Biancamaria Scarcia Amoretti ci parla dell'islamofobia e del dialogo interreligioso
Mercoledì - 15 Ottobre 2008 - 19:28
Intervista con Prof.essa Biancamaria Scarcia Amoretti, orientalista e scrittrice italiana, docente di Islamistica alla Sapienza di Roma, e fra i massimi studiosi della religione musulmana. È specializzata nell'ambito delle eresie islamiche, e particolarmente dell'Islam politico. È autrice di molti volumi, tra i quali i più recenti sono: "Sciiti nel mondo", "Tolleranza e guerra santa nell'Islam", "Un altro Medioevo. Il quotidiano nell'Islam dal VII al XIII secolo" e "Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia"
Cominciamo proprio dal titolo del Suo libro. Qual è la Sua percezione dell'ideologia islamica, considerando i suoi lunghi studi sul mondo islamico?
Io credo che ci sia l'Islam che si declina come religione, come cultura e come civiltà. Rispetto al Cristianesimo l'Islam si caraterizza per essere molto plurale cioè per avere delle espressioni diversificate secondo dei contesti e nella storia. Questo naturalmente non incide sul fatto che da un punto di vista religioso ci sia una forte coesione e ci sia un nocciolo duro in cui tutti i musulmani in quanto credenti si riconoscono.
Purtroppo recentemente accadono non casualmente dei casi in cui si cerca di di presentare la fede islamica come una religione violenta e poco pacifica. Lei che cosa ne pensa?
Io sono meno ottimista di Lei. Penso che questa tendenza ci sia sempre stata nell'Occidente. In effetti ci sono stati in qualche luogo come la Spagna o in certi momenti nell'Impero Ottamano pochi casi abbastanza sporadici anche se molto significativi in cui il pregiudizio e l'ostilità nei confronti dell'Islam non si sono manifestati. Il punto più drammatico della nostra situazione è che noi siamo adesso in un mondo globalizzato in cui la comunicazione avviene in una maniera contemporanea ed ha un peso che non aveva certamente nei secoli precedenti. Quindi l'ostilità emerge con più forza e grazie alle operazioni dei mass-media, la strumentalizzazione è più pericola e più dannosa anche per noi stessi occidentali. Perchè io credo che il fatto di attribuire alcuni problemi ad un'altra religione o altre realtà significa poi in qualche maniera sapere che quei problemi esistono all'interno della propria religione, della propria cultura e della propria realtà. Io penso che l'Islam sia stato sempre visto come il grande nemico ed il grande rivale, però io credo che siamo sulla linea di continuità e sono anche convinta che, a prescindere delle nuove diverse forme d'intolleranza si presentino in maniera molto più capillare, non c'è stato un momento in cui l'Islam sia considerato dall'Occidente in maniera tranquilla, pacifica, obiettiva e rispettosa. Tutti i miei studi mi portano a vedere che l'Occidente ha piuttosto sempre scelto la via dello scontro.
Lei comunque ritiene che si tratti di una linea che continua con la sua ostilità nella storia?
Sì. Non solo nella storia ma anche nella pratica. Mi ricordo che da bambina c'era un giornalino fatto apposto per i ragazzi in cui il nemico aveva sempre un turbante ed anche quando non veniva detto in una maniera esplicita il nemico veniva identificato come un musulmano. Questo per dire che l'ostilità c'è stata sempre, ma adesso è certamente più diffusa e viene propagandata a tutti i livelli. Tutti sono chiamati a dire la loro su questo problema e la maggioranza si associa e si accoda a quella che è la teoria dominante ed emergente per colpa americana in questo momento. A volte c'è qualcosa di raffinato e di meno volgare rispetto all'ostilità odierna ma di cui questa ostilità è in parte figlia. Infatti io prima in particolare mi stavo riferendo al contesto italiano soprattutto anche vedendo il risultato delle ultime elezioni. Poi voglio fare anche un cenno agli ultimi episodi in cui abbiamo visto profanare le sacralità islamiche. Neanche gli oltraggi sono una novità. Ma di questi non ce ne erano in Italia. Da noi il problema rispetto agli altri Paesi sta nel fatto che prima la presenza musulmana era molto contenuta, mentre adesso è una presenza consistente anche se sui numeri si può sempre discutere. Da un'altra parte io credo che ci sia un altro tipo di problema: mentre i casi della conversione all'Islam in Italia non erano tanti soprattutto nel secolo scorso, adesso le conversioni sono aumentate di numero.
