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  1. #11
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    Predefinito Sorpresa!

    Gli studenti intruppati okkupano per difendere l'università «dalle logiche di mercato», spalleggiati da professori e perfino da rettori.
    Vedi a Roma Luigi Frati, noto soprattutto per il numero di parenti assunti nella sua facoltà, che ha arringato così i ragazzi:
    «La proposta del governo è una cretinata».
    Certo, questi accademici fremono di sdegno sotto gli ermellini, snocciolano la stessa litania: povera università italiana, si lamentano, muore di fame, ma con tanto impegno riesce comunque a farsi valere in campo internazionale per le sue ricerche.
    E in più, dicono, ammiccando al comprensibile desiderio di egalitarismo dei giovani, è aperta a tutti, senza distinzione di ceto sociale.
    I dati per comprovare queste affermazioni del resto li forniscono loro, sono soprattutto elaborazioni della Crui, la conferenza dei rettori.
    E i ragazzi abboccano all’amo.
    Ma siamo proprio sicuri che una vitaminica iniezione delle vituperate «logiche di mercato», quelle «all'americana», come si dice con disprezzo, andrebbe a svantaggio degli studenti, e tanto più dei poveri e volenterosi?

    Colpito e affondato
    C’è un professore che a questa domanda dà una risposta diversa dai colleghi del baronato accademico, una risposta che fa a pezzi tre falsi miti sull’università italiana.
    E lo fa adducendo un semplice ragionamento logico e una puntuale, e inedita, analisi dei dati.
    Partiamo dal ragionamento del professor Roberto Perotti (esposto in un libro uscito di recente, L'università truccata, ed. Einaudi):
    «Se fosse vero che l'università italiana con pochi fondi fa una ricerca eroicamente all’avanguardia ed essendo gratuita promuove pure la mobilità sociale, tutto il mondo cercherebbe di imitarne il modello».
    Colpito e affondato, poiché è evidente che non è così.
    È l’analisi di Perotti, che non è proprio l’ultimo arrivato: insegna alla Bocconi, dopo 10 anni di docenza alla Columbia University.

    Il mito della povertà
    Non passa inaugurazione di anno accademico senza che i docenti battano cassa. Poi, andando a guardare a come vengono gestiti i soldi, emergono scandali clamorosi (vedi il caso di Siena, raccontato nei giorni scorsi).
    Ma non solo: secondo Perotti, è falso l'assunto di partenza, cioè che le risorse a disposizione siano scarse.
    Secondo la Crui infatti, mediamente gli atenei italiani dispongono di 7.723 dollari per studente, cifra che porrebbe l’Italia agli ultimi posti nel mondo.
    Le nostre università insomma, avrebbero dotazioni paragonabili a quelle di Messico o Ungheria, invece che a quelle degli altri Paesi del G7.
    Ma c’è il trucco.
    Perché se l'università è (quasi) gratis, si iscriveranno molte persone poco motivate, che poi non frequenteranno nemmeno le lezioni, men che meno daranno esami.
    Dunque, uno studente che in facoltà non mette piedi, non impegna risorse.
    I fondi delle altre università infatti sono calcolati sulla base dei soli Etp, gli «studenti equivalenti a tempo pieno».
    Insomma i soli studenti attivi.
    Il dato italiano, al netto da questo trucchetto da maghi da strapazzo, sale a 16.027 dollari, una delle cifre più alte al mondo, seconda solo a Stati Uniti, Svizzera e Svezia.

