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  1. #11
    Mai l'altra guancia
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  2. #12
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    perchè referendum truffa??
    ma quel 70% che non è andato a votare perchè non ha votato NO??
    evidentemente non sapevano di essere veneti.. e di diventare italiani non gli dispiaceva poi tanto.
    considerate le percentuali mi sembra che anche oggi quelli che non sono leghisti sono anche di più..
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da vadelongo Visualizza Messaggio

    ETTORE BEGGIATO

    21-22 ottobre 1866, annessione del Veneto all'Italia .
    La grande truffa.



    "CHI CONTROLLA IL PASSATO
    CONTROLLA IL FUTURO,
    CHI CONTROLLA IL PRESENTE
    CONTROLLA IL PASSATO."

    (G. ORWELL)



    Il plebiscito che sancì l'annessione del Veneto all'Italia (*) viene liquidato dai nostri libri di storia in poche battute visto che la storiografia ufficiale sostiene che "tutto si svolse con mirabile ordine e fra universali manifestazioni di gioia" (1).
    Pochi sanno che in realtà fu una colossale truffa, la prima di una serie infinita di truffe perpetrate da Roma e dall’Italia ai danni dei Veneti.
    Il nostro Veneto in realtà era già stato "passato" dalla Francia all’Italia in una stanza dell’Hotel Europa lungo il Canal Grande, il 19 ottobre. (2)
    Il generale francese Leboeuf consegnò il Veneto a tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo De Betta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano.
    Questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto:
    "Questa mattina in una camera dell’albergo d’Europa si è fatta la cessione del Veneto" (3)
    Riepilogando: un trattato internazionale (fra Austria e Prussia, 23 agosto a Praga) prevede il passaggio del Veneto alla Francia che poi lo consegnerà ai Savoja; nel trattato di pace di Vienna fra l'Italia e l'Austria del 3 ottobre si parla testualmente di "sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate":un riconoscimento internazionale al diritto all'autodeterminazione del popolo veneto che in quel momento ha la sovranità sul suo territorio.
    Teniamo anche presente che c'è stata l'ipotesi, come scrisse l'ambasciatore asburgico a Parigi Metternich al suo ministro degli esteri Mensdorff-Pouilly il 3.8.1866, di arrivare a "l'indipendenza della Venezia sotto un governo autonomo com'era la vecchia Repubblica"
    Il plebiscito avrebbe dovuto svolgersi sotto il controllo di una commissione di tre membri che "determinerà, in accordo con le autorità municipali, il modo e l'epoca del plebiscito, che avrà luogo liberamente, col suffragio universale e nel più breve tempo possibile". Così era stato concertato dall'ambasciatore d'Italia a Parigi Costantino Nigra con il governo francese (4), che sembrava determinato a svolgere fino in fondo il proprio ruolo di garante internazionale sancito anche dal trattato di pace fra Prussia e Austria..
    Il governo italiano invece, e in particolare il presidente Bettino Ricasoli interpretava pro domo sua i trattati:
    "Quando si tratta del plebiscito si tratta di casa nostra; non è già che si faccia il plebiscito per obbedienza o per ottemperare al desiderio di qualche autorità straniera..... La pazienza ha il suo limite. Perbacco!
    La cessione del Veneto fu nel Parlamento inglese chiamata un insulto all'Italia. Concedendo la presenza del generale francese all'effetto delle fortezze, mi pare di concedere molto" così sosteneva il Barone Ricasoli.(5)
    E così uno sconsolato generale Le Boeuf scrive a La Valette il 15 settembre:
    "Nutre inquietudini per l'ordine pubblico: le municipalità fanno entrare le truppe italiane o si intendono col re, che governa una gran parte: egli deve lasciar fare. Il plebiscito non si potrà fare che col re e col governo"(6)
    Altro che controlli, altro che garanzie internazionali!
    Lo stesso generale Le Boeuf annunciava il 18 ottobre a Napoleone III che ha protestato contro il plebiscito decretato dal re d'Italia: Napoleone gli dice di lasciar perdere. (7)
    La Francia praticamente rinuncia al proprio ruolo di garante internazionale e consegna il Veneto ai Savoja.
    Una quasi unanimità che venne poi rispettata al momento del voto; già, ma anche i numeri non quadrano.
