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  1. #1
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    Predefinito Se lo sbattezzo diventa un rito

    Trovo molto istruttivo questo intervento di Alessandro Chiometti di Civiltà laica (Terni) e prego di farlo circolare. Personalmente mi feci sbattezzare a febbraio del 1999 da Massimo Consoli sotto la statua di Giordano Bruno a Roma: eravamo quattro o sei gatti, pioveva, e ciononostante eravamo guardati a vista da un non tanto discreto schieramento di polizia. Colpevolmente non mi sono poi curato dell'aspetto burocratico e quindi non ho mai comunicato per raccomandata lo sbattezzo avvenuto nel corso di un rito laico e simbolico allo stesso tempo di cui conservo un bellissimo ricordo. So di sbagliare "politicamente", ma c'è qualcosa nell'intimo che mi impedisce di farlo. Il fatto curioso è che a volte ci sono persone che mi chiedono: "Ma... vale, fatto così?". Risposta: "Boh, chiedetelo a loro". (roberto massari)

    Se lo sbattezzo diventa un rito

    C'è una procedura nata dal Circolo Anarchico "Papini" di Fano e poi messa a punto da quella attivissima associazione che è l'UAAR, che si chiama "Sbattezzo".
    E' una procedura che consente di fare annotare sui registri ecclesiastici la propria volontà di non essere più considerati appartenenti alla religione cattolica.
    Ovviamente questo ha un senso perché i cattolici, contravvenendo fra l'altro alle usanze del loro mentore Gesù Cristo, battezzano gli infanti costringendoli cosi ad essere considerati a loro volta cattolici per tutta la vita; quindi quando l'infante raggiunge la maggiore età se vuole "rimediare" non ha altra scelta che seguire la procedura burocratica fatta di raccomandate ed eventuali ricorsi al garante della privacy. Lo "sbattezzo" per l'appunto.
    Personalmente ho inviato la raccomandata con cui mettevo al corrente il responsabile della parrocchia dove ero stato battezzato della mia intenzione di non essere più considerato appartenente alla religione cattolica nel 2003. Il prete, Don Luca, un tipo molto disponibile e "aperto" a differenza di tanti suoi colleghi, ha preso atto della mia intenzione invitandomi ad un colloquio amichevole e poi, probabilmente verificato il fatto che non c'era speranza di recuperarmi nel suo gregge, mi ha confermato che avrebbe annotato la mia decisione nel registro dei battezzati in suo possesso.
    Dico questo, per chiarire subito che la pratica di sbattezzarsi mi ha sempre trovato favorevole. Che senso ha continuare ad ingrossare le fila di quelli che sono cattolici per abitudine, quando invece sono sicuro di non voler essere considerato in nessun modo appartenente a quella religione?
    In questi giorni però alla nostra mail di richiesta informazioni e su alcuni forum di discussione ci sono arrivate delle domande riassumibili in "perché Civiltà Laica non aderisce alla giornata dello sbattezzo, promossa dall'UAAR per il 25 Ottobre prossimo?".
    Innanzitutto, ufficialmente non ci sono arrivate richieste di appoggio all'iniziativa, né dall'esterno né tanto meno dall'interno.
    Parlando a titolo personale poi, potrei dire, diplomaticamente, che noi siamo "Civiltà Laica", non "Civiltà Atea". E al nostro interno ci auguriamo che possano trovare spazio anche quei credenti che, sempre più numerosi, si dissociano dalle scelte politiche delle gerarchie vaticane.
    Ma non mi voglio nascondere dietro la diplomazia; come presidente di Civiltà Laica, non ho mai proposto la questione al Comitato di Coordinamento semplicemente perché l'iniziativa non mi piace.
    Non mi piace perché la scelta di sbattezzarsi ha una sua dignità elevata perché nasce da riflessioni personali ed umane che sono esattamente contrarie a quelle che spingono il "gregge" verso riti di massa collettivi.
    Nasce da una riflessione che vede il singolo autodeterminare la propria volontà di appartenere o meno ad una religione e lo porta, con una certa inevitabile sofferenza, a contraddire la scelta che per lui avevano fatto i suoi genitori. Che poi quella scelta probabilmente fosse stata superficiale, come superficiale è la fede della maggioranza dei sedicenti cattolici, è un'altra questione.
    Trasformare questa lodevole pratica in una sorta di rito collettivo vuol dire, a mio parere, sminuirla. Vuol dire che anche i cosiddetti liberi pensatori hanno bisogno di riti di massa per farsi forza l'un l'altro.
    E allora se noi "liberi pensatori" abbiamo bisogno di riti di massa per farci forza, abbiamo perso in partenza.
    È nell'azione individuale, nell'autodeterminazione, nella presa di coscienza individuale che dobbiamo riporre le nostre speranze. Contrapporre ad un rito di massa come il battesimo (seppur fatto soprattutto in forma individuale, è comunque un rito di massa, sia per la partecipazione "festaiola" all'evento sia per le quantità industriali con cui viene impartito) ad un altro di segno opposto, è a mio avviso una scelta perdente. Sia per le ragioni che ho appena elencato, sia perché inevitabilmente quando si organizzano riti di massa bisogna confrontarsi con i numeri. E li i gerarchi cattolici avranno gioco facile nel ridicolizzare il fenomeno, cosa volete che contino per loro un migliaio di "sbattezzati" di fronte ai milioni di nuovi battezzati?
    Con questo non voglio in alcun modo mettermi in contrasto con l'UAAR, con cui siamo come associazione dalla stessa parte in decine di battaglie laiche e di cui inoltre sono socio, ma semplicemente esprimere un parere su questa iniziativa che mi lascia oltremodo perplesso.

    Alessandro Chiometti

  2. #2
    Tovarisch
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    Personalmente sono credente, magari non secondo lo standard del Piccolo Credente Perfetto della chiesa cattolica, ma più o meno sono li ( la motivazione di questo è che riduco molto spesso la fede a una speranza, la fede cieca che non si pone domande non fa per me ). Ti dirò, probabilmente sto parlando con un retrogusto perbenista, spero di no, però mi da l'impressione di qualcosa di dissacrante lo sbattezzo, cioè, mi rendo conto della volonta di separarsi dalla chiesa cattolica, ma perchè semplicemente non ignorarla? In fondo quanti battezzati non comunicati e men che meno cresimati esistono nel nostro paese? Il battesimo, di cui condivido la tua visione come forzatura, è diventato un atto più che altro abitudinario, simbolico e, spesso e volentieri fatto "perchè tutti in famiglia lo hanno fatto, si fa così e altrimenti mi metterebbe a disagio".
    Un'alternativa ci sarebbe: fare in modo che la chiesa prescriva che il battesimo vada applicato a coloro che, in maggiore età, desiderano riceverlo. Probabilmente sarebbe come parlare a un muro, ma sarebbe un'alternativa un po' meno sacrilega, se mi passi il termine, di un rito per togliere il battesimo.

  3. #3
    Forumista esperto
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    La mia posizione è questa: sono contro lo sbattezzo.

 

 

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