    Il mito dei poveri ma bravi
    «I ricercatori italiani sono di meno della media europea, pagati peggio e con dotazioni inferiori ma hanno una produzione scientifica in linea e spesso superiore».
    Parola di Fabio Mussi, in un suo intervento quand’era ministro dell’Università. Un entusiasmo con i baffi, signor ex ministro.
    Come quello che lo indusse ad affermare, in una puntata di Anno Zero , che tra le prime 500 università del mondo ce ne sono 100 italiane.
    Peccato che in Italia neanche ci siano 100 atenei.
    La classifica in realtà vedeva solo 20 università italiane in graduatoria. La migliore è la Statale di Milano, piazzata 136ª, dietro anche all’Università delle Hawaii.
    E le citazioni dei lavori scientifici italiani in campo internazionale, sono scarse.
    Ma i ricercatori italiani sono davvero così poveri?
    Gli stipendi dei giovani sono davvero bassi, ma per effetto della progressione per anzianità, l'unica riconosciuta dall'università italiana, la media arriva a 48.300 dollari l’anno, contro la media di 46.000 dollari dell'Inghilterra.
    Avete presente no? Il Paese di Cambridge e Oxford.
    E il paragone con l'America è ancora più eclatante.
    «Un ordinario italiano con 25 anni di servizio - spiega Perotti - può raggiungere uno stipendio superiore a quello del 95% dei professori americani, indipendentemente dalle pubblicazioni scientifiche».
    La differenza è nella distribuzione degli stipendi: negli States il rapporto tra gli stipendi degli ordinari e quelli degli assistenti è di 1,5 a 1. In Italia è di 4,5 a 1. Cioè strapaghiamo l’anzianità di servizio, anche a chi, una volta assunto, non abbia pubblicato nemmeno uno straccio di ricerca.

    Il mito dell’egualitarismo
    Iscriversi all'università costa poco, dunque è la meno classista, favorisce i talenti senza guardare al portafoglio.
    Questo è il mito più resistente.
    E quello che cede con più fragore.
    Per di più, la verità emerge confrontando la situazione italiana con quella del Paese con l'università considerata più d'élite.
    «In Italia - dice Perotti - il 24% degli studenti italiani proviene dal 20% più ricco delle famiglie.
    Dal 20% più povero proviene solo l’8% degli studenti (dati Bankitalia).
    Negli Stati Uniti, dal ceto sociale meno abbiente proviene il 13% degli universitari.
    «L'università italiana dunque - conclude amaramente Perotti- è un Robin Hood a rovescio: le tasse di tutti, inclusi i meno abbienti, finanziano gli studi gratuiti dei più ricchi».

    www.ilgiornale.it 19 10 08

    saluti

  2. #12
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    La destra la vuole: privata, classista, elitaria.

    La gente di buonsenso la vuole pubblica, eccellente, di massa.

  3. #13
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    Sapere, Conoscere, Capire

    Quoto Per La Nuova Riforma.

    Per Una Scuola Pubblica Eccellente Che Sproni I Ragazzi Al Sapere Alla Conoscenza Del Propio Io Della Propria Indole.

    Una Scuola Dove Gli Insegnanti Abbiano A Cuore Il Dono Piu' Bello Dell'universo I Nostri Ragazzi.

    Dalla Scuola Nasce Il Futuro Dell'italia.

  4. #14
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Ragioniamo! Visualizza Messaggio
    La destra la vuole: privata, classista, elitaria.

    La gente di buonsenso la vuole pubblica, eccellente, di massa.
    -----------------------------

    Ogni tanto, troppo di raro, dici cose vere.

    Infatti, come tu stesso confermi, la gente di buonsenso la scuola la vuole pubblica ed eccellente.
    E' per questo che hanno scelto questo governo.

    Sul fatto di essere anche di massa c'è da chiarire cosa s'intende "di massa".

  5. #15
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    Predefinito Prof. e Rettori in testa ai cortei