    Il 27 ottobre la Corte d'Appello proclama l'esito della consultazione: "SI 641.758", "NO 69".
    Nella lapide del Palazzo Ducale si parla di "Pel SI voti 641.758", "Pel NO voti 69", "Nulli 273"; Alvise Zorzi in "Venezia austriaca" (pag. 151) parla di "SI 647.246", "NO 69", Denis Mack Smith "Storia d'Italia 1861-69" parla di "SI 641.000", "NO 69".
    E su questi numeri si impongono almeno due considerazioni: i voti favorevoli sono attorno al 99,99 %: una percentuale che non fu ottenuta neppure dai regimi più feroci, da Stalin a Hitler.
    Di sicuro il plebiscito venne "preceduto da una vera campagna di stampa intimidatoria dei fogli cittadini, preoccupatissimi per l'influenza che il clero manteneva nelle zone rurali dove, aveva scritto in settembre il "Giornale di Vicenza", -i campagnoli furono lasciati nell'ignoranza o nell'apatia d'ogni civile concetto, educati all'indifferenza per ogni sorta di governo" (9)
    Si scriveva ad esempio "ricordino essi (i Parroci e i Cooperatori dei ns. villaggi) che ove in alcuna parrocchia questo voto non fosse sì aperto, sì pieno quale lo esige l'onore delle Venezie e dell'Italia, sarebbe assai difficile non farne mallevadrice la suddetta influenza clericale, e contenere l'offeso sentimento nazionale dal prendere contro i preti di quelle parrocchie qualche pubblica e dolorosa soddisfazione. (10)
    Questa politica intimidatoria tuttavia non ebbe grossi effetti sulla partecipazione popolare: "A Valdagno, ad esempio nonostante il plebiscito venisse decantato non come semplice formalità e cerimonia, ma una festa, una gara, solo circa il 30% sulla complessiva popolazione del Comune si recò a votare, mentre un buon 70%, per chissà quale motivo, preferì continuare ad occuparsi dei fatti propri, indifferente all'avvenimento.
    Analogamente in tutti i distretti....." (11)
    E' la conferma del fatto che il cosiddetto risorgimento fu nel Veneto un momento al quale la stragrande maggioranza del nostro popolo partecipò con grande indifferenza, passiva .
    E questo ce lo conferma Mack Smith che scrive "Garibaldi si infuriò perchè i Veneti non si erano sollevati per conto proprio, neppure nelle campagne dove sarebbe stato facile farlo".
    Sulla libertà del voto e sulla segretezza dello stesso ci illumina la lettura di "Malo 1866" di Silvio Eupani:
    "Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei biglietti col si e col no di colore diverso; inoltre, ogni elettore, presentandosi ai componenti del seggio, pronunciava il proprio nome e consegnava il biglietto al presidente che lo depositava nell'urna".
    E Federico Bozzini così descrive nel suo "L'arciprete e il cavaliere" quanto avvene a Cerea:
    "Come già si disse -continua il commissario- vi devono essere due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra l'altro. Se per caso non avesse urne apposite, potrà adoperare due misure di capacità pei grani, cioè una quarta od un quartarolo. Sopra una sarà scritto ben chiaro il SI, sopra l'altra il NO". E più avanti:
    "I protocolli sono due, -uno pei votanti che presentano il viglietto del SI, l'altro dei votanti che presentano il viglietto del NO, per modo che il numero complessivo dei viglietti che, finita la votazione, si troveranno in ciascheduna urna, dovrà corrispondere all'ultimo numero progressivo del protocollo.
    Nel protocollo pei viglietti del NO si dirà: votarono negativamente i seguenti cittadini. La piena pubblicità del voto rende inutile lo spoglio finale." E alla fine:
    "La commissione quindi conclude il presente Protocollo gridando: Viva l'Italia unita sotto lo scettro della Casa di Savoja".
    Di particolare interesse, sempre sul volume del Bozzini, la citazione della Gazzetta di Verona del 17 ottobre 1866: "Si, vuol dire essere italiano ed adempire al voto dell'Italia. No, vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell'Italia".
    Una sottolineatura di straordinaria importanza: già allora qualcuno aveva capito che una cosa erano i veneti e un'altra gli italiani e che gli interessi degli uni raramente coincidevano con gli interessi degli altri.
    Cosa che del resto aveva ben capito Napoleone Bonaparte quando consigliava al figliastro di non ascoltare chi gli suggeriva di dare a Venezia un po’ più di autonomia, invitandolo, invece, a mandare "degli italiani a Venezia e dei Veneziani in Italia" (12)