Dunque, Lei in parte attribuisce la responsabilità ai media?
Un pò si. Ma sulla sostanza di questa ostilità che l'Occidente, e l'Italia non ne fa eccezione, ha nei confronti dell'Islam non incolpo i media. Credo che questa ostilità non sia nuova. Adesso questa forma volgare che non passa attraverso una riflessione e si esprime in gesti assolutamente volgari e banali pare nuova, ma non lo è il concetto. Si deve far ragionare la gente sui concetti ed i mass-media non aiutano affatto perchè questo sia fatto per spiegare poi che cosa sia una religione, che cosa sia l'Islam e in che cosa credi questa fede. Per quanto poi riguarda l'Italia, ci sono dei fatti che il nostro Paese non ha ancora assorbito perchè rimane ancora strutturalmente ed omogeneamente cattolico. Quindi ci vuole tempo per l'assorbimento di una presenza così massiccia di religioni e di etnie diverse a cui non eravamo abitutati. Le istituzioni e lo Stato a volte dicono di fare alcune cose, ma poi in realtà non aiutano perchè questo venga superato e venga considerato una ricchezza e non un rischio ed un pericolo alla propria identità.
A Suo parere quali sono gli elementi che possono avvicinare di più il mondo islamico a quello cristiano agevolando magari anche un reale dialogo interreligioso?
Si deve cominciare a conoscere. Noi abbiamo per esempio nelle librerie italiane tanti testi sull'Islam. Ma molti di questi testi sono fatti da persone incompetenti che però sono magari giornalisti e personaggi noti. La gente compra i loro testi e non compra quelli che vengono fuori dagli ambienti universitari che sono totalmente più reali. I testi nelle liberiere non sono solo propagandistici, ma anche falsi e sono delle mistificazioni ignoranti. Anche se uno fa una recensione negativa oppure va a fare un'intervista alla televisione viene considerato fanatico. Da un lato uno tenta e cerca di dire le cose assolutamente documentate e correte per smentire tutta una serie di errori comuni che fanno parte di una tradizione, ma dall'altro lo leggono pochi. E se anche lo leggono, lo fanno mettendo un'etichetta all'autore. A me diranno per esempio che tanto si sa che la Prof.ssa Scarcia è una filoislamica. Che io debba molto al mondo musulmano, ai miei amici musulmani, alla lettura del Corano e di altri testi musulmani è piuttosto un fatto personale ed io rimango uno studioso.
Comunque tutto ciò costituisce la Sua base di ricerca e di studio per cui può offrire un'idea dell'Islam, no?
Certamente! È anche quello che sento. Sono quarant'anni che ci sento. Questo è la cosa più importante: bisogna insistere. Quando posso io dico a tutte le persone che incontro, soprattutto alle persone colte che non dovrebbero farsi trascinare dai mess-media e dalle sciocchezze che vengono dette in circolazione, che l'Iran e le università iraniane invitano con una certa regolarità studiosi e uomini di religione cristiani a spiegare il Cristianesimo. Da noi questo non lo si fa. Invece, dovrebbe essere una delle cose che si deve fare.
Come l'ultima domanda volevo chiederLe qual è a Suo avviso il primo passo che un non musulmano possa fare per conoscere anzitutto più a fondo la religione islamica?
Un primo passo potrebbe essere viaggiare, andare nel mondo musulmano non da turista che va sulla spiaggia di Turchia o va a vedere Meidan (piazza) Imam Khomeini a Isfahan, ma da uno che vuole restarci un pò e vivere con dei musulmani. Uno qui non si può dare un qualsiasi giudizio sui per esempio tedeschi senza conoscerli. Invece per quanto riguarda l'Islam ed i musulmani tutti si permettono di dare giudizi e di dire di cosa si tratta senza conoscerli. Poi quando si fa un viaggio in un Paese musulmano, si torna dicendo "non me l'aspettavo"! Ma come si fa ad aspettare qualcosa prima di avere vista. L'ignoranza è una strumentalizzazione, perchè c'è qualcuno che su questo crea una sua forma di visibilità e autorevolezza. In questo mondo attuale l'auoterevolezza e la visibilità non dipendono nè dalla bravura nè dalla buona fede e tanto meno dal rispetto che uno deve avere per gli altri.
A cura di Amani
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