Occorre chiarire alcuni equivoci legati al socialismo e ad Oswald Spengler, poiché quest'ultimo è spesso rivendicato come Autore da vari soggetti con fontasie socializzatrici. Per comprendere cosa concepiva Spengler attraverso la denominazione di 'socialismo prussiano' possiamo citare gli Anni della Decisione:
In questa sede occorre dire la parola definitiva sul 'prussianesimo' e sul 'socialismo'. Nel 1919 li avevo paragonati entrambi: un'idea vitale e la parola d'ordine dominante di un intero secolo, ma - 'naturalmente', vorrei dire - non sono stato capito. Oggi non si sa più leggere. Questa grande arte è morta dopo Goethe. Si scorre superficialmente la stampa 'di massa', e di regola il lettore avvilisce il libro. Io avevo rilevato come nella classe operaia, da Bebel forgiata in un potente esercito, nella sua disciplina e devozione, nel suo cameratismo, nella sua disponibilità ai sacrifici estremi, sopravvivesse quel vecchio stile prussiano già manifestatosi nelle battaglie della guerra dei sette anni. Mi riferivo al singolo 'socialista' inteso come carattere, ai suoi imperativi etici, non al socialismo martellato nella sua testa - questo miscuglio (tutt'altro che prussiano) di stupida ideologia e di volgare avidità. E dimostravo come questo modello dell'essere-in-forma per un compito facesse risalire la propria tradizione all'Ordine dei Cavalieri Teutonici, il quale nei secoli gotici - come avviene di nuovo oggi - montava la guardia al confine della Kultur faustiana contro l'Asia. Questa condotta etica - inconsapevole come ogni stile autentico di vita, e perciò da risvegliare e da ricostituire solo con l'esempio vivo, non con scritti e discorsi - ebbe la sua splendida manifestazione nell'Agosto 1914 - l'esercito aveva educato la Germania -, e fu tradita dai partiti nel 1918, quando lo Stato cessò di esistere. Da allora la volontà scandita dalla disciplina riemerse solo nel movimento nazionale: non nei suoi programmi e partiti, ma nella condotta etica dei suoi uomini migliori. E' ora possibile che, muovendo da questa base, il popolo tedesco venga educato con gradualità e tenacia ai compiti del suo difficile avvenire. Quest'opera è necessaria, se non vogliamo soccombere nelle lotte future. Ma gli imbecilli non riescono a sbarazzarsi della mentalità marxista del secolo scorso. Dappertutto essi intendono il socialismo non come forma etica di vita, ma come socialismo economico, socialismo operaio, ideologia di massa con obiettivi materialistici. Qualsiasi tipo di socialismo impostato sui programmi è pensiero dal basso, ispirato da istinti volgari, apoteosi di quel modo di sentire da gregge, che ovunque oggi si cela dietro la parola d'ordine 'superamento dell'individualismo'. Un modo di sentire opposto al sentimento prussiano, il quale attraverso capi esemplari ha vissuto la necessità di offrire una dedizione disciplinata, e quindi possiede la libertà interiore di adempiere un dovere, la capacità di vincere se stessi, di governare le proprie passioni in considerazione di una grande metaTirando le somme, in Spengler non vi era nessuna illusione social-marxista, al contrario, vi troviamo un chiaro apprezzamento verso la proprietà privata e il dinamismo economico come fattori di produttività e crescita (e quindi di potenza, come si evince chiaramente dal riferimento al cavallo di razza), purché disciplinati e organici. In Germania si parlava di socialismo ('prussiano' con Oswald Spengler, 'tedesco' con Werner Sombart, 'nazional-' con l'NSDAP) ma di fatto si indicava il capitalismo produttivo nazionale retto da una determinata etica, contrapposto tanto alle fantasie "socializzatrici" (che d'altro canto non vorrebbero che applicare la democrazia e l'eguaglianza nell'economia, come se queste non fossero già abbastanza nella politica) quanto al capitalismo finanziario apolide (parassitario e non 'produttivo', disgregativo e non 'nazionale').Lo stile prussiano esige non solo la preminenza della grande politica sull'economia, ma anche il disciplinamento di quest'ultima da parte di uno Stato forte. Questo regolamento presuppone la libera iniziativa del privato imprenditore, e non significa affatto pianificazione e superpianificazione secondo schemi di partito e di programma, fino ad annullare quell'idea di proprietà che proprio tra i popoli germanici significa libertà della volontà economica e potere sulle cose proprie. 'Disciplinamento' è l'addestramento di un cavallo di razza da parte di un cavaliere esperto, non la costrizione del corpo vivo dell'economia entro un corsetto di pianificazioni, o la sua trasformazione in una macchina che funzioni a comando
Discorso che ritroviamo anche con Julius Evola in Orientamenti:
Così, come caso particolare, si vedrà secondo quale spirito l'idea corporativa può esser di nuovo una delle basi della ricostruzione: corporativismo non tanto come un sistema generale di composizione statale e quasi burocratica che mantenga l'idea deleteria di opposti schieramenti classisti, bensì come l'esigenza, che all'interno stesso dell'azienda venga ricostruita quell'unità, quella solidarietà di forze differenziate, che la prevaricazione capitalista (col subentrato tipo parassitario dello speculatore e del capitalista-finanziere) da un lato, l'agitazione marxista dall'altro hanno pregiudicato e spezzato.Occorre portare l'azienda alla forma di un’unità quasi militare, nella quale allo spirito di responsabilità, all'energia e alla competenza di chi dirige facciano riscontro la solidarietà e la fedeltà delle forze lavoratrici associate intorno a lui nella comune impresa. L'unico vero compito è, pertanto, la ricostruzione organica dell'azienda, e per realizzarlo non vi è bisogno di usare formule intese ad adulare, per bassi fini propagandistici e elettorali, lo spirito di sedizione degli strati inferiori delle masse travestito da «giustizia sociale». In genere, dovrebbe venire ripreso lo stesso stile di impersonalità attiva, di dignità, di solidarietà nel produrre, che fu proprio alle antiche corporazioni artigiane e professionali. Il sindacalismo, con la sua «lotta» e con quei ricatti autentici di cui esso oggi ci offre fin troppi esempi, è da mettere al bando. Ma, ripetiamolo, a tanto si deve giungere partendo dall'interno. L'importante è che di contro ad ogni forma di risentimento e di antagonismo sociale ognuno sappia riconoscere ed amare il proprio posto, quello conforme alla propria natura, riconoscendo così anche i limiti entro i quali egli può sviluppare le sue possibilità e conseguire una propria perfezione: perché un artigiano che assolve perfettamente alla sua funzione è indubbiamente superiore ad un re che scarti e non sia all'altezza della sua dignità.
carlomartello