzi lo desidera e lo domanda: «Figlio, dammi il tuo cuore» (Pro 23,26). Possiamo dunque con la nostra buona volontà e le buone disposizioni dell'animo fare a lui un dono gradito. Consacrandoci infatti a lui, non solo riconosciamo e accettiamo apertamente e con gioia il suo dominio, ma coi fatti affermiamo che, se quel che offriamo fosse veramente nostro, glielo offriremmo lo stesso di tutto cuore. In più lo preghiamo che non gli dispiaccia di ricevere da noi ciò che, in realtà, è pienamente suo. Così va inteso l'atto di cui parliamo e questa è la portata delle nostre parole.
    Poiché il sacro Cuore è il simbolo e l'immagine trasparente dell'infinita carità di Gesù Cristo, che ci sprona a rendergli amore per amore, è quanto mai conveniente consacrarsi al suo augustissimo Cuore, che non significa altro che donarsi e unirsi a Gesù Cristo. Ogni atto di onore, di omaggio e di pietà infatti tributati al divin Cuore, in realtà è rivolto allo stesso Cristo.
    Sollecitiamo pertanto ed esortiamo tutti coloro che conoscono e amano il divin Cuore a compiere spontaneamente questo atto di consacrazione. Inoltre desideriamo vivamente che esso si compia da tutti nel medesimo giorno, affinché i sentimenti di tante migliaia di cuori, che fanno la stessa offerta, salgano tutti, nello stesso tempo, al trono di Dio.
    Ma come potremo dimenticare quella stragrande moltitudine di persone, per le quali non è ancora brillata la luce della verità cristiana? Noi teniamo il posto di colui che è venuto a salvare ciò che era perduto e diede il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Ecco perché la nostra sollecitudine è continuamente rivolta a coloro che giacciono ancora nell'ombra di morte e mandiamo dovunque missionari di Cristo per istruirli e condurli alla vera vita. Ora, commossi per la loro sorte, li raccomandiamo vivamente al sacratissimo Cuore di Gesù e, per quanto sta in noi, a lui li consacriamo.
    In tal modo questa consacrazione che esortiamo a compiere, potrà giovare a tutti. Con questo atto, infatti, coloro che già conoscono e amano Gesù Cristo, sperimenteranno facilniente un aumento di fede e di amore. Coloro che, pur conoscendo Cristo trascurano l'osservanza della sua legge e dei suoi precetti, avranno modo di attingere da quel divin Cuore la fiamma dell'amore. Per coloro infine che sono più degli altri infelici, perché avvolti ancora nelle tenebre del paganesimo, chiederemo tutti insieme l'aiuto del cielo, affinché Gesù Cristo, che li tiene già soggetti «quanto al potere», li possa anche avere sottomessi «quanto all'esercizio di tale potere». E preghiamo anche che ciò si compia non solo nel mondo futuro, «quando egli eseguirà pienamente su tutti la sua volontà, salvando gli uni e castigando gli altri» (S. THOMAS AQ., Summa theoL, III, q. 59, a. 4 ad 2.), ma anche in questa vita terrena con il dono della fede e della santificazione, in modo che, con la pratica di queste virtù, possano onorare debitamente Dio e tendere così alla felicità del cielo.
    Tale consacrazione ci fa anche sperare per i popoli un'èra migliore; può infatti stabilire o rinsaldare quei vincoli, che, per legge di natura, uniscono le nazioni a Dio.
    In questi ultimi tempi si è fatto di tutto per innalzare un muro di divisione tra la chiesa e la società civile. Nelle costituzioni e nel governo degli stati, non si tiene in alcun conto l'autorità del diritto sacro e divino, nell'intento di escludere ogni influsso della religione nella convivenza civile. In tal modo si intende strappare la fede in Cristo e, se fosse possibile, bandire lo stesso Dio dalla terra. Con tanta orgogliosa tracotanza di animi, c'è forse da meravigliarsi che gran parte dell'umanità sia stata travolta da tale disordine e sia in preda a tanto grave turbamento da non lasciare vivere più nessuno senza timori e pericoli? Non c'è dubbio che, con il disprezzo della religione, vengono scalzate le più solide basi dell'incolumità pubblica. Giusto e meritato castigo di Dio ai ribelli che, abbandonati alle loro passioni e schiavi delle loro stesse cupidigie, finiscono vittime del loro stesso libertinaggio.
    Di qui scaturisce quella colluvie di mali, che da tempo ci minacciano e ci spingono con forza a ricercare l'aiuto in colui che solo ha la forza di allontanarli. E chi potrà essere questi se non Gesù Cristo, l'unigenito Figlio di Dio? «Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). A lui si deve ricorrere, che è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Si è andati fuori strada? bisogna ritornare sulla giusta via. Le tenebre hanno oscurato le menti? è necessario dissiparle con lo splendore della verità. La morte ha trionfato? bisogna attaccarsi alla vita. Solo così potremo sanare tante ferite. Solo allora il diritto potrà riacquistare l'autentica autorità; solo così tornerà a risplendere la pace, cadranno le spade e sfuggiranno di mano le armi. Ma ciò avverrà solo se tutti gli uomini riconosceranno liberamente il potere di Cristo e a lui si sottometteranno; e ogni lingua proclamerà «che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,11).
    Quando la chiesa nascente si trovava oppressa dal giogo dei Cesari, a un giovane imperatore apparve in cielo una croce auspice e nello stesso tempo autrice della splendida vittoria che immediatamente seguì. Ecco che oggi si offre ai nostri sguardi un altro divinissimo e augurale segno: il Cuore sacratissimo di Gesù, sormontato dalla croce e splendente, tra le fiamme, di vivissima luce. In lui sono da collocare tutte le nostre speranze; da lui dobbiamo implorare e attendere la salvezza.
    Infine non vogliamo passare sotto silenzio un motivo, questa volta personale, ma giusto e importante, che ci ha spinto a questa consacrazione: l'averci Dio, autore di tutti i beni, scampato non molto tempo addietro da pericolosa infermità. Questo sommo onore al Cuore sacratissimo di Gesù, da noi promosso, vogliamo che rimanga memoria e pubblico segno di gratitudine di tanto beneficio."[...]