    Una Mariastella Gelmini che sorride serafica, vestita con una mantellina bianca, un mazzo di fiori rossi stretto al petto e tanto di aureola dorata.
    Così gli universitari palermitani hanno raffigurato sui cartelloni «Santa Ignoranza», la beata parto della loro creatività presa a simbolo della protesta contro la riforma della scuola.
    Questa la parte bella del corteo di 15mila studenti che ieri ha invaso il capoluogo siciliano.
    Tutt’altro che belli invece i momenti di tensione davanti allo Steri, sede del rettorato dell’Università, quando una parte del corteo ha tentato di forzare il blocco della polizia per introdursi all’interno e occupare l’edificio.
    La situazione si è poi tranquillizzata grazie all’intervento del rettore Giuseppe Silvestri, che ha promesso ai manifestanti un blocco delle attività accademiche per l’indomani (oggi, ndr) così da permettere una serie di assemblee nelle facoltà.
    Il magnifico ha poi annunciato che oggi il sito web dell’università sarà oscurato: «Inserirò una mia dichiarazione su quanto sta accadendo nel mondo universitario, che è paragonabile allo scontro frontale che si ebbe in Inghilterra quando l’allora premier Margaret Thatcher sfidò a viso aperto il mondo accademico. Rispetto a quanto avvenne a Londra però c’è una differenza: la Thatcher disse apertamente e in modo forte quale era la sua idea. Oggi in Italia invece non c’è chiarezza».

    Silvestri non è solo: da Nord a Sud, molti tra rettori, presidi e professori appoggiano le proteste degli studenti, nonostante un’inascoltata Gelmini continui a ribadire di non trovare «motivazioni plausibili per la protesta di un decreto che nulla ha a che fare con l’università.
    Eppure gli atenei sono occupati e molti ragazzi sono scesi in piazza, a significare che il contenuto del decreto non è ben noto a tutti».
    Intanto, grazie alla discesa in campo dei grandi nomi del mondo accademico, la protesta ha fatto un salto di qualità. A partire dai firmatari dell’appello contro la legge 133, un documento di protesta contro la riforma steso dall’ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza Piero Bevilacqua che ha già raccolto le firme importanti di Asor Rosa, Gianni Vattimo e Umberto Curi.

    In piazza con i suoi allievi, sebbene non per un corteo, anche la più famosa astrofisica d’Italia, Margherita Hack, che mercoledì prossimo terrà una lezione pubblica in piazza della Signoria a Firenze, bissando l’iniziativa andata in scena ieri al parco delle Cascine del capoluogo toscano dove, in uno dei piazzali monumentali, sono state tenute alcune lezioni di agraria.
    Dall’altra parte d’Italia, a Trieste, il preside della Facoltà di Scienze Rinaldo Rui ha tenuto una lezione di fisica in Piazza Unità, sempre per protestare contro i tagli previsti.
    Del resto la forma di «protesta istruttiva» è piaciuta tanto a docenti e direttivi accademici da essere stata prontamente esportata in giro per l’Italia: a Torino la professoressa di Diritto Costituzionale Alessandra Algostino ha illustrato ieri fuori dalle aule i fondamenti della legislazione italiana, mentre i cattedratici Benhar Omar e Antonio Davide Polosa della facoltà di Fisica della Sapienza, hanno tenuto una lezione nella più prestigiosa ma improbabile aula di tutta la capitale: piazza di Montecitorio.
    In fondo la stagione delle proteste da parte degli organici della più grande università d’Europa l’aveva inaugurata giorni fa direttamente il neo-rettore Luigi Frati; il magnifico, ancora fresco di nomina, non aveva esitato a bollare l’ipotesi di trasformare le università in fondazioni come uno
    «scenario cretino. L’università deve restare pubblica. Chi ha idee diverse è fuori dalla Costituzione».
    E dal momento che oggi Frati ribadirà le stesse idee espresse in un’assemblea che si concluderà verso le 15, per agevolare la partecipazione degli studenti il vicepreside della facoltà di Filosofia ha sospeso le lezioni.
    Esattamente la stessa linea adottata ieri dai professori di Scienze Politiche dell’università di Bari, che hanno di ceduto di buon grado all’autogestione degli studenti le ore di docenza.
    Invece che essere semplici comprimari, i professori di Genova hanno preso loro stessi le redini del dissenso, organizzandosi in un’«assemblea di docenti», della quale fanno già parte il preside di Lettere, Michele Marsonet, quello di Giurisprudenza, Paolo Comanducci, il delegato del Rettore per gli studenti Gaetano Gallinaro, il preside di Lingue Sergio Poli.
    Tutti insieme per gridare che «La gravità dell’attacco in corso al sistema pubblico della formazione è una violazione dell’articolo 33 della Costituzione».

    la redazione de www.ilgiornale.it 21 10 08

    saluti
    ps: da leggere lentamente, con calma, e avendo ben chiaro in testa chi sono i "contestatori" della Riforma prossima vicina.

