di Simonetta Selloni
La Nuova Sardegna, 23 ottobre 2008
Un piccolo colpo di scena ha caratterizzato la prima udienza al processo nei confronti di otto agenti penitenziari del carcere di Mamone imputati di minacce, violenza privata, e per uno, detenzione illegale di munizioni. Il tribunale di Nuoro ha infatti escluso i testimoni dell’accusa perché il pm, nella sua lista, non ha indicato su quali circostanze avrebbero dovuto deporre.
Il dibattimento si è aperto ieri davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Morra, giudici De Angelis e Palmas). La vicenda, che risale al 2002, aveva destato molto scalpore per le accuse rivolte agli imputati, ai confini con l’intolleranza religiosa: alcuni detenuti musulmani (di nazionalità marocchina e tunisina) sarebbero stati costretti a baciare la statua della Madonna e a omaggiare la bandiera italiana.
Dal dibattimento sono usciti invece due degli imputati iniziali, che però erano accusati di peculato per i furti della merce prodotta all’interno della casa di reclusione all’aperto. Uno ha patteggiato undici mesi, mentre un altro agente è stato condannato con rito abbreviato a un anno e otto mesi.
Gli otto "superstiti" hanno sempre respinto in blocco le accuse e, attraverso i loro legali, hanno chiesto il vaglio processuale per fare chiarezza sulla storia. Si tratta di Bachisio Pira, Efisio Torazzi, Antonio Sanna, Salvatore Pala, Piero Sulas, Marco Pitzalis, Giovanni Mazzone e Natalino Ghisu.
Ma ieri, all’apertura del dibattimento, l’avvocato Ramazzotti, (gli altri legali sono Gianluigi Mastio, Concetta Sirca, Lorenzo Soro e Simonetta Pinna) ha chiesto l’inammissibilità della lista dei testimoni prodotta dal pubblico ministero, per la mancanza di indicazioni delle circostanze sulle quali avrebbero i testimoni avrebbero dovuto deporre.
Il tribunale ha deciso di accogliere l’eccezione, e ha quindi estromesso dal processo i testimoni dell’accusa, compresi i due agenti citati per l’udienza di ieri. Subito dopo, la difesa ha annunciato la volontà di rinunciare ai suoi testimoni, richiesta sulla quale il pm si è riservato di interloquire alla prossima udienza. Che è stata già fissata per il due dicembre.
È comunque quasi scontato che i testimoni "perduti" verranno reintrodotti dal tribunale utilizzando l’articolo 507 del codice di procedura penale, che consente l’ammissione di nuove prove da parte del giudici che ne ravvisi l’assoluta necessità per stabilire la verità dei fatti. Diversamente, l’andamento del dibattimento sembrerebbe quasi a senso unico, con accuse pesanti da una parte, ma senza testimoni dall’altra.
A denunciare gli episodi di intolleranza e fanatismo religiosi, ma anche lesioni per presunte violenze, erano stati i detenuti, una volta lasciato il carcere. Avevano aperto uno squarcio su una realtà, che, se accertata processualmente, sarebbe terribile. Altro che finalità rieducative della pena, altro che integrazione. Si prosegue il 2 dicembre.