  3. #3
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    Predefinito Un altro fervorino quaresimale del servo di Dio Don Luigi Guanella

    Credo che questo post non guasti in un thread come questo dedicato alla Riparazione da portare al cuore trafitto di Nostro Signore.


    Il combattimento contro agli spiriti infernali

    Indossate l'armatura della fede per poter stare contro alle insidie del diavolo. Perciocché la nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro ai principi ed alle podestà, contro ai rettori del mondo in queste tenebre, contro le iniquità spirituali in alto.

    San Paolo agli Efesini


    1. Gravissima è la lotta che tu devi sostenere con Lucifero perché è lotta assai dura. L'Apostolo non pretende che tu abbia ad uccidere il Satanasso, gli basta sol che tu gli resista. Però a fine di non soccombere a un tratto di colpo mortale, ti esorta a cingerti tutto intorno di corazza come di forte armatura. Quando labattaglia si fa corpo a corpo, sogliono i cavalieri vestirsi di corazza il capo, di corazza il petto, di corazza ancora le gambe, e così procedono per difendersi da ogni assalto. La tua dev'essere una armatura cosiffatta. Devi munire di corazza i sensi del tuo corpo colla custodia dei sensi, devi munir di corazza le potenze dell'anima tua con la corazza del fervore e così stare in attenzione.

    2. Il demonio non ti si presenta mai in persona brutto come egli è. Se tu lo vedessi nella sua mostruosità, lo fuggiresti ben tosto con sollecitudine. Ma ti appare come ad Eva, a mo' di piacevole che viene per indicarti chissà quali cose e procurarti grandezze. Viene talvolta coperto delle apparenze di angelo di luce43, e allora ti insinua che digiunare assai non è prudente, che senza pregar molto basta dar uno sguardo a Dio, che al prossimo in bisogno basta dare solo [95]quanto sopravanza dallo stretto decoro della famiglia, perché anzitutto bisogna che ciascuno pensi a sé. Talora progredisce a proferire suggerimenti anche più avanzati, e tu allora devi raddoppiar di attenzione.