    (*) Il plebiscito riguardò il Veneto, il Friuli (le attuali province di Pordenone e Udine) e la provincia di Mantova
    (1) A. Saitta - Storia illustrata 06/1966 Mondadori
    (2) G. Distefano - G. Paladini - Storia di Venezia 1797-1997 - II Supernova pag. 274
    (3) Thaon di Revel Genova - La cessione del Veneto - Firenze 1906
    (4) M.A.E., Corr. pol., Consults Autrische, vol 27, pagg. 225-229
    (5) Lettere e documenti del Barone Bettino Ricasoli, a cura di Tabarrini e Gotti, Firenze 1893
    (6) Les Origines, Xii, 297 ss, n. 2596-2597
    (7) M.A.E. Corr. pol., Consults Autrische, vol 27, pag. 284
    (8) Antonio Roldo Dolomiti O8/93
    (9) E. Franzina - Vicenza storia di una città- Neri Pozza editore p. 700
    (10) A. Navarotto - Ottocento vicentino Padova 1937
    (11) A. Kozlovic - Immagini del risorgimento vicentino - Pasqualotto 1982
    (12) A. Zorzi - Venezia Austriaca pag.32 - Laterza

    Periodicamente la propaganda leghista ripropone questo tema trito e ritrito, riferendosi a fatti avvenuti 142 anni fa.
    Certamente le garanzie costituzionali e gli strumenti di controllo in vigore allora non erano paragonabili a quelli attualmente in uso presso le democrazie occidentali (Italia compresa), per cui non ci si deve stupire se il voto fu viziato da irregolarità.
    Ma occorre sottolineare che fino a quell'anno i passaggi del Veneto da uno Stato all'altro si erano svolti attraverso accordi ben più arbitrari, e di sicuro senza alcuna consultazione popolare. Parliamo di 150 anni fa, non possiamo applicare la mentalità democratica di oggi!
    Detto questo, contestare la validità dell'appartenenza del Veneto all'Italia in virtù di queste presunte irregolarità sarebbe come se gli abitanti, che so, dell'Aragona contestassero la loro appartenenza alla Spagna perché l'atto di unione tra Castiglia e Aragona, risalente al 1479, non fu ratificato dal voto popolare, ma deciso, come tipicamente avveniva allora, da un fatto decisamente "antipopolare", nella fattispecie il matrimonio tra Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia. Non mi risulta, però, che in Aragona qualcuno metta in dubbio la presenza della loro Comunità Autonoma all'interno dello Stato spagnolo, solo perché le origini del "connubio" ispano-aragonese non ebbero l'avvallo del popolo.
    Per quanto riguarda il Veneto, ci furono occasioni successive in cui l'italianità del Veneto si manifestò in modo palese (pensa agli episodi della prima guerra mondiale in cui la linea del Piave venne difesa strenuamente contro il nemico austriaco). Soprattutto, dopo il ventennio fascista, la rinnovata democrazia permise alle genti venete di eleggere i loro rappresentanti alla Costituente e poi al Parlamento: se il Veneto avesse avuto una maggioranza così nettamente secessionista e anti-italiana, perché questa rivendicazione non uscì in sede costituente e nelle successive legislature? Perché soltanto adesso si rivendica, con evidente intento strumentale e propagandistico, questa anti-italianità? E perché la forza principale che propugna tali argomenti siede al Parlamento di Roma e sovrappone, in un disegno confuso, fasi di federalismo moderato a ondate di secessionismo alla celtica?

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Palomar71 Visualizza Messaggio
    Periodicamente la propaganda leghista ripropone questo tema trito e ritrito, riferendosi a fatti avvenuti 142 anni fa.
    vorrei unicamente contestarti questo.....per tutto il resto non perdo neanche tempo....Ettore Beggiato non è un leghista, presumo, anzi son certa, che se ti legge s'offende pure per essere considerato tale

