Primari: «fuori la politica dalle nomine»

Disegno di legge per cambiare i criteri di scelta dei dirigenti medici ai vertici dei reparti


(Reuters) ROMA – «Fuori la politica dai concorsi medici». A prevederlo è il disegno di legge che ha appena iniziato il suo percorso parlamentare in commissione Affari Sociali della Camera. Primi firmatari Giuseppe Palumbo, presidente della stessa commissione, e Nino Di Virgilio. L’intenzione di rimettere mano al sistema delle nomine, in particolare dei primariati, era già stata manifestata dai precedenti due Governi. L’iniziativa riparte da Montecitorio. L’articolo sui concorsi è una delle principali novità della legge sui «Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche» che interviene in modo importante sull’attuale organizzazione sanitaria, tanto che nelle scorse legislature era stata chiamata «controriforma». La proposta punta anche a prevenire il rischio clinico attraverso la responsabilizzazione di tutti gli operatori.
CAMBIA LA COMISSIONE GIUDICANTE - Cambia la commissione che dovrà giudicare i candidati ai posti cosiddetti apicali (gli ex primari e gli ex aiuti). Oggi può essere formata anche da personaggi che lavorano nell’azienda dove si svolge il concorso. In base alla riforma invece oltre che dal direttore sanitario, sarà formata da due primari esterni, estratti a sorte. La Commissione dovrà indicare al direttore generale dell’azienda la terna dei vincitori in ordine di merito, valutato sulla base del curriculum, del colloquio, delle pubblicazioni scientifiche e dei crediti formativi. Sparisce quindi l’attuale lista degli idonei che comprendeva in pratica tutti i candidati. Dalla lista il direttore poteva scegliere la figura da nominare e questo meccanismo esponeva il suo intervento all’influenza dei partiti. Col risultato che non sempre vince il migliore, ma vince chi è meglio appoggiato. «Ritorna la meritocrazia. Col nuovo sistema il direttore dovrà motivare un’eventuale scelta che non ricada sul primo della terna. Non sarà più un dio sceso in terra», dice Di Virgilio, medico internista. «L’obiettivo è indebolire la forza della politica sulla sanità. Un'altra novità riguarda il ruolo dei medici nelle scelte che riguardano l’organizzazione clinica e assistenziale. Oggi non sono coinvolti», aggiunge Palumbo. E’ d’accordo Antonio Tomassini, presidente Commissione sanità del Senato: «Il metodo della terna lascia poco spazio a manovre esterne e allo stesso tempo non compromette il rapporto fiduciario tra il manager dell’aziende e il primario». Di Virgilio annuncia che presenterà un emendamento relativo a un tempo massimo entro il quale il concorso dovrà essere chiuso dal momento in cui viene bandito. Con le attuali regole possono passare anche più di tre anni e questo spalanca la porta all’influenza dei partiti.
TEMPI DI PENSIONAMENTO - La legge introduce poi diversi tempi di pensionamento dei dirigenti medici. I primari potranno restare in servizio fino a 70 anni compiuti (oggi 67). La modifica dei concorsi è indicata all’articolo 3. «E’ nominata un’apposita commissione presieduta dal dirigente sanitario più anziano di ruolo e composta dal direttore sanitario e da due dirigenti di struttura complessa (primari) della disciplina oggetto dell’incarico, sorteggiati tra i dirigenti esterni all’azienda. La commissione formula un giudizio motivato su ogni candidato e presenta la terna dei migliori candidati indicando i punteggi. Il direttore conferisce l’incarico seguendo la graduatoria». Margherita De Bac

Margherita de Bac
16 ottobre 2008


http://www.corriere.it/salute/08_ott...4f02aabc.shtml