    Bada intanto che chi fa maggior male a te non sono i nemici dichiarati, ma sono gli avversari i quali ti vengono innanzi a mo' di amici benevoli. Da questi tu devi guardarti, perché son questi che a fin di perderti entrano con agio perfino nei penetrali più segreti del cuor tuo.

    3. Oltracciò sono nemici i quali né si vedono né si toccano, come sono quelli della carne e del sangue, ma sono nascosi perché sono spirituali. In qualità di spiriti essi ti assaltano e ti circondano in ogni parte, sicché tu ti senti compreso ora da noia e quando da rabbia, quando da invidia e quando da superbia, ovvero da accidia o da altra infermità che ti deprime e ti avvilisce. Accade a te come al viaggiatore che in tempo della vernata attraversa i gioghi delle Alpi. Egli si sforza e intanto le membra intorpidiscono, un sonno gustoso si fa innanzi a' suoi occhi. Lo stanco pellegrino guai se allora si posa un momento! Si addormenterebbe di subito e dal sonno di stanchezza passerebbe senza avvedersi al torpore dello intirizzimento e poi al sonno perpetuo della morte.

    4. Gli spiriti infernali sono sì potenti che ancor adesso sono divisi in tante schiere di maledizione. Assalendo il mondo lo hanno vinto, ed or con il calcagno superbo calpestano sul collo dei molti vili che si sono arresi. Li chiama in questo luogo l'Apostolo rettori del mondo, perché dal momento che gli sconsigliati si abbandonarono alla discrezione di Satanasso, appena si trova che pochi siensi del tutto sottratti.

    5. Sono rettori del mondo che giac<c>iono nelle tenebre. Se tu ti immagini <un> pellegrino che di notte e attraverso il nero di fitta boscaglia deve compiere il viaggio per giungere in patria, tu ti raffiguri dinanzi il cristiano che da terra si incammina verso al paradiso. Quante oscurità ancor fra gli uomini del Cristianesimo! Ahi quante tenebre di errore e di vizio! Sicché anche per queste ragioni tu devi entrare a luce di giorno nel combattimento ed armarti di corazza forte per vincerla sopra avversari tanti e sì formidabili.

    6. Alla corazza di fede, di cui ti fu detto fin dapprincipio, devi aggiungere la destra di un amico benevolo che ti accompagni. In un deserto dove l'oscurità è già tanta e i sentieri tortuosi e le serpi che si annidano o le belve che ruggono sono frequenti, un compagno esperto è opportunissimo. Tu, provando oscurità nella mente ed aridità nel cuore, affrettati a quella guida benevola che il Signore ti ha posto nella persona del tuo confessore. A lui apri manifestamente tutte le inclinazioni del cuor tuo, tutti i dubbi della tua mente, e troverai esser vera la massima dei saggi che la tentazione manifestata è già almeno per metà vinta. Se nel tuo cammino la guida ti dice: "Ecco là una vipera", non è vero che tu d'un tratto puoi torcere il passo ed evitare il morso di quel rettile che ti farebbe morire?


    Riflessi

    1. La lotta contro i demoni è combattimento pericoloso.

    2. Perché è tutto nelle insidie.

    3. Ed è con nemici spirituali.

    4. Questi sono agguerriti e sono divisi in schiere.

    5. Sono i rettori del mondo che involgono nelle tenebre.

    6. Eppur tu devi uscir vittorioso da tanto combattimento.

    7. A tanto uopo affidati ad una guida esperta che ti accompagni.

  4. #4
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    Predefinito

    AVVICINANDOSI IL MESE DI GIUGNO, RIPORTO IN AUGE QUESTA BELLA DEVOZIONE.