  6. #16
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    Predefinito Supplentopoli

    Arriva a scuola, firma il contratto, fa la cosiddetta «presa di servizio» e poi dichiara mortificata: «Sono incinta anch'io». Arrivederci e grazie. Lei, la supplente futura mamma, non metterà più piede in classe, ma lo stipendio le verrà corrisposto regolarmente. Un caso limite? Mica tanto, a sentire le testimonianze dell’Andis, l’Associazione dei dirigenti scolastici. I dati in possesso dell’organizzazione che raggruppa i presidi sono emblematici: ogni anno oltre mille tra supplenti, precari e fuori ruolo fanno ricorso ad aspettative di maternità e congedi parentali. La legge lo permette. E chi ne fa ricorso è pienamente in regola.

    Le anomalie nascono invece quando - il giorno dopo l’accettazione della supplenza - la neo-supplente dichiara alla segreteria della scuola che l’ha appena assunta di essere incinta. A quel punto scatta, di fatto, lo stato di maternità che consentirà alla neo-supplente di essere pagata regolarmente senza però mai fare neppure un’ora di lezione. La supplente «futura-mamma» dovrà quindi essere sostituita da un’altra supplente, sperando che anche quest’ultima non si giochi l’asso nella manica della «dolce attesa».

    Un meccanismo perverso, in vigore solo in Italia, che comporta per lo Stato un insostenibile spreco di denaro; una mostruosità normativa di cui beneficiano, con modalità diverse, tutte le figure professionali impegnate nel mondo della scuola la cui gestione è regolamentata attraverso le graduatorie. Parliamo dell’esercito più numeroso nell’ambito del pubblico impiego: nel reparto istruzione lavorano infatti un milione e 300mila persone che negli ultimi 10 anni hanno determinato l’aumento del 30% dei costi, portando la spesa complessiva da 33 a 43 miliardi di euro.

    MATERNITÀ, CHE COINCIDENZA
    Una realtà diventata insostenibile perfino agli occhi dei sindacati scolastici, almeno quelli meno strumentalizzati politicamente e più aperti alle novità. È il caso, ad esempio, dello Snals il cui segretario generale, Marco Paolo Nigi, condivide una riforma delle graduatorie «nell’interesse della maggioranza dei supplenti onesti, spesso penalizzati dai comportamenti scorretti di una minoranza di loro colleghi». Linea pienamente sostenuta da Sostene Codispoti, uno dei più autorevoli rappresentati del direttivo Snals, nonché segretario provinciale milanese: «Il comportamento dei supplenti che, prima firmano il contratto, e subito dopo la “presa di servizio” rivelano di esser in stato interessante, riguarda una minoranza di casi, quantificabili tra il 5-10% (tra 100 e 150 ndr) del totale delle assenze per maternità. La battaglia per una maggiore moralità nel mondo della scuola e della continuità didattica rappresentano, da sempre, priorità dello Snals. Ma ciò non può prescindere da una sostanziale riforma dei vecchi automatismi che disciplinano gli scatti in graduatoria». Proprio la direzione in cui sta andando il ministro dell’Istruzione, Gelmini.

    Significativa la testimonianza di una vicepreside di un liceo fiorentino: «Quest'anno mi sono capitate due supplenti incinte. Entrambe hanno accettato l'incarico ben guardandosi dal dire che si trovavano in stato interessante. Risultato: sono entrate in aula un giorno solo e poi sono rimaste a casa in maternità a rischio. Quindi ho dovuto trovare altri due supplenti che sostituissero le supplenti in gravidanza».