  5. #15
    Mai l'altra guancia
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    Citazione Originariamente Scritto da Palomar71 Visualizza Messaggio
    Periodicamente la propaganda leghista ripropone questo tema trito e ritrito, riferendosi a fatti avvenuti 142 anni fa.
    Certamente le garanzie costituzionali e gli strumenti di controllo in vigore allora non erano paragonabili a quelli attualmente in uso presso le democrazie occidentali (Italia compresa), per cui non ci si deve stupire se il voto fu viziato da irregolarità.
    Ma occorre sottolineare che fino a quell'anno i passaggi del Veneto da uno Stato all'altro si erano svolti attraverso accordi ben più arbitrari, e di sicuro senza alcuna consultazione popolare. Parliamo di 150 anni fa, non possiamo applicare la mentalità democratica di oggi!
    Detto questo, contestare la validità dell'appartenenza del Veneto all'Italia in virtù di queste presunte irregolarità sarebbe come se gli abitanti, che so, dell'Aragona contestassero la loro appartenenza alla Spagna perché l'atto di unione tra Castiglia e Aragona, risalente al 1479, non fu ratificato dal voto popolare, ma deciso, come tipicamente avveniva allora, da un fatto decisamente "antipopolare", nella fattispecie il matrimonio tra Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia. Non mi risulta, però, che in Aragona qualcuno metta in dubbio la presenza della loro Comunità Autonoma all'interno dello Stato spagnolo, solo perché le origini del "connubio" ispano-aragonese non ebbero l'avvallo del popolo.
    Per quanto riguarda il Veneto, ci furono occasioni successive in cui l'italianità del Veneto si manifestò in modo palese (pensa agli episodi della prima guerra mondiale in cui la linea del Piave venne difesa strenuamente contro il nemico austriaco). Soprattutto, dopo il ventennio fascista, la rinnovata democrazia permise alle genti venete di eleggere i loro rappresentanti alla Costituente e poi al Parlamento: se il Veneto avesse avuto una maggioranza così nettamente secessionista e anti-italiana, perché questa rivendicazione non uscì in sede costituente e nelle successive legislature? Perché soltanto adesso si rivendica, con evidente intento strumentale e propagandistico, questa anti-italianità? E perché la forza principale che propugna tali argomenti siede al Parlamento di Roma e sovrappone, in un disegno confuso, fasi di federalismo moderato a ondate di secessionismo alla celtica?
    Ragionamento ed argomentazioni di un Veneto intelligente.
    Complimenti.





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  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da pensiero Visualizza Messaggio
    vorrei unicamente contestarti questo.....per tutto il resto non perdo neanche tempo....Ettore Beggiato non è un leghista, presumo, anzi son certa, che se ti legge s'offende pure per essere considerato tale

    Leghista o no, non è normale contestare la'ppartenenza del Veneto all'Italia per un presupposto inghippo legale di 140 anni fa.
    Che succederebbe se, che so, la corsica contestasse il trattato con cui è stata annessa alla Francia?

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Palomar71 Visualizza Messaggio
    Periodicamente la propaganda leghista ripropone questo tema trito e ritrito, riferendosi a fatti avvenuti 142 anni fa.
    Certamente le garanzie costituzionali e gli strumenti di controllo in vigore allora non erano paragonabili a quelli attualmente in uso presso le democrazie occidentali (Italia compresa), per cui non ci si deve stupire se il voto fu viziato da irregolarità.
    Ma occorre sottolineare che fino a quell'anno i passaggi del Veneto da uno Stato all'altro si erano svolti attraverso accordi ben più arbitrari, e di sicuro senza alcuna consultazione popolare. Parliamo di 150 anni fa, non possiamo applicare la mentalità democratica di oggi!
    Detto questo, contestare la validità dell'appartenenza del Veneto all'Italia in virtù di queste presunte irregolarità sarebbe come se gli abitanti, che so, dell'Aragona contestassero la loro appartenenza alla Spagna perché l'atto di unione tra Castiglia e Aragona, risalente al 1479, non fu ratificato dal voto popolare, ma deciso, come tipicamente avveniva allora, da un fatto decisamente "antipopolare", nella fattispecie il matrimonio tra Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia. Non mi risulta, però, che in Aragona qualcuno metta in dubbio la presenza della loro Comunità Autonoma all'interno dello Stato spagnolo, solo perché le origini del "connubio" ispano-aragonese non ebbero l'avvallo del popolo.
    Per quanto riguarda il Veneto, ci furono occasioni successive in cui l'italianità del Veneto si manifestò in modo palese (pensa agli episodi della prima guerra mondiale in cui la linea del Piave venne difesa strenuamente contro il nemico austriaco). Soprattutto, dopo il ventennio fascista, la rinnovata democrazia permise alle genti venete di eleggere i loro rappresentanti alla Costituente e poi al Parlamento: se il Veneto avesse avuto una maggioranza così nettamente secessionista e anti-italiana, perché questa rivendicazione non uscì in sede costituente e nelle successive legislature? Perché soltanto adesso si rivendica, con evidente intento strumentale e propagandistico, questa anti-italianità? E perché la forza principale che propugna tali argomenti siede al Parlamento di Roma e sovrappone, in un disegno confuso, fasi di federalismo moderato a ondate di secessionismo alla celtica?
    Hai perso tempo che potevi impiegare in altro proficuo modo.
    Certa gente non vuole capire, certa gente non sa ragionare, certa gente è convinta dei suoi pensieri.
    Cercare di farli ragionare ponendo domande logiche, richiedendo risposte logiche ed argomentando queste domande, è tutto tempo sprecato.
    I tuoi ragionevoli dubbi resteranno lì o al massimo ti risponderanno:
    ....per tutto il resto non perdo neanche tempo....
    Ecco, la perdita di tempo che questa gente credo di fare, nel resto del mondo, e dell'universo, si chiama ragionamento.
    Loro hanno attivamente deciso di non ragionare, di non perdere tempo perchè loro la verità già ce l'hanno.