    UN SALUTO A TUTTI

    GUELFO NERO

  5. #5
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    Predefinito A TUTTE LE GUARDIE DEL SACRO CUORE

    L'AUGURIO PIù SERENO PER UNA BELLA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESù.

    IN CHRISTO REGE ET MARIA REGINA

    GUELFO NERO

  6. #6
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    Predefinito LA PESTE DEL LAICISMO FUORI E DENTRO LA CHIESA

    DALL'ENCICLICA "QUAS PRIMAS" DI S.S. PAPA PIO XI (11 DICEMBRE 1925 - ANNO SANTO)

    La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società. Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto - che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo - di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all'arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio stesso.

    2. I pessimi frutti, che questo allontanamento da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nella Enciclica "Ubi arcano Dei" e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsi dappertutto; accesi quegli odii e quelle rivalità tra i popoli, che tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace; l’intemperanza delle passioni che così spesso si nascondono sotto le apparenze del pubblico bene e dell’amor patrio; le discordie civili che ne derivarono, insieme a quel cieco e smoderato egoismo sì largamente diffuso, il quale, tendendo solo al bene privato ed al proprio comodo, tutto misura alla stregua di questo; la pace domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri familiari; l’unione e la stabilità delle famiglie infrante, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina.

    3. Ci sorregge tuttavia la buona speranza che l’annuale festa di Cristo Re, che verrà in seguito celebrata, spinga la società, com’è nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo nostro Salvatore. Accelerare e affrettare questo ritorno con l’azione e con l’opera loro sarebbe dovere dei Cattolici, dei quali, invero, molti sembra non abbiano nella civile convivenza quel posto né quell’autorità, che s’addice a coloro che portano innanzi a sé la fiaccola della verità.

    4. Tale stato di cose va forse attribuito all’apatia o alla timidezza dei buoni, i quali si astengono dalla lotta o resistono fiaccamente; da ciò i nemici della Chiesa traggono maggiore temerità e audacia. Ma quando i fedeli tutti comprendano che debbono militare con coraggio e sempre sotto le insegne di Cristo Re, con ardore apostolico si studieranno di ricondurre a Dio i ribelli e gl’ignoranti, e si sforzeranno di mantenere inviolati i diritti di Dio stesso.




  7. #7
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    NELLA FESTA DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE RIPROPONGO QUESTO IMPORTANTE THREAD DELLO SCORSO ANNO.

    GUELFO NERO

  8. #8
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    A TUTTE LE GUARDIE D'ONORE DEL SACRO CUORE (IN SEDE VACANTE),

    L'AUGURIO DI UN SERENO 2004

    GUELFO NERO



  9. #9
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    Dedico quest'immagine, certo di farle piacere, alla cara forumista Asceta, anche con il migliore augurio per l'organizzando pellegrinaggio sulla Tomba di San Pietro.


    Guelfo Nero

  10. #10
    Ancilla Domini!
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    oh! Pier, grazie, grazie ed ancora grazie!

    Il Sacratissimo Cuore di Gesù è la nostra vera salvezza poichè dopo la sua passione il nostro Signore ascese al cielo pieno di gloria. In questo mondo, carico di peccato, come possiamo contemplare la gloria nei Cieli di N.S.G.C.?

    «Mundus in maligno positus est, ut dixit Ioannes (I Io. V, 19): ergo et saeculum in maligno est, mundus plenus peccati».

    Il Sacro Cuore di Gesù, ecco la nostra fortezza in cui umilmente riponiamo le nostre miserie nella di Lui infinita misericordia, e che con coraggio siamo pronti a difendere.

    «...Ego autem nunc Dei mei sum, nunc tristitiae, nunc iracundiae, nunc verbi otiosi; et ideo qui plures dominos habet, non potest uni dicere: Domine Jesu, tuus sum ... Ille (Paulus)... dicebat: Christi sum; et respondebat ei Dominus: meus es. Qui vere dicit: Tuus sum , audit a Domino: Meus es.»


    COR CORINNA, COR JESU

 

 
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