    Idem in una elementare di Genova. La segreteria, dopo tanto cercare, aveva trovato una supplente in Calabria che, nel giro di ventiquattr'ore è salita in Liguria: «Appena arrivata ha firmato il contratto per la presa di servizio, dichiarandosi automaticamente in maternità a rischio. Così non ha mai messo piede in classe, ma in compenso è entrata subito a libro spese della direzione didattica», racconta il dirigente scolastico.

    LE INDAGINI DI NAPOLI
    Fin qui il malcostume. Poi ci sono i reati da codice penale. Come lo scandalo della graduatorie truccate a napoli con 60 professori denunciati. Punteggi ritoccati da pirati del web in cambio di tariffe tra i 100 e i 300 euro. Un tariffario a misura dei furbetti delle supplenze che presuppone la presenza di una talpa all’interno del Provveditorato agli studi di Napoli.
    Il dirigente scolastico Alberto Bottino ha assicurato: «Faremo pulizia».
    Meglio tardi che mai.

    Nino Materi www.ilgiornale.it 21 10 08

    saluti

  7. #17
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    Predefinito Famiglia cristiana all'attacco!

    Roma - Famiglia Cristiana parte all'attacco della mozione presentata dalla Lega Nord sulle "classi ponte".
    La "prima mozione razziale approvata dal Parlamento italiano" fa "scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione", accusa il settimanale delle Edizioni Paoline.
    "Si dice 'classi ponte', ma si legge classi ghetto".

    Risposte criptorazziste "Il problema dell`inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione", scrive il settimanale dei Paolini in un editoriale del numero in edicola domani.
    "Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama apartheid, andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati". Per Famiglia cristiana, invece, "le cosiddette classi di inserimento non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene".

    redazione de www.ilgiornale.it 21 10 08



    saluti

  8. #18
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    Predefinito

    Roma - Università in fermento per protestare contro i tagli alla scuola: cortei, assemblee e iniziative in tutta Italia. Alcune migliaia di persone stanno sfilando per il centro di Firenze. A Bologna centinaia di studenti universitari, dopo aver sfilato in corteo, hanno fatto irruzione nel Rettorato. A Milano tensione in stazione Cadorna tra studenti e forze dell’ordine: i ragazzi contestano a polizia e carabinieri di aver infierito su un ragazzo già caduto a terra. Sarebbe di tre feriti e tre contusi il bilancio degli scontri tra forze dell’ordine e studenti universitari. Due dei sei ragazzi sono stati medicati per ferite al naso e a un occhio, mentre gli altri quattro, tra i quali un giovane che, secondo i sanitari avrebbe avuto bisogno di due punti di sutura in testa, se ne sono andati senza farsi medicare.Prosegue il sit in intorno alla piazza.

    Tensioni con le forze dell'ordine a Milano Dopo gli stati generali tenuti in mattinata alla Statale, 3mila universari milanesi ha marciato sul Duomo per raggiungere la Stazione di Cadorna e occuparla. Le forze dell’ordine hanno deciso di bloccare davanti alla cattedrale milanese, con un cordone di agenti in tenuta antisommossa, il corteo non autorizzato. Inutile la prova di forza tra studenti e forze dell’ordine: il corteo è arrivato alla stazione delle Ferrovie Nord. All'ingresso della stazione gli studenti hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine. Ci sono stati scontri quando i manifestanti hanno incominciato a spingere gli agenti, che hanno reagito a colpi di manganello. Nello scontro diverse persone sono cadute a terra ed è stato esploso un fumogeno. I ragazzi contestano a polizia e carabinieri di aver infierito su un ragazzo già caduto a terra. Lo documenterebbe un video girato da uno degli studenti in cui si vede un carabiniere che prima colpisce il ragazzo con una manganellata e poi infierisce con un calcio.

