La Gazzetta del Mezzogiorno.it | Cgil di Andria la licenzia mentre è malata
Cgil di Andria la licenzia mentre è malata
BARI - Si dice sconcertata Anna Dalò, la donna licenziata dalla Cgil di Andria, perchè «assente ingiustificata» mentre affronta una grave malattia. La donna ha denunciato la Cgil di Andria, suo datore di lavoro, per stalking, mobbing e diffamazione, chiedendo il risarcimento dei danni e del Tfr. Ai giornalisti racconta la sua situazione e anche il suo rientro in ufficio, quando ancora doveva ricevere la raccomandata di licenziamento: “Ero invisibile, – ricorda - nessuno mi parlava, se prendevano il caffè chiedevano a chi era nella mia stessa stanza ma non a me eppure, abitando vicino all’ufficio, quelle persone spesso le incontravo per strada, ci salutavamo”.
“Quello Inca – prosegue – è un servizio pubblico della Cgil finanziato dallo Stato per assistere i lavoratori più deboli, io l’ho sempre fatto, e non ho mai pensato che sarebbe accaduto questo a me”.
Il regolamento della Cgil, riferisce l’ex dipendente, all’articolo 21 prevede, in caso di assenza ingiustificata, sanzioni disciplinari. Le cause di licenziamento in tronco, invece, sono il furto, il trafugamento di documenti, reati compiuti in attività sindacale. Anna Dalò, inoltre, si chiede come mai, essendo assente ingiustificata dal 1 marzo, sia stata retribuita fino al 30 aprile.
“Ho chiamato il segretario regionale della Cgil – prosegue Dalò – il quale si è mostrato sbalordito e ha detto che mi avrebbe fatto sapere: non vi è stato alcun seguito, altri invece, come la Filcams regionale e provinciale, mi sono stati vicini”.
“Oltre ad affrontare la malattia – continua la donna - devo incassare la delusione di vedere sgretolarsi il mondo secolare del sindacato e burocrati che ti rispondono 'stiamo applicando il regolamentò”.
“Mi hanno colpito – sottolinea la donna – quando già ero al suolo e non capisco perchè, visto che un collega di Canosa di Puglia, assente per due anni per malattia, non ha mai prodotto alcun certificato medico”. “Certo è – conclude – che qualcun altro alla mia scrivania sta già svolgendo il delicato lavoro che io svolgevo prima di ammalarmi”.