    In fondo, mi spiace dirlo, ma tu hai perso tempo, perchè queste cose ovvie che hai detto, in questo 3d, non hanno paradossalmente senso.


  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da cciappas Visualizza Messaggio
    perchè referendum truffa??
    ma quel 70% che non è andato a votare perchè non ha votato NO??
    evidentemente non sapevano di essere veneti.. e di diventare italiani non gli dispiaceva poi tanto.
    considerate le percentuali mi sembra che anche oggi quelli che non sono leghisti sono anche di più..
    CCiapas hai letto bene l'articolo ?
    Il voto non solo non era segreto , ma chi votava no veniva subito verbalizzato in un elenco.
    Tieni conto di alcuni fattori.
    Primo , che il voto non era a suffragio universale , ma per censo.
    Quindi votava solo chi aveva un determinato capitale e reddito e quindi pagava le tasse.
    Secondo ,tieni conto che allora , la borghesia e la piccola borghesia , che era quella she votava , non aveva autonomia nella sua attività , ma in una maniera o nell'altra , si trattasse di una licenza di commercio , o dell'esclusiva di un tabacchino , o se erano artigiani il partecipare a lavori per l'ente pubblico ecc. , il votare no significava autoschedarsi ed esporsi a future ritorsioni del nuovo stato , che come saprai dai suoi 150 anni di storia , non è mai stato un modello di correttezza e garantismo.
    Quindi quella gente , obtorto collo , ha votato per il sì , perchè non poteva fare altrimenti.
    D'altra parte , come ben scritto nell'articolo , il 99,9% di consensi non lo ottenne neanche il famoso compagno Zivchov in Bulgaria durante il suo lungo periodo di segretariato del PCB e presidente della repubblica dell'est Europa.
    No , è stata una truffa , punto e basta

  9. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da Donald Visualizza Messaggio
    CCiapas hai letto bene l'articolo ?
    Il voto non solo non era segreto , ma chi votava no veniva subito verbalizzato in un elenco.
    Tieni conto di alcuni fattori.
    Primo , che il voto non era a suffragio universale , ma per censo.
    Quindi votava solo chi aveva un determinato capitale e reddito e quindi pagava le tasse.
    Secondo ,tieni conto che allora , la borghesia e la piccola borghesia , che era quella she votava , non aveva autonomia nella sua attività , ma in una maniera o nell'altra , si trattasse di una licenza di commercio , o dell'esclusiva di un tabacchino , o se erano artigiani il partecipare a lavori per l'ente pubblico ecc. , il votare no significava autoschedarsi ed esporsi a future ritorsioni del nuovo stato , che come saprai dai suoi 150 anni di storia , non è mai stato un modello di correttezza e garantismo.
    Quindi quella gente , obtorto collo , ha votato per il sì , perchè non poteva fare altrimenti.
    D'altra parte , come ben scritto nell'articolo , il 99,9% di consensi non lo ottenne neanche il famoso compagno Zivchov in Bulgaria durante il suo lungo periodo di segretariato del PCB e presidente della repubblica dell'est Europa.
    No , è stata una truffa , punto e basta
    è una preupposta truffa di 150 anni fa.
    Se si dovesse ragionare come voi fate ogni trattato in ogni epoca precedente agli anni '50 non avrebbe validità.
    Poi, scusa, statuto speciale o no, dovreste restituire tutti gli investmenti che lo stato italiano ha fatto sul territorio veneto, così come le infrastrutture e dovreste recedere da tutti i trattati.
    Detto questo, vi ricordo che il principio della seccesione per motivi di "governo straniero" nonè applicabile per fatti avvenuti prima della seconda guerra mondiale. Figuriamoci per fatti avvenuti 150 anni fa.

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da Garat Visualizza Messaggio
    Leghista o no, non è normale contestare la'ppartenenza del Veneto all'Italia per un presupposto inghippo legale di 140 anni fa.
    Che succederebbe se, che so, la corsica contestasse il trattato con cui è stata annessa alla Francia?
    Già , che succederebbe ?
    Succederebbe quello che evidentemente tu non conosci , e cioè un movimento indipendentista Corso , che per alcuni decenni , tra il 1970 e il 2000 , ha portato avanti istanze autonomiste ed indipendentiste per l'isola , anche purtroppo con mezzi violenti.
    E succederebbe che la Francia , stato centralista ma progmatico , abbia concesso all'isola ampie autonomie amministrative.
    Ecco quello che è successo.

 

 
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