    Corteo spontaneo a Genova Corteo spontaneo di un centinaio di studenti del liceo psico-socio-pedagogico Sandro Pertini e del liceo linguistico Grazia Deledda stamani a Genova, da piazza De Ferrari all’ufficio scolastico regionale, per protestare contro la riforma della scuola. La manifestazione ha provocato disagi alla circolazione stradale. Il corteo è stato caratterizzato da striscioni con le scritte: "Libertà di espressione" e "senza questi fondi affondiamo" e da slogan come "non vogliamo questa riforma".

    L'irruzione nel rettorato di Bologna Doveva essere un "assedio gioioso" del rettorato per chiedere al rettore dell’Alma Mater, Pier Ugo Calzolari, di prendere posizione contro la riforma del ministro Gelmini. Vista l’adesione inattesa di oltre quattromila studenti, la protesta ha generato un corteo spontaneo che ha paralizzato mezza Bologna, e fatto ritardare di pochi minuti la partenza di un paio di treni fermi in stazione. "Questo è soltanto un pezzo della protesta che stiamo portando avanti da oltre due settimane e mezzo - spiega Andrea, del collettivo studentesco Aut-Of di Bologna - Abbiamo occupato Lettere, facciamo autoformazione in due aule di Scienze politica, in una di Giurisprudenza e in una di Formazione. Poi stasera alle 17 avremo un’assemblea a Lettere per decidere che forme adottare nei prossimi giorni". Un segnale del fatto che gli studenti proprio non vogliono mollare oggi è già arrivato: irruzione con fischietti e tamburi nella sede del Rettorato di via Zamboni, poi il corteo fino alle Fs e l’occupazione di due binari del traffico passeggeri per circa un quarto d’ora, dalle 11.40 alle 11.57. Tre i treni hanno accusato ritardi tra i 5 e i 10 minuti. "Noi stiamo proponendo momenti comuni, con molti lavoratori di autoformazione e di inchiesta - continua Andrea - anche con l’aiuto di ricercatori. Stiamo facendo una campagna per far schierare anche le istituzioni accademiche contro questa riforma Gelmini. Al momento Calzolari, d’accordo con il senato e il cda, non si è espresso contro, ha soltanto fatto presente che i tagli non possono riguardare tutte le università, che comunque ci devono essere delle eccezioni... No, così non ci va bene". Per questo è partito l’assedio oggi al rettorato e la protesta di quattromila persone. "Lo slogan - spiega il rappresentante degli studenti - è stato uno solo, durante il corteo - 'Noi la crisi non la paghiamo'. Siamo in tanti e siamo convinti che se continuiamo la protesta questa battaglia la vinceremo". Stasera si conosceranno le prossime manifestazioni e i prossimi blitz: "Durante l’assemblea decideremo - insiste - lanceremo altri eventi, ci sarà ancora tanta didattica alternativa ma anche manifestazioni di piazza, visto anche il successo e l’adesione di oggi".



    A Firenze 40mila in manifestazione Circa 40mila persone hanno manifestato in centro a Firenze contro i tagli alla scuola e all’Università. Il corteo, partito da piazza San Marco, ha attraversato il centro per concludersi in piazza Santissima Annunziata. La manifestazione è organizzata dai sindacati toscani di Flc Cgil, Cisl Università, Fir Cisl, Uil Pa ur, insieme alla rappresentanze degli studenti universitari, e raccoglie studenti, precari, lavoratori dell’Università, enti di ricerca e Afam, e studenti delle superiori. Alla testa del corteo un camioncino con gli altoparlanti, poi sindacalisti, universitari e studenti medi. Tante le bandiere delle sigle dei rappresentanti dei lavoratori e anche qualcuna di Rifondazione comunista. I giovani cantano cori come "Tremonti non tagliare, la nostra cultura è da valorizzare" e tengono striscioni e scritte "Contro la scuola dei padroni" sostenendo che "la ricerca si fa, non si distrugge". Alcuni "chiedono l’elemosina" con il tipico cappellino universitario, altri hanno cartelli al collo con scritto ’adotta un precariò. In testa al corteo Alessio Gramolati, segretario toscano della Cgil. "Qui - ha detto - c’è un movimento trasversale unito da una sola idea: il pubblico è una risorsa. Al Paese servono mezzi e investimenti non una logica di risparmio come quella del Governo".

    Le occupazioni romane Giornata iniziata presto oggi per molte scuole romane in mobilitazione al grido di "E ora provate a fermarci". Continua l’occupazione al liceo Majorana dove numerosi studenti hanno passato la notte. In molte scuole i ragazzi si sono riuniti in assemblea, come al Vittoria Colonna di Roma o davanti a tutte le scuole dei Castelli romani. Al Marco Polo di Monterotondo è cominciata l’autogestione a seguito del corteo cittadino di ieri e di un’assemblea studentesca territoriale che ha visto oltre 300 studenti della città riuniti ieri davanti al Comune fino all’una di notte e che ha lanciato un corteo cittadino per il 27 ottobre. Oggi intanto si svolgeranno assemblee al liceo Augusto, Orazio, Maro Polo di Roma e in molte altre scuole. "Ci faremo sentire in questi giorni - ha detto Stefano Vitale, coordinatore dell’Unione degli studenti di Roma - per ribadire il nostro no al decreto Gelmini, alle classi separate per gli studenti stranieri, all’abbassamento dell’obbligo scolastico e al taglio dei fondi. Bloccando oggi le nostre scuole vogliamo mostrare le reali intenzioni di questo governo: chiudere la scuola pubblica".

    Oscurato il sito dell'Università di Palermo Come aveva annunciato ieri il rettore Giuseppe Silvestri durante la manifestazione degli studenti con 15 mila persone in piazza, il sito www.unipa.it dell’Università di Palermo è stato oscurato in sostegno della mobilitazione contro la legge 133. Nell’home page del sito Internet è stata inserita una mozione del Senato accademico. "Il Senato accademico - si legge - ribadisce la sua contrarietà nei confronti di ogni ipotesi di trasformazione dell’Università di Palermo in una Fondazione e ritiene necessario, per ristabilire una base di discussione serena e costruttiva, la revoca della legge 133 e la reale attivazione del tavolo interistituzionale annunciato dal ministro Gelmini, dal quale fare partire una consultazione ampia e partecipata". "Il senato accademico - prosegue il comunicato - prende atto dei documenti approvati dal Consiglio di amministrazione, dai consigli di facoltà e ne condivide le espressioni di grave preoccupazione". Il sito web rimarrà oscurato per l’intera giornata.

    Cortei a Napoli Circa 5mila studenti, medi e universitari, hanno sfilato per le vie del centro di Napoli in una manifestazione contro il ministro Gelmini e i tagli al settore istruzione. Il corteo, non autorizzato dalla Questura, è partito da piazza del Gesù verso la sede napoletana di Confindustria, dove in un primo momento doveva tenersi una visita del premier Berlusconi oggi in città: al divieto della questura di proseguire oltre piazza del Plebiscito "per motivi di sicurezza" i manifestanti si sono diretti verso via Toledo. Poco prima del teatro San Carlo, gli studenti si sono diretti improvvisamente verso Via Toledo seminando il cordone di polizia al grido di "Noi la crisi non la paghiamo". I manifestanti hanno poi proseguito verso piazza del Gesù, ricongiungendosi con gli studenti del liceo Genovesi che occupano la scuola da stamattina.

    redazione de www.ilGiornale.it 21 10 08

    A qualcuno risulta che ci sia qualche articolo, nella prevista riforma della scuola, che preveda ritocchi e tagli e quant'altro per la Università?

  9. #19
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    La riforma della scuola, ovviamente, non può prevedere tagli all'Università. Sono capitoli separati.

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da Ocean Visualizza Messaggio
    La riforma della scuola, ovviamente, non può prevedere tagli all'Università. Sono capitoli separati.
    -------------------
    D'accordo: allora chi mi spieghi cosa cavolo ci fanno i più bei cervelloni italiani, alla testa dei futuri cervelloni italiani, in piazza urlanti contro la riforma della Scuola?

 

 
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